Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 28 luglio – 3 agosto 2015

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono ochainformazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°128), basato su un riassunto del Rapporto.

Il 31 luglio, nel villaggio di Duma (Nablus), un bambino palestinese di 18 mesi è morto ed i genitori e il fratello sono rimasti gravemente ustionati a seguito del lancio di bombe incendiarie dentro la loro casa, effettuato presumibilmente da coloni israeliani mentre la famiglia dormiva. La scritta “vendetta”, lasciata sui muri della casa incendiata, è stata interpretata dalla maggior parte dei mezzi di informazione come indicatore che l’attacco è stato svolto “in risposta” alla demolizione di due edifici nell’insediamento colonico di Beit El, operata dalle autorità israeliane perché costruiti senza permessi edilizi israeliani su terreno di proprietà privata palestinese. L’attacco è stato fortemente condannato dalle autorità israeliane, tra cui il Presidente di Israele ed il Primo Ministro, nonché da alti funzionari delle Nazioni Unite. A questo proposito, il Segretario Generale ha dichiarato che “il perdurare dei fallimenti nel contrastare efficacemente l’impunità dei ripetuti atti di violenza dei coloni hanno portato ad un altro episodio orribile che ha provocato la morte di una vita innocente. Questo deve finire”.

L’incendio doloso ha innescato in tutta la Cisgiordania proteste diffuse, alcune delle quali si sono trasformate in scontri con i soldati israeliani, con la conseguente uccisione di un ragazzo palestinese di 17 anni, il 31 luglio, al checkpoint di Atara (Ramallah) e il ferimento di altri 93 palestinesi, tra cui 26 minori. Altri 13 palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti in una serie di altri scontri: nel contesto di proteste contro le restrizioni imposte da Israele all’ingresso dei palestinesi nel Complesso della Moschea di Al Aqsa, in Gerusalemme Est, coincidenti, in molti casi, con l’ingresso di coloni e altri gruppi israeliani; durante operazioni di ricerca-arresto; e nel corso di interventi delle forze israeliane in scontri tra coloni e palestinesi.

Nei pressi della recinzione che circonda Gaza, in Area ad Accesso Riservato (ARA), le forze israeliane hanno colpito con arma da fuoco ed ucciso un ragazzo 17enne palestinese disarmato, secondo quanto riferito, dopo la manomissione di una telecamera di sicurezza israeliana. In un altro episodio, le forze israeliane hanno sparato contro un gruppo di civili, per la maggior parte minori, che giocavano vicino alla recinzione, ferendo un civile 19 enne palestinese disarmato. In almeno 13 altre occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro civili nelle ARA di terra e di mare, senza causare feriti; in due occasioni i militari sono entrati dentro la Striscia di Gaza per spianare il terreno. Un razzo, sparato da un gruppo armato palestinese, è caduto sul lato israeliano della recinzione senza causare feriti o danni.

Oltre all’incendio doloso, sono stati registrati cinque attacchi di coloni israeliani con conseguenti lesioni a palestinesi o danni alle loro proprietà: un colono che, secondo quanto riferito, ha guidato il suo veicolo contro un vigile del fuoco palestinese che stava spegnendo un incendio vicino all’insediamento colonico di Beit Hagai (Hebron), ferendolo; due casi di lancio di pietre contro veicoli nei pressi del villaggio di Jaba (Jenin) e Turnus’ayya (Ramallah); e due separati casi di messa a fuoco di terreni palestinesi a Turmus’ayya e Al Mughayir.

I media israeliani hanno riportato sette attacchi palestinesi contro coloni o altri israeliani e le loro proprietà. Questi sono consistiti nel lancio di pietre e, in cinque casi, nel lancio di bottiglie incendiarie contro case di coloni e contro veicoli in transito in Cisgiordania. In un caso il lancio di una bottiglia incendiaria contro un veicolo di passaggio a Beit Hanina (Gerusalemme Est), andato in fiamme, ha provocato lesioni a una colona israeliana 27enne.

Le autorità israeliane hanno demolito dieci strutture, per lo più commerciali, nelle aree di Silwan e Beit Hanina, in Gerusalemme Est, per mancanza dei permessi edilizi rilasciati da Israele, coinvolgendo 43 palestinesi. Per motivi analoghi, le autorità israeliane hanno consegnato ordini di arresto lavori contro almeno 26 strutture, prevalentemente abitative: nelle comunità situate in Masafer Yatta (Hebron), in una zona dichiarata chiusa dai militari israeliani per “esercitazioni a fuoco”; nel villaggio di Al Farisiya e, nel villaggio di Kardala (Tubas), contro una cisterna finanziata da donatori; nella Comunità di Jabal al Baba (Gerusalemme). Quest’ultima è una delle 46 comunità beduine palestinesi nella Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento coatto dovuto ad un piano di “rilocalizzazione” predisposto dalle autorità israeliane.

Durante la settimana il valico di Rafah è stato chiuso in entrambe le direzioni da parte delle autorità egiziane. Finora, nel 2015, 7.504 palestinesi sono usciti da Gaza attraverso Rafah, rispetto ai 19.806 palestinesi usciti nell’equivalente periodo del 2014.

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