Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 24 giugno-14 luglio 2014

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs: www.ochaopt.org

ocha

riguardante il periodo:   1 – 7 luglio 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Numerose operazioni militari israeliane e diffusi scontri a seguito dell’uccisione dei 3 giovani israeliani e del 16enne palestinese (bruciato vivo): feriti 570 palestinesi e 17 militari israeliani. Scontri anche all’interno di Israele.
  • A Jenin, le forze speciali israeliane uccidono un 18enne palestinese in circostanze controverse.
  • Rimosse le restrizioni di accesso ai palestinesi di Hebron; riguardavano 23.000 lavoratori e 3.700 commercianti.
  • Impennata di scontri tra palestinesi e coloni israeliani, soprattutto nei pressi di insediamenti colonici e in Gerusalemme Est ed Ovest.
  • Segnalato un tentato rapimento di un altro ragazzo palestinese.
  • Segnalati lanci di bottiglie molotov ad opera di palestinesi.
  • Realizzati, in memoria dei 3 ragazzi israeliani uccisi, 5 nuovi insediamenti colonici illegali (2 smantellati dalle forze israeliane).
  • Crescendo di lanci di razzi palestinesi e attacchi aerei israeliani.
  • Il 7 luglio Israele ha lanciato l’operazione “Protective Edge”. Lo stesso giorno, a Rafah, 7 membri di Hamas muoiono nel crollo di un tunnel, probabilmente colpito dall’aviazione israeliana.
  • Ridotta a tre miglia nautiche la zona di pesca per i palestinesi.
  • Situazione ai valichi: Rafah (Egitto): nuova chiusura. Kerem Shalom (Israele): transiti selettivi, nessuna esportazione da Gaza è stata autorizzata dal 9 giugno. Erez (Israele): aperto solo per urgenze umanitarie e stranieri.
  • 40.000 lavoratori (sicurezza, sanità, istruzione) da aprile senza paga.

Striscia di Gaza

Nota di Assopace: al 15 luglio 2014 i bombardamenti israeliani hanno causato 194 morti, 1.390 feriti, 1.370 case distrutte o gravemente danneggiate.

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  1 – 7 luglio 2014

 Cisgiordania (West Bank)

Scontri diffusi in tutta la Cisgiordania; un palestinese ucciso e oltre 550 feriti

Diffuse proteste e violenti scontri sono scoppiati tra residenti palestinesi e forze israeliane in tutta Gerusalemme Est, in seguito al rapimento ed all’uccisione di un 16enne palestinese del quartiere di Shu’fat, il 2 luglio. Il ragazzo palestinese è stato bruciato vivo da un gruppo di israeliani, secondo quanto riferito in rappresaglia per il rapimento e l’uccisione di tre giovani israeliani vicino Hebron, i cui corpi sono stati trovati il 30 giugno. I disordini si sono diffusi ad altre parti della Cisgiordania. Come conseguenza, circa 570 civili palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane, di cui: 31 da proiettili di arma da fuoco, 290 da proiettili di metallo rivestiti di gomma, 60 da contenitori di gas lacrimogeno, 146 da inalazione di gas lacrimogeno e 36 a causa di aggressioni fisiche. Scontri sono stati anche registrati in diverse località all’interno di Israele.

La maggioranza degli scontri avvenuti durante il periodo di riferimento ha avuto luogo in Gerusalemme Est: durante tali scontri 453 palestinesi sono stati feriti, di essi 275 (60%) nel quartiere di Shu’fat. Durante gli scontri anche 17 membri delle forze militari israeliane sono stati feriti dalle sassaiole palestinesi. Nei quartieri di Shu’fat e Beit Hanina i manifestanti hanno dato alle fiamme l’infrastruttura della Ferrovia leggera di Gerusalemme.

Sono continuate, nella settimana, le operazioni militari israeliane, tra cui incursioni nei villaggi palestinesi ed operazioni di ricerca-arresto. Le forze israeliane hanno fatto irruzione in diversi villaggi, soprattutto nel nord della Cisgiordania, innescando ulteriori scontri con i palestinesi residenti. Inoltre, le forze israeliane hanno condotto almeno 86 operazioni di ricerca-arresto, durante le quali sono stati arrestati 153 palestinesi, la maggior parte (66) del Governatorato di Gerusalemme. In una di tali operazioni, nel Campo Profughi di Jenin, le forze speciali israeliane hanno ucciso un palestinese 18enne; le circostanze dell’uccisione restano controverse.

Rimossa la maggior parte delle restrizioni di accesso ai palestinesi di Hebron; Ramadan: ridotto l’accesso a Gerusalemme

A partire dal 7 luglio, Israele ha tolto la maggior parte delle restrizioni riguardanti l’accesso a Gerusalemme Est e ad Israele, imposte ai palestinesi del Governatorato di Hebron in seguito al rapimento, il 12 giugno, dei tre ragazzi israeliani. L’eliminazione delle restrizioni ha riguardato 23.000 lavoratori titolari di permessi e 3.700 commercianti. Inoltre, tutti i palestinesi di Hebron hanno ora il permesso di recarsi in Cisgiordania centrale e settentrionale tramite il checkpoint di Wadi Nar, come pure in Giordania, e coloro che rientrano nei criteri di età stabiliti da Israele potranno ora avere il permesso di entrare a Gerusalemme Est per la preghiera del venerdì nella Moschea di Al Aqsa.

Accesso per il Ramadan:

Le stime fornite dalle autorità israeliane indicano che nel primo venerdì di Ramadan (4 luglio), circa 11.000 fedeli palestinesi, in possesso di documenti della Cisgiordania, sono entrati in Gerusalemme Est attraverso i posti di blocco intorno alla città. Ciò corrisponde ad una riduzione del 90% rispetto al numero di fedeli che hanno attraversato nel primo venerdì di Ramadan del 2013. Si ritiene che il motivo di tale declino sia dovuto alle restrizioni di accesso imposte dalle autorità israeliane, in particolare ai residenti di Hebron. Nel primo venerdì di Ramadan, agli uomini palestinesi ultra 50enni ed alle donne ultra 40enni in possesso di documenti della Cisgiordania (esclusi tuttavia i residenti di Hebron), è stato consentito di entrare a Gerusalemme senza permesso attraverso quattro posti di blocco (Qalandiya, Gilo, Shu’fat e Zeytoun) per visitare la Moschea di Al Aqsa. Nel 2013, gli uomini ultra 40enni, le donne di tutte le età e i ragazzi sotto i 12 anni avevano potuto accedere.

