Kairos Palestina è la voce delle Chiese Cristiane della Palestina.
La voce dei prigionieri palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane si è fatta sentire fin dal 17 aprile, quando hanno annunciato uno sciopero della fame totale; circa 1.500 prigionieri hanno aderito a questo sciopero.
Lo sciopero della fame fa appello allo spirito di umanità di Israele e del resto del mondo, e vuol portare all’attenzione di tutti le torture, le privazioni e le violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti i detenuti nelle prigioni politiche israeliane.
Lo sciopero sostiene la giusta richiesta da parte dei prigionieri palestinesi di un pieno rispetto dei loro diritti fondamentali e della loro dignità umana. I loro diritti sono garantiti dalla legge umanitaria internazionale, come la Convenzione di Ginevra, e i diritti umani hanno leggi e regolamenti che obbligano la potenza occupante a rispettare i diritti dei prigionieri.
Ci sono circa 6.500 detenuti e prigionieri nelle carceri israeliane, tra cui 300 minori, 61 donne e 13 membri dell’Assemblea Legislativa Palestinese. Questi prigionieri rappresentano tutti i settori della società palestinese e la loro carcerazione è fonte di preoccupazione ed angoscia per le loro famiglie e per tutti i Palestinesi. La loro detenzione è una sfacciata violazione della dignità umana e della sovranità palestinese.
I prigionieri sono sottoposti a varie forme di trattamenti disumani, a cominciare dal loro arresto arbitrario, dalle torture psicologiche e fisiche e dai trattamenti disumani durante gli interrogatori. Per finire con la mancanza di un giusto processo, con il divieto di incontrare gli avvocati e con l’isolamento carcerario. Queste violazioni sono in contrasto con gli obblighi internazionali e legali di una potenza occupante e sono contrari alla coscienza umana e ai precetti di tutte le religioni.
Ci sono attualmente 500 detenuti amministrativi nelle prigioni dell’occupazione. Molti di loro hanno trascorso lunghi anni in carcere senza un’accusa e senza la possibilità di difendersi adeguatamente perché la maggior parte del materiale di prova depositato presso i tribunali militari è segreto e non è accessibile agli avvocati difensori. I tribunali emettono in modo arbitrario sentenze che prolungano la detenzione e impediscono ai carcerati di incontrare i loro avvocati, aggiungendo un’ulteriore violazione ai diritti dei detenuti.
Le richieste principali di prigionieri e detenuti che partecipano a questo sciopero consistono nel porre fine alla pratica della detenzione amministrativa, nell’aumento delle visite dei familiari e nell’allargamento della cerchia di familiari a cui sono permesse le visite. Il fatto stesso che i centri di detenzione e le prigioni si trovino al di fuori dei territori occupati costituisce di per sé una violazione della legge internazionale e aumenta il disagio delle famiglie che devono ottenere un permesso per visitare i loro figli e figlie, mettendole ancor di più alla mercé degli occupanti. Questa è una violazione dei diritti e della dignità delle famiglie.
I prigionieri, specialmente quelli malati o portatori di disabilità, chiedono che sia loro fornita un’assistenza medica decente, che le cliniche delle prigioni siano sostituite da servizi medici esterni e che sia loro permesso di ricevere visite da specialisti esterni.
Kairos, la voce dei Cristiani palestinesi, esprime il suo appoggio alle giuste domande umanitarie dei prigionieri –specialmente se minori, donne o ammalati– e delle loro famiglie. Kairos giudica intollerabile vedere dei prigionieri che affrontano uno sciopero della fame totale, per ottenere quei diritti fondamentali e quelle richieste umanitarie che dovrebbero esser loro garantiti perché sono esseri umani e perché la legge internazionale deve valere per tutti.
Noi consideriamo i prigionieri come esseri umani la cui dignità è stata concessa da Dio; nessun uomo e nessuna potenza occupante ha il diritto di privarli di ciò che è stato concesso da Dio. Il comandamento è: libertà e una giusta pace per loro e per tutto il popolo palestinese. Non è giusto che gran parte di un popolo debba subire detenzione e carcerazione nelle prigioni dell’occupante, quando la loro richiesta è solo quella di libertà e dignità. È ora che Israele riveda le proprie posizioni e si renda conto che la sua sicurezza non sta nelle sue prigioni, ma nel riconoscimento della libertà e della dignità del popolo palestinese.
In nome dei valori umanitari propri di tutte le religioni, e in nome dei valori e degli insegnamenti cristiani, noi esprimiamo il nostro sostegno per i prigionieri in quanto esseri umani dotati di una dignità concessa dal loro creatore. Li sosteniamo e chiediamo la loro libertà appoggiando le loro richieste umanitarie. I prigionieri mettono a rischio la loro vita con questa pesante decisione di fare uno sciopero della fame, ma ciò dimostra ancora di più che le loro richieste e le loro posizioni sono solide e giuste.
Ogni essere umano dotato di coscienza dovrebbe aggiungere la propria voce a quella dei prigionieri, per chiedere che le autorità di Israele, quelle della Palestina, e quelle della comunità internazionale trovino una soluzione umanitaria adeguata affinché nessun prigioniero rimanga nella sua cella e nessun Palestinese sia spogliato della sua libertà e dignità.
Nella nostra visione, ogni persona è un essere umano la cui libertà e dignità sono state garantite da Dio, compresi i prigionieri e i popoli perseguitati che più di ogni altro hanno diritto alla loro libertà e dignità.