I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.
ð sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
Riassunto
Cisgiordania
- Qalandiya: ucciso un palestinese 21enne durante scontri con le forze israeliane innescati da operazioni di ricerca-arresto (116 operazioni nella settimana).
- Turmus’ayya: 10 palestinesi feriti da proiettili di arma da fuoco in scontri connessi con una marcia per il defunto ministro Abu Ein. 64 i palestinesi feriti nella settimana.
- Presso Jalud coloni spianano 4 ettari di terra incolta palestinese; operazione preliminare all’espansione del vicino insediamento colonico illegale di Ahiya.
- 3 attacchi palestinesi, con pietre, contro coloni ed altri israeliani.
- Area C: demolite 5 strutture palestinesi e consegnati 6 ordini di arresto-lavori e demolizione. Requisita una macchina per lavorare la pietra a Al Khalayleh; un veicolo per la raccolta dei rifiuti a Salfit; una tenda, 20 serbatoi per acqua e 50 pianticelle a Tubas.
- Primo attacco aereo israeliano dal cessate il fuoco (in risposta al lancio di razzi palestinesi).
- Aree ad Accesso Ristretto (in terra ed in mare): registrati 20 episodi in cui le forze israeliane aprono il fuoco in direzione di civili palestinesi (5 feriti).
- Aumentano i palestinesi che tentano di entrare in Europa via mare, attraverso l’Egitto.
- Il valico di Rafah riapre per 3 giorni: transitano 2000 persone. Altri 17.000 in attesa di uscire da Gaza. L’Egitto autorizza l’ingresso in Gaza di 120 t di forniture mediche e di 7 ambulanze.
- Riprendono il lavoro, dopo 16 giorni di sciopero, gli operatori dei servizi di pulizia delle strutture sanitarie.
Striscia di Gaza
di seguito il Rapporto completo
Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt
riguardante il periodo: 16 – 22 dicembre 2014
Cisgiordania (West Bank)
Le forze israeliane uccidono un palestinese e ne feriscono altri 64 in diverse località della Cisgiordania
Nelle prime ore del mattino del 16 dicembre, le forze israeliano hanno sparato ed ucciso un palestinese 21enne durante scontri scoppiati nel corso di un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme). Secondo i militari, i soldati israeliano hanno aperto il fuoco verso palestinesi che stavano lanciando un ordigno esplosivo contro di loro. Complessivamente, durante la settimana, le forze israeliane hanno effettuato 116 operazioni di ricerca-arresto in tutta la Cisgiordania, sei delle quali hanno innescato scontri che hanno provocato un morto e sette feriti; tra essi un palestinese con problemi cardiaci che ha perso coscienza dopo essere stato picchiato durante un’operazione nella città di Hebron.
Un altro serio confronto è stato registrato il 19 dicembre nel villaggio di Turmus’ayya, dove dieci palestinesi, tra cui un minore, sono stati feriti con proiettili di arma da fuoco. Gli scontri si sono verificati durante una marcia in onore del Ministro palestinese Ziad Abu Ein, morto la settimana scorsa in Turmus’ayya dopo essere stato fisicamente aggredito da un soldato israeliano durante un evento di piantumazione di ulivi.
Nel complesso, il numero di palestinesi feriti durante le proteste e gli scontri collegati all’uccisione del 21enne nel Campo di Qalandiya e alla morte del Ministro palestinese hanno costituiscono il 34% dei ferimenti registrati in questa settimana (22 su 64). Uno tra i maggiori scontri collegati ai motivi di cui sopra è stato registrato il giorno seguente [20 dicembre], nella città di Anata (Gerusalemme), durante il quale otto palestinesi, di cui quattro minori, sono stati feriti da proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane.
Inoltre, dodici palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane in Kafr Qaddum (Qalqiliya) durante la protesta settimanale contro la chiusura di lunga data del principale ingresso orientale del villaggio, contro l’espansione dell’insediamento colonico e contro le restrizioni sull’accesso ai terreni agricoli vicini all’insediamento di Qedumim mentre altri due sono rimasti feriti a Bil’in (Ramallah), durante la protesta settimanale contro la Barriera.