La maggior parte dei giovani (sotto i 50 anni) che hanno potuto attraversare i posti di blocco, avevano permessi di lavoro oppure per attività commerciali; stando alle informazioni raccolte sul luogo, a quelli che hanno poi proseguito per la Città Vecchia di Gerusalemme è stato ad essa negato l’ingresso a motivo dell’età (inferiore ai 50 anni) e sono stati rimandati indietro ad uno dei checkpoint volanti schierati dentro ed attorno alla Città Vecchia. Come risultato, migliaia di fedeli hanno pregato sulle strade circostanti la Città Vecchia di Gerusalemme. Secondo i resoconti dei media, poche migliaia di fedeli hanno partecipato alle preghiere di mezzogiorno, mentre, nel 2013, furono centinaia di migliaia (200-250.000, in Gerusalemme).

Impennata nel numero di scontri tra palestinesi e coloni israeliani

Violenti scontri tra palestinesi e coloni israeliani sono scoppiati in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, innescati dalla scoperta dei corpi dei tre giovani israeliani e dal successivo rapimento e uccisione del 16enne palestinese, con conseguenti numerose lesioni e danni alle proprietà di entrambe le parti.

In tutta la Cisgiordania sono stati registrati molteplici attacchi da parte di coloni ed altri israeliani contro palestinesi, compresi, tra gli altri, episodi di aggressione fisica, lancio di pietre a veicoli e case palestinesi, raduni agli ingressi di villaggi palestinesi, blocco di strade, incendio di strutture di sostentamento e scritte murali anti-arabe.

È stato anche segnalato un tentativo di rapimento di un altro ragazzo palestinese.

La maggioranza degli episodi sono avvenuti nei pressi di insediamenti colonici israeliani e all’interno delle comunità palestinesi in Gerusalemme Est e Gerusalemme Ovest.

In undici episodi, tra tutti quelli registrati, è stato causato il ferimento di 13 palestinesi, tra cui tre donne, e in altri 17 episodi sono stati danneggiati decine di veicoli e abitazioni palestinesi. In uno degli episodi, un israeliano ha sparato e ferito un palestinese vicino all’ingresso nord della città di Ar Ram (Gerusalemme).

Sempre durante il periodo di riferimento, sei israeliani sono stati feriti a seguito del lancio di pietre effettuato da palestinesi contro veicoli israeliani in viaggio nei Governatorati di Gerusalemme e di Jericho. Nella Città Vecchia di Gerusalemme, una donna israeliana ha riportato lesioni causate da liquido al peperoncino spruzzatole da palestinesi.

Ancora a Gerusalemme, palestinesi hanno lanciato diverse bottiglie molotov: ad una casa, in Beit Hanina, che due anni fa era stata presa ai palestinesi da coloni israeliani, nell’insediamento colonico di Beit Amos a Silwan, ad un base militare israeliana nei pressi di Al ‘Isawiya e ad un altra nei pressi di ‘Anata. Bottiglie molotov sono state lanciate anche verso le forze israeliane a Shu’fat e al Rockfeller Museum.

Viene inoltre riferito che sono stati realizzati cinque nuovi insediamenti colonici illegali, eretti in memoria dei tre ragazzi israeliani: nell’area strategica E1 ad est di Gerusalemme, nel blocco residenziale di Gush Etzion, e su terre che appartengono ai villaggi palestinesi di Halhul, Beit Einoun e Surif del Governatorato di Hebron. In quest’ultimo caso, residenti palestinesi hanno protestato contro l’impossessamento della terra da parte dei coloni: durante la protesta un palestinese è stato aggredito e gravemente ferito dai coloni.

Il 7 luglio, le roulotte dei due insediamenti illegali di Beit Einoun e Surif sono state rimosse dalle forze di polizia e dall’esercito israeliano.

Demolizioni durante il Ramadan e demolizione punitiva di una casa palestinese

Il 3 luglio, in Area C, le autorità israeliane hanno demolito sette strutture palestinesi costruite senza i permessi di costruzione israeliani mentre il 2 luglio avevano parzialmente demolito, come misura punitiva, un’altra struttura in Area A. Queste sono le prime demolizioni registrate dall’inizio del mese di Ramadan; nei precedenti anni le demolizioni sono state sospese o diminuite significativamente nel corso del Ramadan. Complessivamente, otto persone, tra cui quattro minori, sono state sfollate e 49 sono state altrimenti danneggiate dalle demolizioni di questa settimana.

Il 2 luglio, le forze israeliane hanno parzialmente distrutto con l’esplosivo una casa in Idhna (Hebron), appartenente alla famiglia di un palestinese sospettato di aver ucciso un poliziotto israeliano nel mese di aprile; la demolizione è stata eseguita il giorno successivo a quello in cui l’Alta Corte israeliana l’ha sancita come punizione. Come conseguenza, otto persone, tra cui quattro minori, sono state sfollate ed altre otto colpite dal provvedimento. Dopo la demolizione, due 13enni sono stati feriti dall’esplosione di una carica abbandonata sul posto dalle forze israeliane.

Le autorità israeliane sospesero ufficialmente la politica delle demolizioni punitive nel 2005 e, a parte una casa in Gerusalemme Est nel 2009, non avevano più praticato tale misura fino al caso di questa settimana.

Le sette strutture demolite in Area C, nel villaggio di Al ‘Aqaba, in Tubas, includevano cinque ripari per animali, una stanza per ospiti ed un forno ed erano utilizzate a vario titolo da 41 persone, tra cui 21 minori. Ancora in Area C, nei Governatorati di Betlemme, Hebron, Ramallah e Gerico, le autorità israeliane hanno ordinato la demolizione di 17 case, cinque strutture di sussistenza, un centro sociale ed una moschea ed hanno confiscato un bulldozer, di proprietà dal Ministero palestinese dei Lavori Pubblici, mentre veniva utilizzato per aprire una strada agricola vicino all’insediamento colonico di Migdalim (Nablus). Inoltre, nella città di Hebron le, forze israeliane hanno fatto irruzione in un caseificio associato con una società di beneficenza islamica ed hanno confiscato le attrezzature. Raid in associazioni islamiche, sospettate di essere legate ad Hamas, sono stati effettuati nel contesto delle operazioni militari israeliane avviate in seguito al rapimento dei tre giovani israeliani.

Gaza

Escalation nella Striscia di Gaza e Israele; ridotta a tre miglia nautiche la zona di pesca per i palestinesi

Durante il periodo di riferimento, le forze israeliane, mirando presunti siti militari e campi aperti, hanno condotto su tutta la Striscia una serie di attacchi aerei che hanno causato il ferimento di 19 civili palestinesi, tra cui sei minori e sei donne, e danni ad almeno 10 case, altre strutture e 30.000 metri quadrati di serre. Gruppi armati palestinesi hanno continuato a lanciare razzi contro diverse città nel sud di Israele, nonché contro le forze israeliane di guardia presso la recinzione di confine tra Gaza ed Israele. Alcuni razzi sono stati intercettati in aria o sono caduti in aree non abitate; tuttavia, il 7 luglio, un razzo ha colpito una casa a Sderot, ferendo due israeliani e causando danni. Inoltre, in due episodi diversi, due soldati israeliani sono rimasti feriti: presso una base militare vicina all’ex base militare di Sufa e nel territorio del Consiglio Regionale di Eshkol.

