Lo sciopero dei prigionieri provoca un blocco delle comunicazioni per 1000 soldati israeliani.
I servizi carcerari israeliani hanno interrotto il funzionamento dei telefoni cellulari nella zona del carcere Ketziot nel deserto del Negev, nel tentativo di isolare ancora di più i prigionieri palestinesi e impedire che possano mettersi in contatto col mondo esterno e trasmettere le loro rivendicazioni attraverso i media. Un incidente stradale avvenuto ieri all’incrocio di Ketziot ha fatto gridare allo scandalo perché c’è voluto molto tempo prima che la notizia dell’incidente raggiungesse la clinica della prigione, tanto che alla fine la notizia è arrivata grazie a un passante che andava a piedi. Un’inchiesta su questa brutta figura ha scoperto che il blocco dei telefoni cellulari che è entrato in azione domenica [30 aprile] ha lasciato senza comunicazioni circa 1000 soldati israeliani della Brigata Givati e li ha tagliati fuori dal resto del mondo. Un portavoce dei servizi carcerari ha detto che “il problema è stato risolto.” (dal quotidiano Al Ayyam)
Lo sciopero dei prigionieri continua. La Corte Suprema permette le visite degli avvocati ai prigionieri
Siamo al 17° giorno di sciopero e circa 1600 prigionieri stanno continuando il loro sciopero della fame ad oltranza, mentre nuovi gruppi di prigionieri hanno deciso di unirsi alla protesta. Nel frattempo, il comitato per le comunicazioni dello sciopero Libertà e Dignità ha confermato che la corte suprema israeliana ha deciso ieri che a partire da oggi saranno permesse le visite ai prigionieri in sciopero, a seguito di un ricorso presentato dal Palestinian Prisoners’ Club, dalla commissione per gli affari dei prigionieri e dal centro Adalah, contro il divieto del 17 aprile di far visita ai prigionieri in sciopero della fame. La corte ha detto che non c’è nessuna legge che vieti agli avvocati di visitare i prigionieri in sciopero, giudicando quindi illegale il bando alle visite imposto agli avvocati da parte dei servizi israeliani.
Secondo il quotidiano israeliano Maariv, le autorità carcerarie israeliane, visto il perdurare dello sciopero della fame, in collaborazione col ministero della salute israeliano e con la Stella Rossa di David, si stanno preparando a mettere in atto ogni tipo di intervento medico d’urgenza. Secondo il giornale, le riserve di ossigeno, liquidi per fleboclisi e iniezioni da usare per pronto soccorso sono state aumentate in tutte le prigioni.
Intanto altri prigionieri si uniscono allo sciopero, tra cui i leader di gruppi come lo Ahmad Saadat del FPLP e prigionieri di Hamas, della Jihad Islamica e del Partito Popolare Palestinese. Al tempo stesso, sono continuate marce di solidarietà, festival e altre attività in tutti i territori palestinesi occupati, tra cui un grande raduno centrale avvenuto a Ramallah. (dal quotidiano Al Quds)
B’Tselem: Israele deve accogliere le richieste dei prigionieri e migliorare le loro condizioni di vita.
L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha dichiarato ieri che Israele deve accogliere le richieste dei prigionieri palestinesi in sciopero della fame e migliorare le loro condizioni di vita all’interno delle carceri israeliane. Nella dichiarazione rilasciata ieri, B’Tselem dice che “anche se migliorassero queste condizioni di vita, resta il fatto che Israele sta trattenendo in carcere migliaia di Palestinesi senza un giusto processo o addirittura senza alcun processo”. Secondo B’Tselem, lo sciopero della fame è una protesta pacifica basata su richieste basilari e legittime. Inoltre, dal momento che i prigionieri sono detenuti in Israele, violando la legge internazionale, Israele impone gravi limitazioni alle visite dei familiari, tanto che alcune famiglie non riescono a visitare affatto i loro cari incarcerati. Per di più, i servizi carcerari israeliani impediscono a tutti i “prigionieri per motivi di sicurezza” di usare i telefoni cellulari. L’organizzazione dice che Israele, invece di accogliere le richieste dei prigionieri che hanno “scelto una modalità di protesta che non danneggia nessuno eccetto loro stessi”, stanno adottando misure punitive illegali per spezzare la loro determinazione e il loro morale. B’Tselem si è anche detta preoccupata che la decisione di Israele di stroncare lo sciopero possa arrivare al punto di mettere in atto l’alimentazione forzata, che equivale a una tortura. (dal quotidiano Al Ayyam)
La Croce Rossa sollecita Israele a migliorare i contatti tra i prigionieri e le loro famiglie
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha invitato ieri le autorità israeliane a ottemperare alla loro piena responsabilità di fronte alla legge internazionale, per quanto riguarda i contatti tra i Palestinesi che sono prigionieri in Israele e le loro famiglie che vivono nei territori occupati. Jacques De Maio, capo della missione della Croce Rossa in Israele e Territori Occupati, ha detto che Israele deve migliorare la comunicazione tra prigionieri e famiglie, anziché limitarla ulteriormente. Ha detto che Israele ha sospeso sistematicamente le visite dei familiari ai prigionieri in sciopero della fame. Le autorità israeliane hanno bloccato le visite familiari dicendo che il diritto dei prigionieri di vedere le famiglie è disciplinato dalla Quarta Convenzione di Ginevra. Ma De Maio ha detto che le visite possono essere impedite solo per motivi di sicurezza e sempre caso per caso, non come misura punitiva o disciplinare. Ha detto che sono state le famiglie palestinesi a “pagare il prezzo per questa situazione” soprattutto perché Israele tiene i Palestinesi entro carceri che si trovano in territorio israeliano e non nei territori occupati come dovrebbe essere per legge, rendendo così più difficile per le famiglie raggiungere i loro cari che si trovano in quelle carceri. (dal quotidiano Al Ayyam)
Traduzione di Donato Cioli
Abbiamo un problema in Italia, non in Palestina o Israele: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66316 – La Israel Lobby in Italia e in ogni paese d’Europa ha una penetrazione fortissima in tutti i gangli del potere, delle istituzioni, dell’informazione, dell’educazione… I nostri politici non rispondono ai nostri interessi nazionali, che non sono certo quello di opprimere i palestinesi e di avallare la pulizia etnica in Palestina, che ha una storia lunghissima… in pratica inizia nel 1882… La popolazione ebraica autoctona nel 1861 presente in Palestina era appena il 3,5 % della popolazione complessiva… I numeri parlano chiaro. Più che manifestare in solidarietà di chi nelle carceri palestinesi fa lo sciopero della fame (ridicolazzati dalla propaganda israelo-sionista perché dicono che in realtà mangiano di nascosto…), a mio avviso, dobbiamo chiedere conto a ogni politico nostrano della sua posizione, specialmente del loro neutralismo ipocrita… Solo così potrà farsi un salto di qualità nella posizione di politica estera del nostro Paese e nella presa di coscienza dei limiti effettivi alla nostra sovranità nazionale… Il libro di Mearsheime e Walt, sulla “Israel lobby e la politica estera italiana”, vale molto di più per descrivere la nostra infelice posizione: due volte servi e oppressi, dagli USA e da Israele, autonomamente da parte di ognuno, e per delega da israele attraverso gli Usa… Questo è il problema, il nostro problema, che la secolare oppressione dei palestinesi deve riportarci alla coscienza.