di Yaniv Kubovich, Nir Hasson, Jack Khoury e Bar Peleg,
Haaretz, 16 aprile 2025.
Alcuni ministri hanno criticato il capo della Difesa, spingendolo a chiarire che in futuro saranno aziende civili a gestirli, ma sempre per impedire ad Hamas di accedere agli aiuti. Ha anche confermato che l’IDF rimarrà nelle zone cuscinetto di Gaza “con qualsiasi accordo”.

Il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato mercoledì 16 che la posizione del governo israeliano è che l’interruzione degli aiuti umanitari indebolisce il controllo di Hamas sulla popolazione della Striscia di Gaza, aggiungendo che l’obiettivo è stabilire una “infrastruttura di distribuzione degli aiuti basata sui civili”.
I suoi commenti hanno poi suscitato reazioni negative perché avrebbe suggerito che Israele si sta preparando a consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, spingendo Katz a chiarire che non sono in corso piani di questo tipo. Ha ribadito che Israele intende continuare a bloccare gli aiuti, come ha fatto dall’inizio di marzo.
Nella sua dichiarazione iniziale, Katz ha anche affermato che la priorità assoluta del governo è quella di “fare ogni sforzo per assicurare il rilascio di tutti gli ostaggi secondo la proposta dell’inviato speciale [statunitense] Steve Witkoff e di gettare le basi per sconfiggere Hamas in futuro”.
Ha aggiunto che l’IDF rimarrà nelle zone cuscinetto che ha sequestrato a Gaza “con qualsiasi accordo temporaneo o permanente”, in modo simile alla sua posizione in Libano e Siria. Ha aggiunto che “se Hamas continuerà a rifiutare, le operazioni si espanderanno e passeranno alle fasi successive”.

La dichiarazione iniziale di Katz – secondo cui in futuro Israele intende facilitare gli aiuti a Gaza attraverso organizzazioni civili – ha scatenato le reazioni di ministri, di un importante leader del partito di opposizione di destra e del Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi.
Il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha scritto che “la cessazione degli aiuti umanitari è una delle principali leve di pressione su Hamas. Il ritorno degli aiuti a Gaza prima che Hamas si metta in ginocchio e rilasci tutti i nostri ostaggi sarebbe un errore storico”.
Ben-Gvir ha aggiunto: “È un peccato che non impariamo dai nostri errori. Finché i nostri ostaggi languiranno nei tunnel, non c’è motivo di far entrare a Gaza un solo grammo di cibo o qualsiasi aiuto”.
Il deputato Avigdor Lieberman ha criticato le osservazioni di Katz, affermando che: “Mentre i nostri ostaggi muoiono di fame nei tunnel e i residenti del sud corrono nei rifugi durante le festività, il governo israeliano cede ancora una volta e progetta di inviare altri aiuti umanitari a Gaza. Questo non deve essere permesso”.
Il Ministro della Cultura e dello Sport Miki Zohar, del Likud, ha dichiarato: “Gli assassini di Gaza non meritano aiuti umanitari – né attraverso un meccanismo civile, né militare. Meritano solo un fuoco implacabile sui terroristi finché l’ultimo dei nostri fratelli e sorelle tenuti prigionieri non tornerà a casa sano e salvo”.
Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi ha risposto alla dichiarazione, affermando che “molte parole e promesse vuote non nasconderanno l’amara verità: il piano Katz è un’illusione”.
Il Forum ha anche affermato che era stato promesso che gli ostaggi sarebbero venuti prima di ogni altra cosa. “In pratica, però, Israele sta scegliendo di conquistare il territorio prima di rilasciare gli ostaggi. Hanno promesso che le ‘Porte dell’Inferno’ si sarebbero aperte, ma si stanno preparando silenziosamente a ripristinare gli aiuti umanitari”, ha dichiarato il Forum.

Il Forum ha sottolineato che il rilascio degli ostaggi e la continuazione della guerra non possono avvenire contemporaneamente. “C’è una soluzione ovvia e pratica, ed è quella di rilasciare tutti gli ostaggi in un’unica fase con un accordo – anche a costo di porre fine alla guerra”, hanno detto.
Katz ha poi chiarito la sua dichiarazione iniziale, dicendo: “È una vergogna che ci sia chi cerca di fuorviare la realtà. Nessuno, nelle attuali circostanze, sta permettendo l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, e noi non ci stiamo preparando a tale concessione”.
Ha sottolineato che nella sua dichiarazione originale aveva affermato che è necessario creare un’infrastruttura basata su aziende private per garantire che Hamas non abbia accesso agli aiuti in futuro.
Circa due settimane fa, la società di sicurezza privata americana SRS – il cui personale ha messo in sicurezza il valico di Netzarim durante l’ultimo accordo di cessate il fuoco – si è rivolta alle organizzazioni umanitarie di Gaza, chiedendo la loro collaborazione in vista della prevista ripresa delle consegne di aiuti.
Secondo i volantini che SRS ha distribuito alle organizzazioni, gli aiuti sarebbero passati attraverso la “Porta 96”, nel centro di Gaza, anziché attraverso il valico di Kerem Shalom, che in precedenza gestiva la maggior parte degli aiuti. I volantini affermavano che gli aiuti sarebbero stati distribuiti direttamente agli individui o alle famiglie in un centro di distribuzione assicurato dall’azienda.
SRS ha chiarito che sta discutendo con l’IDF su un modello che impedirebbe la consegna di grandi quantità di aiuti ai magazzini organizzativi all’interno di Gaza – e quindi le organizzazioni umanitarie non sarebbero in grado di gestire autonomamente la distribuzione.
I gruppi umanitari hanno respinto la proposta, sostenendo che non tiene conto dell’efficace rete di distribuzione che hanno già creato e che la proposta di SRS non permetterebbe agli aiuti di raggiungere una popolazione più ampia.
In risposta a una dichiarazione di Katz, l’ONU ha rilasciato mercoledì una dichiarazione affermando che Israele ha informato le Nazioni Unite e i fornitori di aiuti umanitari su un “nuovo meccanismo di autorizzazione che introdurrebbe un maggiore controllo sulla consegna degli aiuti a Gaza da parte delle forze israeliane”.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato che le organizzazioni umanitarie dispongono già di meccanismi per garantire che gli aiuti non vengano dirottati [verso Hamas] e che sono “pronte a fornire assistenza ai più bisognosi sulla base dei principi umanitari”.
“La consegna degli aiuti a Gaza è stata ostacolata per troppo tempo”, ha dichiarato l’ONU, aggiungendo che “un ulteriore controllo sulle operazioni di aiuto da parte di una delle parti in conflitto rischierebbe di non far arrivare gli aiuti ai più vulnerabili – in un momento in cui sono più necessari”.
Nella sua dichiarazione iniziale, Katz ha menzionato che l’esercito israeliano rimarrà nelle aree sgomberate nella Striscia di Gaza “con qualsiasi accordo – temporaneo o permanente”, simile alle zone cuscinetto tenute in Libano e Siria, aggiungendo che “se Hamas persiste nel suo rifiuto, le operazioni si espanderanno e procederanno alle fasi successive”.
Katz ha aggiunto che si stanno promuovendo piani per il “trasferimento volontario” dei palestinesi da Gaza, con “centinaia di migliaia di residenti” già “evacuati” dalle loro case.
Per quanto riguarda i negoziati per il cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi, ha affermato che “per la prima volta, l’Egitto ha posto il disarmo di Hamas come condizione per un accordo globale e per la fine della guerra”.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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