Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 24 -31 marzo2014

Apr 16, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

ocha

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Riguardante il periodo:   25 – 31 marzo 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono infor-mazioni, corredate da dati numerici e grafici statistici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori pa-lestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti, escludendo i dati statisti-ci ed i grafici. Nella prima pagina viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Feriti 52 palestinesi dalle forze israeliane in vari scontri avvenuti durante manifestazioni per la “Giornata della Terra” in cui gli arabi israeliani ricordano gli espropri ed i morti del 1976.
  • 12 incidenti correlati ai coloni: 3 palestinesi feriti e 1.400 ulivi vandalizzati (5.360 da inizio 2014).
  • Al Kharouba: coloni israeliani pascolano le loro pecore su coltivazioni di grano e orzo palestinesi.
  • In 3 località, nuovi insediamenti di coloni con roulotte o tende su terreni palestinesi.
  • Gerusalemme Est: demolito edificio con una moschea, un’abitazione e un centro medico; sepolte sotto le macerie attrezzature mediche per 52.000 €.
  • Il Coordinatore Umanitario dell’ONU chiede l’immediata sospensione delle demolizioni: “… causano inutili sofferenze e tensione; inoltre contrastano con gli obblighi di Israele verso il Diritto internazionale”.
  • Non sono stati segnalati scontri armati; tuttavia, durante 3 manifestazioni tenute in Aree ad Accesso Riservato, ci sono stati scontri: feriti 6 palestinesi.
  • Forze israeliane conducono 2 operazioni di livellamento del terreno con carri armati e bulldozer per circa 200 metri dentro la Striscia.
  • Presso Rafah, in circostanze non chiare, forze navali israeliane attaccano 2 barche sospettate di contrabbando: 2 feriti e barche bruciate.
  • 2 bambine morte nell’incendio della loro abitazione: è diffuso l’uso di candele per i frequenti black-out elettrici.
  • In 2 incidenti, 11 civili, di cui 7 minori, feriti dalle esplosioni di residuati bellici.
  • Il valico di Rafah, dopo 51 giorni, riaperto per casi umanitari.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

Riguardante il periodo:   25 – 31 marzo 2014

 Cisgiordania (West Bank)

Manifestazioni diffuse e scontri per l’anniversario della “Giornata della Terra”

In questa settimana, nel corso di diversi scontri, le forze israeliane hanno ferito 52 palestinesi, tra cui 20 minori, portando a 496 il numero di palestinesi feriti in Cisgiordania nel corso del primo trimestre del 2014; un calo significativo rispetto ai 1.460 feriti durante l’equivalente periodo del 2013.

 Quasi due terzi dei ferimenti avvenuti nella settimana (32) si sono verificati tra il 28 e il 30 marzo, in scontri con le forze israeliane avvenuti durante le manifestazioni tenute in occasione del 38° anniversario della “Giornata della Terra” (commemorazione dell’esproprio di massa, avvenuto nel 1976, di terreni appartenenti a palestinesi cittadini di Israele). Gli scontri più forti sono avvenuti in Gerusalemme Est, Beit Ummar (Hebron), e Kafr Qaddum (Qalqiliya).

Durante le manifestazioni, i palestinesi hanno gettato pietre contro le forze israeliane ed esse hanno risposto sparando proiettili veri, proiettili di metallo gommato, gas lacrimogeni e granate sonore.

 Nella settimana sono stati segnalati ulteriori scontri con le forze israeliane in altre località: all’ingresso del villaggio di Silwad (Ramallah), con quattro feriti; nel quartiere di Al ‘Isawiya di Gerusalemme Est, durante un’operazione di ricerca-arresto, con due feriti; nel Campo Profughi di Al Jalazun (Ramallah) e nel Campo Profughi di Aida (Betlemme), con nove persone, tra cui tre minori, di due famiglie, curati per inalazione di gas lacrimogeno sparato dalle forze israeliane ai lanciatori di pietre palestinesi e penetrato nelle loro case.

