DA ATTIVISTA A ATTIVISTA Omar Barghouti, attivista politico, leader del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) contro l’occupazione israeliana della Palestina, scrive a Luisa Morgantini, di Assopace Palestina, ex vicepresidente del Parlamento Europeo.
Video in cui Luisa Morgantini legge la lettera di Omar Barghouti
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Cara Luisa,
scrivendo a te e, attraverso di te, alle nostre sorelle e fratelli italiani, sento che il personale si mescola con il politico, il morale, il sociale e l’umano. Tu non sei solo una figura pubblica; tu conosci molto della Palestina, del regime di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele, e della resistenza popolare palestinese. Dopo tutto, tu sei stata tra i più illustri, e primi, politici e attivisti italiani che si sono battuti per il nostro diritto alla libertà, alla giustizia e all’uguaglianza. Tu hai personalmente partecipato ad atti di resistenza popolare palestinese contro il muro di Israele, le colonie e la terribile occupazione, così tu sai, di prima mano, che per noi la resistenza si presenta in molte forme e aspetti. Tu sai che io sono un attivista dei diritti umani, coinvolto nel movimento BDS: Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. Ma forse non sai che io sono anche un coreografo di danza che vede la mia arte come parte della mia resistenza culturale a tutte le oppressioni, sia politiche che sociali. Durante le “prove” dal vivo di Israele per invadere le città e i campi profughi della Cisgiordania, ho avuto un incontro ravvicinato con la morte, quando tre missili da carri armati israeliani colpirono il nostro edificio residenziale il 7 aprile 2001, distruggendo praticamente il nostro appartamento, ma risparmiando miracolosamente me. Sei mesi dopo, inconsciamente e senza un piano precostituito, ho coreografato un pezzo di danza sul tema dell’assedio, dove le persone erano intrappolate in un cerchio e battute da tutte le direzioni, mentre provavano il più possibile a rimanere ferme. Nella danza, i colpi crescevano in intensità e impatto finché le persone circondate non cadevano sul pavimento, non senza aver opposto una massiccia, ancorché passiva, resistenza. Solo dopo che la musica era finita, con i corpi che giacevano in terra, qualche braccio tremante iniziava a emergere dalla pila di corpi, lentamente, debolmente, ma con resilienza e determinazione, fino a formare pugni di sfida nell’aria oppressa dalla morte. Sebbene la mia ispirazione per questo spettacolo fosse il brutale assedio nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano, ora, retrospettivamente, vedo questo lavoro anche come una descrizione del mio piccolo assedio nell’appartamento sotto il fuoco, aspettando di morire, ma rifiutando di arrendermi. La mia danza era anche parte della mia resistenza. Tuttavia, nel mondo globalizzato la nostra resistenza, non importa quanto determinata o creativa, non può da sola far cessare il sistema di oppressione di Israele, perché Israele è integrato nell’occidente e si basa fortemente su di esso per mantenere le sue ingiustizie nei nostri confronti. Non abbiamo bisogno di carità; abbiamo bisogno di solidarietà dalle persone di coscienza nel mondo, per accollarsi la responsabilità morale di far cessare la complicità nel regime di oppressione di Israele, semplicemente come hanno fatto durante l’apartheid in Sudafrica. Perlomeno, chiediamo loro di bloccare la complicità delle loro istituzioni, delle loro corporazioni e in definitiva dei loro stati nell’occupazione di Israele e nell’apartheid. Come diceva Martin Luther King, il boicottaggio a livello fondamentale significa “ritirare il sostegno a una politica o a un sistema del male”. Questo non è certo così ‘eroico’! In realtà, è un profondo obbligo morale. Cara Luisa, da attivista palestinese per i diritti umani che attraverso di te si rivolge al popolo italiano, ho uno strano augurio per tutti voi: vi auguro l’Egitto! A dispetto di tutta l’oscurità che oggi avvolge i cieli del Cairo, uno sguardo sotto la superficie cupa rivelerà una chiara luce di speranza, di 33 milioni di persone che resistono all’oppressione in tutte le forme e insistono su giustizia, libertà, diritti umani e una vita dignitosa. Essi gridano a gran voce contro i diktat della Banca mondiale, degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e di ogni potere egemonico. Vi auguro di resistere; di combattere per la giustizia economica e sociale; di conquistare la vostra vera libertà e uguali diritti. Vi auguro la volontà e la capacità di rompere i muri delle vostre prigioni accuratamente nascosti. Vedete, nella nostra parte del