Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°143), basato su un riassunto del Rapporto.
Nel periodo di riferimento (17-23 novembre), l’ondata di violenza è proseguita in tutti i Territori palestinesi occupati (OPT) e Israele, causando la morte di otto palestinesi e sei israeliani, mentre altri 1.188 palestinesi e 21 israeliani sono rimasti feriti [vedere i dettagli nel prosieguo]. Nello stesso periodo, a causa di aggressioni palestinesi, si registra il più alto numero settimanale di israeliani uccisi e feriti da quando è iniziato l’attuale crescendo di violenza. Tra il 1° ottobre ed il 23 novembre, nei Territori palestinesi occupati ed in Israele, sono stati uccisi 92 palestinesi, tra cui 20 minori, e 17 israeliani; 10.346 palestinesi ed almeno 160 israeliani sono stati feriti. [1]
Sei israeliani sono stati uccisi e altri 19 sono rimasti feriti in nove distinte aggressioni palestinesi: tre accoltellamenti, tre investimenti con auto e tre aggressioni con arma da fuoco; uno degli uccisi e tre dei feriti erano soldati o poliziotti. Nel corso dei suddetti episodi, quattro degli aggressori palestinesi, tra cui un ragazzo e una ragazza, sono stati uccisi con armi da fuoco dalle forze israeliane, e altri due palestinesi, tra cui una ragazza, sono rimasti feriti. Inoltre un passante palestinese è stato ucciso durante una delle aggressioni con arma da fuoco, mentre un altro è stato accoltellato e ferito. Infine, tre palestinesi, tra cui un ragazzo e una ragazza, sono stati uccisi dalle forze israeliane nel corso di altri tre presunti accoltellamenti che non hanno provocato vittime israeliane. Nove degli attacchi, e dei presunti attacchi, si sono verificati in Cisgiordania; gli altri tre in Gerusalemme Ovest ed Israele. Secondo quanto riferito, nessuno degli autori apparteneva ad una qualche fazione o gruppo armato. Per quanto riguarda almeno due degli episodi che hanno determinato l’uccisione delle due ragazze palestinesi, organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato serie preoccupazioni per l’uso eccessivo della forza, nonché per le esecuzioni sommarie.
Un palestinese è morto per le ferite riportate all’inizio di questo mese, quando venne colpito alla testa dall’involucro di un lacrimogeno sparato dalle forze israeliane durante gli scontri nei pressi del checkpoint di Ramallah-DCO [District Coordination Office]. Questo decesso porta a 35 il numero di palestinesi uccisi dal 1° ottobre durante proteste e scontri con le forze israeliane (18 in Cisgiordania e 17 nella Striscia di Gaza).
In tutti i Territori palestinesi occupati, 1.188 palestinesi, tra cui almeno 302 minori, sono stati feriti in questa settimana dalle forze israeliane; la stragrande maggioranza in Cisgiordania, durante proteste e scontri con le forze israeliane. Il governatorato di Qalqiliya registra il maggior numero di feriti (437), principalmente intorno al checkpoint di Al Jaljuliya, che controlla l’unica strada di accesso alla città di Qalqiliya; a seguire, il governatorato di Hebron (218 feriti), soprattutto nella zona H2 della città di Hebron, sotto controllo israeliano, di Betlemme (188 lesioni), di Ramallah (166) e di Gerusalemme (92 feriti). Almeno 90 (8%) dei feriti in Cisgiordania e 31 di quelli della Striscia di Gaza, sono stati colpiti da proiettili di arma da fuoco, mentre la maggior parte dei rimanenti hanno subito lesioni da proiettili di gomma o da inalazione di gas lacrimogeno. Quest’ultimo gruppo include 77 studenti e quattro insegnanti di due scuole situate nella zona H2 di Hebron che, durante scontri avvenuti ad un checkpoint vicino alle scuole, hanno subito lesioni per inalazione di gas lacrimogeno.
Durante la settimana, i media israeliani hanno riportato tre episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli con targa israeliana; non ci sono stati feriti, ma danni a parecchi veicoli.
Durante la settimana, sono stati registrati tre attacchi da parte di coloni israeliani, con conseguenti lesioni e danni materiali. Includono: l’aggressione contro due palestinesi vicino a Kafr ad Dik (Salfit); il lancio di pietre contro veicoli palestinesi vicino al villaggio di Deir Istiya (Salfit); un attacco a due case palestinesi ad Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah).