 Sempre in questa settimana, un ragazzo 16enne si è spezzato una gamba cadendo mentre era inseguito dalle forze israeliane in ‘Iraq Burin (Nablus), vicino all’insediamento di Bracha, dove stava raccogliendo una pianta selvatica commestibile (‘aqub, o Gundelia). Nella scorsa settimana, le forze israeliane hanno sparato e ucciso un 14enne palestinese, mentre raccoglieva la pianta selvatica in un’area dietro la Barriera, nel sud di Hebron. La pianta cresce allo stato selvatico nel mese di marzo ed è una fonte di reddito per molti contadini palestinesi. Almeno cinque palestinesi sono stati feriti, in questo mese, dalle forze israeliane o da coloni, mentre raccoglievano la pianta in aree attorno ad insediamenti colonici israeliani.

 Tre palestinesi feriti e quasi 1.400 ulivi vandalizzati dai coloni israeliani

Questa settimana OCHA ha registrato 12 incidenti correlati ai coloni: tutti gli episodi hanno riguardato azioni di coloni contro palestinesi; in tre episodi sono state causate vittime palestinesi e, negli altri nove, sono state danneggiate le loro proprietà.

 In uno degli incidenti più gravi di questa settimana, avvenuto il 30 marzo vicino allo svincolo di Yitzhar (Nablus), un colono israeliano ha sparato e ferito un 25enne palestinese che stava riparando la ruota del suo veicolo. Il colono è fuggito.

Negli ultimi anni i mezzi di sussistenza e la sicurezza dei residenti di sei villaggi palestinesi intorno all’insediamento colonico di Yitzhar, sono stati minati dai sistematici attacchi e dalle intimidazioni dei coloni israeliani.

 Il giorno seguente, coloni israeliani hanno fisicamente aggredito e ferito altri due palestinesi: un 43enne, nella zona di Wadi El ‘Ein, vicino al villaggio di Al Bireh (Ramallah), da un gruppo di sette coloni dell’insediamento di  Pesagot, e un 18enne, che è stato anche spruzzato con liquido irritante, nella zona di Al Qirami, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da parte di altri coloni israeliani.

Ancora in questa settimana, in diverse aree della Cisgiordania, coloni israeliani hanno sradicato o altrimenti danneggiato un totale di 1.390 ulivi e pianticelle di ulivo di proprietà palestinese, portando a 5.360 il numero totale di alberi danneggiati dai coloni dall’inizio del 2014, rispetto ai 2.530 danneggiati nel corrispondente periodo del 2013.

 L’episodio più rilevante di questa settimana è avvenuto il 27 marzo, allorché coloni israeliani dell’insediamento illegale di Adei Ad hanno sradicato 1.200 piantine di ulivo su terreni di proprietà di una famiglia del villaggio di Turmus’ayya (Ramallah). All’incirca 2.765 alberi appartenenti a famiglie da Turmus’ayya sono stati danneggiati da coloni israeliani dal 2006, quando OCHA cominciò a registrare gli attacchi dei coloni. Di questi, 2.325 sono stati danneggiati durante gli ultimi tre mesi.

[Per ulteriori informazioni sull’impatto dell’insediamento colonico illegale di Adei Ad, leggere: “The Road to Dispossession: A Case Study – The Outpost of Adei Ad”; il documento è reperibile sul sito di Yesh Din (organizzazione israeliana per i Diritti Umani): http://www.yesh-din.org/infoitem.asp?infocatid=324]

 Nello stesso giorno, coloni israeliani dell’insediamento colonico illegale di S’de Boaz hanno sradicato 60 pianticelle di ulivo di proprietà di cinque contadini del villaggio di Husan (Betlemme), mentre coloni di Yitzhar hanno sradicato 50 ulivi di proprietà di due contadini del villaggio di Huwwara (Nablus), in una zona, prossima all’insediamento colonico, alla quale i proprietari palestinesi possono accedere solo previo coordinamento con le autorità israeliane. Inoltre, coloni dell’insediamento colonico illegale di Migron hanno abbattuto 60 ulivi appartenenti ad una famiglia del villaggio di Mikhmas (Ramallah); il terreno è situato in una zona il cui accesso richiede il preventivo coordinamento con le autorità israeliane.

