26 marzo 2017
Ramallah (Ma’an). I Palestinesi membri di Fatah che sono detenuti nelle carceri israeliane hanno annunciato lo scorso venerdì che tutti i loro affiliati, esclusi gli ammalati, il 17 aprile dichiareranno uno sciopero della fame di massa, di durata aperta, che sarà guidato da Marwan Barghouti, leader di Fatah e membro della commissione centrale del movimento.
Nel comunicato di Fatah si dice che Barghouti ha affermato dalla prigione che è necessario rimanere uniti nel portare avanti lo sciopero della fame e che bisogna mettere al primo posto lo sciopero, anziché avviare trattative individuali con le autorità carcerarie israeliane (Israel Prison Service, IPS).
Barghouti ha anche incoraggiato tutti i prigionieri palestinesi detenuti da Israele a “essere consapevoli di tutte le chiacchiere e le bugie che l’IPS utilizzerà durante lo sciopero della fame per indebolire la volontà e la determinazione dei prigionieri.”
Secondo il comunicato, lo sciopero della fame sarà lanciato per avanzare richieste in merito alle visite in carcere, al trattamento delle donne palestinesi detenute, alle cure mediche per i prigionieri palestinesi e al trasporto carcerario.
Il comunicato sottolinea che al centro delle rivendicazioni ci sarà il ripristino delle seconde visite per i detenuti palestinesi che sono state sospese l’anno scorso dalla Commissione Internazionale della Croce Rossa. La decisione che ha ridotto le visite per i detenuti palestinesi maschi da due giorni al mese a solo uno è stata accolta da proteste ed è divenuta una questione centrale in uno sciopero della fame di massa portato avanti l’anno scorso dai Palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Nel comunicato si richiede anche che le autorità israeliane autorizzino i cugini di primo e secondo grado a fare visita ai loro parenti in carcere, poiché la normativa israeliana attuale permette solo ai componenti della famiglia ristretta di visitare i detenuti nelle carceri israeliane. Si chiede anche che i detenuti palestinesi siano autorizzati a scattarsi una foto con le loro famiglie una volta ogni tre mesi e che la durata delle visite sia estesa da 45 minuti a un’ora e mezza.
Per le detenute palestinesi donne, il comunicato afferma che con lo sciopero sarà richiesto che le autorità israeliane prendano in considerazione la questione del trasporto per lunghe ore tra tribunali e carceri israeliane, una delle istanze principali di almeno uno sciopero della fame a tempo indefinito condotto l’anno scorso da Samer al-Issawi e Munther Snawbar che sono diventati ben noti per i loro scioperi della fame.
Al contempo il comunicato richiede altresì un trattamento più umano per tutti i Palestinesi nel trasporto tra le diverse carceri israeliane e tra le carceri e i tribunali.
Anche le questioni medico-sanitarie dei prigionieri palestinesi costituiranno un punto centrale dello sciopero della fame, secondo il comunicato.
I detenuti chiederanno la chiusura dell’ospedale del carcere israeliano di Ramla, dove vengono curati molti Palestinesi, in ragione della sua “inadeguatezza a fornire trattamenti medici.” Chiederanno inoltre esami clinici frequenti per i detenuti, trattamenti chirurgici rapidi e in regime di urgenza al bisogno, l’autorizzazione all’ingresso di medici con diverse specializzazioni nelle carceri onde permettere loro di visitare i detenuti palestinesi, il rilascio di tutti i carcerati palestinesi malati o affetti da disabilità, e l’abolizione di tutti i costi imposti ai detenuti palestinesi malati per l’erogazione dei trattamenti sanitari.
Altre richieste dei detenuti includono quella agli ufficiali dell’IPS di fornire canali televisivi via cavo; di porre le cucine sotto il controllo e la supervisione dei detenuti; e ancora di permettere l’ingresso di libri, riviste, vestiario e “effetti personali speciali” per le detenute di sesso femminile.
I detenuti invocano altresì la fine della detenzione in isolamento e della detenzione amministrativa. La reclusione senza formulazione di accuse o senza giudizio è spesso al centro degli scioperi della fame palestinesi. Chiedono inoltre la ripresa del programma Università Ebraica Aperta che consentiva ai detenuti palestinesi l’accesso all’educazione, e il permesso per i detenuti palestinesi di sostenere gli esami di tawjihi (maturità) durante la detenzione nelle carceri israeliane.
Secondo il gruppo per i diritti dei prigionieri Addameer, a gennaio i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane erano 6.500, tra cui 53 donne e 300 bambini.
www.maannews.com/Content.aspx?id=776103
Traduzione di Dora Rizzardo