Non credete alla diffamazione orchestrata da Israele. Marwan Barghouti è un uomo di pace. Articolo di Hanan Ashrawi  

DON’T FALL FOR ISRAEL’S CHARACTER ASSASSINATION—MARWAN BARGHOUTI IS A MAN OF PEACE – BY HANAN ASHRAWI

In occasione del Freedom Day (giornata della libertà) in Sud Africa, mi sono ricordata  che i nostri amici dell’African National Congress (ANC) ci dicevano: “Quando la Palestina sarà libera, non dimenticatevi del Sud Africa”.

Durante la nostra lunga lotta abbiamo visto molti paesi guadagnare l’indipendenza e molti movimenti di liberazione trovare la via della libertà. Ma la Palestina è ancora occupata.

Colonialismo e apartheid, mentre sparivano in altre parti del mondo, qui si sono consolidati. La storia, dunque ci offre sempre delle lezioni importanti.

Di solito gli esponenti dei movimenti di liberazione finiscono in prigione oppure vengono uccisi.

Per questo i palestinesi si autodefiniscono “prigionieri laureati”, perché, se sei un patriota palestinese, non puoi finire altro che in prigione. Quando fai parte di un popolo colonizzato, il potere giudiziario della potenza occupante ti condanna e ti imprigiona. Non è quindi una sorpresa che la percentuale di condanne di palestinesi da parte dei tribunali militari israeliani negli ultimi anni oscilli fra il 90 e il 99 per cento.

Siamo colpevoli di essere palestinesi, di aspirare alla libertà e di rifiutare di arrenderci all’occupazione militare e alla colonizzazione. L’oppressore non ammetterà mai che l’ingiustizia e l’oppressione siano causa di provocazione e conflitti – e che solo la libertà e la dignità possono portare alla pace- è un dovere della comunità internazionale far sì che Israele accetti questa incontrovertibile verità.

Quando 1500 detenuti palestinesi decidono di iniziare uno sciopero della fame per rivendicare i propri, diritti il carceriere userà ogni possibile tattica per distrarre l’attenzione ed evitare che venga posta l’unica domanda che conta: le domande avanzate sono legittime?

Poichè molti di coloro che scioperano sono ora in isolamento, come punizione per aver pacificamente protestato contro le condizioni della loro detenzione, lasciate che questa volta io sia la loro voce.

Essi chiedono la fine delle misure punitive arbitrarie nei loro confronti, la fine dei maltrattamenti e delle torture, della mancanza di cure mediche, del trasferimento dei prigionieri – soprattutto delle donne- in condizioni disumane, la fine delle limitazioni delle visite dei famigliari e il rispetto del diritto allo studio.

In uno sfacciato tentativo di distorcere la realtà, Israele afferma che essi “sono tutti terroristi”, tutti gli attuali 6500 detenuti, compresi 300 bambini, 56 donne, 13 parlamentari, 28 giornalisti e tutti i 500 in detenzione amministrativa, detenuti per un periodo indefinito di tempo senza alcuna imputazione né alcun processo, la forma peggiore di detenzione arbitraria.

Israele sostiene che gli 800.000 palestinesi che ha arrestato dal 1967 a oggi, equivalente al 40 % dell’intera popolazione maschile dei Territori Palestinesi occupati, sono “terroristi”. Certo, tutti i palestinesi sono “terroristi” in virtù della loro identità.

Israele sta usando la diffamazione per screditare il leader di questo sciopero della fame, il mio amico e collega Marwan Barghouti. Egli era presidente del consiglio degli studenti all’università di Birzeit quando io ero preside di facoltà e membro del consiglio accademico. Egli è inoltre mio collega nel Consiglio Legislativo Palestinese dal 1996, in cui si è sempre adoperato per l’affermazione dei principi di buona gestione degli affari pubblici e a sostegno  dei diritti umani, particolarmente dei diritti delle donne.

Nonostante fosse stato deportato in seguito all’occupazione israeliana del 1987, incontrò spesso la delegazione incaricata dei negoziati ed espresse sempre il suo totale sostegno di  accordi negoziati pacificamente  .

Barghouti ha sempre sostenuto il diritto del popolo palestinese a lottare per l’indipendenza usando ogni mezzo consentito dal diritto internazionale e ha sempre condannato gli attacchi contro i civili. In questi ultimi anni ha propugnato l’uso di metodi di resistenza pacifica e la disobbedienza civile come forma di lotta.

Barghouti è un leader politico palestinese sequestrato a Ramallah dall’esercito di occupazione Israeliano e illegalmente processato da un tribunale di Tel Aviv nel 2002. Non ci vuole una grande immaginazione per capire come la sua condanna a 5 ergastoli e 40 anni di detenzione sia del tutto arbitraria e immotivata. E’una condanna che non dice nulla sul condannato, ma dice tutto sul sistema giudiziario israeliano, proprio come la condanna all’ergastolo di Nelson Mandela diceva molto di più sul regime dell’apartheid che su coloro che lo combattevano. I tribunali israeliani sono lo strumento dell’occupazione militare di una potenza coloniale e della sua politica di asservimento, intimidazione e sottomissione. Gli osservatori internazionali hanno descritto quello a Barghouti come un processo farsa , in violazione di tutti i principi del diritto internazionale.

Ben dieci premi Nobel, parlamenti di tutto il mondo, il Movimento dei Paesi non Allineati composto da 120 stati e molti stati dell’Unione Europea, compresa la Francia hanno chiesto il suo rilascio, sottolineando l’importanza del suo ruolo nel processo di pace. Lo scorso anno Barghouti è stato da più parti proposto per il Premio Nobel per la pace. A chi dobbiamo credere? Alle montature calunniose di coloro che ci occupano e si sono attribuiti il ruolo di pubblici ministeri e giudici o piuttosto alle tante persone di coscienza che si sono espresse in suo favore tutto il mondo?

Israele continua a fare quel che sempre ha fatto: incolpa ripetutamente i palestinesi per non dover rendere conto delle continue violazioni nostri diritti, prima di tutti il diritto all’autodeterminazione.

Israele sostiene che lo sciopero dei detenuti non è dovuto ai suoi abusi e che, nel caso in cui essi morissero, nessuna responsabilità potrebbe essere attribuita agli israeliani, che i palestinesi protestato contro le loro condizioni carcerarie perché non vogliono la pace.

Fino a quando sarà lasciata mano libera a Israele?  Eppure ai giorni nostri ormai tutta l’umanità  dovrebbe essere arrivata a riconoscere il principio secondo cui   asservimento, oppressione, colonialismo, repressione e regime di  apartheid sono pratiche crudeli, illegali e moralmente ripugnanti. Non c’è alcuna giustificazione, non c’è alcun pretesto per questi crimini. Libertà, dignità e diritti umani sono principi universali e indivisibili, che devono essere garantiti a tutti senza alcuna discriminazione.

traduzione di Nara Ronchetti – a cura di AssopacePalestina

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