In due incidenti separati, il 19 ed 20 dicembre, nelle zone di Wadi al Joz ed Al ‘ Isawiya di Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sparato e ferito sette palestinesi e ne hanno arrestati altri tre durante le proteste contro le quasi quotidiane operazioni militari israeliane ed i posti di blocco volanti in tali zone, intensificati negli ultimi mesi, secondo quanto riferito.
In diminuzione le violenze dei coloni
Nella settimana è stato segnalato un solo episodio con danno a proprietà palestinesi – il furto di un asino, presso il villaggio di ‘Ein Qiniya (Ramallah) – rispetto ad una media, dall’inizio del 2014, di sei episodi/settimana comportanti lesioni o danni a proprietà palestinesi.
Nel corso della settimana sono stati segnalati alcuni altri episodi di violenza di coloni che non hanno tuttavia comportato vittime o danni materiali alle proprietà. Il 19 dicembre, un bambino palestinese di cinque anni è stato curato per shock dopo che coloni israeliani avevano tentato con la forza di tirarlo fuori dalla sua auto parcheggiata sulla strada principale del villaggio di Huwwara (Nablus). I coloni erano poi fuggiti all’arrivo del padre, che ha descritto il fatto come un tentativo di rapimento fallito.
Il 16 dicembre, israeliani dell’insediamento colonico illegale di Ahiya, come fase preparatoria all’espansione del loro insediamento, hanno spianato 4 ettari di terra incolta appartenente, secondo quanto riferito, a residenti del vicino villaggio di Jalud (Nablus). Negli ultimi anni i residenti di Jalud hanno sofferto di attacchi sistematici e intimidazioni, nonché di espropriazione illegale di terreni da parte di coloni del vicino insediamento di Esh Kodesh; entrambi gli insediamenti [Ahiya ed Esh Kodesh] sono illegali, non solo per le leggi internazionali, ma anche per la stessa legge israeliana.
Ancora in questa settimana, in due separati episodi, due minori palestinesi sono stati investiti nel villaggio di Al Lubban al Gharbi (Ramallah), secondo quanto riferito da veicoli di coloni israeliani che si sono allontanati senza prestare soccorso; sale così a 18 il numero di tali incidenti nel 2014, rispetto a 14 nel 2013.
Secondo i media israeliani, nella settimana sono stati registrati tre attacchi palestinesi contro coloni ed altri israeliani in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est; in uno di essi sono state provocate lesioni e, negli altri due casi, danno alle proprietà. Tutti i tre episodi sono consistiti nel lancio di pietre; c’è stato, inoltre, un lancio di pietre contro la Metropolitana leggera di Gerusalemme, nel tratto in Shu’fat.
Cinque strutture demolite in Area C; requisite attrezzature di sostentamento
In questa settimana, in Cisgiordania, le autorità israeliane hanno demolito cinque strutture palestinesi e consegnato almeno sei ordini di arresto-lavori e demolizione. Tutte le demolizioni sono state praticate nell’Area C del Governatorato di Gerusalemme e sono motivate dalla mancanza dei permessi israeliani di costruzione.
Il 17 dicembre, le autorità israeliane hanno demolito una struttura commerciale nella Comunità di Al Khalayleh ed hanno requisito una macchina per la lavorazione della pietra del valore di 36.000 NIS [7.530 €]; tali operazioni hanno riguardato una famiglia di rifugiati registrati composta da sei persone. La Comunità si trova sul lato Gerusalemme della Barriera, è fisicamente separata dal resto della Cisgiordania e le è proibito l’accesso a Gerusalemme Est.
Il 22 dicembre, le autorità israeliane hanno demolito due strutture abitative e due baracche per animali nella Comunità di Jabal al Baba, oltre alla parziale demolizione di altre due strutture. Di conseguenza, sono state sgomberate due famiglie di profughi registrati, costituite da nove persone, tra cui sei minori, e sono state colpite cinque altre famiglie di profughi registrati. Da notare che la Comunità di Jabal al Baba è una delle 46 comunità beduine nella Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento forzato da parte della Amministrazione Civile israeliana verso tre siti stabiliti per questo scopo nella zona di Jericho.