 Sempre in questa settimana, in un altro episodio relativo a proprietà agricole palestinesi, coloni israeliani dell’insediamento illegale di Havat Ma’on hanno fatto pascolare le loro pecore su terreni coltivati ​​a grano e orzo nel villaggio di Al Kharouba in Masafer Yatta (Hebron). Questa è una delle 12 comunità palestinesi situate in una zona designata come “area di esercitazioni a fuoco 918” per l’addestramento dei militare, dove le comunità sono a rischio di trasferimento forzato da parte delle autorità militari di Israele.

[n.d.t.: Per ulteriori informazioni sulla “firing zone 918” vedere questa pagina del sito di B’Tselem (organizzazione israeliana per i Diritti Umani): http://www.btselem.org/publications/fulltext/918]

 Ancora in questa settimana, il 25 marzo, coloni israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio di Kifl Haris (Salfit), hanno danneggiato la porta di un luogo di culto e spruzzato scritte in ebraico sui suoi muri esterni. Il 28 marzo, coloni israeliani dell’insediamento di Qarne Shomron hanno colpito con pietre e danneggiato un veicolo che viaggiava nei pressi dello svincolo di Jinsafut (Qalqiliya).

 Durante il periodo [dal 25 al 31 marzo], sono state segnalate, in tre località, nuove attività di insediamento di coloni con installazione di roulotte o tende su terreni di proprietà privata palestinese: tra i villaggi di Um Safa e Burham (Ramallah), vicino all’insediamento colonico di Ateret; nel villaggio di Biddu (Gerusalemme), da parte di coloni dell’insediamento di Giv’on Hakhadasha; e in Khallet un Nahla (Betlemme), da parte di coloni dell’insediamento di Efrata.

 Il Coordinatore Umanitario delle Nazioni Unite chiede l’immediata sospensione delle demolizioni in Gerusalemme Est

Il 26 marzo, in Gerusalemme Est, nel quartiere di At Tur, le autorità israeliane hanno demolito un edificio a due piani costituito da due appartamenti, una moschea e un centro medico. La demolizione è stata effettuata sulla base del fatto che l’edificio mancava di un permesso di costruzione israeliano, anche se i proprietari avevano provato per anni, senza successo, di agire secondo pianificazione. La demolizione ha comportato lo sfollamento una famiglia palestinese composta da sette persone, di cui cinque minori, ed ha direttamente interessato altre 24 persone, tra cui 10 minori. Secondo i medici che gestivano l’ambulatorio, sono state sepolte sotto le macerie attrezzature mediche del valore di 250.000 NIS [n.d.t.: circa 52.400 €].

Il 28 Marzo, il Coordinatore Umanitario delle Nazioni Unite, James Rawley, ha reiterato il suo appello per un’immediata cessazione delle demolizioni finché i palestinesi non abbiano accesso ad un pianificazione equa e ad un regime di zonizzazione che vada incontro ai loro bisogni. “Queste azioni causano inutili sofferenze umane ed aumentano la tensione. Esse inoltre contrastano con gli obblighi di Israele riguardanti il Diritto internazionale”, ha detto Mr. Rawley. Nel 2013, gli sfollamenti sono aumentati significativamente in Gerusalemme Est, con quasi 300 palestinesi sfollati rispetto ai 70 del 2012. Finora, nel 2014, sono stati sfollati 85 palestinesi di cui 45 minori.

 Il giorno precedente, le autorità israeliane, a motivo della mancanza di un permesso, avevano demolito due strutture, una delle quali abitativa, in una parte della città di Jericho che si trova in Area C. Come conseguenza, una famiglia di sette persone, di cui quattro minori, è stata costretta a sfollare.

 Ancora in questa settimana, tra il 24 e il 26 marzo, le forze israeliane hanno evacuato 30 famiglie appartenenti a quattro comunità beduine del Governatorato Tubas, alcune per la seconda volta in questa settimana, per una media di sette ore ogni volta, per far posto ad una esercitazione militare israeliana vicino alle loro residenze. Le comunità coinvolte sono quelle di Hammamat al Maleh – Al Meiteh, ‘Ibziq, Khirbet Yarza e Khirbet ar Ras al Ahmar. Durante l’esercitazione i militari israeliani hanno usato carri armati ed armi da fuoco, causando panico nelle comunità coinvolte, in particolare tra i bambini che erano in posizioni vicine ai luoghi dell’esercitazione.

