L’incontro con Manal e Nariman si è svolto presso il Salone della Camera del Lavoro di Novara, con la presenza di una quarantina di persone, tra cui il segretario della Camera del lavoro Giuseppe Azzini e Carla Ortona, della Rete Ebrei contro l’occupazione. Manal ha parlato in inglese, tradotta da Lorraine, e Nariman in arabo, tradotta da Noha: sono due amiche interpreti volontarie che hanno garantito una comunicazione fluida e immediata.
L’iniziativa si è svolta purtroppo in contemporanea con altre a Novara (un vecchio difetto dei novaresi) e questo ha penalizzato la partecipazione, ma chi c’era ha vissuto intensamente la serata.
Manal e Nariman sono molto brave, comunicano con intensità e immediatezza, senza retorica, con emozione e equilibrio insieme. I video sono molto forti, a volte strazianti: ci hanno fatto sentire tutta la prepotenza e l’arroganza della repressione militare, una repressione diretta, costante, brutale e tecnologica, sulle persone e in particolare sulle donne e i bambini, sul villaggio tutto, sui luoghi di vita, dentro le case. Ci hanno parlato delle vittime, delle ferite, degli arresti, dei 2.000 euro pagati ogni volta per far rilasciare donne, uomini, anche minori fermati dai soldati israeliani: un altro businness dell’occupazione. Ci hanno spiegato anche gli effetti psicologici, i traumi infantili, i piccoli che non capiscono perchè i genitori non riescono sempre a proteggerli. E malgrado tutto questo ci hanno ripetuto che loro non ce l’hanno con il popolo israeliano e che fortunatamente avere accanto nelle manifestazioni del venerdì gli attivisti israeliani testimonia la possibilità di umanizzare i rapporti tra i 2 popoli.
E’ stato molto forte l’impatto di ascoltare testimonianze dirette e vedere i filmati, avendo contemporaneamente con noi le stesse persone autrici dei filmati e vittime loro stesse delle violente repressioni che ci raccontavano. Abbiamo sognato l’effetto che potrebbero avere sull’opinione pubblica quelle riprese se mostrate in un normale telegiornale.
Manal e Nariman sono efficaci ambasciatrici dei Comitati popolari di resistenza nonviolenta: sono donne, giovani, madri di famiglia, vengono da un villaggio rurale di 500 abitanti e hanno una buona scolarizzazione (Manal ha ripreso gli studi dopo 4 maternità, si è laureata in inglese, ci ha detto che Nabi Saleh ha il primato di percentuale di persone laureate tra i villaggi palestinesi; Nerimen gira video e collabora con Bet’selem, l’osservatorio israeliano sulle violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito israeliano in Palestina). La loro esistenza di donne, madri e attiviste è la prova concreta dello slogan “Esistere è resistere”.
Ascoltarle e stare con loro per un pomeriggio e una sera è stata per noi una scuola di coraggio e di forza intelligente: in cambio cerchiamo di aiutarle a diffondere informazione e a far sentire la loro voce resistente.
Dobbiamo trovare il modo di allargare il coinvolgimento delle istituzioni e delle scuole superiori per i prossimi incontri con rappresentanti dei Comitati di resistenza palestinesi, per raggiungere un pubblico più vasto e non ancora sensibilizzato.
Laura Renato Paolo Donata – Novara
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