Durante la settimana sono stati registrati altri due episodi che riguardano requisizioni di proprietà in Area C. Il 17 dicembre le autorità israeliane, per motivi non chiariti, hanno requisito un veicolo per la raccolta dei rifiuti che serviva le Comunità di Yassuf e Iskaka (Salfit). Il 18 dicembre, le forze israeliane hanno requisito una tenda, 20 serbatoi per acqua e 50 pianticelle in una zona ad est della città di Tammun (Tubas) designata dall’esercito israeliano come “zona per esercitazioni a fuoco”. I materiali erano utilizzati per un progetto attuato dal Ministero Palestinese dell’Agricoltura e finalizzato alla creazione di “spazi verdi”
Striscia di Gaza (Gaza Strip)
Primo attacco aereo israeliano dal cessate il fuoco in risposta al lancio di razzi
Il 20 dicembre, le forze aeree israeliane hanno lanciato un attacco aereo a nord ovest di Khan Younis, contro un sito che, secondo quanto riferito, viene usato da Hamas per l’addestramento. Nessun ferito è stato segnalato, ma la struttura è stata distrutta ed anche una vicina scuola dell’UNRWA ha subito danni minori. Secondo i militari israeliani, l’attacco aereo è stato effettuato in risposta al lancio di un razzo, il giorno precedente, dalla Striscia di Gaza verso Israele; il lancio del razzo era avvenuto per la terza volta, secondo quanto riferito, dal cessate il fuoco.
Nelle Aree ad Accesso Ristretto (ARA) di terra e di mare si sono ripetuti quotidianamente casi di apertura del fuoco da parte delle forze israeliane, con 20 di tali episodi registrati durante la settimana. In uno di essi, il 19 dicembre, ad est di Jabalia, cinque civili palestinesi, secondo quanto riferito, coinvolti nel lancio di pietre contro le forze israeliane, sono stati colpiti con arma da fuoco e feriti a circa 100 metri dalla recinzione. Inoltre, in almeno sette casi, forze navali israeliane hanno aperto il fuoco verso barche da pesca palestinesi che, secondo quanto riferito, navigavano entro il limite di sei miglia nautiche imposto da Israele per la pesca, costringendole a terra; non sono stati segnalati feriti o danni alle proprietà.
Ancora nelle ARA, le forze israeliane hanno arrestato quattro palestinesi che, secondo quanto riferito, stavano tentando di infiltrarsi in Israele in cerca di lavoro. Secondo i militari israeliani, dopo le ostilità di luglio-agosto 2014, c’è stato un aumento del 25% del numero di tentativi palestinesi di infiltrarsi in Israele. Analogamente è stato rilevato un aumento del numero di palestinesi che tentano di entrare illegalmente in Europa via mare dall’Egitto. Il 20 dicembre, le autorità egiziane hanno rilasciato 51 palestinesi – ora in attesa di essere espulsi e rimpatriati in Gaza – che erano stati arrestati nella città di Al Arish, nel nord del Sinai, durante tentativi di questo tipo.
Egitto riapre il valico di Rafah per tre giorni
Le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, in entrambe le direzioni, per tre giorni, il 21, 22 e 23 dicembre. Secondo il Direttore dei Valichi di Frontiera di Gaza, circa 1.100 persone, principalmente pazienti e studenti, sono stati in grado di lasciare Gaza e 900 di rientrarvi.
Inoltre, le autorità egiziane hanno permesso l’entrata in Gaza di circa 120 tonnellate di forniture mediche e sette ambulanze attraverso la mezzaluna rossa egiziana. I rifornimenti medici e le ambulanze sono stati forniti da associazioni caritative di Algeria e Qatar.
Il valico di Rafah venne chiuso il 24 ottobre, a seguito di un attacco nel Sinai durante il quale persero la vita 30 soldati egiziani; da allora è stato aperto solo quattro giorni, in modo parziale, per il solo rientro in Gaza. Secondo l’Autorità di Confine e di Valico di Gaza ci sono circa 17.000 persone, compresi i pazienti medici, registrate ed in attesa di uscire da Gaza, oltre alla stima di altre 37.000 persone che desiderano uscire da Gaza, tra essi coloro che desiderano andare in Arabia Saudita per il pellegrinaggio.
Riprendono il lavoro, dopo 16 giorni di sciopero, gli operatori dei servizi di pulizia delle strutture sanitarie
Il 18 dicembre le imprese di pulizia che forniscono la maggior parte dei servizi per 13 Ospedali e 56 Centri di Salute di Gaza operanti sotto l’egida del Ministero della Salute Palestinese, hanno raggiunto un accordo con il Ministero stesso ed hanno posto termine ad uno sciopero di 16 giorni.
