Il massacro israeliano del Ramadan cancella la pretesa di leadership morale dell’Occidente

di David Hearst, 

Mddle East Eye, 19 marzo 2025.    

L’orribile ripresa della guerra a Gaza da parte di Benjamin Netanyahu dimostra che nessun accordo di cessate il fuoco sostenuto dagli Stati Uniti vale la carta su cui è stampato.

Una donna palestinese piange un parente ucciso dai colpi israeliani all’ospedale arabo battista Al-Ahli, a Gaza City, il 19 marzo 2025 (Reuters)

Alle 2:20 di martedì 18 marzo, ora locale, nella Striscia di Gaza, Washington ha inaugurato una nuova era nella politica mondiale. È stato il momento in cui Israele ha programmato i suoi attacchi contro decine di obiettivi nell’enclave in modo da farli coincidere con il suhoor, il pasto  consumato all’alba dai musulmani in preparazione a un giorno di digiuno.

La tempistica è stata studiata per infliggere il massimo delle vittime civili, dato che le famiglie di Gaza si sarebbero riunite per mangiare e pregare durante il mese sacro del Ramadan, anche se di cibo ne hanno poco o niente da consumare.

Gli attacchi massicci e simultanei in 100 luoghi distinti hanno raggiunto il loro obiettivo, superando in una sola notte tutti gli altri atti di macelleria selvaggia compiuti dalle forze israeliane durante i 15 mesi di guerra contro Gaza.

Più di 400 palestinesi sono stati uccisi, tra cui più di 170 bambini, secondo i funzionari sanitari di Gaza. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto e ottenuto il via libera da Washington prima di lanciare questi attacchi.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha così segnato una nuova era negli affari globali, dando il suo consenso a un’ondata di attacchi che ha infranto ogni aspetto dell’accordo di cessate il fuoco, firmato alla presenza dei garanti internazionali. Con un solo atto, Trump ha trasformato l’Occidente, che la sua nazione pretende di guidare, nel Far West.

Da questo momento in poi, nessun trattato, cessate il fuoco o accordo internazionale firmato dagli Stati Uniti vale la carta su cui è stampato.

Un presidente degli Stati Uniti che ha convinto i creduloni imam del Michigan di essere un uomo di pace, e persino il prossimo potenziale destinatario del Premio Nobel per la Pace, ora usa l’etichetta “palestinese” come insulto politico contro gli esponenti democratici ebrei.

Il Presidente che ha giurato di fermare tutte le guerre ha lanciato o permesso attacchi aerei in Yemen, Gaza, Libano e Siria contemporaneamente e sta promettendo che si scatenerà l’inferno contro l‘Iran se non si sottometterà alle sue richieste.

Un Presidente degli Stati Uniti che ha detto alle famiglie degli ostaggi che avrebbe fatto tutto il possibile per riaverli vivi, ha permesso a Israele di applicare di fatto la sua direttiva Hannibal alle due dozzine che, prima degli attacchi di martedì mattina, si riteneva fossero ancora in vita. Se Israele si comporta in questo modo, quale incentivo sta dando ora ad Hamas per mantenere in vita gli ostaggi rimasti?

‘L’esercito della vendetta di Dio’

Per Netanyahu, la tempistica di questi attacchi è stata determinante, per ragioni molto diverse.

Martedì doveva comparire in tribunale per le molteplici accuse di corruzione che, con il progredire del caso, stanno stringendo un cappio intorno al suo collo politico. La nuova guerra gli ha fornito una scusa per dire alla corte che non poteva partecipare.

Come scrive Ahmad Tibi, membro della Knesset e presidente del partito Taal, su Middle East Eye: “Non è una coincidenza che il bombardamento di martedì arrivi proprio prima di un voto chiave sul bilancio, con i legislatori ultraortodossi che minacciano di far cadere il governo se non viene approvata una legge che esclude la loro comunità dal servizio di leva e l’ex ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir che lancia ultimatum“.

Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Netanyahu e leader dell’estremista Partito Sionista Religioso, aveva ragione quando ha assicurato al mondo che Netanyahu avrebbe ripreso la guerra a Gaza.

Martedì 18, Smotrich ha detto che le famiglie degli ostaggi sono state ascoltate “troppo”, durante uno scontro alla Knesset con Ayala Metzger, la nuora del prigioniero ucciso Yoram Metzger. “Pensavamo di servire nell’esercito israeliano e non nell’esercito della vendetta di Dio”, ha detto Metzger. “In questi stessi momenti, stiamo uccidendo degli ostaggi e c’è un accordo sul tavolo”.

Ma per i sionisti religiosi, che ora formano il gruppo più potente in Israele, l’esercito della vendetta di Dio è esattamente l’obiettivo della campagna di Gaza.

Hanno fatto di tutto per trasformare una disputa sulla terra in una guerra di religione. Per anni hanno spinto la polizia ad attaccare i fedeli della Moschea di Al-Aqsa durante il Ramadan, provocando direttamente l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che il gruppo ha ribattezzato Operazione Al-Aqsa Flood. Hamas è stato dichiarato gruppo terroristico nel Regno Unito e in altri paesi.