 Inoltre, sempre in questa settimana, altre quattro comunità nella stessa zona: il villaggio di Al ‘Aqaba (Tubas), Khirbet Dillo al Khashaba (Nablus), e le zone Ash Shuna e Khallet Al Fuleh, aree del villaggio di Al Jiftlik (Jericho), in cui i residenti non sono stati evacuati, sono state coinvolte da cinque esercitazioni militari israeliane vicino alle loro case e nei loro campi coltivati, con danni ai campi delle prime due comunità, e con problemi di accesso ai servizi, inclusi quelli sanitari e scolastici, per i residenti delle altre due.

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Sei civili palestinesi feriti durante proteste in prossimità della recinzione di confine

Per la seconda settimana consecutiva, non sono stati segnalati scontri armati, lanci di razzi o attacchi aerei nella Striscia di Gaza e nel sud di Israele. Tuttavia, tre manifestazioni svolte in Aree ad Accesso Riservato (ARA), vicino alla recinzione di separazione tra la Striscia di Gaza e Israele, si sono evolute in scontri tra civili palestinesi e forze israeliane, causando il ferimento di sei palestinesi.

 Uno degli scontri è avvenuto il 28 marzo, nella zona ARA, ad est di Jabalya, durante una protesta contro le restrizioni imposte da Israele sulla Striscia di Gaza e sui palestinesi che ci vivono. Durante gli scontri, i manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che, in risposta, hanno usato gas lacrimogeni e sparato con armi da fuoco, ferendo un palestinese 18enne. Scontri simili erano già avvenuti il giorno precedente, a sud-est di Beit Hanoun, nei pressi della recinzione, durante una manifestazione in occasione della “Giornata della Terra”; cinque civili palestinesi erano stati curati per inalazione di gas lacrimogeno.

[n.d.t.: Il 30 marzo del 1976, durante manifestazioni di protesta contro gli espropri di terra palestinese, ci furono scontri con le forze israeliane: sei giovani palestinesi, cittadini di Israele, furono uccisi e decine di altri feriti. Da allora la minoranza araba-israeliana celebra, il 30 marzo, la “Giornata della Terra”]

 Inoltre, durante la settimana, le forze israeliane hanno arrestato due civili che tentavano di entrare in Israele, mentre, in almeno due occasioni, le forze israeliane sono entrate con carri armati e bulldozer per circa 200 metri all’interno della Striscia di Gaza ed hanno condotto operazioni di livellamento del terreno.

 Sempre nel corso della settimana, in almeno quattro occasioni, le forze navali israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele; non sono stati segnalati feriti.

 Il 26 marzo, nei pressi di Rafah, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco contro due imbarcazioni sospettate di contrabbandare merci ed hanno tentato di arrestare le persone a bordo, ferendone due. È stato segnalato che, nel corso dell’episodio, c’è stato uno scambio di colpi tra le forze navali israeliane e palestinesi armati, sembra posizionati sulla riva. Non sono stati segnalati arresti, ma le due barche sono bruciate. Restano poco chiare le circostanze dell’incidente.

 Due bambini muoiono in un incidente correlato alla crisi di energia elettrica

Il 26 marzo, a Rafah, due bambine, di 1 e 4 anni, sono morte a seguito dell’incendio della loro abitazione, causato dall’uso di candele durante un black-out elettrico; due loro sorelle (6 e 10 anni) sono rimaste ustionate. A causa del perdurante deficit di energia elettrica, aggravato dalla carenza di carburante e della mancanza di fondi per far operare a pieno regime la Centrale elettrica di Gaza (GPP), gli abitanti della Striscia subiscono black-out elettrici fino a 12 ore al giorno. Per far fronte a queste lunghe interruzioni di energia elettrica, alcune famiglie hanno fatto ricorso a generatori mobili, che risultano non affidabili sia a causa della carenza di carburante che di pezzi di ricambio e possono essere particolarmente pericolosi. Coloro che non possono permettersi un generatore elettrico si basano su strumenti più elementari, come le candele, che comportano rischi ancora più elevati. [n.d.t.: Per maggiori informazioni sulla crisi energetica di Gaza, vedere il Fact Sheet aggiornato: http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_electricity_factSheet_march_2014_english.pdf]