Secondo il Ministero della Salute, lo sciopero ha causato il rinvio di circa 2.800 interventi chirurgici ed interrotto il servizio medico a circa 50.000 pazienti, compresi 4000 minori, per timore di contaminazione e diffusione di malattie a causa dell’accumulo di rifiuti medici.
Riguardante il periodo: 23 – 29 dicembre 2014
Riassunto
Cisgiordania
- Osarin: ucciso un 16enne palestinese e feriti 2 suoi coetanei dalle forze israeliane fatte oggetto di un lancio di pietre.
- Beit Ummar: 17enne ferito gravemente dalle forze israeliane che riferiscono di aver sparato dopo il lancio di un ordigno esplosivo verso di loro.
- Gerusalemme Est: un bambino palestinese di 5 anni, colpito nell’occhio da un proiettile di gomma, davanti a casa sua, durante scontri con le forze israeliane.
- 24 il totale di minori feriti nella settimana. Nel 2014: 12 i minori uccisi, 1.190 i feriti; 49 il totale dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane.
- 5 attacchi di coloni a palestinesi; 6 attacchi palestinesi contro coloni.
- Demolite 14 strutture palestinesi in Area C, 3 in Gerusalemme Est. Ad Al ‘Auja demolite 2 piscine per l’irrigazione di 110 ettari di terra agricola.
- Khan Younis: ucciso un palestinese e ferito un soldato israeliano in uno scontro a fuoco.
- Feriti 3 civili palestinesi presso il valico di Erez, durante una manifestazione contro il blocco attuato da Israele.
- Nelle Aree ad Accesso Ristretto, in 11 casi le forze navali israeliane aprono il fuoco verso barche palestinesi: non si segnalano feriti.
- Morto un 15enne palestinese per le ferite riportate durante le ostilità di agosto.
- L’Egitto richiude il valico di Rafah dopo un’apertura di 3 giorni.
- Ferma la Centrale elettrica per mancanza di carburante: previsto peggioramento dei servizi di base, sospensione di interventi chirurgici non urgenti, danni alla produzione agricola ed agli allevamenti di pollame.
Striscia di Gaza
di seguito il Rapporto completo
Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt
riguardante il periodo: 23 – 29 dicembre 2014
Cisgiordania (West Bank)
Un ragazzo palestinese ucciso e altri 24 minori feriti in Cisgiordania e Gerusalemme Est
Durante la settimana, le forze israeliane hanno ucciso un ragazzo ed hanno ferito altri 40 palestinesi circa, tra cui 24 minori e due donne. Sale così a 49, tra cui 12 minori, il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio del 2014.
Il 29 dicembre le forze israeliane hanno colpito con armi da fuoco tre 16enni palestinesi: uno è morto e gli altri due sono stati feriti; l’episodio è avvenuto nei pressi della strada principale tra il checkpoint di Za’tara (noto anche come “Tapuach”) ed il villaggio di Osarin (Nablus). Secondo un portavoce israeliano citato dai media, l’incidente si è verificato dopo che un gruppo di giovani palestinesi ha scagliato pietre contro i soldati di pattuglia lungo la strada principale. Secondo quanto riferito, le autorità israeliane hanno aperto un’inchiesta militare sull’episodio.
La maggior parte delle lesioni registrate in questa settimana (24 su 41) sono state riportate da minori, tra essi nove colpiti da proiettili di arma da fuoco. Uno degli episodi più gravi si è verificato il 29 dicembre, quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un veicolo palestinese all’ingresso di Beit Ummar (Hebron), ferendo due palestinesi, tra cui un 17enne che è ora in gravi condizioni. Secondo i media israeliani, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro il veicolo dopo che un ordigno esplosivo era stato lanciato contro di loro.
Un altro grave incidente è avvenuto il 24 dicembre nella zona di Al ‘Isawiya, in Gerusalemme Est, ed ha provocato il ferimento di un bambino palestinese di cinque anni, colpito da un proiettile di gomma nell’occhio destro durante scontri con le forze israeliane a seguito di proteste contro le continue operazioni [militari] nella zona. Secondo i genitori, il bambino era appena uscito dalla scuola e, quando è stato colpito, si trovava davanti a casa sua.