Il 4 luglio, le forze israeliane presso la recinzione, ad est del Campo di Al Maghazi, hanno aperto il fuoco verso il territorio palestinese, ferendo un contadino che stava lavorando la sua terra. In un altro incidente, sempre ad est del Campo di Al Maghazi, palestinesi armati hanno lanciato una granata verso le forze israeliane posizionate sul confine: esse hanno risposto sparando quattro granate anticarro ed aprendo il fuoco verso il punto di provenienza del lancio. Non sono stati segnalati feriti.

Il 6 luglio, all’ingresso del Campo di Al Bureij, l’aviazione israeliana ha colpito un gruppo di palestinesi, presunti membri di gruppi armati, uccidendone due e ferendone un altro. Il 3 ed il 6 luglio, altri sei membri di gruppi armati sono rimasti feriti nell’esplosione di razzi nei siti di lancio.

Il 7 luglio Israele ha lanciato un’operazione militare dal nome in codice “Protective Edge” [Bordo di protezione]. Nello stesso giorno, ad est di Rafah, sette corpi di membri di Hamas sono stati recuperati da un tunnel che, secondo quanto riferito, è stato colpito dall’aviazione israeliana.

Durante il periodo di riferimento, in almeno due occasioni le forze navali israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele. Non sono stati segnalati feriti, ma alcune attrezzature da pesca sono state danneggiate. Il 6 luglio, il Ministro israeliano della Difesa, adducendo motivi di sicurezza, ha approvato la riduzione della zona di pesca dei palestinesi di Gaza: da sei a tre miglia nautiche.

Aggiornamento sui valichi di Gaza: nuovamente chiuso il valico di Rafah

In questa settimana il valico commerciale di Kerem Shalom con Israele è rimasto aperto, ma parzialmente in funzione, permettendo l’ingresso di quantità limitate di beni, soprattutto alimentari, carburante e forniture mediche. Nessuna esportazione da Gaza è stata autorizzati dal 9 giugno, secondo quanto riferito a causa di difficoltà tecniche con l’attrezzatura di scansione utilizzata al valico. Il valico di Erez è rimasto chiuso dal 13 giugno, consentendo il transito solo a pre-autorizzati casi di urgenza umanitaria e cittadini stranieri.

Il 2 luglio, le autorità egiziane hanno nuovamente chiuso il valico di Rafah dopo averlo aperto per tre giorni durante i quali circa 3.300 persone, soprattutto pellegrini e casi prioritari, hanno attraversato in entrambe le direzioni. Secondo l’Autorità di Valico e di Confine di Gaza, almeno 10.000 “viaggiatori con priorità” sono registrati ed in attesa di attraversare in Egitto, compresi pazienti, studenti e titolari di visti per Paesi terzi. Dal luglio 2013, il valico di Rafah è stato aperto sporadicamente, limitando l’accesso a ristrette categorie di persone.

La Centrale elettrica di Gaza continua a funzionare a metà della sua capacità

La Centrale elettrica di Gaza opera attualmente al 50% della sua capacità, a seguito di un impegno, da parte dell’Autorità palestinese per l’Energia, a fornire carburante per tutto il mese di Ramadan. Tuttavia le riserve di combustibile consentono l’operatività della Centrale per meno di un giorno e mezzo; viene anche segnalato che, a causa dell’aumento della domanda di energia elettrica combinato con la mancanza di carburante, i blackout elettrici domestici sono aumentati poiché l’elettricità viene riservata prioritariamente alle infrastrutture essenziali come gli ospedali ed i servizi idrici. Le interruzioni di corrente continuano a sconvolgere l’erogazione dei servizi di base.

Aumentano le preoccupazioni per il protrarsi della crisi degli stipendi

In questa settimana, numerosi apparecchi ATM [bancomat] e telecamere di sicurezza sono state vandalizzate da uomini armati ignoti. In segno di protesta, le undici banche di Gaza hanno deciso di cessare completamente le operazioni. Si ritiene che questi episodi siano collegati con la perdurante crisi degli stipendi dei dipendenti del precedente Governo de facto di Gaza. Circa 40.000 lavoratori dei servizi di sicurezza, della sanità e dell’istruzione non sono stati pagati in modo regolare dall’agosto 2013 e non hanno ricevuto alcun pagamento dal mese di aprile 2014.

riguardante il periodo:   24 – 30 giugno 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

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L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Halhul, 30 giugno: ritrovati i corpi dei tre giovani israeliani uccisi. Il Segretario ONU condanna le uccisioni e invita a “rispettare gli obblighi del diritto internazionale e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare questa situazione molto tesa”.
  • Continuano le operazioni militari israeliane; un 22enne palestinese ucciso e 60 feriti negli scontri. Sei i palestinesi uccisi dall’inizio delle operazioni.
  • Donna 78enne muore per attacco di cuore dopo che le forze israeliane hanno fatto esplodere la porta di casa.
  • Parzialmente distrutte le case di due sospetti omicidi dei tre giovani israeliani.
  • Preoccupano le potenziali rappresaglie da parte di coloni israeliani. Registrati una serie di incidenti, in particolare nella città di Hebron, dove continuano le restrizioni di movimento.
  • Nessuna demolizione nella zona C, ma ordine di stop-lavori per diverse strutture a Tulkarm e di requisizione per alcuni ettari di terra coltivata a Barta’a Ash Sharqiya; confiscati 15 serbatoi per acqua e danneggiati altri 11 a Betlemme.

Striscia di Gaza

  • Escalation di ostilità: 25 palestinesi feriti e danni nel corso di attacchi aerei israeliani; uccisi 3 membri di un gruppo armato; razzi palestinesi verso Israele: uno di essi provoca danni e 3 feriti a Sderot; un altro cade entro la Striscia e uccide un bambino di 3 anni e ferisce altri 3 minori.
  • Valico di Rafah: limitata apertura; chiuso il valico di Erez.
  • La Centrale elettrica funziona al 50% della sua capacità: impossibile garantire i servizi basilari ed interventi chirurgici.

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  24 – 30 giugno 2014

Cisgiordania (West Bank)

Le forze israeliane individuano i corpi dei tre giovani israeliani rapiti

La sera del 30 giugno, i corpi dei tre giovani israeliani rapiti il 12 giugno sono stati trovati vicino alla città di Halhul (Hebron). I media hanno riferito che sono stati uccisi poco dopo il loro rapimento. Immediatamente dopo le operazioni militari israeliane si sono focalizzate su alcune aree del Governatorato di Hebron, secondo quanto riferito per catturare i due membri di Hamas accusati degli omicidi. Dal 13 giugno, in Cisgiordania, le operazioni militari erano state generalizzate.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha fortemente condannato le uccisioni ed ha invitato tutte le parti a “rispettare gli obblighi del diritto internazionale e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente questa situazione molto tesa”.