 Sette minori feriti dalle esplosioni di due residuati bellici

In questa settimana, in due incidenti accaduti il 30 marzo a Rafah e Khan Younis, undici (11) civili, tra cui sette minori, sono rimasti feriti a causa dell’esplosione di residuati bellici (ERW). Uno degli incidenti ha provocato il ferimento di sei minori, di cui uno in modo grave, ed è avvenuto durante la manipolazione del residuato, probabilmente un razzo lanciato da gruppi armati palestinesi e caduto in Gaza inesploso. L’altro incidente si è verificato in una zona aperta, ad ovest di Khan Younis, quando un residuato è esploso nelle mani di un ragazzo. Tra il 2009 e il 2014, un totale di 19 civili, tra cui 12 minori, sono stati uccisi e 132, tra cui 78 minori, sono stati feriti da residuati bellici esplosivi.

 Il valico di Rafah temporaneamente riaperto per i casi umanitari

Tra il 29 e il 31 marzo, dopo 51 giorni consecutivi di chiusura quasi totale, le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah, consentendo l’entrata e l’uscita dei casi umanitari, tra cui malati necessitanti cure mediche, studenti e titolari di passaporti stranieri e visti per paesi terzi. Nei tre giorni, oltre 2.200 persone sono entrate in Egitto ed altre 400 circa sono rientrate nella Striscia di Gaza. Nonostante ciò, a quanto viene riferito, a Gaza ci sono migliaia di persone nella stessa situazione che attendono di attraversare in Egitto. L’ultima volta in cui il valico venne aperto per casi umanitari fu il 6 febbraio; durante la chiusura di 51 giorni l’attraversamento è stato consentito solo ai pellegrini diretti alla Mecca o di ritorno da essa.

Il 25 e il 26 marzo, il valico è stato parzialmente aperto in un solo verso, per l’ingresso nella Striscia di circa 800 viaggiatori bloccati sul lato egiziano, la maggior parte pellegrini.

 Riguardante il periodo:   18 – 24 marzo 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono infor-mazioni, corredate da dati numerici e grafici statistici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori pa-lestinesi occupati.   nota: sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:

http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Assopace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano i Rapporti OCHAoPt e li rende disponibili in due formati:

a). Rapporti settimanali (come quello che state leggendo): sono la traduzione in italiano della edizione inglese dei Rap-porti; non sono riprodotti i grafici statistici. La prima pagina presenta uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.   nota: sono scaricabili dal sito Web di Assopace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

b). Riepiloghi mensili: sono la collazione dei riassunti dei Rapporti settimanali usciti nel mese.
nota: sono scaricabili dal sito Web di Assopace – gruppo di Rivoli, a quest’altra pagina

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu

Riassunto

Cisgiordania

  • Crescendo di violenza: quattro palestinesi uccisi (tra cui un 14enne) e 53 feriti dalle forze israeliane in vari scontri.
  • In aumento la violenza dei coloni israeliani: nella settimana 10 episodi in cui coloni aggrediscono fisicamente i residenti palestinesi o ne vandalizzano le proprietà.
  • Gerusalemme Est: le autorità israeliane demoliscono le abitazioni di due famiglie ed emettono 13 ordini di demolizione o di arresto-lavori nei confronti di altre strutture abitative o di servizio.
  • Quattro palestinesi (tra cui un minore) feriti con proiettili di arma da fuoco nelle Aree ad Accesso Ristretto prossime alla recinzione (lanciavano pietre alle forze israeliane).
  • Valico di Rafah: l’Egitto autorizza il transito solo ai pellegrini che vanno o tornano dalla Mecca. Migliaia di persone, tra cui malati necessitanti di terapie, studenti e titolari di visti per paesi terzi attendono di attraversare in Egitto.
  • I valichi di Erez e di Kerem Shalom (con Israele) tornano ai livelli operativi precedenti le ostilità, ma il carburante che entra è insufficiente: la Centrale elettrica lavora al 50% ed i blackout elettrici impediscono il funzionamento dei servizi di base (potabilizzazione acqua, trattamento acque reflue e servizi medici).