Gli altri ferimenti di minori sono avvenuti nel corso ulteriori scontri in Cisgiordania: tra essi due ragazzi di Beit Furik (Nablus), colpiti con armi da fuoco il 24 dicembre, durante gli scontri scoppiati quando le forze israeliane sono intervenute per proteggere i coloni israeliani che marciavano verso il villaggio; un 12enne colpito con un proiettile di gomma alla schiena il 23 dicembre, durante scontri all’ingresso della città di Ar Ram (Gerusalemme); dieci minori trattati medicalmente per gravi inalazioni di gas lacrimogeno avvenute il 26 dicembre, durante scontri al Campo rifugiati di Ayda (Betlemme); un 16enne, attaccato dai cani della polizia israeliana il 23 dicembre, durante scontri nel villaggio di Beit Ummar (Hebron).
Dall’inizio del 2014, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito un totale di 1.190 minori palestinesi, pari al 20% di tutti i palestinesi feriti dalle forze israeliane nel 2014; nel 2013 i minori feriti furono 1.185. Nel 2014 un rilevante numero di ferimenti di minori (280) è stato registrato in luglio nel Governatorato di Gerusalemme, nel contesto degli scontri innescati dal rapimento e uccisione di un giovane palestinese, Abu Muhamad Khdeir, e durante le proteste contro le ostilità nella Striscia di Gaza.
Nel 2014, oltre il 20% delle lesioni a minori sono state causate da proiettili di arma da fuoco e, le restanti, da proiettili di gomma, inalazione di gas lacrimogeno e aggressioni fisiche.
Inoltre, il 29 dicembre, nel Campo profughi di Ayda (Betlemme), quattro palestinesi, tra cui tre membri dello staff dell’UNRWA, hanno subito gravi inalazioni di gas lacrimogeno, richiedenti trattamento medico, causate da cinque lacrimogeni sparati dalle forze israeliane e caduti negli uffici di servizio dell’UNRWA.
Cinque attacchi di coloni provocano il ferimento di un palestinese e danni significativi a proprietà palestinesi; una ragazza colono gravemente ferita da una bottiglia incendiaria
In questa settimana, in Cisgiordania, sono stati registrati cinque attacchi israeliani a palestinesi, risultanti in un ferimento e danni alle proprietà; sale a 330 il numero di tali incidenti nel 2014, rispetto ai 400 del corrispondente periodo nel 2013.
Il 25 dicembre, coloni israeliani dell’insediamento di Kiryat Arba hanno lanciato pietre contro una casa palestinese nella zona H2 di Hebron, ferendo alla testa un 18enne.
Il 23 dicembre, un gruppo di coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento di Kfar Adumim, sono entrati con la forza nell’abitazione di una famiglia beduina della Comunità di Khan al Ahmar Abu al Helu, nella periferia di Gerusalemme ed hanno danneggiato oggetti personali. I componenti della famiglia, quattro persone, tra cui due minori, sono riusciti a fuggire dalla casa prima dell’irruzione. I coloni hanno lasciato la zona dopo l’arrivo di un veicolo della polizia israeliana. Da segnalare che la Comunità di Khan al Ahmar Abu al Helu è una delle 46 comunità beduine e di pastorizia, costituite da circa 7.000 palestinesi, per lo più profughi, a rischio di trasferimento forzato a causa di un “piano di rilocalizzazione” avanzato dalle autorità israeliane.
Altri attacchi di cui sono stati protagonisti coloni israeliani sono consistiti, secondo quanto riferito, nella distruzione di colture da loro irrorate con prodotti chimici velenosi, presso il villaggio di Susiya (Hebron), il 27 dicembre; bucatura dei pneumatici di otto veicoli palestinesi parcheggiati nella zona di Ras al ‘Amud di Gerusalemme Est, il 26 dicembre; danneggiamento di materiali usati per la costruzione di un pozzo d’acqua presso il villaggio di Nabi Samwil (Gerusalemme), in un terreno appartenente ad una famiglia palestinese di profughi registrati, il 28 dicembre; e (escluso dal conteggio) nell’intimidazione di alunni nei pressi di una scuola dell’obbligo nel villaggio di Jit (Qalqiliya), il 24 Dicembre.
