Questa sera, verso le 19.45, sono andata allo Shifa hospital con l’attivista spagnolo Manu e il palestinese Maher.
Ho tentato di prepararmi psicologicamente alla dura notte che avremmo vissuto.
Inizialmente abbiamo parlato con il Dr.Ashraf Al Qedra, portavoce del Ministero della Salute, che ci ha avvisati di alcuni attacchi aerei, di cui uno in Maghazi camp, dove un uomo ed i suoi due fratelli sono morti: Ahmed Abu Jalala, 28 anni, leader delle brigate al Qassam, e i suoi due fratelli, che rimasti feriti, sono morti poi nelle ore successive, Amjad Abu Jalala e Zyad Abu Jalala. A quell’ora il dottore ci aveva annunciato il totale di 11 persone uccise ed 81 feriti nella giornata di oggi. Un attacco areo è avvenuto a nord di Gaza verso le 20.00, ed un altro ad est di Jabalia (nord Gaza city). Da quel momento è stato un susseguirsi di attacchi aerei.
Alle 20.04 un enorme luce che ci ha illuminato dal cielo ha preannunciato una enorme esplosione: attacco aereo a nord di Nasser street.
Alle ore 20:10 arriva il primo ferito in ospedale: una bambina di 7 anni, Samira, che ha riportato frattura del braccio, a seguito di un bombardamento in Shijaia (quartiere est di Gaza city).
Alle ore 20:18 abbiamo avvertito un’altra esplosione: attacco aereo in Zaytoun, quartiere est di Gaza city.
Successivamente un attacco aereo ha colpito Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Gli attacchi sull’area di Rafah sono stati innumerevoli e costanti durante la notte.
Ore 20:45, ancora esplosioni.
Alle ore 20:50 un uomo porta in ospedale i suoi due bambini feriti durante il bombardamento su Shijaia, Gaza city.
Raghad Deeb, 4 anni, e Adham Deeb, 11 anni.
La piccola Raghad è stata colpita da schegge di vetri su gran parte del corpo, suo fratello sulla gamba destra.
Adham abbraccia la sua sorellina e si concede alle foto dei fotografi. Gli occhi di Raghad sono spalancati. Sembrava chiedersi il perché di ciò che era successo. Il padre ci ha detto che i bimbi stavano guardando la tv al momento del bombardamento. Dopo aver ricevuto il trattamento medico, padre e bambini sono stati trattenuti in ospedale prima di essere rilasciati perché raggiungere la zona in cui vivono sarebbe stato troppo pericoloso ed in quel momento uscire in strada sarebbe stato impossibile a causa dei fitti bombardamenti.
Proseguono gli attacchi aerei. Attacchi a nord di Nasser street, ed un attacco in Deir El Balah, area centrale della Striscia di Gaza.
Alle ore 21.00 arriva un altro ferito durante un bombardamento sul quartiere di Zaytoun, Gaza city.
Abdullah Al Bara’asy, 27 anni, cantava mentre era trasportato in barella, era in stato di shock, ed ha subito lussazione alla spalla.
Alle 21.15 un raid aereo ha colpito una motocicletta in Deir El Balah, al centro della Striscia di Gaza.
Subito abbiamo appreso di una persona morta e di due feriti. La persona uccisa si chiama Khaled Khalil Al Shair, 27 anni. Successivamente anche le altre due persone ferite sono decedute: Mohammed Salman e Ahmed Abu Msamhi. I tre erano membri della Islamic Jihad.
Alle 21.30 un altro attacco aereo su Shijaia.
Dopo 10 minuti ne arrivano i primi due feriti in ospedale. Successivamente arrivano in ospedale 4 poliziotti feriti durante un bombardamento su Tel Al Awa, Gaza city. Uno di loro è in visibile stato di shock. Un infermiere mi ha detto che questo stato è causato anche dalla polvere contenuta nell’esplosivo e che viene inalata.
Alle ore 21:50 arriva in ospedale una donna ferita nel bombardamento su Tel El Awa. Khadija Abed Al Karim Abu Ghanimer, 28 anni.
Alle ore 21.55 un padre porta in ospedale il suo bambino ferito sempre nel corso del bombardamento su Tel El Awa.
Mohammed Abdallah Khor, 6 anni, è stato ferito da frammenti al lato destro del volto, da cui perdeva sangue.
Alle ore 22:05 altri due feriti arrivano in ospedale, dopo un bombardamento su Shijaia (est di Gaa city).
Ahmed Al Jaabary, 27 anni, viene trasportato direttamente in terapia intensiva.
Ancora esplosioni, ancora attacchi.
Alle 23:08 un raid israeliano ha colpito una motocicletta nel campo di Jabalia, ed abbiamo saputo di feriti.
Successivamente la situazione è diventata più tranquilla ed il cielo stranamente silenzioso.
Abbiamo saputo che le autorità israeliane avevano dichiarato una “pausa” di tre ore a partire dalle 22.00.
