Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 2-15 dicembre 2014

Riguardante il periodo:   2 – 8 dicembre 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

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ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • In vari scontri con le forze israeliane feriti 115 palestinesi, tra cui 13 minori; 33 i feriti da proiettili di gomma; tra essi un 12enne e 5 adulti colpiti agli occhi.
  • 92 le operazioni di ricerca-arresto svolte dalle forze israeliane (96 la media settimanale nel 2014).
  • 6 casi di attacchi israeliani ai danni di palestinesi. 13 di palestinesi contro coloni israeliani; in un caso un 16enne ha accoltellato due coloni.
  • Demolite 3 strutture in Gerusalemme Est; una, attigua alla Barriera, è stata demolita ed il terreno espropriato. 80 le strutture palestinesi demolite in Gerusalemme Est da inizio anno per mancanza dei permessi edilizi israeliani.
  • Area C: consegnati dalle autorità israeliane 8 ordini di arresto-lavori e di demolizione.
  • Due palestinesi feriti in Aree ad Accesso Ristretto: i limiti di accesso a zone di terra e di mare compromettono i mezzi di sussistenza di migliaia di pescatori e agricoltori.
  • Senza stipendio da mesi, scioperano 750 addetti alle pulizie nelle strutture sanitarie. Per rischio infezioni sospesi interventi chirurgici ed altre prestazioni sanitarie. La Sanità resa precaria da anni di blocco, problemi energetici, carenza di attrezzature e farmaci, difficoltà per la formazione del personale e gravata dal numero di feriti del recente conflitto. Aumenta la ricerca di cure all’estero, ma l’Egitto mantiene chiuso il valico di Rafah.
  • 4 minori di 3, 4,13,17 anni ed una donna incinta feriti da ordigni inesplosi. Da agosto sono 4 i morti e 15 i feriti dall’esplosione di residuati bellici.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  2 – 8 dicembre 2014

Cisgiordania (West Bank)

Cresce il numero di palestinesi feriti dalle forze israeliane; la maggior parte di essi in Gerusalemme

Durante la settimana, in diversi incidenti e scontri avvenuti in varie località della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno ferito 115 palestinesi, tra cui 13 minori. Il numero dei feriti palestinesi è aumentato rispetto al precedente periodo di riferimento (68 feriti).

La maggior parte dei ferimenti di cui sopra si sono verificati durante un singolo episodio avvenuto in Gerusalemme Est. Il 3 dicembre, presso il checkpoint di Shu’fat, le forze israeliane hanno ferito 85 palestinesi in scontri avvenuti a seguito della demolizione di un edificio da parte delle autorità israeliane in quella zona (vedi più avanti). 33 dei feriti sono stati colpiti da proiettili di gomma, tra essi un 12enne e cinque persone ferite agli occhi, mentre i restanti hanno subito gravi inalazioni di gas lacrimogeno.

Nelle tre settimane precedenti quella cui si riferisce questo rapporto, il numero di palestinesi feriti dalle forze israeliane era generalmente diminuito, raggiungendo il valore di 68 ferimenti. Questa diminuzione si era verificata dopo che le autorità israeliane avevano attenuato le restrizioni di accesso, soprattutto per palestinesi residenti in Gerusalemme Est, al complesso della Moschea di Al Aqsa ed i politici israeliani si erano astenuti dall’entrarvi; ciò era avvenuto a seguito dell’incontro trilaterale del 13 novembre tra rappresentanti di Stati Unti, Israele e Giordania, nel corso del quale i medesimi avevano annunciato un piano per “riportare la calma” in Gerusalemme.

Il numero di operazioni di ricerca-arresto effettuate dalle forze israeliane nel Governatorato di Gerusalemme durante il periodo di riferimento (21) è rimasto sostanzialmente costante nelle ultime otto settimane, e rappresenta una parte significativa delle operazioni di questo tipo effettuate in Cisgiordania (92).