Secondo i media israeliani, in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nella settimana si sono verificati sei attacchi palestinesi contro coloni ed altri israeliani; in due di questi episodi è stato provocato il ferimento di 4 coloni e, negli altri quattro, sono stati causati danni alle proprietà. Uno degli episodi più gravi, secondo quanto riferito, è avvenuto il 25 dicembre, vicino al villaggio di Azzun (Qalqiliya), quando palestinesi hanno lanciato una bottiglia incendiaria contro un veicolo israeliano, ferendo gravemente una bambina colono 11enne. A seguito dell’incidente le forze israeliane hanno effettuate operazioni di ricerca nella zona ed hanno arrestato almeno 15 palestinesi.
Un altro episodio ha riguardato il lancio di una bottiglia incendiaria contro una casa dell’insediamento colonico di Talpiyyot Est (a Gerusalemme Est), causando danni ad un balcone.
Demolite 17 strutture in Area C e Gerusalemme Est
In questa settimana, le autorità israeliane hanno demolito 14 strutture palestinesi nell’Area C della Cisgiordania e tre in Gerusalemme Est, a motivo della mancanza dei permessi edilizi israeliani.
Otto di queste strutture, tra cui baracche funzionali alla sussistenza ed un locale contenente un generatore di elettricità, sono state demolite il 24 ed il 25 dicembre nei villaggi di Idhna e Al Burj, nel Governatorato di Hebron. Altri tre strutture, appartenenti a famiglie di rifugiati registrati, sono state demolite nella città di Al Bireh (Ramallah) e due baracche per animali nel villaggio di Az Za’ayem (Gerusalemme). In totale, 56 palestinesi sono stati colpiti da questi provvedimenti.
Il 24 dicembre, nella zona di At Tur (Gerusalemme Est), le autorità israeliane hanno demolito tre strutture, tra cui una casa, un servizio igienico esterno ed un ricovero per animali, sfollando una famiglia di otto persone, inclusi tre minori. Secondo la famiglia, le autorità israeliane hanno confiscato un recinto rimovibile, un serbatoio per il combustibile e un serbatoio per l’acqua; la demolizione del riparo per animali ha ucciso dieci pecore. La famiglia ha anche riferito che le strutture erano state costruite su terreno di proprietà privata e che non erano pervenuti ordini di demolizione prima che venisse effettuata la demolizione. Le strutture erano collocate in una zona adiacente ad un’area assegnata dal Comune di Gerusalemme ad un futuro “parco nazionale”. Il piano del “Parco nazionale” solleva una serie di problemi, tra cui lo spazio ridotto che resterebbe disponibile per lo sviluppo residenziale delle comunità palestinesi, ed il collegamento territoriale che tale parco creerebbe tra gli insediamenti colonici israeliani della zona, interrompendo la contiguità territoriale della Cisgiordania.
In aggiunta, in Al ‘Auja ed in Al Jiftlik Ash Shuneh (nella Valle del Giordano), le autorità israeliane hanno demolito due piscine di irrigazione, ormai nella fase finale di realizzazione. Le piscine, finanziate da un donatore internazionale, erano parte di progetti realizzati dal Ministero Palestinese dell’Agricoltura con lo scopo di irrigare oltre 110 ettari di terreno coltivato. Da notare che, dall’inizio del 2014, circa 250 strutture palestinesi sono state demolite nella Valle del Giordano, rispetto alle 234 demolite nel 2013.
Striscia di Gaza (Gaza Strip)
Ucciso un palestinese armato e feriti quattro civili in diversi incidenti lungo la recinzione perimetrale di Gaza; un bambino muore per le ferite riportate durante le ostilità dell’estate
Il 24 dicembre, ad est di Khan Younis, è avvenuto uno scambio di colpi tra le forze israeliane ed un gruppo armato palestinese: secondo quanto riferito, un palestinese è stato ucciso ed un soldato israeliano ferito. Escludendo i decessi di palestinesi feriti durante le ostilità di luglio-agosto e morti successivamente, questo è il secondo palestinese ucciso dalle forze israeliane dopo il cessate il fuoco del 26 agosto.
In un altro episodio, il 26 dicembre, le forze israeliane hanno sparato a due fratelli palestinesi di 12 e 15 anni, mentre, secondo quanto riferito, stavano tentando di infiltrarsi in Israele: il fratello maggiore è stato ferito e successivamente arrestato. Altri quattro palestinesi sono stati arrestati durante la settimana in circostanze simili. Secondo l’esercito israeliano, dopo le ostilità di luglio-agosto 2014 c’è stato un aumento del 25% del numero di palestinesi che tentano di infiltrarsi in Israele.