Anche i nemici più acerrimi possono accettare di smettere di combattere durante le feste religiose. Ma martedì mattina Israele non si è limitato a rinnegare l’accordo di cessate il fuoco che aveva firmato; ha preso di mira in modo specifico i fedeli riuniti per celebrare un rito religioso.

Se Israele è una piccola testa di ponte coloniale in una regione interamente circondata da musulmani, questo tentativo di trasformare il conflitto in un conflitto religioso rappresenta una follia di proporzioni suicide. La fiamma che ha acceso in tutti i cuori musulmani sarà difficile da spegnere.

Sarà altrettanto difficile, se non impossibile, per i sopravvissuti a questo attacco, considerare un futuro comune con gli ebrei israeliani in due stati o in un unico stato.

La forza del terrore

Nonostante le sue azioni del 7 ottobre 2023, Hamas rimane, secondo la maggior parte degli analisti militari, una milizia disciplinata che si attiene agli accordi che firma. È Israele che si comporta come un’indisciplinata forza del terrore, violando più volte un accordo riconosciuto a livello internazionale.

Anche prima dell’attacco di martedì 18, Israele aveva ucciso più di 150 palestinesi a Gaza durante il cessate il fuoco. Non ha iniziato i colloqui per la seconda fase il 16° giorno della prima fase, come previsto dall’accordo. Non ha rispettato l’impegno di ritirarsi dal corridoio di Filadelfia. Ha ritardato di una settimana il rilascio dei prigionieri palestinesi.

Israele si è comportato come un mafioso, cercando di costringere Gaza a un accordo completamente diverso. Ha formulato una proposta, che ha messo in bocca a Steve Witkoff, anche se non c’è stata alcuna parola di approvazione da parte dell’inviato di Trump, e ha chiesto che Hamas rilasciasse 11 ostaggi vivi e metà dei morti in cambio di un cessate il fuoco di 50 giorni. Si sarebbe trattato di un accordo completamente diverso da quello negoziato per mesi dai mediatori del Qatar e dell’Egitto.

Come riporta Maariv, gli attacchi a sorpresa di martedì erano stati pianificati da tempo dall’esercito e dallo Shin Bet. L’obiettivo era quello di colpire il maggior numero possibile di membri di Hamas con il primo attacco, proprio come era stato fatto con i vertici di Hezbollah all’inizio della guerra in Libano.

Gaza, come gran parte del mondo musulmano, per il Ramadan aveva cambiato gli orologi nei giorni scorsi, il che ha favorito la missione, secondo Maariv.

“Lo Shin Bet e l’intelligence militare hanno preparato una lista dei luoghi in cui si prevedeva che i membri di Hamas fossero presenti e consumassero i pasti del suhoor. La missione dello Shin Bet e dell’aviazione israeliana prevedeva che decine di aerei e veicoli da combattimento nella prima ondata di attacchi sganciassero centinaia di bombe simultaneamente su obiettivi in cui si trovavano membri di Hamas a Gaza”, si legge nel rapporto. “Alle 2:20 del mattino è stato dato l’ordine”.

Non si sa ancora quanti leader di Hamas siano stati uccisi negli attacchi aerei, ma è improbabile che un attacco del genere funzioni.

Rito di passaggio

Hamas non è Hezbollah e ha una forte identità collettiva istituzionale in cui i leader vengono rapidamente sostituiti. Anche l’attacco alla leadership di Hezbollah non ha avuto effetti noti sulla sua capacità di resistere all’invasione di terra di Israele e sulla sua capacità di bloccare le forze d’élite israeliane a pochi chilometri dal confine.

Hamas non ha problemi noti di reclutamento e può sostituire i combattenti più rapidamente di quanto non vengano uccisi dall’esercito israeliano. Questa capacità è stata riconosciuta dagli stessi generali israeliani. Semmai, un attacco come questo è la più grande spinta al reclutamento che Hamas possa desiderare, quindi una ripresa della guerra non rappresenterà probabilmente un colpo mortale per l’organizzazione nel suo complesso.

Né cambierà, in base alle prove attuali, la determinazione dei palestinesi di Gaza a rimanere nella loro terra.

Una giovane madre si è svegliata e ha trovato i figli e il marito morti. “I miei figli sono morti di fame”, ha detto. “Giuro su Dio che i miei figli si sono rifiutati di mangiare il suhoor. A me basta Dio che sa come punirti, Netanyahu. Che Dio ti ritenga responsabile… Sono una madre il cui cuore arde di dolore. Che Dio faccia ardere anche il tuo cuore per i tuoi figli, Netanyahu. Dove sono gli altri arabi? Ci stanno solo guardando”.

I vicini arabi della Palestina non sono gli unici a starsene con le mani in mano.

Un’Europa e un Regno Unito così desiderosi di sfidare il piano di Trump di spartirsi l’Ucraina con il presidente russo Vladimir Putin, non stanno facendo assolutamente nulla per fermare il massacro a Gaza.