Continuano le operazioni militari israeliane; un palestinese ucciso e 60 feriti negli scontri

Le operazioni militari israeliane iniziate il 13 giugno sono continuate durante il periodo di riferimento, tra cui incursioni e operazioni di ricerca-arresto in campi profughi, villaggi e città della Cisgiordania. Queste operazioni hanno innescato violenti scontri con i residenti palestinesi ed hanno comportato il ferimento di 32 palestinesi, tra cui sei colpiti con proiettili di arma da fuoco e 18 con pallottole metalliche rivestite di gomma. Pure in questa settimana, il 25 giugno, un 22enne palestinese è morto a seguito delle lesioni subite negli scontri avvenuti durante il precedente periodo di riferimento (20 giugno) nel Campo Profughi di Qalandiya, portando a sei il numero di civili palestinesi uccisi in queste circostanze dall’inizio delle operazioni. Inoltre (non inclusa nel conteggio di cui sopra), una donna di 78 anni è morta per un attacco di cuore, poco dopo che le forze israeliane, nell’ambito di un’operazione di ricerca, avevano fatto esplodere la porta d’ingresso della sua casa nel Campo Profughi di Al ‘Arrub.

In una delle operazioni svolte nel villaggio di As Samu’ (Hebron), il 25 giugno, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione nella casa di un ricercato palestinese e lo ha colpito ripetutamente con proiettili di arma da fuoco, ferendolo gravemente; le circostanze dell’incidente rimangono poco chiare. L’uomo è stato successivamente arrestato e trasportato in un ospedale israeliano per cure mediche.

Complessivamente, durante la settimana di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 192 operazioni di ricerca-arresto, nel corso delle quali hanno arrestato 183 palestinesi. La maggior parte delle operazioni ha avuto luogo nel Governatorato di Hebron, ma operazioni simili sono state condotte anche in altre località della Cisgiordania; nel villaggio di Awarta (Nablus) almeno 200 case sono state perquisite e due palestinesi sono stati arrestati. Operazioni nei confronti di associazioni caritative islamiche, sospettate di essere collegatei ad Hamas, sono continuate in varie località del Governatorato di Hebron, tra cui Yatta, Surif, Beit Ummar, Beit Ula e Sa’ir; è stato segnalato il sequestro di computer e file, nonché danni ai mobili.

Ulteriori scontri sono stati registrati durante le manifestazioni settimanali contro la Barriera nei villaggi di Ni’lin, Bil’in (Ramallah) e Al Ma’sara (Betlemme); contro l’espansione dell’insediamento colonico nel villaggio di An Nabi Saleh (Ramallah) e contro le restrizioni di accesso in Kafr Qaddum (Qalqiliya); gli scontri avvenuti nel corso di quest’ultima manifestazione hanno provocato il ferimento di cinque palestinesi.

Preoccupazione per la potenziale ondata di attacchi di rappresaglia da parte di coloni israeliani

Lunedì sera, dopo l’annuncio della scoperta dei corpi dei tre giovani israeliani, coloni israeliani si sono riuniti presso diversi nodi stradali nella Cisgiordania meridionale (tra cui i raccordi stradali degli insediamenti colonici di Gush Etzion, Beit Ummar, nord Halhul e Haggay) ed hanno gettato pietre ai veicoli con targa palestinese, causando danni minori.

Una serie di incidenti sono stati registrati anche nella parte della città di Hebron controllata da Israele (H2), tra cui il lancio di pietre a case palestinesi; in uno degli episodi c’è stato uno scontro con i residenti, ed un palestinese è stato fisicamente aggredito e ferito da un soldato israeliano. Un incidente simile, all’inizio nella settimana (25 giugno), nella zona H2 di Hebron, ha provocato il ferimento di dieci palestinesi, tra cui due minori e due donne, aggrediti fisicamente dai soldati intervenuti quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case palestinesi. Dall’inizio del 2014, un totale di 59 palestinesi sono stati feriti in Cisgiordania dalle forze israeliane durante attacchi di coloni.

Il 29 giugno, un minore palestinese di 9 anni è stato fisicamente aggredito e ferito da un gruppo di israeliani nella zona Shu’fat di Gerusalemme Est; secondo testimoni, il gruppo ha tentato di rapire il ragazzino.

In altri due incidenti avvenuti nella settimana di riferimento, un gruppo di coloni israeliani provenienti degli insediamenti colonici di Qedumim ed Eli, secondo quanto riferito, hanno abbattuto numerosi ulivi appartenenti ad agricoltori degli adiacenti villaggi di Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Qaryut (Nablus). L’esatta portata del danno non ha potuto essere valutata, poiché l’accesso palestinese ad entrambe le aree è limitato e richiede un preliminare coordinamento con le autorità israeliane. In Cisgiordania meridionale, coloni israeliani dell’insediamento di Betar Illit, secondo quanto riferito, hanno incendiato un locale agricolo e danneggiato un impianto di irrigazione su un appezzamento di terreno appartenente a contadini del villaggio di Husan (Betlemme). Ancora nella zona di Betlemme, coloni israeliani dell’insediamento colonico di Bat Ayin hanno tagliato 15 ulivi appartenente ad una famiglia del villaggio di Beit Ummar.

Continuano le restrizioni di movimento a Hebron

Nonostante alcune fluttuazioni, la maggior parte delle restrizioni di accesso imposte ai residenti di Hebron fin dall’inizio delle operazioni militari, sono rimaste in vigore durante il periodo di riferimento.

Agli uomini di età compresa tra 16 e 50 anni, residenti nel Governatorato di Hebron, si è continuato ad impedire l’attraversamento del checkpoint di Wadi An Nar, che controlla l’unico percorso disponibile per la maggior parte dei palestinesi tra il Centro ed il Sud della Cisgiordania, così come l’andare in Giordania attraverso il ponte di Allenby. Resta sospesa la validità dei permessi di accesso a Gerusalemme Est, a Israele e ad alcune aree di insediamento colonico. Inoltre, in questa settimana, l’Amministrazione Civile israeliana ha annunciato che le imminenti misure volte a facilitare l’accesso palestinese a Gerusalemme Est durante il mese di Ramadan, non si applicheranno ai residenti di Hebron.

Nel contempo, le restrizioni di accesso nel circondario della città di Hebron sono state allentate durante la maggior parte del periodo di riferimento; il 30 giugno esse sono state nuovamente imposte, in alcuni casi più severe, dopo il ritrovamento dei corpi dei tre giovani israeliani. Tutti gli ingressi alla città di Hebron ed alle adiacenti città di Halhul, Idhna e Tarqumiya, sono stati totalmente bloccati o sono controllati da posti di blocco.

