I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°120), basato su un riassunto del Rapporto.
Un civile palestinese di 54 anni è morto per le ferite subite in Gaza durante le ostilità di luglio-agosto 2014. Il conto delle vittime palestinesi causate dal conflitto supera le 2.200, di cui almeno 1.400 ritenute civili.
64 palestinesi, tra cui nove minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in Cisgiordania. La maggior parte dei ferimenti (41) è avvenuta nel contesto di manifestazioni, tra cui: quelle di solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame per protestare contro la detenzione amministrativa; le proteste settimanali in Ni’lin (Ramallah) contro la costruzione della Barriera e, a Kafr Qaddum (Qalqiliya), contro le restrizioni di accesso. Altri ferimenti sono avvenuti nell’ambito di operazioni di ricerca-arresto (10) e nel corso di incidenti correlati ai checkpoint (7).
Secondo quanto riferito, il 26 maggio, membri di gruppi armati hanno lanciato almeno un razzo su Israele. Il 27 maggio, le forze aeree di Israele hanno lanciato numerosi missili contro la Striscia di Gaza: circa la metà di essi hanno colpito siti prossimi all’aeroporto internazionale di Gaza, ed i restanti sembra abbiano colpito siti utilizzati da membri di gruppi armati in Khan Yunis e Rafah, causando danni ad alcuni di tali obiettivi. Da entrambe le parti non sono stati segnalati feriti. In almeno dieci occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro civili in Aree ad Accesso Riservato, in terra ed in mare, ferendo due pescatori. In una occasione le forze navali egiziane hanno aperto il fuoco verso barche palestinesi che si avvicinavano alle acque egiziane ad ovest di Rafah; non sono stati segnalati feriti né danni.
Le forze israeliane hanno condotto 81 operazioni di ricerca-arresto in Cisgiordania. Nel complesso, 104 palestinesi sono stati arrestati nei territori occupati, tra cui un uomo, colpito con arma da fuoco ed arrestato nei pressi della recinzione che circonda Gaza, dopo averla valicata per entrare in Israele senza autorizzazione, e quattro pescatori ed un minore arrestati in mare, in Aree ad Accesso Riservato.
Le autorità israeliane hanno demolito una casa in costruzione nella zona di Ras al ‘Amud, in Gerusalemme Est, ed una struttura agricola nel villaggio di Rummana (Jenin) per mancanza dei permessi edilizi israeliani; i provvedimenti hanno colpito 11 palestinesi, tra cui sei profughi registrati.
Sono stati registrati due attacchi di coloni israeliani con danni a proprietà palestinesi. In uno degli episodi sono state scagliate pietre ed è stato appiccato il fuoco ad una casa in Tel Rumeida, nella zona H2 di Hebron, mentre gli abitanti stavano dormendo. Nell’altro episodio sono state lanciate pietre contro veicoli palestinesi in transito sulla strada che collega Nahhalin ad Husan (Betlemme).
I media israeliani hanno riportato un attacco palestinese che ha causato danni in Gerusalemme Est: il lancio di una bottiglia incendiaria contro un veicolo israeliano, vicino a Beit Hanina.
Il 25 maggio 2015, le autorità israeliane hanno aperto e richiuso dopo poche ore, adducendo motivi tecnici, la strada principale tra il villaggio di Beitin (2.700 abitanti) e la città di Ramallah. La riapertura della strada (venne chiusa nel 2000), ridurrebbe in modo significativo la distanza che i palestinesi devono percorrere per raggiungere la città di Ramallah.
Tra il 26 ed il 28 maggio, il valico di Rafah è stato aperto in una sola direzione, permettendo a 1.629 persone di attraversare verso Gaza. Questa apertura porta a 15 il numero di giorni in cui il valico è stato aperto, parzialmente ed in modo intermittente, dalla sua chiusura, avvenuta il 24 ottobre 2014 per decisione egiziana, a seguito di un attacco nel Sinai.