Oltre l’ombra di Gaza: la guerra invisibile per il futuro della Cisgiordania

di Ramzy Baroud,  

 Counterpunch, 29 luglio, 2025.

Foto di Ahmed



Israele sta seguendo meticolosamente un esempio da manuale per l’istigazione di disordini nella Cisgiordania occupata. Le ultime provocazioni di questo tipo sono consistite nel privare il comune palestinese di Hebron (Al-Khalil) dei suoi poteri amministrativi sulla venerabile Moschea di Abramo. Peggio ancora, secondo il giornale Israel Hayom, ha concesso questi poteri al consiglio religioso dell’insediamento ebraico di Kiryat Arba, un gruppo di coloni estremisti.

Sebbene tutti i coloni ebrei israeliani nella Palestina occupata possano essere considerati estremisti, i circa 7.500 abitanti di Kiryat Arba rappresentano una categoria più aggressiva. Questo insediamento, istituito nel 1972, funge da punto d’appoggio strategico per giustificare l’assoggettamento di Hebron a un controllo militare più rigoroso rispetto a qualsiasi altra parte della Cisgiordania.

Kiryat Arba è tristemente legata a Baruch Goldstein, il colono israelo-americano che, nel febbraio 1994, scatenò un orribile attacco, in cui aprì il fuoco contro i fedeli musulmani inginocchiati per la preghiera dell’alba nella Moschea di Abramo, uccidendo senza pietà 29 persone. Questo bagno di sangue è stato rapidamente seguito da un altro ancora, in cui l’esercito israeliano ha brutalmente represso i manifestanti palestinesi a Hebron e in tutta la Cisgiordania, uccidendo altri 25 palestinesi.

Eppure, la Commissione israeliana Shamgar, incaricata di indagare sul massacro, decise nel 1994 che la moschea palestinese, un luogo di profondo significato religioso, doveva essere grottescamente divisa: il 63% assegnato ai fedeli ebrei e un mero 37% ai musulmani palestinesi.

Da quella decisione disastrosa, sono state sistematicamente imposte restrizioni oppressive. Questi includono una sorveglianza pervasiva e, a volte, chiusure prolungate e ingiustificate del sito, solo per uso esclusivo dei coloni.

L’ultima decisione, descritta da Israel Hayom come “storica e senza precedenti”, è profondamente pericolosa. Pone il destino di questa storica moschea palestinese direttamente nelle mani di coloro che sono fanaticamente desiderosi di acquisire il luogo sacro nella sua interezza.

Ma la Moschea di Abramo è solo un microcosmo di qualcosa di molto più sinistro in corso in tutta la Cisgiordania. Israele ha sfruttato la sua guerra a Gaza per intensificare drammaticamente la sua violenza, effettuare arresti di massa, confiscare vasti tratti di terra, distruggere metodicamente fattorie e frutteti palestinesi ed espandere aggressivamente gli insediamenti illegali.

Sebbene la Cisgiordania, in precedenza in gran parte sottomessa dalle pressioni militari israeliane congiunte e dalla repressione dell’Autorità Palestinese, non sia stata una parte diretta dell’assalto del 7 ottobre 2023 né del genocidio israeliano in corso a Gaza, è diventata inspiegabilmente un obiettivo importante per le misure militari israeliane.

Nel primo anno di guerra, oltre 10.400 palestinesi sono stati arrestati durante la repressione dell’esercito israeliano, con migliaia di detenuti senza accusa. Inoltre, centinaia di palestinesi sono stati sottoposti a pulizia etnica forzata , in gran parte dal nord della Cisgiordania, dove interi campi profughi e città sono stati sistematicamente distrutti in prolungate campagne militari israeliane.

L’obiettivo generale di Israele rimane lo strangolamento della Cisgiordania. Ciò si ottiene dividendo le comunità locali, utilizzando onnipresenti posti di blocco militari, imponendo la chiusura totale di vaste regioni e la crudele sospensione dei permessi di lavoro per i lavoratori palestinesi, che dipendono quasi interamente dal mercato del lavoro israeliano per la sopravvivenza.

