Nella notte del 2 aprile 2015 la nota militante palestinese Khalida Jarrar, femminista, esperta di diritto internazionale, deputata in carica per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina al Parlamento palestinese, membro della Commissione parlamentare per i prigionieri politici, è stata arrestata da un reparto militare israeliano nella sua casa nei dintorni di Ramallah, in Cisgiordania.
Ramallah rientra ovviamente nella zona A, sotto totale amministrazione dell’ANP. Il reparto militare israeliano è potuto intervenire a Ramallah, denunciano alcune organizzazioni palestinesi, solo nell’ambito degli accordi sulla cooperazione sulla “sicurezza” fra Israele e l’ANP che, peraltro, il FPLP e Khalida Jarrar rifiutano. Il 5 aprile una corte militare israeliana ha condannato la compagna Khalida a sei mesi di arresto amministrativo, rinnovabili indefinitamente, senza processo e senza imputazioni. Attualmente nelle carceri israeliane vi sono 18 parlamentari palestinesi, di cui 9 condannati agli arresti amministrativi. L’arresto amministrativo di sei mesi rinnovabili, senza processo e senza imputazioni, è uno strumento repressivo che risale all’occupazione militare britannica della Palestina mandataria e, secondo il diritto internazionale vigente, può essere giustificato solo eccezionalmente e per motivi straordinari. Israele, “unica democrazia” del Medio Oriente secondo la stampa mainstream, invece usa di routine questo strumento: dal 1 gennaio 2015 sono stati sottoposti ad arresto amministrativo almeno 319 palestinesi, fra cui anche minorenni, bambine e bambini colpevoli al massimo di aver lanciato pietre contro le truppe di occupazione. Khalida Jarrar è particolarmente invisa in questo momento allo stato israeliano proprio perché donna, femminista, militante della Resistenza, esperta di diritto umanitario. L’arresto di questi giorni è una vendetta per lo smacco subito dalle autorità sioniste nell’agosto scorso, quando Khalida si è opposta con successo, con la propria resistenza fisica ed appellandosi alla quarta convenzione di Ginevra, all’ordine israeliano di espulsione da Ramallah. Intanto, mentre i tagliagole dell’IS, con la complicità dello stato israeliano, stanno martirizzando il campo profughi di Yarmouk in Siria, continua il genocidio palestinese a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania. Chiediamo la scarcerazione immediata di Khalida Jarrar. Chiediamo la scarcerazione di Marwan Barghouti, di Ahmad Sa’adat e delle migliaia di prigionieri politici palestinesi. Chiediamo al governo italiano l’immediata cessazione di ogni collaborazione militare ed economica con lo stato di Israele.