Striscia di Gaza

Nota: sul sito di OCHAoPt sono reperibili mappe dettagliate della Striscia di Gaza e della Cisgiordania:

Striscia di Gaza: http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_gaza_access_and_closure_map_december_2012.pdf

Cisgiordania:  http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_west_bank_access_restrictions_dec_2012.pdf

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  18 – 24 marzo 2014

 Cisgiordania (West Bank)

 Crescendo di violenza: quattro palestinesi uccisi e 53 feriti dalle forze israeliane

Nella settimana è ancora cresciuto l’alto livello di violenza osservata nella West Bank fin dall’inizio dell’anno. In due separati incidenti, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui un ragazzo e un membro di un gruppo armato. Questo porta a nove il numero di palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in Cisgiordania dall’inizio del 2014, rispetto a sei del corrispondente periodo nel 2013. Durante la settimana sono stati feriti altri 53 civili palestinesi e due soldati israeliani.

 Il 19 marzo, le forze israeliane hanno sparato e ucciso un 14enne vicino alla Barriera, nel villaggio di Ar Ramadin, a sud di Hebron. Secondo le informazioni raccolte dall’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il ragazzo aveva attraversato la Barriera attraverso un’apertura ed aveva poi tentato di scappare all’arrivo dei militari. Testimoni hanno indicato che, al momento dell’incidente, il ragazzo, insieme a due amici, stava raccogliendo un tipo di pianta selvatica commestibile che cresce nella zona. Gli altri due ragazzi sono stati arrestati e rilasciati il giorno seguente. Fonti militari israeliane hanno riferito ai mezzi di informazione che il ragazzo è stato colpito mentre tentava di danneggiare la Barriera. Le autorità israeliane hanno aperto un’indagine penale su quanto avvenuto.

 L’altro episodio con conseguenze mortali si è verificato nelle prime ore del 22 marzo, durante un’operazione militare nel Campo Profughi di Jenin, finalizzata, secondo quanto riferito, all’arresto di un membro di un gruppo armato. Quest’ultimo è stato colpito e ucciso mentre tentava di fuggire dopo uno scambio a fuoco con le forze israeliane, durante il quale due soldati israeliani sono stati feriti, mentre la casa è stata fatta saltare e parzialmente distrutta; due membri della famiglia sono rimasti feriti mentre evacuavano la casa. Due ore più tardi, altri due uomini sono stati colpiti e uccisi nello stesso luogo. Mentre, secondo il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), i due erano civili disarmati che cercavano di portar via il corpo del militante ucciso, fonti militari israeliane hanno sostenuto sui media che erano membri di gruppi armati e che avevano aperto il fuoco contro le forze israeliane. Le uccisioni hanno innescato violenti scontri con i residenti del Campo, con il ferimento di altri 11 civili.

 Sedici palestinesi – tra cui due bambini di 3 e 10 mesi che hanno inalato gas lacrimogeni e 13 civili colpiti da proiettili di metallo gommato – sono rimasti feriti nel corso di diversi scontri iniziati il 21 marzo nel Campo Profughi di Ayda (Betlemme), dopo che giovani palestinesi avevano creato un’apertura nella Barriera e incendiato una torre di guardia israeliana accanto ad essa. Più volte, nei giorni seguenti, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo, innescando violenti scontri con i residenti. Nel Governatorato di Betlemme, nel villaggio di Tuqu’, in parecchi scontri con residenti, le forze israeliane hanno ferito altri cinque palestinesi, tra cui un bambino di 8 mesi che ha inalato gas lacrimogeno. Le forze israeliane mantengono una presenza permanente all’ingresso del villaggio, che è adiacente a una scuola, secondo quanto si dice per impedire il lancio di pietre verso i veicoli dei coloni israeliani che transitano lungo la vicina strada.

 Nella settimana sono continuati, a Gerusalemme Est, gli scontri nel corso delle proteste contro il ricorrente ingresso di gruppi israeliani di destra, scortati dalle forze israeliane, nella spianata delle Moschee. Cinque palestinesi sono stati picchiati con manganelli e feriti dall’esercito israeliano durante gli scontri. Dal marzo 2013, in scontri collegati a questo motivo ed in questo contesto, sono rimasti feriti 125 palestinesi.