Altri tre ferimenti, tra cui quelli di due minori, sono avvenuti durante le proteste settimanali: in Ni’lin e Bil’in (Ramallah), contro la Barriera; in Un Saleh Nabi, contro l’espansione degli insediamenti; in Kafr Qaddum (Qalqiliya), contro la chiusura di lunga data di una delle principale strade di accesso al villaggio che passa attraverso il vicino insediamento colonico israeliano. Gli scontri durante quest’ultima protesta, il 5 dicembre, hanno provocato il ferimento di un membro di una troupe televisiva.

Il 5 dicembre, un palestinese è stato ferito in Al Bireh, e altri hanno sofferto per inalazione di gas lacrimogeni, durante gli scontri con le forze israeliane nel contesto di una protesta dei residenti palestinesi contro i ripetuti attacchi dei coloni israeliani nella zona.

Il 7 dicembre, un 60enne palestinese, in precedenza segnalato come un ferito israeliano, è morto per le ferite riportate il 5 novembre 2014, quando un palestinese lanciò la sua auto in una stazione della Metropolitana leggera di Gerusalemme. Secondo i membri della famiglia, le autorità avevano sospettato che egli fosse coinvolto nell’aggressione e lo avevano portato in ospedale ammanettato.

Aumentano gli attacchi di coloni israeliani; coloni tagliano 50 alberelli in Nablus

In questa settimana sono stati registrati sei casi di attacchi israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est, con conseguenti lesioni e danni alle proprietà palestinesi; risale così il numero di tali attacchi e ritorna ai livelli medi settimanali (sei); sale a 313 il numero di tali episodi nel 2014, rispetto ai 395 dell’equivalente periodo nel 2013.

Quattro degli attacchi di coloni sono consistiti nel lancio di pietre a veicoli e case nei Governatorati di Nablus, Ramallah ed Hebron, e, in un caso, nel lancio di una bottiglia incendiaria ad una casa palestinese, in un zona tra il Campo profughi di Al Jalazun e l’insediamento colonico di Beit El (Ramallah), causando danni alla casa. In un altro episodio, il 2 dicembre, coloni hanno tagliato circa 50 alberelli di ulivo appena piantati su terreni di proprietà palestinese, ad est del villaggio di Aqraba (Nablus).

Ancora in questa settimana, il 7 dicembre, secondo fonti di informazione palestinesi, un gruppo di israeliani ha fisicamente aggredito due lavoratori palestinesi presso un distributore di benzina di Gerusalemme Ovest.

Accoltellati due coloni israeliani

Secondo i media israeliani, in questa settimana ci sono stati 13 attacchi palestinesi contro coloni israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est; in quattro casi sono state provocate lesioni ed in nove casi danni alle proprietà; la media dall’inizio del 2014 è di quattro casi/settimana.

Il 3 dicembre, nell’insediamento industriale di Mishor Adumim, un 16enne palestinese della zona di Al ‘Eizariya (Gerusalemme) ha accoltellato e ferito due coloni israeliani in un supermercato. Un colono israeliano è stato ferito alla testa ed alla mano, e l’altro è stato ferito alla testa. Il ragazzo palestinese è stato colpito e ferito da una guardia di sicurezza israeliana e poi arrestato dalle forze israeliane. Due altri ragazzi palestinesi sono stati arrestati con l’accusa di aver fornito supporto al 16enne.

Secondo i media, sei degli attacchi palestinesi sono consistiti nel lancio di pietre a veicoli israeliani nei Governatorati di Betlemme, Gerusalemme e Ramallah e tre attacchi nel lancio di bottiglie incendiarie: ad un autobus ed a strutture coloniche nel Governatorato di Gerusalemme.

Demolite due strutture in Gerusalemme Est

In questa settimana, le autorità israeliane hanno demolito una struttura palestinese ed hanno consegnato ordini di arresto-lavori nei confronti di tre case ed una struttura in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. È stata anche eseguita una autodemolizione.

Il 3 dicembre, a Gerusalemme Est, le autorità israeliane hanno demolito una struttura attigua alla Barriera, in prossimità del checkpoint di Shu’fat, per motivi di sicurezza, a seguito di una sentenza emessa dalla Corte Suprema israeliana nel gennaio del 2014, in favore della requisizione della terra da parte del Ministero israeliano della Difesa. Come conseguenza, dieci palestinesi sono stati colpiti dal provvedimento. Dopo la demolizione, le autorità israeliane hanno costruito, con lastre di cemento, una seconda Barriera che include l’edificio demolito. La demolizione ha innescato scontri tra le forze israeliane e palestinesi (vedi la sezione 1).