Questo piano subdolo ha anche preso di mira esplicitamente tutti i luoghi santi palestinesi, tra cui il venerato complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata e la moschea di Abramo. Anche quando questi santuari erano nominalmente accessibili, i limiti di età e i soffocanti posti di blocco militari rendono difficile, a volte del tutto impossibile, per i palestinesi praticare il loro culto.

Nell’agosto 2024, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la sua implacabile campagna violenta contro la Cisgiordania faceva parte del confronto contro “l’asse più ampio del terrorismo iraniano”. In pratica, questa dichiarazione è servita come via libera all’esercito israeliano per trattare la Cisgiordania come un’estensione del genocidio israeliano in corso su Gaza. A metà luglio 2025, oltre 900 palestinesi erano stati uccisi dall’esercito israeliano in Cisgiordania, mentre almeno 15 erano stati uccisi dai coloni.

Mentre i palestinesi venivano messi sempre di più con le spalle al muro, senza una strategia centralizzata da parte della loro leadership per resistere in modo significativo, Israele ha aumentato esponenzialmente le sue costruzioni illegali di insediamenti e la sfacciata legalizzazione di numerosi avamposti, molti costruiti illegalmente anche per gli standard del governo israeliano.

Le azioni di Israele in Cisgiordania non sono state una deviazione improvvisa, ma coerenti con un’orchestrazione di lunga data. Ciò include un piano consolidato dalla Knesset israeliana nel 2020 che ha permesso a Israele di annettere ufficialmente la Cisgiordania. L’obiettivo finale di Israele è sempre stato quello di confinare la maggioranza dei palestinesi in enclavi simili a Bantustan sudafricani, affermando al contempo il pieno controllo sulla stragrande maggioranza della regione.

Nell’agosto 2023, l’estremista Ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha articolato questa visione inquietante: “Il mio diritto, il diritto di mia moglie e dei miei figli di muoversi in Giudea e Samaria (la Cisgiordania occupata) è più importante della libertà di movimento per gli arabi”.

In seguito sono state istituite altre misure coercitive, tra cui le leggi della Knesset per limitare significativamente  le operazioni dell’UNRWA e ulteriori leggi per consolidare l’annessione de facto. Lo scorso maggio, Smotrich ha audacemente annunciato altri 22 insediamenti. Il 2 luglio, 14 ministri israeliani hanno fatto un appello pubblico a Netanyahu per annettere immediatamente  la Cisgiordania.

In realtà, ogni azione intrapresa da Israele, specialmente dall’inizio del suo devastante genocidio a Gaza, è stata attentamente calcolata per culminare nell’annessione irreversibile della Cisgiordania – un processo che sarebbe inevitabilmente seguito dalla dichiarazione degli abitanti nativi persona non grata nella loro stessa patria.

Questo livello di pressione e oppressione sistemica alla fine porterà a un’esplosione popolare. Anche se soppressa dalla brutalità dell’esercito israeliano, dal terrore dei coloni armati e dalle azioni repressive dell’Autorità Palestinese, il punto di rottura si sta avvicinando rapidamente.

Coloro che in Occidente predicano vuoti appelli alla calma e alla de-escalation devono capire che la regione sta precipitando verso l’orlo del baratro. Né i luoghi comuni diplomatici né gli sterili comunicati stampa saranno sufficienti a scongiurare la catastrofe. Si consiglia loro di agire con decisione contro le politiche distruttive di Israele, e di farlo immediatamente.

Ramzy Baroud è un giornalista e direttore del The Palestine Chronicle. È autore di cinque libri. Il suo ultimo è “These Chains Will Be Broken: Palestinian Stories of Struggle and Defiance in Israeli Prisons” (Clarity Press, Atlanta). Il Dr. Baroud è un ricercatore senior non residente presso il Center for Islam and Global Affairs (CIGA), Istanbul Zaim University (IZU). Il suo sito web è www.ramzybaroud.net


https://www.counterpunch.org/2025/07/29/beyond-gazas-shadow-the-unseen-war-for-the-west-banks-future/

Traduzione a cura di AssopacePalestina

Non sempre AssopacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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