Parzialmente distrutte le case di due sospetti omicidi dei tre giovani israeliani

Poco dopo la scoperta dei corpi dei tre giovani israeliani, le forze israeliane hanno evacuato le famiglie dei due individui sospettati del delitto dai loro rispettivi alloggi nella città di Hebron ed hanno fatto esplodere entrambi gli alloggi, distruggendoli parzialmente. Di conseguenza, sei persone, tra cui quattro minori, parenti dei due presunti colpevoli, sono state sfollate. Un bambino di un anno di età è stato ferito dalle schegge di vetro provocate dall’esplosione in una delle due case e, negli scontri scoppiati dopo l’esplosione, un 16enne è stato ferito da una pallottola di metallo gommato. Secondo un portavoce dell’Esercito, citato nei media israeliani, le esplosioni sono state effettuate al fine di abbattere le porte, temendo che nella casa potesse esserci una trappola esplosiva.

Inoltre, il 1° luglio, l’alta Corte di Giustizia di Israele ha sanzionato la demolizione punitiva di parti della casa della famiglia di un palestinese del villaggio di Idhna (Hebron), sospettato di aver ucciso un ufficiale della polizia israeliana nell’aprile 2014. La politica delle demolizioni punitive venne ufficialmente sospesa dalle autorità israeliane nel 2005 e, ad eccezione di un caso a Gerusalemme Est, nel 2009, non è più stata praticata da allora.

Demolizioni e confische

In questa settimana non ci sono state notizie di demolizioni eseguite nella zona C della Cisgiordania per mancanza dei permessi di costruzione israeliani. Tuttavia, le forze israeliane hanno consegnato ordini di arresto-lavori nei confronti di diverse strutture abitative e commerciali nella zona C della città di Tulkarm e nel villaggio di Barta’a Ash Sharqiya (Jenin) ed un ordine di requisizione di decine di migliaia di metri quadri di terra coltivata da palestinesi vicino all’insediamento colonico di Ma’ale Shomron (Qalqiliya). Sempre in questa settimana, in Area C, in Betlemme, nella comunità di Khallet  An Nahla, le autorità israeliane hanno confiscato 15 serbatoi per acqua forniti da un donatore internazionale; altri 11 serbatoi sono stati danneggiati.

In Gerusalemme Est, le autorità israeliane hanno parzialmente demolito un edificio disabitato situato nel Campo Profughi di Shu’fat, sul lato “Cisgiordania” della Barriera, a causa della mancanza del permesso di costruzione. La struttura era in fase di ristrutturazione mediante un’iniziativa basata sulla comunità. Sempre in Gerusalemme Est, l’Amministrazione Comunale ha demolito un chiosco commerciale nella Città Vecchia.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Escalation di ostilità: 25 palestinesi e tre civili israeliani feriti; razzo palestinese cade in Gaza: muore un bambino palestinese

Bombardamenti israeliani nella striscia di Gaza e lancio di razzi palestinesi verso il sud di Israele sono continuati ogni giorno durante il periodo di riferimento. Il 24 giugno, uno dei razzi lanciati da un gruppo armato palestinese è caduto all’interno della stessa Striscia di Gaza, colpendo un’area nei pressi di una casa a Beit Lahiya, uccidendo un bambino di tre anni e ferendo altri tre minori. Un altro razzo, caduto sulla città di Sderot (Israele), ha colpito una fabbrica di materie plastiche, incendiandola e ferendo tre civili israeliani (28 giugno).

Una serie di attacchi aerei israeliani, condotti il 24 ed il 25 giugno, hanno bersagliato presunti siti militari e campi aperti ed hanno provocato il ferimento di dieci civili, tra cui cinque minori; hanno inoltre causato significativi danni alle proprietà, tra cui almeno otto case, due laboratori e 450 alberi. Il 27 e il 29 giugno, l’Aeronautica israeliana ha preso di mira e ucciso due membri di un gruppo armato mentre stavano viaggiando nel Campo Profughi di Al-Shati (Beach Camp);  nella zona di Al Qarara, l’Aeronautica israeliana ha inoltre bersagliato e ucciso un altro membro, ferendo altre due persone. Dall’inizio del 2014, in operazioni simili, le forze israeliane hanno ucciso almeno 5 membri di gruppi armati. Un altro minore è stato ferito il 29 giugno in un attacco aereo ad una base militare a Khan Younis.

In un altro incidente, il 27 giugno, un ordigno esplosivo improvvisato (IED) è stato fatto esplodere vicino alla recinzione, danneggiando un veicolo militare israeliano che stava pattugliando la zona.  Le forze israeliane hanno risposto bombardando una zona di Khan Younis, ferendo 8 civili, tra cui 2 minori e 3 donne. In due episodi, il 26 ed il 28 giugno, le forze israeliane di stanza presso il recinto hanno aperto il fuoco verso palestinesi che, in uno dei due episodi, stavano raccogliendo rottami metallici e, nell’altro, erano presenti nella zona, ferendo 3 civili.

In almeno tre occasioni, durante il periodo di riferimento, le forze navali israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso barche da pesca palestinesi si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele. Come conseguenza alcune attrezzature da pesca sono state danneggiate, mentre non sono stati segnalati feriti.

Aggiornamento sui valichi di Gaza: limitata apertura del valico di Rafah mentre continua la chiusura del valico di Erez

Il 29 giugno, dopo 11 giorni di chiusura completa, le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah, consentendo ad oltre 2.000 persone, principalmente pellegrini ed alcuni casi umanitari, di attraversare in entrambe le direzioni. Secondo l’Autorità di Confine e Valico di Gaza, a causa delle frequenti e lunghe chiusure, almeno 10.000 viaggiatori con priorità sono registrati ed in attesa di transitare verso l’Egitto, soprattutto pazienti medici, studenti e titolari di visti per Paesi terzi. Nel giugno 2013, prima della modifica della modalità di funzionamento del valico, una media di 1.860 persone lo attraversava ogni giorno.

Il valico di Erez, tra Gaza ed Israele, che era accessibile ad un piccolo numero di titolari di permesso, è rimasto chiuso dal 13 giugno, consentendo solo a casi umanitari urgenti pre-autorizzati e a cittadini stranieri, di uscire ed entrare nella Striscia.

Durante la settimana il valico commerciale di Kerem Shalom è rimasto aperto, consentendo l’entrata di circa 1.190 camion di merci importate; tuttavia, dal 9 giugno, non sono state consentite esportazioni in uscita da Gaza, secondo quanto riferito a causa di difficoltà tecniche con l’apparecchiatura di scansione utilizzata dal valico. L’uscita di merci da Gaza verso la Cisgiordania ed Israele, i principali mercati per i prodotti di Gaza, è stata invece bandita con l’imposizione del blocco, nel 2007; in seguito all’allentamento del blocco, nel 2010, è stata consentita l’esportazione di piccole quantità di prodotti agricoli verso mercati esteri.