Non mi sono mai fidata di ciò che comunicano da Tel Aviv. E quel cielo stranamente silenzioso mi faceva paura. Lo sentivamo come il preludio a qualcosa di terribilmente spaventoso. In quei momenti siamo stati insieme a quei pochi fotografi che avevano deciso di rimanere in ospedale durante la notte. Ancora una volta, la vicinanza fa sentire più protetti sotto il cielo minaccioso.E com e previsto, quella “pausa” è durata poco più della metà di quanto era stato dichiarato. Israele l’ha interrotta con un attacco aereo alle 23.50 sul quartiere di Shijaia, dove una persona è rimasta uccisa. Il suo nome è Ayman Sleem, 26 anni.
In quel momento il numero totale dei morti dall’inizio di questa Operazione militare è salito a 30.
Continuavano nel frattempo gli attacchi costanti sulla città di Rafah. A mezzanotte un attacco aereo ha colpito il nord di Nasser street. Successivamente apprendiamo la morte di un’altra persona durante il bombardamento sul campo di Maghazi, il suo nome è Hasan Al Helma’a.
All’1.45 di notte abbiamo sentito una enorme esplosione. Un attacco era avvenuto nella zona a nord ovest di Gaza city.
Succesivamente, caccia F-16 bombardano dapprima l’area di Soudania (a nord di Gaza city), e poi ancora il quartiere di Zaytoun.
All’1.50 apprendiamo di un attacco aereo in Deir El Balah, su un check point della polizia.
E poi è di nuovo un susseguirsi di bombardamenti…
Ore 1.58 nuovo attacco sul quartiere di Zaytoun. Intanto la Marina militare israeliana stava sparando contro la zona di Soudania, a nord di Gaza city.
Un successivo attacco aereo ha colpito Khan Younis, a sud della Striscia di Gaza, ed un altro attacco ha colpito la zona di Nuseirat, vicino l’impianto di elettricità. Questa zona verrà colpita anche successivamente. Attacchi da nord a sud della Striscia di Gaza si sono susseguiti minuto dopo minuto.
In Rafah è stata colpita una casa di proprietà di Jamel Al Nahal e le abitazioni attorno sono state danneggiate. Per fortuna nell’abitazione non vi era nessuno.
Successivamente, alle 2.30 del mattino un attacco aereo colpisce un sito della resistenza in Sheik el Zeid. Avvertiamo ancora esplosioni.
Alle 2.43 un altro attacco ad est di Gaza city ed alle 2.50 avvertiamo una nuova esplosione: attacco sul quartiere di Zaytoun, di nuovo. Droni volavano incessantemente.
Alle 2.50 un attacco aereo ha colpito il campo di Bureij, precisamente la zona tra un’abitazione e la moschea Al Rahman. Quattro missili le hanno colpite. Da questo attacco si riportano 2 feriti.
Successivamente due attacchi ancora su Beit Lahia e Zaytoun.
Alle 3.05 abbiamo avvertito una enorme esplosione: attacco aereo sul quartiere di Tuffah (Gaza city), avvenuto sulla fattoria della famgilia Al Aqloqs.
Alle 3.25 mi trovavo nel cortile dell’ospedale quando 5 terribili esplosioni consecutive hanno scosso l’ospedale.
Sono corsa all’interno dell’ospedale terrorizzata. Attacchi aerei hanno colpito la stazione di polizia di Al Jawzat e quella di Ansar, al centro di Gaza city. Non vi sono feriti, ma il luogo è circondato di abitazioni. Non oso immaginare lo spavento dei residenti.
Attacchi aerei lungo tutta la Striscia sono proseguiti fino al mattino.
Verso le 5.30 del mattino, estremamente stanchi, abbiamo deciso di tornare a casa, sebbene il cielo fosse ancora scosso da terribili esplosioni.
A quel punto siamo stati colti dal terribile dubbio, scegliere di tornare a casa a piedi o in auto. Diverse auto infatti sono state colpite nei raid aerei. Abbiamo deciso infine di prendere l’auto, saremmo arrivati prima a casa. Appena entrati in macchina, ancora all’interno del cortile dell’ospedale, 3 esplosioni vicine ci hanno scosso ed infine abbiamo deciso che sarebbe stato meglio andare a piedi. Ci siamo così incamminati verso il porto, ma dopo pochi minuti, gli attacchi si sono fatti più vicini, tremando per il rumore delle esplosioni in strada ho chiesto a Manu e Maher di rifugiarci all’interno di un ingresso laterale dello Shifa hospital. A quel punto c’era solo una scelta da prendere, tornare a casa con un’auto, il più in fretta possibile. Mentre attendevamo un taxi all’interno, nuove forti esplosioni hanno scosso l’ospedale, sono corsa nei corridoi interni in preda al panico, frammenti di non so cosa si sono scaraventati contro una porta interna dell’ospedale.
Finalmente il taxi. “Apri il finestrino”, mi ha detto Maher, “perché se bombardano non saremo feriti dai frammenti di vetri”. Una corsa a finestrini aperti ed infine casa finalmente, lacrime di nervosismo, sento il tremolio delle pareti dell’ospedale dentro di me, il frastuono delle bombe in strada. Allo stesso tempo mi chiedo, se io sono scossa così, quanto possano essere turbati i bambini di Gaza, mi chiedo, anche se la risposta ce l’ho nei loro occhi. Mohammed, il piccolo Mohammed, aveva costantemente gli occhi fissi verso l’alto. Chissà, cosa stava pensando. o immaginando.
Rosa – Gaza, 17 novembre 2012
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