mondo i muri delle prigioni e le spesse porte inviolabili sono tutte troppo palesi, ovvie, invadenti, soffocanti; per questo restiamo irrequieti, ribelli, agitati e sempre in preparazione della nostra libertà, della luce, quando uniremo una massa critica di potere popolare sufficiente ad attraversare tutte le linee rosse fin qui categoriche. Allora possiamo rompere le catene spesse, fredde, brutte, arrugginite che hanno incarcerato i nostri corpi e le nostre menti per tutte le nostre vite, come il fetore insopportabile di un cadavere decomposto nella nostra cella claustrofobica. Le vostre celle in occidente, invece, sono piuttosto diverse. I loro muri sono ben nascosti per paura che vi spingano a resistere. Non c’è porta alla vostra prigione: voi potete girare “liberamente”, senza neanche rendervi conto della larga prigione in cui siete rinchiusi. Vi auguro a tutti l’Egitto perché possiate strappare il foglio della domanda a risposta multipla “cosa volete?”, perché tutte le risposte previste sono mortalmente sbagliate. La nostra unica scelta sembra essere tra il male e uno minore. Vi auguro l’Egitto perché possiate gridare, come i tunisini, gli egiziani e certamente i palestinesi: “No! Non vogliamo barrare la risposta meno sbagliata. Vogliamo proprio un’altra scelta che non sia nella vostra dannata lista”. Di fronte alla scelta tra schiavitù e morte, noi optiamo inequivocabilmente per la libertà e la dignità della vita: no alla schiavitù e no alla morte. Vi auguro l’Egitto perché possiate collettivamente, democraticamente e responsabilmente ricostruire le vostre società: ridefinire le regole perché siano di servizio al popolo e non al capitalismo selvaggio e al suo braccio bancario; finirla col razzismo e con ogni sorta di discriminazione; prendersi cura ed essere in armonia con l’ambiente; eliminare le guerre e i crimini di guerra, anziché i posti di lavoro, l’assistenza e i servizi pubblici; investire in educazione e sanità, non nella ricerca di combustibili fossili e armi; rovesciare le regole repressive e tiranniche delle multinazionali; e far cessare il ruolo del vostro stato nelle guerre di egemonia del sud del mondo. Anziché “diffondere la democrazia”, le crociate autogiustificatorie dell’occidente hanno diffuso omicidi di massa, disintegrazione sociale e culturale, povertà umiliante e disperazione totale nelle parti più deboli del mondo. Vi auguro l’Egitto cosicché possiate adempiere gli obblighi morali e legali dei vostri paesi per aiutare a ricostruire le economie e le società stuprate e de-sviluppate delle vostre ex – o ancora attuali – colonie, cosicché i loro giovani possano trovare le loro patrie ancora vitali, vivibili e amabili, anziché rischiare la morte – o peggio – nei mari profondi per raggiungere le vostre spiagge bagnate di miraggi, dando l’addio alle persone amate e a una terra che un tempo avevano chiamato casa. Vedete, loro sono “qui” da voi, perché voi siete stati lì… e tutti noi sappiamo cosa avete fatto lì! Vi auguro l’Egitto cosicché possiate adottare l’appello palestinese per Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, o BDS, contro Israele finché non finisca la sua occupazione, l’apartheid e il rifiuto dei diritti dei rifugiati. BDS è stato invocato dalla maggioranza assoluta della società civile palestinese: tutti i partiti politici; tutte le organizzazioni commerciali; tutte le organizzazioni, i network e i movimenti sociali, e le più grandi coalizioni di sostegno ai rifugiati. E’ radicato nei decenni di resistenza popolare e civile contro il colonialismo degli insediamenti, la pulizia etnica e l’occupazione. E’ ancorato nella legge internazionale e nei princìpi universali dei diritti umani. Come tale, rigetta tutte le forme di razzismo, incluso l’anti-semitismo. Noi abbiamo partner BDS in Israele: tra gli altri, Boycott from Within, la Coalizione delle Donne per la Pace, il Comitato Israeliano Contro la Demolizione delle Case, che stanno giocando un ruolo importante nel diffondere il movimento. Come sai, Luisa, BDS è ora un fenomeno globale, considerato dall’establishment israeliano come una “minaccia strategica” al suo sistema stratificato di oppressione. La recente attenzione di Stephen Hawking al nostro appello al boicottaggio può essere un punto di svolta per il movimento. BDS oggi è sostenuto non solo dall’arcivescovo Desmond Tutu, da Roger Waters dei Pink Floyd, da Ken Loach, Alice Walker, Ilan Pappe e Judith Butler. E’ appoggiato dall’African National Congress, il partito al governo in Sudafrica. E’ supportato da grandi unioni commerciali, accademiche, di donne, di studenti, di gruppi LGBTQ, di gruppi ebraici, come la Jewish Voice for