Ancora in Gerusalemme, il 5 dicembre, una famiglia palestinese è stata costretta ad auto-demolire una struttura abitativa in costruzione in Jabal al Mukabbir (Gerusalemme Est) per mancanza dei permessi edilizi israeliani, per non incorrere in ulteriori spese se le strutture fossero state demolite dalle autorità israeliane. Una famiglia di sette persone, tra cui quattro minori, è stata interessata dal provvedimento. Questo fatto porta ad 80 il numero di strutture demolite in Gerusalemme Est dall’inizio dell’anno per mancanza di permessi edilizi rilasciati da Israele, in aggiunta a una casa demolita come misura punitiva, una casa demolita per motivi di sicurezza ed altre due per motivi collegati all’insediamento colonico.

Durante la settimana, in Area C, le autorità israeliane hanno consegnato almeno otto ordini di arresto-lavori e di demolizione per mancanza dei permessi edilizi rilasciati da Israele, interessando un totale di 55 palestinesi, tra cui 36 minori, oltre a circa 120 studenti. Quattro degli ordini sono stati emessi contro strutture nelle comunità di At Taban e Um Fagara in Masafer Yatta (Hebron), tra cui una roulotte fornita da un donatore in risposta ad una demolizione precedente in Um Fagara. Da notare che queste comunità, insieme ad altre 12 in Massafer Yatta, si trovano in una zona designata dalle autorità israeliane come area militare chiusa, la cosiddetta “area per esercitazioni a fuoco 918” e sono a rischio di trasferimento forzato dalla zona.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Due palestinesi feriti in Aree ad Accesso Ristretto

Incidenti in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco in Aree ad Accesso Ristretto (ARA) di terra e di mare si sono ripetuti con cadenza quotidiana; 20 sono gli episodi segnalati nel corso della settimana; due di essi hanno causato feriti. Il 5 dicembre, ad est di Jabaliya due palestinesi, di età 19 e 25 anni, sono stati feriti dalle forze israeliane che, posizionate vicino alla recinzione, hanno aperto il fuoco verso un gruppo di palestinesi a circa 100 metri dalla recinzione. In un incidente, il 6 dicembre, nelle ARA di mare, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco verso cinque barche da pesca palestinesi su cui si trovavano 12 pescatori che, secondo quanto riferito, navigavano entro due, tre miglia nautiche dalla costa, ad ovest di Beit Lahia.

Forze navali israeliane hanno circondato le barche e costretto i pescatori a togliersi i vestiti e nuotare verso le barche della marina israeliana, dove sono stati posti in stato di arresto. Le barche dei pescatori e le reti da pesca sono state confiscate.

Ancora nelle ARA, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi che, secondo quanto riferito, tentavano di infiltrarsi in Israele in cerca di lavoro.

L’accesso dei palestinesi alle zone in prossimità della recinzione è aumentato dopo il cessate il fuoco del 26 agosto 2014. Tuttavia, le autorità israeliane non hanno finora annunciato ufficialmente i confini di ciò che esse considerano Area Ristretta, generando così incertezza ed aumentando i rischi per la popolazione civile. Le osservazioni “sul campo” indicano che le aree a meno di 100 metri dalla recinzione sono largamente inaccessibili, mentre è comunque rischioso l’accesso ad aree ubicate a diverse centinaia metri oltre tale distanza. L’accesso alla aree marine di pesca è limitato a 6 miglia nautiche dalla la costa. Tali limitazioni di accesso, imposte dalle forze armate di Israele con motivazioni concernenti la sicurezza, continuano a compromettere i mezzi di sussistenza di migliaia di pescatori e agricoltori e relative famiglie.

