Undici feriti in una sparatoria a Gaza, due dei quali sono gravi. In Cisgiordania, dozzine di feriti in dimostrazioni di sostegno per i prigionieri nelle carceri di Israele, sfociate poi in scontri con l’esercito.
Gili Cohen e Jack Khoury
Haaretz, 19 maggio 2017, ore 19:21
Centinaia di Palestinesi si sono scontrati con le forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania e a Gaza in dimostrazioni di solidarietà con i Palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane.
Undici Palestinesi sono stati feriti con armi da fuoco nel Sud della Striscia di Gaza, e due di loro sono in condizioni gravi secondo il ministro della sanità palestinese. In Cisgiordania, dozzine di manifestanti sono stati feriti da gas lacrimogeni e da proiettili di gomma, secondo la Mezzaluna Rossa palestinese. Gli scontri più violenti sono avvenuti nei villaggi di Beita e Bait Djan vicino a Nablus.
Nelle stesse ore, nel villaggio di Abud a nord-ovest di Ramallah, circa 10 Palestinesi sono rimasti feriti, uno dei quali a seguito di spari di arma da fuoco. Un agente di polizia e un soldato israeliano sono stati feriti nello stesso villaggio da sassi lanciato contro le truppe israeliane.
Negli scontri sono stati arrestati circa 20 Palestinesi, cinque dei quali per aver lanciato sassi contro l’enclave della Tomba di Rachele a Betlemme, a detta dell’esercito israeliano. Gli altri sono stati arrestati in scontri avvenuti a Hebron e Abud.
Ci sono stati scontri lungo tutto il confine di Gaza, dove centinaia di Palestinesi hanno incendiato pneumatici e scagliato sassi contro le truppe israeliane che hanno risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti.
Due Palestinesi sono stati feriti gravemente e altri nove meno seriamente da armi da fuoco vicino a Khan Younis nel Sud, secondo il ministero della salute palestinese. La polizia israeliana ha confermato che a Gaza sono state usate armi da fuoco, ma hanno identificato solo quattro Palestinesi feriti dai tiratori della polizia perché si erano avvicinati al territorio Israeliano.
Gili Cohen
Corrispondente di Haaretz