In effetti, per Keir Starmer, Gaza sta emergendo come un rito di passaggio essenziale per convalidare le sue credenziali di primo ministro.

In due momenti importanti dopo l’attacco del 7 ottobre, Starmer ha sfidato le opinioni del suo gabinetto, espresse dalla sinistra morbida – David Lammy, Yvette Cooper e Lisa Nandy – e da membri chiave della destra laburista, come Shabana Mahmood e Wes Streeting, che solo per poche centinaia di voti ha conservato il suo seggio alle ultime elezioni.

I giornalisti Patrick Maguire e Gabriel Pogrund raccontano entrambi gli eventi nel loro libro Get In, che traccia l’influenza di Morgan McSweeney, il machiavellico faccendiere di Starmer di origine irlandese, nell’ascesa al potere del leader laburista.

Due pesi e due misure

In un primo momento, Starmer si è rifiutato di scusarsi pubblicamente per l’intervista rilasciata a Nick Ferrari sulla LBC (London Broadcasting Company), in cui aveva affermato che Israele aveva il diritto di negare l’acqua e l’elettricità a Gaza. Alla fine ha rilasciato una precisazione, dicendo che stava rispondendo a una domanda sul diritto di Israele a difendersi.

Nel secondo caso, Starmer si è messo contro il suo stesso gabinetto, che comprende figure come Philippe Sands e Richard Hermer, entrambi onorati giuristi impegnati nella santità del diritto internazionale. Sono anche ebrei.

Mentre la distruzione a Gaza si aggravava, Lammy, Cooper, Nandy, Mahmood e Streeting hanno fatto pressioni su Starmer affinché cambiasse atteggiamento, secondo Maguire e Pogrund.

“Mahmood ha diagnosticato nell’ufficio del leader un caso nocivo di doppio standard, sospettando in privato che essi credessero che l’opposizione alle azioni di Israele fosse guidata dall’antisemitismo”, scrivono gli autori. “I consiglieri di Starmer guardavano impassibili… McSweeney aveva sempre accolto la possibilità che il Labour potesse perdere milioni di elettori che erano stati disposti a sostenere il partito sotto [Jeremy] Corbyn”.

Descrivendo il punto di vista nell’ufficio di Starmer, un anonimo membro del gabinetto ombra ha detto all’autore: “Vedono l’attivismo palestinese come una creatura dell’estrema sinistra”.

Questa opinione persiste tuttora. Martedì scorso, Starmer ha pubblicamente smentito il suo Segretario agli Esteri dopo che Lammy aveva accusato Israele di aver violato il diritto internazionale con l’imposizione del blocco totale, che ha tagliato acqua ed elettricità a 2,3 milioni di persone a Gaza.

Complicità britannica

Se Netanyahu non avesse sferrato il suo attacco a sorpresa, Starmer avrebbe accolto a braccia aperte il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar nel Regno Unito, anche dopo che Israele ha agito con disprezzo nei confronti di Emily Thornberry, presidente della commissione parlamentare per gli affari esteri. Il vice ministro degli Esteri israeliano, Sharren Haskel, l’ha filmata di nascosto e ha postato il filmato su Instagram.

Saar è stato membro del gabinetto che ha votato per tagliare l’acqua e l’elettricità a Gaza. È anche un dichiarato oppositore di uno stato palestinese e lo scorso novembre ha dichiarato che “creare uno stato palestinese oggi equivarrebbe a creare uno stato di Hamas”.

La Gran Bretagna di Starmer è pienamente complice nel permettere a Israele di commettere un genocidio a Gaza. La sacralità del diritto internazionale non significa più nulla per l’ex avvocato che si è fatto conoscere nel campo dei diritti umani.

Ma questa non è certo la fine della storia, né la fine della storia dell’ascesa e della caduta di Starmer dal potere. Né Hamas, né soprattutto i palestinesi di Gaza, scompariranno rapidamente e comodamente.

Gaza potrebbe ancora rivelarsi per Starmer quello che la guerra in Iraq ha dimostrato di essere per la sua guida e mentore, Tony Blair: il colpo di grazia alla sua premiership.

Entrambi i leader laburisti hanno usato la guerra in un paese musulmano per mostrare i propri cojones politici. Entrambi credevano che fare la guerra significasse entrare automaticamente nel club elitario dei leader mondiali. Ma per Starmer, come per Blair, la guerra sarà la sua rovina.

Per chiunque raccoglierà a Washington i pezzi dalle macerie lasciate dall’era Trump, il ruolo dell’Occidente come leader morale del mondo è finito per sempre. Trump ha deliberatamente rifiutato quel ruolo, al costo di altre migliaia di vite palestinesi e musulmane.

David Hearst è cofondatore e caporedattore di Middle East Eye. È commentatore e relatore della regione e analista dell’Arabia Saudita. È stato redattore del leader estero del Guardian e corrispondente di in Russia, Europa e Belfast. È entrato al Guardian dal The Scotsman, dove era corrispondente per l’istruzione.

https://www.middleeasteye.net/opinion/ramadan-massacre-obliterates-wests-claim-moral-leadership

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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