Resoconto dell’incontro a cura di Livia Parisi
Essere donne a Gaza significa fare i conti, non solo con un occupazione militare fortemente repressiva, ma anche con una società ancora molto patriarcale e un partito politico che governa contrastando in tutti i modi l’emancipazione femminile. Per questo essere donne Gaza, significa adattarsi oppure essere delle vere militanti, a 360°. Come lo è Wejdan Bayoumi, coordinatrice del Centro per le risorse di genere,a Gaza City, nato nel 2010 con la collaborazione del Palestinian Working Woman Society for De-velopment (PWWSD) e della Ong italiana Cospe.
Le difficoltà quotidiane, tra violenze da parte degli israeliani e violenze domestiche in una società fortemente maschilista, ma anche la resistenza di associazioni che aiutano le donne a liberarsi e ad affermarsi. Questo nelle parole di Wejdan, che però, nel corso di un incontro organizzato da Assopace Palestina a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne, racconta anche altro.
Racconta di come la Palestina sia lentamente scivolata, nel corso degli ultimi decenni, in questa situazione. Racconta di donne che a inizio Novecento si organizzavano in comitati e prendevano parte attiva alla vita del paese, ma che sono state progressivamente escluse dalla politica e relegate in casa.
Lo dimostrano i numeri dei sondaggi condotti dalla Palestinian Women Developmental Studies Society, che parlano di un netto peggioramento della condizione femminile da quando il partito islamista ha preso il controllo della Striscia, in seguito alle elezioni del 2006: divieto per le donne andare in bici, classi separate nelle scuole, imposizione del jilbab (velo che copre fino ai piedi) per le studentesse dell’università Al Aqsa. E si potrebbe continuare la lunga lista che mostra come si sia scivolati in una vera e propria “regressione” delle condizioni femminili, una regressione, spiega Wejdan Bayoumi, dovuta anche al fatto che la battaglia per la fine dell’occupazione ha assorbito importanza al punto di lasciare in secondo piano altre rivendicazioni, come quelle di genere, che altrove invece si sono affermate. Chiara l’analisi e anche la prognosi: “Le discriminazioni e la violenza domestica, sia fisica che verbale – ha spiegato Wejdan – vanno affrontate da un punto di vista politico, e non solo sociale, perché politica è la loro origine”.
Incontro con Weidan Al Bayoumi del Centro di Risorse di Genere – Gaza
Martedi, 11 Giugno ore 18-alla Casa Internazionale delle Donne – Via della Lungara, 39 – Roma
intervengono:
Luisa Morgantini Già Vice Presidente Parlamento Europeo
Maria Edera Spadoni Parlamentare del Movimento 5stelle
Francesca Koch della Casa Internazionale delle Donne
Wejdan Bayoumi, palestinese, vive nella Striscia di Gaza. E’ la coordinatrice del Centro di Risorse di Genere (GRC) a Gaza City, nato nel 2010 dalla collaborazione tra l’o.n.g. italiana COSPE e la PWWSD (Palestinian Working Woman for Society Development), una tra le più note organizzazioni palestinesi impegnate nella lotta per la libertà e l’emancipazione delle donne. Le attività sono immense dai progettti per il lavoro e il reddito, ai centri antiviolenza, in un’area, la Striscia di Gaza, in cui le donne risentono drammaticamente non solo dell’embargo e dell’assedio imposti da Israele, ma anche delle pratiche tradizionaliste e patriarcali adottate dal governo di Hamas nella Stricia di Gaza.
Organizzato da
AssoPace Palestina, Cospe, Casa Internazionale della Donna
Per informazioni
lmorgantiniassopace@gmail.com