Gravi preoccupazioni per la sospensione dei servizi di pulizia presso le strutture sanitarie in Gaza

Il 4 dicembre, circa 750 dipendenti del Ministero della Sanità che effettuano la maggior parte dei servizi di pulizia di 13 ospedali e 56 centri di salute pubblici, hanno sospeso il lavoro per protestare contro la mancata erogazione degli stipendi dal giugno 2014. Come risultato, i rifiuti, compresi quelli ospedalieri, si sono ammucchiati nei centri medici, aumentando il rischio di contaminazione e di diffusione di malattie, e costringendo il Ministero della Sanità a sospendere una gamma di servizi sanitari, compresi gli interventi chirurgici non urgenti: finora sono stati rinviati circa 180 interventi chirurgici.

Il Ministero della Sanità sta urgentemente cercando di coprire gli stipendi di circa 300 di questi dipendenti e di raccogliere 100.000 dollari come misura di emergenza per l’acquisto di materiali di pulizia, in attesa di soluzioni a lungo termine per la copertura degli stipendi in sospeso. Il costo totale dei servizi di pulizia nelle strutture sanitarie pubbliche è di circa 2,5 milioni di dollari all’anno.

La fermata dei servizi di pulizia aggrava la situazione, già tesa, del sistema sanitario, colpito da problemi energetici cronici, dalla carenza di attrezzature e farmaci e dalla mancanza di opportunità di formazione per il personale; un insieme di problemi discendenti, in gran parte, da anni di blocco, aggravato dal grande afflusso di feriti causati dalle ostilità di luglio-agosto 2014. Ciò ha provocato ritardi crescenti nell’accesso ai trattamento medici ed un aumento della ricerca di trattamenti sanitari all’esterno di Gaza.

Il valico di Rafah rimane chiuso in entrambe le direzioni

Le autorità egiziane hanno continuato a tener chiuso il valico di Rafah tra l’Egitto e Gaza, nonostante gli appelli di organizzazioni per i diritti umani e di partiti politici palestinesi per riaprirlo. Secondo l’Autorità di Confine e Valico in Gaza, ci sono circa 10.000 persone registrate ed in attesa di poter uscire da Gaza; di essi oltre un migliaio sono pazienti medici.

Il valico di Rafah è rimasto chiuso dal 24 Ottobre, con l’eccezione di una parziale apertura unidirezionale (26, 27, 30 novembre e 1 dicembre) per il rientro in Gaza di 3.242 persone su circa 6.000 che si stima fossero bloccate in Egitto. Il valico venne chiuso dopo attacchi nella città egiziana di Al Arish, nel nord dell’Egitto, condotti, a quanto sembra, da gruppi estremisti aventi base nella penisola del Sinai; gli attacchi costarono la vita a 30 militari egiziani. Questo è il più lungo periodo di chiusura del valico di Rafah dalla metà del 2008.

Quattro minori palestinesi feriti da ordigni inesplosi (UXO)

Durante la settimana, una donna incinta e quattro minori sono rimasti feriti a seguito della detonazione di ordigni inesplosi (UXO). In un caso, il 4 dicembre, tre bambini di 3, 4, e 13 anni ed una donna incinta sono stati feriti dall’esplosione di un ordigno all’interno di una casa. Secondo quanto riferito, la casa era stata bombardata durante le ostilità di luglio-agosto 2014.

Il 5 dicembre, ad ovest di Rafah, un ragazzo di 17 anni è stato ferito dall’esplosione di un ordigno che stava manipolando. La presenza di UXO, a seguito delle ostilità di luglio-agosto, continua a rappresentare un rischio elevato per la popolazione civile, in particolare per i bambini. Dal cessate il fuoco del 26 agosto, quattro palestinesi sono stati uccisi da esplosioni di UXO, tra cui un bambino di 4 anni, e altri 15 feriti, tra cui otto minori.

Secondo il Servizio Sminamento delle Nazioni Unite (UNMAS), i bambini, gli operai addetti alla rimozione delle macerie, i raccoglitori di rottami, i lavoratori edili, gli sfollati che ritornano alle loro case e gli agricoltori che lavorano e/o che vivono nelle Aree ad Accesso Riservato sono i gruppi più esposti al pericolo degli UXO.