 In aumento la violenza dei coloni israeliani

Durante la settimana, OCHA ha registrato 10 incidenti collegati ai coloni israeliani, in cui sono state prodotte lesioni personali o danni a proprietà di palestinesi; per la seconda settimana consecutiva non sono stati registrati danni o ferimenti di coloni israeliani.

 Cinque degli incidenti di questa settimana si sono verificati in insediamenti colonici nel Governatorato di Nablus. In tre occasioni, coloni israeliani provenienti dall’insediamento di Itamar, hanno fatto irruzioni nel vicino villaggio di Beit Furik e nelle zone circostanti. In un incidente, hanno aggredito fisicamente e ferito un 30enne palestinese che stava raccogliendo erbe selvatiche commestibili nella comunità di Khirbet Tana, nei pressi del villaggio, e in un altro incidente hanno colpito a sassate e ferito un ragazzo 11enne che stava giocando in strada. Il 23 marzo, coloni dell’insediamento di Bracha hanno preso a sassate un ricercatore palestinese che, per conto di una organizzazione israeliana per i diritti umani, stava filmando i coloni all’attacco di operai palestinesi che stavano riparando una strada agricola in area B, nel villaggio di Burin (Nablus). Il ripristino della strada, finanziato da donatori internazionali, è stato oggetto di diversi attacchi simili nelle precedenti settimane, portando le autorità israeliane a designare l’area come “zona militare chiusa” ed a sospendere il progetto per 45 giorni. Secondo quanto riferito, le forze israeliane, che erano di scorta agli operai in questa settimana, non sono intervenute per fermare l’attacco dei coloni. Nella stessa area e nello stesso giorno, un gruppo di coloni israeliani provenienti dall’insediamento di Yitzhar, hanno attaccato una casa isolata alla periferia del villaggio e vandalizzato 35 alberi e alberelli di ulivo nei terreni adiacenti. Secondo quanto riferito, altri coloni del medesimo insediamento hanno abbattuto o vandalizzato 50 alberi di ulivo nel villaggio di Huwwara (Nablus), vicino all’insediamento di Yitzhar, su un terreno al quale i proprietari palestinesi possono accedere solo previo coordinamento con le forze israeliane.

 Nello stesso giorno, un contadino palestinese del villaggio di Mikhmas (Ramallah), è stato colpito con pietre e picchiato con bastoni da un gruppo di persone mascherate, coloni israeliani viene riferito, mentre, con altri contadini, coltivava il suo terreno adiacente all’insediamento colonico illegale di Migron. Alcuni coloni furono evacuati dall’insediamento di Migron nel mese di agosto 2012, a seguito di una sentenza di smantellamento dell’insediamento colonico illegale emessa dalla Corte Suprema israeliana nell’agosto 2011.

 Il 24 marzo, nel quartiere di Beit Hanina di Gerusalemme Est, coloni israeliani hanno tagliato le gomme di 34 veicoli di proprietà palestinese e spruzzato scritte anti arabe su un autobus parcheggiato. Un episodio simile è accaduto il 24 giugno 2013 nella stessa zona.

 Le autorità israeliane sfollano due famiglie a Gerusalemme Est

Il 19 marzo, due famiglie palestinesi del quartiere di Beit Hanina, in Gerusalemme Est, sono state sfollate, per la seconda e terza volta rispettivamente, in seguito alla demolizione delle loro case mancanti dei permessi edilizi israeliani.

In uno dei casi, le autorità israeliane hanno demolito una roulotte residenziale ed un bagno esterno appartenenti ad una famiglia di quattro persone. La famiglia aveva eretto la struttura nel luglio 2013, a seguito della demolizione, nel maggio 2013, della loro casa a due piani, costruita nella stessa area.

Nel secondo caso è stata demolita un’altra roulotte residenziale ed una struttura per animali, appartenenti ad una famiglia di quattro persone che aveva installato la roulotte all’inizio del mese, dopo essere stata costretta ad auto-demolire un’altra roulotte residenziale che era stata fornita da un donatore in risposta a un prima demolizione della residenza della famiglia, nel gennaio 2012.

 Non ci sono state demolizioni in Area C, in questa settimana.