A Gaza gruppi armati hanno lanciato alcuni razzi verso Israele: due sono caduti nel sud di Israele, mentre gli altri sono caduti all’interno della Striscia stessa: non sono stati segnalati feriti o danni. In risposta, per cinque volte, l’aviazione israeliana ha lanciato missili contro strutture militari dentro Gaza; non sono state segnalate vittime.
Durante la settimana non sono state registrate demolizioni di strutture palestinesi, né per mancanza dei permessi di costruzione, né per motivi punitivi. Tuttavia, sono state emesse decine di nuovi ordini di demolizione, ordini di arresto di lavori e avvisi verbali. In un caso, le autorità israeliane hanno avvertito sei famiglie della comunità di pastori di Fasayil al Wusta (governatorato di Jericho) in Area C, circa l’imminente demolizione delle loro abitazioni e delle strutture di sostentamento, la maggior parte delle quali sono state fornite da organizzazioni umanitarie come forma di assistenza a seguito di una precedente demolizione avvenuta nell’agosto 2015. Sempre in Area C, altre tre comunità di pastori (Mu’arrajat East, Al Hadidiya e Bir Nabala) sono state raggiunte da ordini simili riguardanti diverse abitazioni e ricoveri per animali oltre che un asilo finanziato da donatori ed una strada.
Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali dei villaggi di Aqraba, Awarta e Burin, nel governatorato di Nablus e quello del villaggio di Za’tara nel governatorato di Betlemme, costringendo i residenti a fare lunghe deviazioni per raggiungere i servizi ed i mezzi di sussistenza, incluse le ambulanze che portano le persone agli ospedali. L’ingresso principale del villaggio di Kafr ad Dik (Salfit) è stato riaperto durante la settimana.
Permangono le severe restrizioni di movimento all’interno della zona degli insediamenti colonici della città di Hebron, incluso un divieto assoluto, per i maschi palestinesi di età compresa tra 15 e 25 anni, di attraversamento di alcuni chekpoint. Permane inoltre, per i residenti, l’obbligo di registrazione presso le autorità israeliane per ottenere l’autorizzazione all’attraversamento di altri checkpoint. A Gerusalemme Est, nel corso della settimana sono stati rimossi sette ostacoli che impedivano l’ingresso e l’uscita dai quartieri palestinesi, portando a 16 il numero totale di ostacoli ancora posizionati alla fine del periodo di riferimento [23 novembre]; ostacoli che gravano sui residenti di sei diversi quartieri.
Il Gabinetto di Sicurezza israeliano [gruppo ristretto di ministri presieduto dal Primo Ministro] ha deciso di congelare, per un periodo di tempo indefinito, 1.200 permessi, rilasciati in precedenza a lavoratori palestinesi del governatorato di Hebron, per l’accesso ai luoghi di lavoro in Israele e in Gerusalemme Est. È stato vietato anche l’accesso dei lavoratori palestinesi ai luoghi di lavoro negli insediamenti colonici israeliani della zona di Gush Etzion (Betlemme). Si prevede che queste misure avranno un forte impatto sul livello di reddito e di sostentamento delle famiglie colpite.
In Cisgiordania, le forze israeliane hanno effettuato 79 operazioni di ricerca-arresto. L’operazione più ampia ha avuto luogo nei villaggi di Beit Awwa, Deir Samit e Tarusa (Hebron), dove oltre 150 abitazioni sono state perquisite e 53 persone sono state arrestate; tre delle famiglie colpite hanno segnalato danneggiamento o furto di loro beni. Altre due incursioni, cui hanno partecipato anche coloni israeliani, sono avvenute presso la scuola femminile di Al Lubban ash Sharqiya e presso la scuola maschile di Burin (entrambe nel governatorato di Nablus), con grave disagio per le classi. Nella città di Hebron, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una stazione radio, confiscando attrezzature e decretandone la chiusura, con ordine militare, per un periodo di sei mesi.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni. Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014, ad eccezione di 37 giorni di aperture parziali. Le autorità di Gaza segnalano che oltre 25.000 persone, con esigenze urgenti, tra cui circa 3.500 ammalati, sono state registrate ed attendono di attraversare il valico.
[1] I dati OCHA per la protezione dei civili includono gli episodi che si sono verificati al di fuori dei Territori occupati solo se risultano coinvolti, sia come vittime che come aggressori, persone residenti nei Territori occupati. I feriti palestinesi riportati in questo rapporto includono solo persone che hanno ricevuto cure mediche da squadre di paramedici presenti sul terreno, nelle cliniche locali o negli ospedali. Le cifre sui feriti israeliani si basano su notizie di stampa.