Riguardante il periodo:   9 – 15 dicembre 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Turmus’ayya: il ministro palestinese Ziad Abu Ein è morto dopo l’aggressione dei soldati israeliani che impedivano la piantumazione di ulivi per celebrare la Giornata dei Diritti Umani e la richiesta di smantellamento della colonia illegale di Adei Ad. Negli scontri successivi feriti 61 palestinesi (97 nella settimana).
  • 90 operazioni di ricerca-arresto e 156 palestinesi arrestati.
  • 6 attacchi di coloni israeliani: accoltellato un giovane palestinese; incendiata una manifattura, danni per € 52.000.
  • 8 attacchi palestinesi contro coloni: lanci di pietre o uso di spray al peperoncino.
  • Gerusalemme Est: demolita una struttura palestinese e consegnati 17 ordini di arresto lavori; ordinata una demolizione punitiva.
  • Area C: confiscati 3 trattori usati per portare i bambini a scuola e acqua potabile alla comunità in un’area dichiarata da Israele “zona per esercitazioni militari a fuoco”; confiscato un bulldozer in una zona dichiarata “riserva naturale”.
  • 5 palestinesi feriti dalle forze israeliane in Aree ad Accesso Ristretto.
  • Intera famiglia di 6 persone, tra cui 3 minori, ferita da un ordigno inesploso.
  • 2 ordigni fatti esplodere da ignoti causano 3 feriti e danni ad edifici e negozi. La polizia palestinese ha avviato indagini.
  • 800 interventi chirurgici rinviati e servizio medico interrotto per 50.000 pazienti, di cui circa 4.000 minori, come conseguenza della protesta degli addetti alle pulizie dei presidi sanitari (per stipendi non pagati da giugno).
  • Il valico di Rafah è ancora chiuso sul lato egiziano in entrambe le direzioni.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  9 – 15 dicembre 2014

Cisgiordania (West Bank)

Ministro palestinese muore durante un confronto con le forze israeliane; seguono numerosi scontri

Il 10 dicembre, Ziad Abu Ein, Ministro palestinese della Commissione sulla Barriera e degli Affari riguardanti gli Insediamenti colonici israeliani, è morto durante un evento di piantumazione di ulivi, durante il quale i soldati israeliani hanno impedito ai partecipanti di accedere a terreni di proprietà privata per mettere a dimora gli alberelli ed hanno sparato lacrimogeni verso di loro. Il Ministro Abu Ein ha sofferto per inalazione di gas ed è stato aggredito fisicamente da un soldato israeliano durante un alterco. I risultati dell’autopsia indicano che la morte è stata principalmente causata da restringimento e sanguinamento di una delle arterie del cuore, che potrebbero essere stati attivati da stress mentale o lesioni fisiche.

Il ministro era insieme a circa 150 persone, palestinesi, israeliane ed internazionali che si erano riunite nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah) per un evento di piantumazione di ulivi organizzato per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti Umani e per la presentazione di una petizione presso l’Alta Corte di Giustizia israeliana contenente la richiesta di smantellamento del vicino insediamento colonico avamposto di Adei Ad. A parte la sua illegittimità in base al diritto internazionale, questo insediamento colonico avamposto è stato realizzato senza autorizzazione delle autorità israeliane, in parte su terreni privati palestinesi, ed è una fonte di sistematiche violenze e di molestie che hanno minato la sicurezza e le condizioni di vita dei palestinesi che vivono in quattro villaggi limitrofi; tra il 2010 e il 2014, in questa area i coloni israeliani hanno sradicato più di 3.000 alberi ed alberelli di ulivo.

La morte del Ministro ha innescato scontri con le forze israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme Est: in tali scontri sono stati feriti 61 dei 97 palestinesi feriti in questa settimana. Uno tra i più forti scontri avvenuti a seguito della morte del Ministro, è stato registrato nel Campo Profughi di Ayda (Betlemme) il 13 dicembre, nel corso del quale sono rimasti feriti 17 minori palestinesi, tra cui sette da proiettili di metallo gommato, ed i restanti da gravi inalazioni di gas lacrimogeno necessitanti cure mediche.