Le autorità israeliane hanno emesso almeno 13 ordini di demolizione o di arresto-lavori nei confronti di sette strutture abitative e di tre strutture per animali nei villaggi di Beit Anan (Gerusalemme) e di Arab ar Ramadin ash Shamali (Qalqiliya), così come nei confronti di condutture per acqua ed elettricità, alcune delle quali finanziate da donatori e progettate per servire la Comunità di Khirbet Tell al Khashaba (Nablus).

 Il 23 marzo, le forze israeliane hanno notificato verbalmente a 18 famiglie palestinesi  della Comunità di ‘Ibziq (Tubas) – quasi 140 persone – di evacuare le loro case, per nove ore, il 25 marzo e il 2 aprile 2014, per fare posto ad esercitazioni militari programmate nella zona.

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Quattro civili feriti nelle Aree ad Accesso Ristretto

È tornata la calma nella Striscia di Gaza, dopo la precedente settimana in cui le ostilità hanno provocato la morte di una donna 52enne e il ferimento di altre sette persone, tra cui tre minori, a causa di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza (e caduti nella Striscia medesima) o di attacchi aerei israeliani. Tuttavia, quattro civili, tra cui un minore, sono rimasti feriti il 21 marzo, colpiti dalle forze israeliane con proiettili di arma da fuoco. Gli incidenti si sono verificati a Jabalia, a circa 100 metri dal recinto perimetrale che separa la Striscia di Gaza e Israele, in un contesto di lancio di pietre alle forze israeliane, durante la protesta settimanale contro il blocco che Israele pratica dal 2007 sulla Striscia di Gaza.

Pure in questa settimana, le forze israeliane hanno aperto il fuoco verso palestinesi nei pressi del valico di Kerem Shalom, a sud-est di Rafah; non sono stati segnalati feriti.

 Almeno una volta, in questa settimana, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso pescatori che si avvicinavano al limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele ai palestinesi, costringendoli a tornare a riva; non sono stati segnalati feriti.

 Il valico di Rafah rimane chiuso

Le autorità egiziane hanno continuato a limitare il movimento dei palestinesi attraverso il valico di Rafah, consentendolo ai soli pellegrini, come è avvenuto dal 6 febbraio.  In questa settimana, l’attraversamento è stato aperto il 23 e 24 marzo, esclusivamente per la partenza ed il ritorno dei pellegrini dalla Mecca, con 796 e 251 passaggi, rispettivamente.

Secondo l’Autorità di Confine e di Valico della Striscia di Gaza, ci sono migliaia di persone, tra cui casi medici, studenti e titolari di visti per paesi terzi, bloccati a Gaza e in attesa di attraversare in Egitto.

 I valichi di Erez e di Kerem Shalom tornano ai livelli operativi precedenti le ostilità

Il 19 marzo, il transito di viaggiatori attraverso il valico di Erez con Israele, è tornato al livello precedente le ostilità. Il 13 marzo, a seguito del crescendo delle ostilità, le autorità israeliane avevano limitato il funzionamento del valico all’uscita e all’ingresso dei casi umanitari urgenti e del personale internazionale i cui transiti erano già stati autorizzati in precedenza.

 Anche il valico di Kerem Shalom per le merci ha ripreso, il 19 marzo, l’operatività al livello precedente. L’attraversamento è stato completamente chiuso tra il 13 e il 15 marzo poi, tra il 16 e il 18 marzo, ha parzialmente aperto per l’ingresso di combustibile, incluso quello destinato alla Centrale elettrica di Gaza.

Durante il periodo di riferimento, circa 1,7 milioni di litri di carburante, destinati alla Centrale, sono entrati in Gaza, permettendole di operare a metà potenza (60 Megawatt). La Centrale ha poi dovuto a chiudere completamente il 15 e 16 marzo, a causa della penuria di carburante e la chiusura israeliana di Kerem Shalom, causando interruzioni di corrente fino a 18 ore al giorno in tutta la Striscia di Gaza.

I blackout elettrici sono attualmente di 12 ore al giorno e continuano a sconvolgere la vita quotidiana all’interno di Gaza, in particolare l’accesso ai servizi di base come acqua, trattamento acque reflue e servizi medici.

 

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