Israele ha negato alla delegazione parlamentare del M5S composta da Di Maio, Di Stefano e Bertolotto di entrare nella Striscia di Gaza. Dal 7 al 12 luglio, infatti una delegazione del M5S si è recata in Israele e Palestina verificando sul campo come se il primo Stato esiste il secondo sia completamente occupato e subordinato al primo. “Io credo sinceramente che sia inammissibile che una delegazione di parlamentari italiani, guidata dal vice presidente della Camera, non abbia il permesso di visitare un progetto di un’organizzazione non governativa italiana pagato con i soldi dei cittadini italiani. Saremmo infatti entrati con l’associazione Vento di Terra e questo era noto fin da principio” ha commentato il responsabile in Commissione Esteri del M5S Manlio Di Stefano. “Questo è un cattivo segnale non tanto per il Movimento 5 Stelle ma soprattutto per quello che è l’approccio dello stesso esecutivo israeliano rispetto alla situazione nella Striscia di Gaza e della pace nella regione” .
Le autorità israeliane non devono aver affatto gradito le dichiarazioni del M5S rilasciate durante la tappa a Hebron, città palestinese in Cisgiordania vessata dall’aggressività dei coloni e dei soldati israeliani. “Se il M5S arriverà al governo riconosceremo lo Stato della Palestina” aveva affermato il vicepresidente della Camera Di Maio. Il viaggio della delegazione dei M5S nasce da un invito di Israele, ma non sembrano esserci state concessioni alla diplomazia e alla narrazione israeliana dell’occupazione della Palestina. Di Maio è chiaro: “L’indirizzo politico che avevamo all’opposizione sarà lo stesso in maggioranza”. Per il M5S la questione israelo-palestinese si deve risolvere con lo schema dei due popoli, due Stati, ma con un’unica direttiva. «La risoluzione Onu. Gli attori internazionali impegnati fin qui si sono usurati. L’Italia deve spingere l’Ue ad agire riconoscendo la Palestina secondo i confini del 1967”.
La prima tappa è stata a Tel Aviv dove la delegazione del M5S è stata accolta dall’ambasciatore Francesco Talò ed in ambasciata ha incontrato esponenti della società civile israeliana, tra questi la portavoce di “Start-Up Nation Center”, un’associazione che aiuta i giovani ad avviare start-up e i portavoce di Parent Circle, Breaking the Silence e B-Tselem, associazioni create da israeliani e palestinesi che insieme combattono contro l’occupazione dei territori palestinesi. Tappa obbligata quella allo Yad Vashem, il museo della Shoah.
Poi ci sono però state tappe a Betlemme, Bil’in ed a Hebron dove hanno incontrato il sindaco Daoud Zatari e i carabinieri della missione TIPH a Hebron, una missione che ha il compito di monitorare le violenze sul territorio e riportarle alle Nazioni Unite. I carabinieri hanno spiegato come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli attacchi dei coloni israeliani e di come nel 99% dei casi non avvenga nulla in loro presenza. Hanno poi incontrato i giovani del comitato Youth Against Settlement (Giovani contro le colonie) che si battono per non perdere le loro terre. A Betlemme hanno incontrato la donna sindaco Vera Baboun. A Bil’in la delegazione ha incontrato il Comitato Popolare per la Resistenza Non Violenta che si oppone al muro israeliano e che da dodici anni manifesta ogni venerdì .
Queste tappe del tour diplomatico della delegazione del M5S avevano fatto infuriare Naor Gilon, l’ambasciatore israeliano a Roma che aveva inviato una protesta ufficiale dopo aver appreso quale fosse il calendario della delegazione. Del resto la visita della delegazione parlamentare del M5S in Israele e Palestina aveva già suscitato le ire della lobby sionista in Italia, che attraverso Pezzana e Della Pergola, avevano già condannato dal sito Informazionecorretta la delegazione ancora prima di partire, accusandola di “parlare con uno solo dei due attori del conflitto”. Le autorità israeliane e la loro longa manu in Italia, sono abituati a delegazioni politiche italiane che visitano Israele in ginocchio e con la benda sull’occhio che guarda ai palestinesi (ricordate Berlusconi che non aveva notato il Muro?). E’ sufficiente invece che si guardino intorno per vedere come stanno effettivamente le cose in Palestina.
10 luglio 2016 – © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: 10 luglio 2016, ore 18:09