Durante il periodo di riferimento, le forze israeliane hanno condotte 90 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 156 palestinesi, la maggior parte nel Governatorato di Gerusalemme.

Coloni appiccano il fuoco ad una manifattura in Nablus; otto israeliani feriti in attacchi di palestinesi

In Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, in questa settimana sono stati registrati sei attacchi israeliani con lesioni a palestinesi e danni alle loro proprietà; sale così a 319 il numero di tali episodi nel 2014, rispetto ai 395 del periodo equivalente nel 2013.

Tre degli attacchi di coloni sono consistiti nel lancio di pietre contro veicoli e proprietà nei Governatorati di Nablus e Ramallah. Inoltre, secondo media israeliani, coloni israeliani hanno lanciato pietre a un bus israeliano, guidato da un palestinese, che stava attraversando l’insediamento di Gilo, in Gerusalemme Est; secondo quanto riferito due sospetti sono stati arrestati dalla polizia israeliana.

Secondo testimoni oculari, il 10 dicembre, nel villaggio di Beita (Nablus), coloni israeliani hanno scagliato una bottiglia incendiaria in una manifattura, incendiando l’edificio ed il suo contenuto; secondo i proprietari, i danni ammontano a 250.000 NIS [circa 52.000 €].

Durante il periodo di riferimento precedente (non incluso nel conteggio), l’8 dicembre, vicino a Bani Na’im (Hebron), coloni israeliani hanno accoltellato un giovane palestinese al braccio ed alla gamba. Il giovane era con il padre ed il fratello nei pressi della grotta dove vivono, quando un gruppo di coloni ha attaccato il figlio maggiore. I coloni sono fuggiti quando il padre e il figlio minore sono corsi in suo aiuto.

Secondo i media israeliani, nella settimana si sono verificati otto attacchi palestinesi contro coloni israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est; in quattro casi sono state provocate lesioni (otto) e, negli altri quattro casi, danni alle proprietà.

Il 12 dicembre, nei pressi del raccordo di Al Khadr-Husan (Betlemme), cinque israeliani sono stati colpiti da un palestinese che ha spruzzato loro addosso un liquido sconosciuto; le forze israeliane hanno sparato e ferito il presunto colpevole e lo hanno arrestato. In un’altro episodio, avvenuto nello stesso giorno nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese ha spruzzato uno spray al peperoncino sul volto di un  colono israeliano 20enne ed è stato poi arrestato durante gli scontri verbali tra palestinesi e coloni israeliani.

Il 9 dicembre, secondo i media israeliani, un palestinese ha lanciato pietre contro un bus di coloni israeliani che transitava vicino al villaggio di Sinjil (Ramallah), causando danni al parabrezza.

I restanti attacchi palestinesi sono consistiti nel lancio di pietre a veicoli di coloni israeliani in vari luoghi della Cisgiordania; non risultano danni.

Una struttura demolita in Gerusalemme Est; requisizione di trattori ed attrezzature in Area C

In questa settimana, le autorità israeliane hanno demolito una struttura palestinese e consegnato ordini di arresto lavori nei confronti di almeno 17 strutture; hanno anche emesso un ordine di demolizione punitiva contro una casa e, in due contesti diversi, hanno requisito trattori ed attrezzature.

Il 9 dicembre, nella zona di At Tur di Gerusalemme Est, le autorità israeliane hanno demolito, per mancanza dei permessi edilizi israeliani, una recinzione in cemento adiacente alla casa di una famiglia palestinese di sette persone. Ancora in Gerusalemme Est, il 9 dicembre, le autorità israeliane, a motivo della mancanza di una licenza rilasciata da Israele, hanno sequestrato una escavatrice da un locale commerciale appartenente ad una famiglia di Al ‘Isawiya.

Il 15 dicembre, la municipalità di Gerusalemme ha consegnato un ordine di demolizione contro la casa della famiglia di un sospetto del tentato assassinio (il 29 ottobre) di un leader colono israeliano. Un ordine di demolizione punitiva era già stato consegnato in novembre contro la stessa casa, per la quale è stata emessa un’ingiunzione in attesa di una decisione dell’Alta Corte di Israele. La casa della famiglia è composta da quattro appartamenti: 19 persone, tra cui quattro minori, sono a rischio di sfollamento. Secondo la famiglia destinataria dell’ordine, non è chiaro se la demolizione riguarda l’intera casa (costruita prima del 1967) oppure le parti della casa aggiunte negli anni ‘90.

