Netanyahu prepara la strada per una nuova era di tirannia

di Jonathan Cook

The National – 24 Novembre 2015

Con sconcertante prevedibilità, il primo ministro Israeliano Benjamin Netanyahu non ha perso tempo per sfruttare il massacro di Parigi. Come ha già fatto molte volte, ha sostenuto che il trauma dell’Europa è stato solo un assaggio di quelle stesse sofferenze che gli Israeliani conoscono da lungo tempo.

Tralasciando il fatto che decenni di brutale occupazione Israeliana possano essere la causa della recente ondata di attacchi Palestinesi, ha detto: “Sono i terroristi i responsabili del terrorismo, non i territori (occupati), non le colonie né alcun’altra cosa”.

Invece di criticare l’occupazione, ha aggiunto, il mondo dovrebbe imparare dalla “politica aggressiva” di Israele come si fa per sconfiggere i propri nemici. La scorsa settimana ha svelato l’ultimo povvedimento che vuol prendere: mettere fuori legge l’ala settentrionale del Movimento Islamico, un partito con largo seguito tra i cittadini israeliani di origine palestinese, sostenuto da un quinto della popolazione.

Netanyahu e i suoi ministri hanno giustificato la decisione mettendo insieme Movimento Islamico, Hamas e ISIL. Ma anche se il leader del Movimento, Sheikh Raed Salah, rifiuta l’idea di uno stato ebraico, il Movimento stesso opera interamente all’interno della legge israeliana. I servizi segreti israeliani dello Shin Bet si sono opposti alla manovra di Netanyahu, ammettendo di non aver trovato alcuna evidenza che possa collegare il Movimento ad atti di violenza.

L’organizzazione di Salah si rifiuta di partecipare alle sedute del parlamento Israeliano, ma dedica invece la maggior parte dei suoi sforzi alla istruzione religiosa e ad opere di bene, come cliniche mediche, asili nido ed organizzazioni sportive nelle comunità più povere di Israele.

Questo lo ha reso estremamente popolare. Secondo un recente sondaggio, il 57 per cento del milione e seicentomila cittadini palestinesi ritiene che il Movimento li rappresenti. Anche un terzo dei Palestinesi di fede cristiana lo sostengono. Ed ha 10.000 funzionari assunti, che ora rischiano la prigione.

Ed allora perché metterlo fuorilegge? Vi sono diversi vantaggi per Netanyahu e la destra israeliana ad equiparare ogni forma di attivismo islamico con il terrorismo.

Non ultimo, la pressione internazionale per arrivare ad una fine negoziata dell’occupazione verrà probabilmente allentata. Netanyahu può ora trasformare il conflitto di Israele con i Palestinesi da un conflitto nazionale in uno religioso – ed esistenziale. Se la Francia adotta la linea dura contro l’ISIL, perché ci si dovrebbe attendere che Netanyahu si sieda a trattare con gli estremisti suoi?

Questa mossa lo aiuta anche sul fronte interno. Ha bisogno di un nemico implacabile per giustificare presso gli israeliani perché abbiano bisogno di un governo autoritario come il suo.

La firma del trattato sul nucleare tra gli Stati Uniti e l’Iran gli ha sottratto lo spauracchio più grande. Intanto l’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas contribuisce a mantenere l’ordine in Cisgiordania. E Hamas si lecca le ferite a Gaza. Ora Israele ha un nemico interno, il Movimento Islamico che -si sostiene- deve essere combattuto senza pietà proprio dall’interno.

Il gruppo di Salah si presta bene a qusto ruolo. E’ stato di ostacolo a due iniziative importanti del programma della destra israeliana.

In primo luogo ha vanificato gli sforzi del governo per spostare decine di migliaia di Beduini dai loro villaggi natali in zone urbane molto degradate. Il Movimento Islamico ha aiutato ad organizzare e rafforzare queste comunità.

In secondo luogo, Salah ha ripreso la lotta sulla moschea Al Aqsa di Gerusalemme, quando gruppi di coloni ebraici hanno usato le loro entrature presso il governo per guadagnare ancora più potere sulla Spianata delle Moschee.

Il grido di Salah “Al Aqsa è in pericolo” ha mobilitato un gran numero di sostenitori – soprattutto Palestinesi con il privilegio della cittadinanza Israeliana – ad interessarsi della moschea, in un momento in cui tutti gli altri attori palestinesi, tra cui anche l’Autorità Palestinese, sono stati allontanati da Gerusalemme.

Netanyahu definisce questa opposizione alle sue politiche su Gerusalemme come un “incitamento” di tipo terroristico, sostenendo che questo ha dato il via alla attuale rivolta Palestinese.

Mettere fuori legge il Movimento Islamico sembra essere il primo passo su di un cammino di crescente repressione politica.

L’anno scorso il governo di Netanyahu ha approvato una legge che aumenta la soglia di sbarramento elettorale e la pone ad un livello così alto che nessun partito politico palestinese di Israele la può superare e guadagnare seggi in parlamento.

Contrariamente alle previsioni, le diverse fazioni hanno creato una Lista Unitaria, che è ora il terzo maggior partito alla camera. In risposta, Netanyahu ha usato la campagna elettorale per diffondere la paura, mettendo sull’avviso che i cittadini Palestinesi sarebbero andati a votare “a frotte”.

Il giro di vite sul Movimento Islamico apre la strada per giustificare la messa al bando dei membri della Lista Unitaria. Il gruppo del Balad, in particolare, ha rasentato l’illegalità sostenendo che Israele non può essere contemporaneamente ebraica e democratica.

La sua richiesta che Israele scelga la democrazia – diventando uno “stato di tutti i suoi cittadini” – ha indignato la destra ed ha portato a ripetuti tentativi di messa al bando. Questo ora sembra più probabile che mai.

Se anche il Balad sarà messo fuori legge, la Lista Unitaria collasserà e i partiti palestinesi saranno esclusi dall’arena politica Israeliana.

Lo Shin Bet si è opposto alla messa fuorilegge del movimento di Salah per il timore che questo avrebbe radicalizzato la minoranza palestinese. Privati di una rappresentanza parlamentare od extra-parlamentare, alcuni potrebbero scivolare verso la violenza.

Questo è già ora un pericolo. La scorsa settimana sei cittadini palestinesi sono stati accusati di aver tentato di unirsi all’ISIL in Siria, per ora un numero piccolo ma non trascurabile.

La visione del mondo di Netanyahu è sempre stata quella di un sanguinoso scontro di civiltà tra l’occidente e l’oriente dove chi vince prende tutto. Egli continuerà ad offrire a gran voce consigli ai capi di stato europei su come opporsi al terrorismo. E questi farebbero bene ad ignorarlo.

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 (traduzione di Maurizio Bellotto)

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