Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°133), basato su un riassunto del Rapporto.
Nel villaggio di Duma (Nablus), il 6 settembre, una trentaduenne palestinese è morta per le lesioni riportate il 31 luglio nel corso di un incendio appiccato, presumibilmente, da coloni israeliani. Questo è il terzo decesso provocato da quell’attacco, includendo il figlio di 18 mesi e il marito della donna. Della famiglia è sopravvissuto solo il figlio di 4 anni che si sta riprendendo dalle ustioni in un ospedale israeliano. Secondo quanto riferito, l’indagine avviata dalle autorità israeliane è tuttora in corso e non ha fin qui portato all’arresto di nessun sospettato in relazione all’attacco.
Secondo i media israeliani, in questa settimana le autorità israeliane hanno rinviato a giudizio due coloni per l’incendio doloso, avvenuto nel mese di agosto 2015, di una tenda beduina in Cisgiordania. Nel 2015 questo è il primo rinvio a giudizio per un incendio doloso. Delle 13 denunce di attacchi incendiari presentate alla polizia israeliana dal 2008 e seguite da Yesh Din (organizzazione israeliana per i diritti umani), una ha portato ad un rinvio a giudizio, dieci sono state archiviate senza accusa e per altre due sono ancora in corso le indagini.
30 palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati feriti nei territori palestinesi occupati. Tra questi, un bambino di 10 anni che accompagnava il padre nella pesca in Area ad Accesso Riservato (ARA), al largo della costa della Striscia di Gaza. Gli altri ferimenti hanno avuto luogo nel corso di scontri con le forze israeliane in varie località della Cisgiordania: durante operazioni di ricerca-arresto nei Campi profughi di Al Am’ari (Ramallah), Ayda (Betlemme), Qalandiya (Gerusalemme), e nei villaggi di Azmut (Nablus) e Anabta (Tulkarem); durante le manifestazioni settimanali ad An Nabi Saleh (Ramallah) e Kafr Qaddum (Qalqiliya); al posto di blocco di Al Hamra (Nablus); e infine a Beit Furik (Nablus) e in Silwan (Gerusalemme Est) nel corso di incidenti collegati a coloni (maggiori dettagli qui sotto). Inoltre una donna di 75 anni è stata aggredita dalle forze israeliane mentre, sul suo terreno vicino al villaggio di Salem (Nablus), tentava di intervenire durante l’arresto di un contadino.
Il 2 settembre, coloni israeliani si sono insediati in una casa palestinese nella zona di Silwan di Gerusalemme Est, scatenando scontri tra coloni e palestinesi; nel corso dell’intervento delle forze israeliane 13 palestinesi sono stati feriti. Silwan è stato più volte oggetto di ampie attività di insediamento da parte del governo israeliano. Secondo il Centro Informativo Wadi Hilweh di Silwan, dal 2005 nove edifici sono stati occupati da coloni.
Durante la settimana sono stati registrati due attacchi di coloni israeliani con lesioni o danni a proprietà palestinesi: l’aggressione ad un 20enne palestinese, ad opera di un gruppo di coloni israeliani, alcuni dei quali mascherati, nella zona H2 di Hebron e l’investimento e l’uccisione di sette pecore sulla strada 317, a sud di Hebron.
Durante la settimana due attacchi palestinesi contro coloni e altri gruppi israeliani sono stati riportati dai media israeliani, compreso il ferimento di due studenti ebrei, fatti oggetto di lancio di pietre e dell’incendio del loro veicolo, dopo che il loro gruppo era entrato, per errore, secondo quanto riferito, nella zona di Jabal al Johar, nella parte H2 della città di Hebron, controllata da Israele; gli studenti hanno trovato rifugio presso un residente palestinese fino a quando non sono stati evacuati dall’intervento coordinato tra le autorità israeliane e palestinesi.
Per mancanza dei permessi edilizi rilasciati da Israele, il 3 settembre, in zona C, presso la Comunità beduina di Tayba Est, le autorità israeliane hanno demolito sette strutture di proprietà palestinese, sfollando 9 persone, tra cui cinque minori, e coinvolgendone in vario modo altre 10. In poco più di due settimane, questa, tra le 46 comunità dislocate nella Cisgiordania centrale a rischio di sfollamento forzato a causa di un piano di “rilocalizzazione” israeliano, è stata l’ottava comunità beduina colpita da demolizioni. Inoltre, in At Taybe (Tulkarem), al cancello della Barriera, durante la notte e senza preavviso, secondo uno dei proprietari delle bancarelle prese di mira, le forze israeliane hanno rimosso circa 15 bancarelle commerciali appartenenti a palestinesi. Nel sud della Cisgiordania decine di ordini di demolizione e di arresto-lavori sono stati emessi in area C, anche nei confronti di 18 strutture abitative e di una scuola finanziata da donatori che ospita 40 studenti di tre comunità in Massafer Yatta (Hebron), in un’area dichiarata chiusa dalle autorità israeliane, fin dal 1980, per “esercitazioni a fuoco” (zona 918). In quest’area attualmente vivono circa 1000 persone a rischio di trasferimento forzato.
Nella Striscia di Gaza, sedici palestinesi, tra cui due intere famiglie, sono stati arrestati in quattro separati episodi per essere entrati in Israele, attraverso la recinzione perimetrale, senza l’autorizzazione israeliana; tra essi un ventiquattrenne palestinese disarmato, che è stato ferito con arma da fuoco prima di essere arrestato. In tre occasioni, le forze israeliane sono entrate all’interno della Striscia di Gaza ed hanno spianato il terreno ed eseguito scavi nei pressi della recinzione perimetrale.
Il 2 settembre, nel nord della Striscia di Gaza, palestinesi hanno aperto il fuoco contro case israeliane di una comunità del sud di Israele; non sono stati segnalati feriti. A seguito dell’incidente, le forze israeliane hanno sparato almeno un missile contro un sito che, secondo quanto riferito, viene usato da membri di gruppi armati per addestramento.
Il valico di Rafah è stato eccezionalmente aperto il 7 settembre per i pellegrini palestinesi, permettendo a 750 persone di uscire dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto. Il valico è stato continuamente chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014, ad eccezione di 30 giorni di aperture parziali.