In Area C, durante la settimana, le autorità israeliane hanno confiscato tre trattori agricoli della comunità di ‘Ibziq, nel nord della Valle del Giordano, a motivo della loro presenza in un’area dichiarata da Israele come zona chiusa, adibita all’addestramento militare a fuoco [firing zone]. In un caso simile, nel mese di ottobre 2014, i membri della comunità sono stati costretti a pagare circa 11.000 NIS [2.280 €] per riottenere gli attrezzi agricoli che erano stati loro confiscati per motivi analoghi. ‘Ibziq ospita 30 famiglie (176 persone) ed i trattori sono gli unici mezzi per portare acqua potabile alla comunità e per portare i bambini a scuola. Dall’inizio del 2014, i residenti sono stati temporaneamente sfollati almeno 11 volte a causa degli addestramenti militari israeliani.

In un analogo episodio, il 9 dicembre, nel villaggio di Kafr Ad Dik (Salfit), le autorità israeliane hanno confiscato un bulldozer a motivo del suo utilizzo in una zona dichiarata da Israele come riserva naturale, dove è vietato costruire. Il bulldozer veniva utilizzato per aprire un strada agricola prevista da un progetto congiunto del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e del Ministero Palestinese dell’Agricoltura.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Cinque palestinesi feriti in Aree ad Accesso Ristretto (ARA)

Episodi in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco in Aree ad Accesso Ristretto (ARA) su terra ed in mare, si sono ripetuti su base quotidiana, con nove di tali casi segnalati durante la settimana; uno di essi ha causato lesioni. Il 12 dicembre, ad est di Jabalia, quattro civili palestinesi, secondo quanto riferito impegnati a lanciare pietre alle forze israeliane, sono stati colpiti con armi da fuoco e feriti a circa 100 metri dalla recinzione. Ancora nelle ARA, le forze israeliane hanno arrestato quattro palestinesi, a quanto sembra durante tentativi da parte loro di infiltrarsi in Israele per cercare lavoro.

L’accesso dei palestinesi alle zone in prossimità della recinzione è aumentato dopo il cessate il fuoco del 26 agosto 2014. Tuttavia, le autorità israeliane non hanno finora annunciato ufficialmente i confini di ciò che esse considerano Area Ristretta, generando così incertezza ed aumentando i rischi per la popolazione civile. Le osservazioni “sul campo” indicano che le aree a meno di 100 metri dalla recinzione sono largamente inaccessibili, mentre è comunque rischioso l’accesso ad aree ubicate a diverse centinaia metri oltre tale distanza. L’accesso alla aree marine di pesca è limitato a 6 miglia nautiche dalla la costa. Tali limitazioni di accesso, imposte dalle forze armate di Israele con motivazioni concernenti la sicurezza, continuano a compromettere i mezzi di sussistenza di migliaia di pescatori e agricoltori e relative famiglie.

Una famiglia di sei persone, tra cui tre minori, feriti da un ordigno inesploso (UXO)

Il 12 dicembre, in Jabalia, sei palestinesi, di cui tre minori, appartenenti alla medesima famiglia, sono stati feriti da un UXO [ordigno bellico inesploso], esploso quando membri della famiglia hanno acceso un fuoco per cuocere il pane. La presenza di UXO, a seguito delle ostilità di luglio-agosto, continua a rappresentare un rischio elevato per la popolazione civile, in particolare per i bambini. Dal cessate il fuoco del 26 agosto, quattro palestinesi sono stati uccisi da esplosioni di UXO, tra cui un bambino di 4 anni, e altri 15 feriti, tra cui otto minori, mentre, dall’inizio del 2014, ci sono stati 10 morti e 48 feriti, tra cui 20 minori.