Peace negli Stati Uniti. Il nostro boicottaggio culturale è rispettato da alcuni tra i più importanti nomi nella musica e nella cultura attuale. Le principali chiese hanno appoggiato obiettivi selezionati di BDS come per esempio i prodotti dei coloni. Compagnie che sono in profonda complicità con l’occupazione di Israele, il muro dell’apartheid e altre violazioni dei diritti umani palestinesi hanno iniziato a pagare un prezzo esorbitante. Veolia ha perso contratti per più di 16 miliardi di dollari da quando abbiamo lanciato la nostra campagna nel novembre 2008. Alstom ha perso 9 miliardi e 400 milioni di dollari. Agrexco, che era la compagnia di esportazione leader dell’agricoltura israeliana, è fallita nel 2011. Caterpillar, HP, Elbit, LevLeviev Diamonds, tra gli altri, stanno sentendo la pressione dell’attivismo BDS in molti paesi. BDS è parte della nostra resistenza popolare e civile contro l’occupazione e l’apartheid. Oggi è anche la forma più efficace, fondata sui diritti, di solidarietà internazionale con i diritti palestinesi ed è il cammino più breve per finire l’ipocrisia immorale che mantiene la complicità dell’Italia stessa con il regime di oppressione di Israele. E per riaccendere lo spirito delle lotta contro l’apartheid in Sudafrica, inchiodando Israele alle sue responsabilità, per far cessare la sua impunità criminale e assediando il suo terribile accerchiamento e pulizia etnica del nostro popolo nel Naqab (Neghev), nella Valle del Giordano occupata, a Gerusalemme occupata, e ovunque. Due terzi del nostro popolo sono profughi, senza il più fondamentale diritto a ritornare a casa semplicemente perché sono il “tipo” sbagliato. Molti di loro languiscono sotto un’occupazione criminale e orribilmente repressiva, che è rafforzata dalla complicità internazionale, italiana, europea, americana, brasiliana, indiana, araba, sia essa militare, diplomatica, economica, accademica o culturale. Il commercio militare italiano con Israele è direttamente responsabile della nostra oppressione, specialmente quando l’Italia compra sistemi israeliani d’armamento che sono stati “testati sul campo”! Indovinate quali “cavie” hanno usato per testarli! Soprattutto civili palestinesi e libanesi. L’impresa Pizzarotti è complice con il rifiuto di Israele a riconoscere i nostri diritti, dal momento che aiuta a costruire le infrastrutture dell’occupazione israeliana. La Coop e altri supermercati in Italia che vendono Mehadrin, SodaStream, Ahava e ogni altro prodotto di una compagnia che approfitta dell’occupazione israeliana e della violazione dei diritti umani sono ugualmente complici. Molte università italiane sono complici, poiché proseguono con rapporti accademici consueti con università israeliane che sono profondamente complici nella pianificazione, implementazione, giustificazione e auto-assoluzione dell’occupazione israeliana e dell’apartheid. Il Technion di Haifa e l’Università di Tel Aviv, dopo tutto, sono responsabili dello sviluppo di molti dei sistemi di armamenti mortali usati dall’esercito israeliano nei suoi massacri a Gaza e in Libano. La Hebrew University è parzialmente costruita in una colonia a Gerusalemme Est occupata ed è strettamente alleata con l’intelligence e l’establishment militare. Anche la Ariel è un college-colonia. La Haifa University è orgogliosa di sviluppare piani di pulizia etnica dei palestinesi cittadini di Israele in Galilea. E la lista prosegue. Anche i musicisti italiani e i gruppi culturali che ancora si esibiscono in Israele sono complici, poiché distraggono dall’occupazione israeliana e dall’apartheid, e aggiungono benzina alla massiccia campagna di propaganda di Israele intitolata “Brand Israel”. E anche le banche italiane sono colpevoli di complicità. So che molti di voi odiano le banche comunque! E allora permettetemi di aggiungere una ragione in più al motivo per ritenerle responsabili. Continuando a fare normali operazioni con Israele, finanziano l’occupazione e la costruzione degli insediamenti dei coloni. Mie care sorelle e fratelli italiani, la nostra oppressione e la vostra sono profondamente intrecciate e interconnesse: non è mai un gioco a somma zero! La nostra lotta unita per i diritti universali e la libertà non è semplicemente uno slogan di autogratificazione che lanciamo; piuttosto, è una lotta per la vera emancipazione e l’auto-determinazione, un’idea il cui tempo è rumorosamente arrivato. Dopo l’Egitto, è il nostro tempo. E’ tempo di libertà e giustizia per i palestinesi. E’ tempo perché tutti i popoli di questo mondo, in particolare i più sfruttati e oppressi, riaffermino la nostra comune umanità e reclamino il controllo sul nostro comune destino.