Il 28 dicembre, le forze israeliane hanno aperto il fuoco e ferito tre palestinesi nei pressi del valico di Erez. I feriti si trovavano tra centinaia di palestinesi che partecipavano ad una delle numerose manifestazioni organizzate in tutta la Striscia di Gaza contro il permanente blocco [delle frontiere] attuato da Israele.
Nelle Aree ad Accesso Ristretto (ARA), di terra e di mare, si sono ripetuti quotidianamente episodi di apertura del fuoco da parte delle forze israeliane, con almeno 23 casi segnalati nel corso della settimana. In almeno 11 casi, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco verso barche da pesca palestinesi che, secondo quanto riferito, navigavano all’interno del limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele, costringendole a rientrare a riva; non sono stati segnalati feriti né danni.
Ancora in questa settimana, il 25 dicembre, un 15enne palestinese è morto per le ferite riportate il 30 Luglio 2014 a Jabalia, portando a 2.257 il numero di palestinesi uccisi durante le ostilità di luglio-agosto, tra cui 539 minori.
L’Egitto richiude il valico di Rafah dopo una apertura di tre giorni
Il 24 dicembre, le autorità egiziane hanno chiuso il valico di Rafah tra Egitto e Gaza, dopo tre giorni di apertura tra il 21 e il 23 dicembre, durante i quali, a detta del Direttore dei Valichi di Frontiera di Gaza, circa 1.100 persone, soprattutto pazienti medici e studenti, sono usciti da Gaza ed altri 900 vi sono rientrati. Il valico di Rafah venne chiuso il 24 ottobre, a seguito di un attacco nel Sinai nel corso del quale furono uccisi 30 soldati egiziani; da allora, a parte quanto sopra riferito, è stato parzialmente aperto per soli quattro giorni ed unicamente per consentire il rientro in Gaza di viaggiatori precedentemente usciti. Come conseguenza, secondo l’Autorità di Valico e di Confine di Gaza, ci sono circa 17.000 persone, compresi i pazienti medici, registrate ed in attesa di passare in Egitto, oltre ad una stima di altre 37.000 persone [non registrate] che desiderano uscire Gaza: tra esse coloro che vogliono recarsi in Arabia Saudita per il pellegrinaggio.
Ferma la Centrale elettrica di Gaza per mancanza di carburante
Alle 6:00 del 28 dicembre, la Centrale elettrica di Gaza ha dovuto sospendere l’operatività per esaurimento delle riserve di combustibile, causato dalla mancanza di fondi. Di conseguenza, le interruzioni di corrente elettrica programmate nella Striscia di Gaza, passano da 12 a 18 ore/giorno in media, con cicli di sei ore di corrente elettrica e 12 ore senza.
L’arresto della Centrale ha reso Gaza completamente dipendente dalla fornitura di energia elettrica acquistata da Israele (120 MW) e dall’Egitto (30 MW), con cui è possibile far fronte a meno di un terzo della domanda stimata. Per funzionare a piena capacità, e produrre 120 MW, la Centrale necessita di circa 450.000 litri di carburante al giorno; in tal modo sarebbe possibile mantenere in Gaza un ciclo di otto ore di erogazione di corrente elettrica ed otto ore senza.
La situazione finanziaria della Centrale si è recentemente deteriorata a causa di due fattori chiave. In primo luogo, una esenzione fiscale, ottenuta in passato dal Ministero Palestinese delle Finanze per l’acquisto di carburante, è recentemente scaduta, aumentando notevolmente il costo del carburante. In secondo luogo, a causa del deterioramento della situazione economica della popolazione causata dalle ostilità di luglio-agosto, è diminuita drasticamente la raccolta dei ricavi derivanti dai consumi di energia elettrica delle famiglie.
L’arresto della Centrale comporterà un ulteriore peggioramento nella erogazione dei servizi di base, compresi, tra gli altri, la riduzione della durata e della frequenza della fornitura idrica alle famiglie; la riduzione dei trattamenti delle acque reflue; l’aumento del rischio di allagamento in caso di forti piogge; la sospensione di interventi chirurgici meno urgenti negli ospedali; danni alla produzione di sussistenza agricola, soprattutto agli allevamenti di pollame.
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