La Centrale elettrica di Gaza continua a funzionare a metà della sua capacità

A seguito dell’esaurimento dei fondi donati dal Qatar per l’acquisto di combustibile per la Centrale elettrica di Gaza, dal 25 giugno il Ministero dell’Energia sta acquistando limitate quantità di carburante per consentire alla Centrale di operare a metà della sua capacità, facendo cioè funzionare due delle sue quattro turbine. Attualmente Gaza riceve meno del 45% delle forniture energetiche necessarie e, di conseguenza, subisce interruzioni pianificate di energia elettrica pari a 12 ore al giorno. La carenza di energia elettrica, combinata con la mancanza di carburante, continua a influenzare negativamente l’erogazione dei servizi basilari. L’Autorità per l’Energia sta valutando di reindirizzare la fornitura di energia elettrica al mantenimento dell’operatività di specifici impianti vitali, tra cui gli ospedali ed i maggiori pozzi d’acqua, come misura temporanea che, tuttavia, comporterebbe un aumento delle interruzioni energetiche in altri settori che coinvolgono le famiglie.

Preoccupazione per l’ulteriore deterioramento dei servizi sanitari

I servizi sanitari sono stati particolarmente colpiti dai blackout elettrici che hanno interrotto il funzionamento di routine del sistema sanitario ed hanno condotto al blocco di tutti gli interventi chirurgici considerati non urgenti. Le riserve di carburante necessarie per far funzionare i generatori di emergenza degli ospedali sono a meno di un terzo della loro capacità, sufficienti a coprire meno di due settimane.

Tutto ciò è aggravato da altre carenze in corso: circa un quarto dei farmaci essenziali e più della metà degli articoli medicali monouso sono esauriti presso il magazzino della Farmacia Centrale di Gaza.  200 bancali di medicinali ed articoli medicali monouso sono stati inviati dalla Cisgiordania a Gaza la settimana scorsa, tuttavia l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) segnala che questa spedizione non copre le carenze attuali.

A seguito di questo deterioramento c’è stato un forte aumento del numero di pazienti che cercano cure mediche fuori da Gaza, compresa la Cisgiordania e Gerusalemme Est.  Secondo l’OMS, durante il mese di maggio, il numero di richieste di permessi per uscire da Gaza tramite il valico di Erez per sottoporsi a trattamenti sanitari sono aumentate di quasi il 50% rispetto alla media mensile nel 2013.

Riguardante il periodo:   24 – 30 giugno 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Halhul, 30 giugno: ritrovati i corpi dei tre giovani israeliani uccisi. Il Segretario ONU condanna le uccisioni e invita a “rispettare gli obblighi del diritto internazionale e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare questa situazione molto tesa”.
  • Continuano le operazioni militari israeliane; un 22enne palestinese ucciso e 60 feriti negli scontri. Sei i palestinesi uccisi dall’inizio delle operazioni.
  • Donna 78enne muore per attacco di cuore dopo che le forze israeliane hanno fatto esplodere la porta di casa.
  • Parzialmente distrutte le case di due sospetti omicidi dei tre giovani israeliani.
  • Preoccupano le potenziali rappresaglie da parte di coloni israeliani. Registrati una serie di incidenti, in particolare nella città di Hebron, dove continuano le restrizioni di movimento.
  • Nessuna demolizione nella zona C, ma ordine di stop-lavori per diverse strutture a Tulkarm e di requisizione per alcuni ettari di terra coltivata a Barta’a Ash Sharqiya; confiscati 15 serbatoi per acqua e danneggiati altri 11 a Betlemme.

Striscia di Gaza

  • Escalation di ostilità: 25 palestinesi feriti e danni nel corso di attacchi aerei israeliani; uccisi 3 membri di un gruppo armato; razzi palestinesi verso Israele: uno di essi provoca danni e 3 feriti a Sderot; un altro cade entro la Striscia e uccide un bambino di 3 anni e ferisce altri 3 minori.
  • Valico di Rafah: limitata apertura; chiuso il valico di Erez.
  • La Centrale elettrica funziona al 50% della sua capacità: impossibile garantire i servizi basilari ed interventi chirurgici.

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  24 – 30 giugno 2014

Cisgiordania (West Bank)

Le forze israeliane individuano i corpi dei tre giovani israeliani rapiti

La sera del 30 giugno, i corpi dei tre giovani israeliani rapiti il 12 giugno sono stati trovati vicino alla città di Halhul (Hebron). I media hanno riferito che sono stati uccisi poco dopo il loro rapimento. Immediatamente dopo le operazioni militari israeliane si sono focalizzate su alcune aree del Governatorato di Hebron, secondo quanto riferito per catturare i due membri di Hamas accusati degli omicidi. Dal 13 giugno, in Cisgiordania, le operazioni militari erano state generalizzate.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha fortemente condannato le uccisioni ed ha invitato tutte le parti a “rispettare gli obblighi del diritto internazionale e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente questa situazione molto tesa”.

Continuano le operazioni militari israeliane; un palestinese ucciso e 60 feriti negli scontri

Le operazioni militari israeliane iniziate il 13 giugno sono continuate durante il periodo di riferimento, tra cui incursioni e operazioni di ricerca-arresto in campi profughi, villaggi e città della Cisgiordania. Queste operazioni hanno innescato violenti scontri con i residenti palestinesi ed hanno comportato il ferimento di 32 palestinesi, tra cui sei colpiti con proiettili di arma da fuoco e 18 con pallottole metalliche rivestite di gomma. Pure in questa settimana, il 25 giugno, un 22enne palestinese è morto a seguito delle lesioni subite negli scontri avvenuti durante il precedente periodo di riferimento (20 giugno) nel Campo Profughi di Qalandiya, portando a sei il numero di civili palestinesi uccisi in queste circostanze dall’inizio delle operazioni. Inoltre (non inclusa nel conteggio di cui sopra), una donna di 78 anni è morta per un attacco di cuore, poco dopo che le forze israeliane, nell’ambito di un’operazione di ricerca, avevano fatto esplodere la porta d’ingresso della sua casa nel Campo Profughi di Al ‘Arrub.

In una delle operazioni svolte nel villaggio di As Samu’ (Hebron), il 25 giugno, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione nella casa di un ricercato palestinese e lo ha colpito ripetutamente con proiettili di arma da fuoco, ferendolo gravemente; le circostanze dell’incidente rimangono poco chiare. L’uomo è stato successivamente arrestato e trasportato in un ospedale israeliano per cure mediche.

Complessivamente, durante la settimana di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 192 operazioni di ricerca-arresto, nel corso delle quali hanno arrestato 183 palestinesi. La maggior parte delle operazioni ha avuto luogo nel Governatorato di Hebron, ma operazioni simili sono state condotte anche in altre località della Cisgiordania; nel villaggio di Awarta (Nablus) almeno 200 case sono state perquisite e due palestinesi sono stati arrestati. Operazioni nei confronti di associazioni caritative islamiche, sospettate di essere collegatei ad Hamas, sono continuate in varie località del Governatorato di Hebron, tra cui Yatta, Surif, Beit Ummar, Beit Ula e Sa’ir; è stato segnalato il sequestro di computer e file, nonché danni ai mobili.