Secondo il Servizio Sminamento delle Nazioni Unite (UNMAS), i bambini, gli operai addetti alla rimozione delle macerie, i raccoglitori di rottami, i lavoratori edili, gli sfollati che ritornano alle loro case e gli agricoltori che lavorano e/o che vivono nelle Aree ad Accesso Riservato sono i gruppi più esposti al pericolo degli UXO.

Tre palestinesi feriti in esplosioni provocate da aggressori sconosciuti

Durante il periodo di riferimento, tre persone, tra cui un minore ed un poliziotto palestinese, sono stati feriti in due diversi episodi in cui sono esplosi ordigni collocati da ignoti. Finora nessuna organizzazione ha rivendicato gli attacchi; fazioni palestinesi di Gaza, tra cui Hamas, hanno condannato gli attacchi ed hanno chiesto al Ministero dell’Interno di assicurare i responsabili alla Giustizia.

Il 10 dicembre, un ordigno è stato fatto esplodere di fronte ad un edificio di Rafah in cui sono ospitati diversi uffici e istituzioni pubbliche; una donna ed il suo figlio 11enne sono rimasti feriti nella casa di fronte. L’esplosione ha anche causato danni materiali alla costruzione, a cinque edifici adiacenti nonché a 20 negozi nelle vicinanze. Nell’altro episodio, il 12 dicembre, nella parte ovest della città di Gaza, un ordigno è stato fatto esplodere davanti al Centro Culturale Francese, ferendo un poliziotto palestinese e causando danni alla recinzione. Il Centro era già stato preso di mira il 7 ottobre 2014, ma continua ad operare. La polizia palestinese ha avviato indagini su entrambi gli eventi.

Il valico di Rafah è rimasto chiuso in entrambe le direzioni

Le autorità egiziane hanno continuato a tener chiuso il valico Rafah tra l’Egitto e Gaza. Secondo l’Autorità di Valico e di Confine di Gaza, ci sono circa 10.000 persone, compresi oltre mille pazienti medici, registrate ed in attesa di uscire da Gaza, oltre ad una stima di altre 30.000 persone che vogliono recarsi in Paesi esteri, tra cui l’Arabia Saudita per il pellegrinaggio.

Il valico di Rafah è rimasto chiuso dal 24 Ottobre, con l’eccezione di una parziale apertura unidirezionale (26, 27, 30 novembre e 1 dicembre) per il rientro in Gaza di 3.242 persone su circa 6.000 che si stima fossero bloccate in Egitto. Il valico venne chiuso dopo attacchi nella città egiziana di Al Arish, nel nord dell’Egitto, condotti, a quanto sembra, da gruppi estremisti aventi base nella penisola del Sinai; gli attacchi costarono la vita a 30 militari egiziani. Questo è il più lungo periodo di chiusura del valico di Rafah dalla metà del 2008.

Gravi preoccupazioni per la sospensione dei servizi di pulizia presso le strutture sanitarie in Gaza

Secondo il Ministero della Sanità palestinese, circa 2.800 interventi chirurgici sono stati rinviati ed il servizio medico interrotto a circa 50.000 pazienti, di cui circa 4000 minori, fino a nuovo avviso. Motivo dei rinvii è il timore di contaminazioni e di diffusione di malattie causate dall’accumulo di rifiuti medici conseguente alla sospensione dei servizi di pulizia, iniziata il 4 dicembre, da circa 750 lavoratori che forniscono la maggior parte dei servizi di pulizia a 13 ospedali e 56 Centri di Salute posti sotto l’egida del Ministero della Sanità. La sospensione del lavoro è messa in atto per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi dal giugno 2014.

La fermata dei servizi di pulizia aggrava la situazione, già difficile, del sistema sanitario, colpito da problemi energetici cronici, dalla carenza di attrezzature e farmaci e dalla mancanza di opportunità di formazione per il personale; un insieme di problemi discendenti, in gran parte, da anni di blocco, aggravato dal grande afflusso di feriti causati dalle ostilità di luglio-agosto 2014. Ciò ha provocato ritardi crescenti nell’accesso ai trattamento medici ed un aumento della ricerca di trattamenti sanitari all’esterno di Gaza.

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