Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°136), basato su un riassunto del Rapporto.
La settimana di riferimento ha visto, in Cisgiordania ed in particolare a Gerusalemme Est, il più significativo incremento di attacchi violenti e di scontri dal giugno 2014. L’attuale escalation ha provocato diversi morti e feriti israeliani e palestinesi, nonché danni alle proprietà, un gran numero di arresti, restrizioni alla libertà di movimento palestinese e interruzioni nella fornitura di servizi fondamentali per i palestinesi.
Quattro coloni israeliani sono stati uccisi da palestinesi in due attacchi separati. Il 1° ottobre, assalitori palestinesi hanno ucciso, a colpi di arma da fuoco, una coppia di coloni israeliani in viaggio con i loro quattro bambini su una strada che collega gli insediamenti di Itamar e Elon Moreh, nel Governatorato di Nablus; i bambini sono rimasti illesi. Secondo le autorità israeliane, le forze israeliane hanno arrestato “membri della cellula di Hamas che ha perpetrato l’attacco”.
Il 3 ottobre, un palestinese ha attaccato una famiglia di coloni israeliani nella Città Vecchia di Gerusalemme, uccidendo il padre e ferendo la moglie e il figlio di due anni. Un altro israeliano venuto in loro soccorso è stato anch’egli ucciso; l’autore dell’attacco è stato a sua volta ucciso dalle forze di sicurezza israeliane. Il giorno seguente, nei pressi della Città Vecchia di Gerusalemme, un 15enne israeliano è stato accoltellato, si sospetta, da un palestinese. Durante la settimana sono stati riportati numerosi episodi di lanci di pietre e bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani, con conseguenti ferimenti di almeno sette israeliani, tra cui un minore, e danni ad almeno un veicolo.
Quattro palestinesi, tra cui un minore e l’autore dell’aggressione di cui sopra, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. Un giovane palestinese è stato ucciso, il 4 ottobre, dalle forze di sicurezza israeliane a Gerusalemme Est mentre si allontanava di corsa dopo aver accoltellato, secondo quanto sostenuto da un gruppo di israeliani, un 15enne israeliano (caso citato nel paragrafo precedente). Nello stesso giorno, un altro giovane palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane a un posto di blocco nei pressi di Tulkarem, durante una protesta contro le violenze dei coloni. Il 5 ottobre, un 13enne palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane durante gli scontri verificatisi nel Campo profughi di Ayda, Betlemme. Un alto ufficiale dell’esercito israeliano, secondo quanto riportato dai media, sostiene che l’uccisione del ragazzo palestinese sia stata “non intenzionale”. Questo porta il numero dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane nel 2015 a 28, rispetto ai 45 del corrispondente periodo del 2014.
794 palestinesi (non sono ancora disponibili dati disaggregati per età e sesso) sono rimasti feriti in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, nel corso di scontri con le forze israeliane durante proteste, assembramenti spontanei ai checkpoint e presso altri punti di attrito (circa 2/3 del totale); i restanti ferimenti (circa 1/3 del totale) si sono verificati durante operazioni di ricerca-arresto. È stato anche ferito almeno un membro delle forze di sicurezza israeliane. Oltre il 60% dei ferimenti sono stati registrati il 4 ottobre in seguito all’uccisione di due palestinesi. Il numero più alto è stato registrato nel Governatorato di Gerusalemme (491 feriti), seguito dai Governatorati di Ramallah (113), Nablus (70) e Jenin (61). Circa il 10% delle lesioni sono state causate da proiettili di arma da fuoco, il 35% da proiettili di gomma ed il 50% da inalazione di gas lacrimogeno.
Le forze israeliane hanno effettuato, in Cisgiordania, 110 operazioni di ricerca-arresto; dieci di esse hanno portato a scontri che hanno causato circa un terzo del totale dei feriti palestinesi registrati nella settimana di riferimento [vedere paragrafo precedente]. Uno dei più violenti di tali scontri si è verificato il 4 ottobre nel Campo profughi di Jenin, con il conseguente ferimento di 55 palestinesi, tra cui 11 da proiettili di arma da fuoco; inoltre gravi danni sono stati riportati da una abitazione data alle fiamme. Un totale di 166 palestinesi sono stati arrestati in tutta la Cisgiordania, la maggior parte (83) nel Governatorato di Gerusalemme, fra questi almeno 14 minori.