Ulteriori scontri sono stati registrati durante le manifestazioni settimanali contro la Barriera nei villaggi di Ni’lin, Bil’in (Ramallah) e Al Ma’sara (Betlemme); contro l’espansione dell’insediamento colonico nel villaggio di An Nabi Saleh (Ramallah) e contro le restrizioni di accesso in Kafr Qaddum (Qalqiliya); gli scontri avvenuti nel corso di quest’ultima manifestazione hanno provocato il ferimento di cinque palestinesi.

Preoccupazione per la potenziale ondata di attacchi di rappresaglia da parte di coloni israeliani

Lunedì sera, dopo l’annuncio della scoperta dei corpi dei tre giovani israeliani, coloni israeliani si sono riuniti presso diversi nodi stradali nella Cisgiordania meridionale (tra cui i raccordi stradali degli insediamenti colonici di Gush Etzion, Beit Ummar, nord Halhul e Haggay) ed hanno gettato pietre ai veicoli con targa palestinese, causando danni minori.

Una serie di incidenti sono stati registrati anche nella parte della città di Hebron controllata da Israele (H2), tra cui il lancio di pietre a case palestinesi; in uno degli episodi c’è stato uno scontro con i residenti, ed un palestinese è stato fisicamente aggredito e ferito da un soldato israeliano. Un incidente simile, all’inizio nella settimana (25 giugno), nella zona H2 di Hebron, ha provocato il ferimento di dieci palestinesi, tra cui due minori e due donne, aggrediti fisicamente dai soldati intervenuti quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case palestinesi. Dall’inizio del 2014, un totale di 59 palestinesi sono stati feriti in Cisgiordania dalle forze israeliane durante attacchi di coloni.

Il 29 giugno, un minore palestinese di 9 anni è stato fisicamente aggredito e ferito da un gruppo di israeliani nella zona Shu’fat di Gerusalemme Est; secondo testimoni, il gruppo ha tentato di rapire il ragazzino.

In altri due incidenti avvenuti nella settimana di riferimento, un gruppo di coloni israeliani provenienti degli insediamenti colonici di Qedumim ed Eli, secondo quanto riferito, hanno abbattuto numerosi ulivi appartenenti ad agricoltori degli adiacenti villaggi di Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Qaryut (Nablus). L’esatta portata del danno non ha potuto essere valutata, poiché l’accesso palestinese ad entrambe le aree è limitato e richiede un preliminare coordinamento con le autorità israeliane. In Cisgiordania meridionale, coloni israeliani dell’insediamento di Betar Illit, secondo quanto riferito, hanno incendiato un locale agricolo e danneggiato un impianto di irrigazione su un appezzamento di terreno appartenente a contadini del villaggio di Husan (Betlemme). Ancora nella zona di Betlemme, coloni israeliani dell’insediamento colonico di Bat Ayin hanno tagliato 15 ulivi appartenente ad una famiglia del villaggio di Beit Ummar.

Continuano le restrizioni di movimento a Hebron

Nonostante alcune fluttuazioni, la maggior parte delle restrizioni di accesso imposte ai residenti di Hebron fin dall’inizio delle operazioni militari, sono rimaste in vigore durante il periodo di riferimento.

Agli uomini di età compresa tra 16 e 50 anni, residenti nel Governatorato di Hebron, si è continuato ad impedire l’attraversamento del checkpoint di Wadi An Nar, che controlla l’unico percorso disponibile per la maggior parte dei palestinesi tra il Centro ed il Sud della Cisgiordania, così come l’andare in Giordania attraverso il ponte di Allenby. Resta sospesa la validità dei permessi di accesso a Gerusalemme Est, a Israele e ad alcune aree di insediamento colonico. Inoltre, in questa settimana, l’Amministrazione Civile israeliana ha annunciato che le imminenti misure volte a facilitare l’accesso palestinese a Gerusalemme Est durante il mese di Ramadan, non si applicheranno ai residenti di Hebron.

Nel contempo, le restrizioni di accesso nel circondario della città di Hebron sono state allentate durante la maggior parte del periodo di riferimento; il 30 giugno esse sono state nuovamente imposte, in alcuni casi più severe, dopo il ritrovamento dei corpi dei tre giovani israeliani. Tutti gli ingressi alla città di Hebron ed alle adiacenti città di Halhul, Idhna e Tarqumiya, sono stati totalmente bloccati o sono controllati da posti di blocco.

Parzialmente distrutte le case di due sospetti omicidi dei tre giovani israeliani

Poco dopo la scoperta dei corpi dei tre giovani israeliani, le forze israeliane hanno evacuato le famiglie dei due individui sospettati del delitto dai loro rispettivi alloggi nella città di Hebron ed hanno fatto esplodere entrambi gli alloggi, distruggendoli parzialmente. Di conseguenza, sei persone, tra cui quattro minori, parenti dei due presunti colpevoli, sono state sfollate. Un bambino di un anno di età è stato ferito dalle schegge di vetro provocate dall’esplosione in una delle due case e, negli scontri scoppiati dopo l’esplosione, un 16enne è stato ferito da una pallottola di metallo gommato. Secondo un portavoce dell’Esercito, citato nei media israeliani, le esplosioni sono state effettuate al fine di abbattere le porte, temendo che nella casa potesse esserci una trappola esplosiva.

Inoltre, il 1° luglio, l’alta Corte di Giustizia di Israele ha sanzionato la demolizione punitiva di parti della casa della famiglia di un palestinese del villaggio di Idhna (Hebron), sospettato di aver ucciso un ufficiale della polizia israeliana nell’aprile 2014. La politica delle demolizioni punitive venne ufficialmente sospesa dalle autorità israeliane nel 2005 e, ad eccezione di un caso a Gerusalemme Est, nel 2009, non è più stata praticata da allora.

Demolizioni e confische

In questa settimana non ci sono state notizie di demolizioni eseguite nella zona C della Cisgiordania per mancanza dei permessi di costruzione israeliani. Tuttavia, le forze israeliane hanno consegnato ordini di arresto-lavori nei confronti di diverse strutture abitative e commerciali nella zona C della città di Tulkarm e nel villaggio di Barta’a Ash Sharqiya (Jenin) ed un ordine di requisizione di decine di migliaia di metri quadri di terra coltivata da palestinesi vicino all’insediamento colonico di Ma’ale Shomron (Qalqiliya). Sempre in questa settimana, in Area C, in Betlemme, nella comunità di Khallet  An Nahla, le autorità israeliane hanno confiscato 15 serbatoi per acqua forniti da un donatore internazionale; altri 11 serbatoi sono stati danneggiati.

