Un tribunale israeliano ha decretato che la legge sullo Stato-Nazione prevede la discriminazione dei cittadini palestinesi

Dic 6, 2020 | Notizie

di Yossi Gurvitz,

Mondoweiss, 3 dicembre 2020.  

Un tribunale israeliano ha respinto una causa per discriminazione, presentata per conto di due bambini palestinesi che vivono nella città di Karmiel, affermando che la Legge Fondamentale sullo Stato-Nazione permette la discriminazione dei non-Ebrei.

Una bandiera israeliana sventola sul lago di Tiberiade in Galilea. Wikimedia

Due anni fa in Israele veniva approvata una legge che definiva il paese “lo Stato-Nazione del popolo ebraico” e adesso i problemi che tale legge comporta iniziano a venire a galla. Yaniv Luzon, un cancelliere della pretura nella zona di Haifa, ha respinto una causa per discriminazione intentata dallo zio di due bambini palestinesi che vivono nella città di Karmiel, affermando che la legge fondamentale sullo stato-nazione permette la discriminazione. La notizia è stata riportata da Haaretz (in lingua ebraica).

Lo zio ha citato in giudizio la città in nome e per conto dei bambini sostenendo che, non essendoci una scuola per bambini di lingua araba, la città avrebbe dovuto rimborsare loro le spese sostenute per poter frequentare una scuola di lingua araba nelle città vicine. Il rimborso richiesto era di 25.000 NIS [nuovo shekel israeliano], circa 7.200 dollari, per diversi anni.

Nella decisione di respingere la causa, Luzon ha scritto che “Karmiel, una città ebraica, fu fondata a sostegno dell’insediamento degli Ebrei in Galilea […] La costruzione di una scuola di lingua araba così come il finanziamento del trasporto degli studenti arabi, a chiunque e per qualunque destinazione, potrebbe cambiare l’equilibrio demografico e pregiudicare il comportamento della città (oggi il 6% della popolazione è araba)” Così, siccome è una città ebraica, lo stato non ha nessun obbligo di venire incontro ai bisogni della minoranza palestinese che vi abita.

Luzon ha poi spiegato che la sua decisione si basava sulla legge dello Stato-Nazione:

“L’articolo 7 della Legge Fondamentale Israele come Stato-Nazione del Popolo Ebraico recita: ‘Lo stato considera l’insediamento ebraico un valore nazionale e agirà in modo da incoraggiare e promuovere la sua creazione e la sua costituzione’. Poiché lo sviluppo dell’insediamento ebraico (e il suo sostegno) è un valore nazionale sancito da una Legge Fondamentale, esso dovrà essere considerato un valido e predominante aspetto da tenere in conto nell’ordinamento cittadino, ivi compresa la costruzione di una scuola e la definizione di una normativa sul finanziamento del trasporto degli studenti al di fuori della città”.

Israele non ha una costituzione. Al suo posto ha delle Leggi Fondamentali. Queste Leggi hanno grossi limiti: possono essere promulgate se hanno una maggioranza in parlamento (tecnicamente basta una maggioranza di 2:1). Con l’aumento del suo potere Netanyahu ha cambiato queste leggi più e più volte con l’aiuto delle sue altalenanti coalizioni. L’attuale governo che ha ufficialmente due capi (Netanyahu come primo ministro e Gantz come “sostituto primo ministro”) per esempio, si basa su un cambiamento innaturale della Legge Fondamentale sul governo. La Legge Fondamentale dello Stato-Nazione potrebbe essere revocata da qualunque maggioranza all’interno della Knesset, ma la possibilità di formare nel prossimo futuro una maggioranza che si orienti in questa direzione è assai scarsa.

Legalizzare l’apartheid

Il partito Blu e Bianco che è al governo con Netanyahu aveva annunciato che avrebbe rivisto la legge sullo Stato-Nazione per dare degli espliciti diritti ai non Ebrei, principalmente ai Drusi israeliani (che prestano servizio nell’esercito). Ma Blu e Bianco non l’ha fatto. Mercoledì, il partito di Gantz ha ritirato un disegno di legge che prometteva l’uguaglianza di tutti gli Israeliani, dopo che due falchi nella Knesset, ex membri di Blu e Bianco, hanno dichiarato che avrebbero votato contro.

Avete letto bene: un tentativo –uno su tanti– di sancire il principio di uguaglianza nel diritto israeliano è stato bocciato e non è arrivato neppure al voto.

La legge sullo Stato-Nazione è cara come la luce degli occhi alla destra israeliana da ormai un decennio, fin da quando il partito “di centro” Kadima, ormai scomparso senza rimpianti, presentò il relativo disegno di legge. Netanyahu lo ha bloccato per parecchi anni temendo l’indignazione internazionale; ma approfittando dell’elezione di Trump e avendo bisogno di consolidare l’alleanza con la destra in vista di quelle che sarebbero state le prime elezioni del 2019, lo ha ripresentato due anni fa ed è riuscito a farlo passare. La destra ha continuato a ripetere che non è una legge di apartheid ma “solo una dichiarazione” di principi. Ma i cittadini palestinesi di Israele e le organizzazioni per i diritti umani sostengono da tempo che un’interpretazione come quella data da Luzon sarebbe stata la logica conseguenza della legge. 

L’Alta Corte di Giustizia sta valutando se questa legge sia o meno costituzionale, ma essendo una Legge Fondamentale, sostenuta dalla Knesset, sembra non ci possano essere delle basi legali solide a cui aggrapparsi per revocarla. Non ci sono sicuramente mai stati dei precedenti di questo tipo. La presidente della Corte, Esther Khayout, durante una conferenza tenutasi parecchi mesi fa, ha detto che la Corte non ha il potere per revocare una Legge Fondamentale. Anche se non si riferiva esplicitamente alla legge dello Stato-Nazione, è chiaro che parlava di quella, dato che non ci sono poi tante Leggi Fondamentali che vengono messe in discussione nella Corte. Come avviene di solito per questi casi controversi, Khayout probabilmente cercherà di rimandare il più possibile la decisione della Corte. 

Il suo dilemma è facilmente spiegabile: stabilire che la legge è costituzionale significa legalizzare l’apartheid. E una tale decisione probabilmente non avrebbe un riscontro positivo nel suo ambiente al di fuori dello stato, quello dei giudici di Corte Suprema in tutto il mondo. Annullare la legge invece andrebbe a colpire duramente la legittimità della Corte e i sondaggi rivelano da anni che la Corte sta appunto perdendo legittimità. Se saprà giocare bene le sue carte, potrà girare la patata bollente al suo successore (Khayout lascerà la carica nell’ottobre 2023).

È probabile tuttavia che la decisione di Luzon venga impugnata. Luzon è semplicemente troppo in basso nella scala del potere giudiziario per poter prendere una decisione definitiva. È probabile che un tribunale distrettuale decreti che un semplice cancelliere di un tribunale di pace non possa decidere in base ad una legge che deve ancora affrontare la valutazione legale dell’Alta Corte di Giustizia.

Legge o no, la realtà di fondo –cioè che un paese costruito sull’ideologia sionista debba essere, necessariamente, un paese basato sulla segregazione razziale– molto probabilmente non è destinata a cambiare tanto presto.

https://mondoweiss.net/2020/12/israeli-court-rules-that-nation-state-law-calls-for-discrimination-against-palestinian-citizens/

Traduzione di Alice Censi – AssopacePalestina

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