In questa settimana sono stati registrati almeno 29 attacchi di coloni israeliani contro palestinesi, con conseguenti lesioni o danni materiali; a quanto riferito, la maggior parte di essi sono stati condotti come rappresaglia per gli attacchi palestinesi di cui sopra. Gli attacchi comprendono: spari, aggressioni fisiche, lancio di sassi e bottiglie incendiarie, incendio di proprietà. Almeno 21 palestinesi sono stati feriti, tra cui un ragazzo di 17 anni accoltellato nella zona H2 di Hebron ed un uomo colpito con arma da fuoco a Betlemme. Sono stati segnalati danni rilevanti alle proprietà, compresi quelli relativi a 14 veicoli e ad almeno 250 alberi. Inoltre, coloni israeliani hanno compiuto numerose proteste presso i principali nodi stradali, alcuni dei quali, secondo quanto riferito, comprendevano blocchi stradali con rialzi di terra ed atti di intimidazione contro palestinesi.
Il 4 ottobre, la Mezzaluna Rossa Palestinese ha dichiarato lo stato di emergenza, riferendo di aver subito, nelle 72 ore precedenti, 14 attacchi da parte di forze israeliane e di coloni contro le sue ambulanze ed il suo personale. Il giorno seguente, alcune scuole palestinesi nella zona di Gerusalemme hanno sospeso le lezioni adducendo preoccupazioni per la sicurezza.
In Cisgiordania le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza e le restrizioni di accesso. Numerosi posti di blocco, che in precedenza venivano costituiti in modo occasionale, sono stati trasformati in permanenti e sono stati allestiti oltre 120 posti di blocco supplementari (volanti), bloccando ad intermittenza il traffico palestinese per periodi di tempo variabili, costringendo le persone ad aspettare oppure percorrere lunghe deviazioni. L’entrata e l’uscita dai villaggi di Beit Furik, Huwwara (entrambi in Nablus), Shufa (Tulkarem), e Deir Nidham (Ramallah), sono state gravemente ostacolate. Il 4-5 ottobre le autorità israeliane hanno predisposto numerosi posti di blocco straordinari (volanti) presso i principali ingressi alla Città Vecchia di Gerusalemme, vietando l’accesso a tutti i palestinesi, ad eccezione dei residenti e dei proprietari di negozi. Tra il 29 settembre ed il 3 ottobre, l’accesso dei palestinesi ad Haram al Sharif / Monte del Tempio è stato limitato agli uomini ed alle donne di età superiore ai 50 anni. Negli stessi giorni, che coincidevano con una festività ebraica, è stato consentito a coloni e ad altri gruppi israeliani di accedere al sito.
Membri di gruppi armati palestinesi hanno lanciato diversi razzi verso il sud di Israele. Il 29 settembre, un razzo lanciato da Gaza è stato intercettato da Israele e il 4 ottobre un razzo è atterrato nel sud di Israele; non sono stati segnalati feriti o danni. Le forze aeree israeliane hanno lanciato diversi missili contro centri di addestramento militare di gruppi armati palestinesi: a nord-ovest e a sud di Gaza City e nella stessa Gaza, nonché a nord e ad ovest di Beit Lahia: non vengono riportati ferimenti, ma danni ad una torre metallica.
Nel periodo in esame, nove palestinesi sono stati arrestati per aver tentato di attraversare la recinzione perimetrale di Israele senza autorizzazione israeliana. In due occasioni, le forze israeliane sono entrate dentro la Striscia ed hanno spianato il terreno ed effettuato scavi nei pressi della recinzione perimetrale.
Il valico di Rafah è stato eccezionalmente aperto il 30 settembre per i pellegrini palestinesi di ritorno dal viaggio a La Mecca, in Arabia Saudita, consentendo ad oltre 500 persone di rientrare a Gaza. Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014 ad eccezione di 34 giorni di aperture parziali.