Mie cari e care,
ci ha lasciato Pietro Ingrao, una di quelle morti che pesano più di una montagna. Un altro pezzo della nostra storia se ne va, rimane la dignità di essere comunista aperti al dubbio e al cercare cercare ancora.
Per me giovane comunista nel Pci dal 1953, è stato una figura importante e amata. Il suo diritto al dubbio o la lode al dubbio di cui dice Bertold Brecht (dubbi che ho avuto sin da piccina quando alla prima comunione masticai l’ostia per capire se davvero quello fosse il corpo di Gesu’), affermato all’interno del partito comunista negli anni 50 ha salvato dallo stalinismo molti. Come il cercare e cercare ancora ed il suo senso della responsabilità.
Sono uscita dal Partito Comunista dopo l’11 Congresso nel 1966, quando la “linea di Ingrao” venne sconfitta ed Amendola lo attaccò come “cacadubbi”. Non sono più entrata in un partito. Le appartenenze mi stanno strette. E da Ingrao venne l’appello di guardare ai cattolici non come alleanza strumentale ma capirne e vederne le differenze. Mi sono ritrovata in Perù con i preti della teologia della liberazione e con i preti operai in Italia. Durante la guerra in Iraq, insieme a Chiara, sua figlia e ad altre Donne in Nero entrammo al parlamento e dall’alto tirammo dei volantino contro la guerra. Pietro si vergognò disse di essere in quel parlamento e sfilava con noi nella manifestazioni contro la guerra. Che dire? La parola dolore non dice nulla di fronte a questo vuoto.
Vi mando una sua poesia scritta per Gaza, dopo l’operazione Piombo Fuso. Caro Pietro, non mi educherò all’indifferenza, si certo scruterò allibita i fatti, ma continuerò a sentirmi morire per ogni ingiustizia e per questo vivere e resistere e lottare, la luce non muore mai.Scusate, mi sono lasciata andare.
Un abbraccio
Luisa Morgantini
Pietro Ingrao per Gaza – Piombo fuso
Guarda:
vedi come ostinate
tornano dal cielo le bombe fiorenti, e furenti
calano sulle strade, spezzano corpi,
ardono case, testarde inseguono
gli stupiti fanciulli,
gridano
cantano l’inno alla morte
senza stancarsi mai…
Chi siete,
perché illuminate le notti,
insanguinate le vie:
perché siete in ansia
perché vi serve la strage degli innocenti
e forse disperate sull’esistere
tornare a cantare la gloria
dell’uccidere di massa,
affidate la pace alla morte… Voi
così senza speranza
se soltanto
l’assassinio di massa può assicurarvi la vita
e solo le maledizioni e le lacrime
possono difendervi.
E non vedete, non sperate
altra salvezza
per l’uomo e per il figlio dell’uomo
che la morte corale.
Voi che venite da un cammino di lagrime
e ora senza lume di tregua
seminate nuovo pianto innocente.
Da lontano
vi scrutiamo impotenti:
e null’altro sappiamo
che invocare da voi l’elemosina della pace.
Noi che veniamo da lotte di secoli
condotte per tutte le terre infinite di questo globo rotondo
in cui dato a noi
fu di vivere,
e sembriamo ora
solo capaci
di educarci all’indifferenza.
O scrutare allibiti.