Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 28 aprile – 4 maggio 2015

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, ochaaraba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°116), basato su un riassunto del Rapporto.

Cisgiordania: tredici palestinesi, tra cui due minori e cinque giornalisti, sono stati feriti dalle forze israeliane nel corso di vari scontri: durante manifestazioni per la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa; durante la protesta settimanale contro la chiusura di lunga data di una delle principali strade di accesso a Kafr Qaddum (Qalqiliya); nel corso di una operazione di ricerca-arresto nella città di Nablus. Inoltre un palestinese è stato ferito con arma da fuoco dalle guardie ferroviarie della Metropolitana leggera di Gerusalemme, sembra dopo tentativi di accoltellamento di israeliani alla stazione. Questo è il numero più basso di ferimenti settimanali dall’inizio del 2015.

Striscia di Gaza: registrati almeno 25 episodi in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco verso civili palestinesi nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA), in terra ed in mare; non sono stati segnalati feriti. Secondo quanto riferito c’è stato almeno un caso di lancio di un razzo verso Israele da parte di membri di gruppi armati di Gaza; il razzo è caduto dentro la Striscia Gaza senza provocare feriti o danni.

320 palestinesi, metà dei quali minori, appartenenti a sei piccole comunità di pastori nel nord della Valle del Giordano, sono stati temporaneamente sfollati per diverse ore nell’arco di due giorni, per consentire un’ampia esercitazione militare israeliana. Lo sfollamento temporaneo per motivi militari è diventato sistematico negli ultimi anni: 98 di tali episodi sono stati registrati dall’inizio del 2012. Questa pratica genera un contesto coercitivo che contribuisce a premere sui residenti palestinesi per l’abbandono definitivo delle aree interessate. Un alto ufficiale dell’Esercito israeliano ha detto che tali esercitazioni contribuiscono alla prevenzione delle costruzioni illegali in Area C.

Per mancanza dei permessi israeliani di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito quattro strutture palestinesi in due comunità in Area C; il provvedimento colpisce almeno due famiglie. Sale così a 189 il numero di strutture demolite in Area C per tali motivi dall’inizio del 2015, rispetto alle 216 demolite nel corrispondente periodo del 2014.

Il 4 maggio, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha respinto una richiesta dei residenti del villaggio palestinese di Susiya (a sud di Hebron) mirante ad ottenere un provvedimento di sospensione temporanea di tutte le demolizioni previste nel villaggio, almeno fino a quando la Corte stessa si sarà pronunciata sulla principale petizione presentata dai residenti, in cui si chiede di considerare pianificazioni alternative nell’area. Tale decisione spiana la strada all’attuazione, in qualunque momento, degli ordini di demolizione già emessi dalle autorità israeliane contro praticamente le strutture dell’intero villaggio. Questo sviluppo della situazione solleva preoccupazioni circa il trasferimento forzato di 450 residenti di Susiya, tra cui 120 minori.

Cisgiordania: le forze israeliane hanno svolto 95 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 106 palestinesi; la quota più consistente di operazioni (23) è stata riscontrata nei Governatorati di Nablus ed Hebron, mentre il maggior numero di arresti (41) è stato registrato in Gerusalemme. Inoltre nove palestinesi sono stati arrestati dalle forze di Israele nella Striscia di Gaza mentre tentavano di entrare in Israele senza permesso.

Sono state segnalate quattro aggressioni di coloni israeliani a palestinesi, con conseguenti lesioni o danni alle loro proprietà, tra cui due episodi di aggressione fisica che hanno causato il ferimento di tre uomini palestinesi. Gli episodi di danneggiamento includono la vandalizzazione di sette alberi nel villaggio di Husan (Betlemme) e la manomissione di una rete idrica che serve almeno 40 famiglie palestinesi della zona H2, a controllo israeliano, nella città di Hebron. È stato inoltre segnalato un episodio (non incluso nel conteggio), presumibilmente deliberato, di investimento e fuga da parte di un colono israeliano, in Ar Rifa’iyya (Hebron); un bambino di cinque anni è rimasto ferito.

Media israeliani hanno riportato tre episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi a veicoli israeliani in transito in Cisgiordania, provocando due feriti e danni ad un bus israeliano.

Nel periodo in esame, 997 camion con materiali da costruzione sono entrati in Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, segnando il record settimanale dal febbraio 2013.  Questo aumento segue un recente potenziamento della capacità del valico che si accompagna all’accordo raggiunto nel mese di settembre 2014 sull’ingresso di quantità limitate di materiali per la riparazione e la ricostruzione delle abitazioni e delle infrastrutture danneggiate o distrutte durante le ostilità dell’estate (il “Meccanismo di Ricostruzione di Gaza”). Tuttavia, mentre le riparazioni di case che hanno subito danni piccoli o moderati sono state effettuate, la ricostruzione di case totalmente distrutte non è ancora iniziata a causa di molteplici vincoli, tra cui la mancanza di fondi, e circa 100.000 persone rimangono sfollate.

Durante la settimana le autorità egiziane hanno tenuto chiuso il valico di Rafah in entrambe le direzioni. Il valico è rimasto permanentemente chiuso dal 24 novembre 2014, a seguito di un attacco in Sinai, tranne che per 12 giorni, durante i quali è stato aperto, ma con restrizioni. Il valico venne eccezionalmente aperto per un solo giorno il 10 marzo 2015. Questa disposizione sta interessando almeno 30.000 persone che, su entrambi i lati, sono registrate per attraversare.

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