In Gerusalemme Est, le autorità israeliane hanno parzialmente demolito un edificio disabitato situato nel Campo Profughi di Shu’fat, sul lato “Cisgiordania” della Barriera, a causa della mancanza del permesso di costruzione. La struttura era in fase di ristrutturazione mediante un’iniziativa basata sulla comunità. Sempre in Gerusalemme Est, l’Amministrazione Comunale ha demolito un chiosco commerciale nella Città Vecchia.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Escalation di ostilità: 25 palestinesi e tre civili israeliani feriti; razzo palestinese cade in Gaza: muore un bambino palestinese

Bombardamenti israeliani nella striscia di Gaza e lancio di razzi palestinesi verso il sud di Israele sono continuati ogni giorno durante il periodo di riferimento. Il 24 giugno, uno dei razzi lanciati da un gruppo armato palestinese è caduto all’interno della stessa Striscia di Gaza, colpendo un’area nei pressi di una casa a Beit Lahiya, uccidendo un bambino di tre anni e ferendo altri tre minori. Un altro razzo, caduto sulla città di Sderot (Israele), ha colpito una fabbrica di materie plastiche, incendiandola e ferendo tre civili israeliani (28 giugno).

Una serie di attacchi aerei israeliani, condotti il 24 ed il 25 giugno, hanno bersagliato presunti siti militari e campi aperti ed hanno provocato il ferimento di dieci civili, tra cui cinque minori; hanno inoltre causato significativi danni alle proprietà, tra cui almeno otto case, due laboratori e 450 alberi. Il 27 e il 29 giugno, l’Aeronautica israeliana ha preso di mira e ucciso due membri di un gruppo armato mentre stavano viaggiando nel Campo Profughi di Al-Shati (Beach Camp);  nella zona di Al Qarara, l’Aeronautica israeliana ha inoltre bersagliato e ucciso un altro membro, ferendo altre due persone. Dall’inizio del 2014, in operazioni simili, le forze israeliane hanno ucciso almeno 5 membri di gruppi armati. Un altro minore è stato ferito il 29 giugno in un attacco aereo ad una base militare a Khan Younis.

In un altro incidente, il 27 giugno, un ordigno esplosivo improvvisato (IED) è stato fatto esplodere vicino alla recinzione, danneggiando un veicolo militare israeliano che stava pattugliando la zona.  Le forze israeliane hanno risposto bombardando una zona di Khan Younis, ferendo 8 civili, tra cui 2 minori e 3 donne. In due episodi, il 26 ed il 28 giugno, le forze israeliane di stanza presso il recinto hanno aperto il fuoco verso palestinesi che, in uno dei due episodi, stavano raccogliendo rottami metallici e, nell’altro, erano presenti nella zona, ferendo 3 civili.

In almeno tre occasioni, durante il periodo di riferimento, le forze navali israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso barche da pesca palestinesi si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele. Come conseguenza alcune attrezzature da pesca sono state danneggiate, mentre non sono stati segnalati feriti.

Aggiornamento sui valichi di Gaza: limitata apertura del valico di Rafah mentre continua la chiusura del valico di Erez

Il 29 giugno, dopo 11 giorni di chiusura completa, le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah, consentendo ad oltre 2.000 persone, principalmente pellegrini ed alcuni casi umanitari, di attraversare in entrambe le direzioni. Secondo l’Autorità di Confine e Valico di Gaza, a causa delle frequenti e lunghe chiusure, almeno 10.000 viaggiatori con priorità sono registrati ed in attesa di transitare verso l’Egitto, soprattutto pazienti medici, studenti e titolari di visti per Paesi terzi. Nel giugno 2013, prima della modifica della modalità di funzionamento del valico, una media di 1.860 persone lo attraversava ogni giorno.

Il valico di Erez, tra Gaza ed Israele, che era accessibile ad un piccolo numero di titolari di permesso, è rimasto chiuso dal 13 giugno, consentendo solo a casi umanitari urgenti pre-autorizzati e a cittadini stranieri, di uscire ed entrare nella Striscia.

Durante la settimana il valico commerciale di Kerem Shalom è rimasto aperto, consentendo l’entrata di circa 1.190 camion di merci importate; tuttavia, dal 9 giugno, non sono state consentite esportazioni in uscita da Gaza, secondo quanto riferito a causa di difficoltà tecniche con l’apparecchiatura di scansione utilizzata dal valico. L’uscita di merci da Gaza verso la Cisgiordania ed Israele, i principali mercati per i prodotti di Gaza, è stata invece bandita con l’imposizione del blocco, nel 2007; in seguito all’allentamento del blocco, nel 2010, è stata consentita l’esportazione di piccole quantità di prodotti agricoli verso mercati esteri.

La Centrale elettrica di Gaza continua a funzionare a metà della sua capacità

A seguito dell’esaurimento dei fondi donati dal Qatar per l’acquisto di combustibile per la Centrale elettrica di Gaza, dal 25 giugno il Ministero dell’Energia sta acquistando limitate quantità di carburante per consentire alla Centrale di operare a metà della sua capacità, facendo cioè funzionare due delle sue quattro turbine. Attualmente Gaza riceve meno del 45% delle forniture energetiche necessarie e, di conseguenza, subisce interruzioni pianificate di energia elettrica pari a 12 ore al giorno. La carenza di energia elettrica, combinata con la mancanza di carburante, continua a influenzare negativamente l’erogazione dei servizi basilari. L’Autorità per l’Energia sta valutando di reindirizzare la fornitura di energia elettrica al mantenimento dell’operatività di specifici impianti vitali, tra cui gli ospedali ed i maggiori pozzi d’acqua, come misura temporanea che, tuttavia, comporterebbe un aumento delle interruzioni energetiche in altri settori che coinvolgono le famiglie.

Preoccupazione per l’ulteriore deterioramento dei servizi sanitari

I servizi sanitari sono stati particolarmente colpiti dai blackout elettrici che hanno interrotto il funzionamento di routine del sistema sanitario ed hanno condotto al blocco di tutti gli interventi chirurgici considerati non urgenti. Le riserve di carburante necessarie per far funzionare i generatori di emergenza degli ospedali sono a meno di un terzo della loro capacità, sufficienti a coprire meno di due settimane.

Tutto ciò è aggravato da altre carenze in corso: circa un quarto dei farmaci essenziali e più della metà degli articoli medicali monouso sono esauriti presso il magazzino della Farmacia Centrale di Gaza.  200 bancali di medicinali ed articoli medicali monouso sono stati inviati dalla Cisgiordania a Gaza la settimana scorsa, tuttavia l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) segnala che questa spedizione non copre le carenze attuali.

A seguito di questo deterioramento c’è stato un forte aumento del numero di pazienti che cercano cure mediche fuori da Gaza, compresa la Cisgiordania e Gerusalemme Est.  Secondo l’OMS, durante il mese di maggio, il numero di richieste di permessi per uscire da Gaza tramite il valico di Erez per sottoporsi a trattamenti sanitari sono aumentate di quasi il 50% rispetto alla media mensile nel 2013.

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