di Gideon Levy,
Haaretz, 24 luglio 2025.

Il piano di Israele per la pulizia etnica della Striscia di Gaza sta procedendo a ritmo serrato, forse anche meglio del previsto. Oltre ai significativi risultati già ottenuti in termini di uccisioni e distruzioni sistematiche, negli ultimi giorni si è registrato un altro risultato fondamentale: la fame deliberata ha iniziato a dare i suoi frutti.
Gli effetti di questa politica si stanno diffondendo rapidamente, mietendo vittime in numero pari a quello dei morti causati dai bombardamenti. Chi non muore mentre aspetta il cibo ha buone probabilità di soccombere alla fame.
L’arma della fame deliberata sta funzionando. La Fondazione “Umanitaria” di Gaza, a sua volta, è diventata un tragico successo. Non solo centinaia di abitanti di Gaza sono stati uccisi mentre aspettavano in fila per ricevere i pacchi distribuiti dalla GHF, ma ci sono molti altri che muoiono di fame perché non riescono a raggiungere i punti di distribuzione. La maggior parte di loro sono bambini e neonati.
Solo mercoledì 23 sono morte di fame 15 persone, tra cui tre bambini e un neonato di sei settimane. Da quando è iniziata la guerra sono morte di fame 102 persone, tra cui 80 bambini, con un grafico in aumento negli ultimi giorni.
Le immagini nascoste al pubblico dai criminali media locali israeliani, la cui mancanza di copertura su Gaza non sarà mai dimenticata né perdonata, sono viste dal resto del mondo. Sono immagini che ricordano i sopravvissuti ai campi di concentramento, immagini dell’Olocausto. Nasconderle equivale a negare il fenomeno.
Scheletri di neonati e bambini, vivi e morti, con le ossa che spuntano dal tessuto adiposo consumato o dai muscoli avvizziti, gli occhi e la bocca spalancati, lo sguardo spento.

Giacciono sul pavimento degli ospedali, su letti spogli, o vengono trasportati su carri trainati da asini. Sono immagini infernali. In Israele, molte persone rifiutano queste foto, dubitando della loro veridicità. Altri esprimono gioia e orgoglio nel vedere bambini affamati. Sì, siamo diventati capaci anche di questo.
Trasformare la fame deliberata in un’arma legittima e accettabile tra gli israeliani, sia attraverso il sostegno aperto che attraverso la fredda indifferenza, è la fase più demoniaca finora nella guerra che Israele ha lanciato sulla Striscia di Gaza.
È anche l’unica per la quale non si possono inventare giustificazioni, scuse o spiegazioni. Nemmeno l’apparato propagandistico senza limiti di Israele riesce a trovarne. La fame è diventata un’arma legittima poiché è un altro mezzo per raggiungere il vero obiettivo: la pulizia etnica.
Bisogna interiorizzare questo fatto e vedere il proseguimento della guerra in questa luce. Proprio come Israele trae vantaggio dalle morti causate dai colpi di arma da fuoco, così trae vantaggio dalla fame che uccide centinaia di persone. Solo così sarà possibile trasformare Gaza in un luogo invivibile, e solo così i suoi abitanti se ne andranno “volontariamente”, prima nella “città umanitaria”, e da lì in Libia, o chissà dove.

La fame è ormai visibile su tutti. I giornalisti palestinesi a Gaza che non sono ancora stati uccisi dall’IDF riferiscono di non aver mangiato nulla da due o tre giorni.
Mercoledì anche i medici stranieri hanno parlato di ciò che avevano mangiato, soprattutto di ciò che non avevano mangiato. Una dottoressa canadese dell’ospedale Nasser ha detto che nei due giorni precedenti aveva mangiato solo una minuscola ciotola di lenticchie. Non potrà continuare a curare i malati e i feriti in queste condizioni. Anche questo va bene a Israele.
Una troupe di Al-Jazeera ha accompagnato un giovane alla ricerca di cibo per i suoi figli. Ha cercato e cercato, finché non ha trovato due sacchi di farina israeliana e una bottiglia d’olio in un banco del mercato. Il prezzo era di centinaia di shekel a sacco, e lui è tornato a casa a mani vuote, dai suoi figli affamati. Uno studio televisivo ha poi fornito i dettagli delle tre fasi che portano alla morte per inedia. I figli di quest’uomo erano alla seconda fase.

Questa fame deliberata ha trasformato questa guerra nella più orribile delle guerre di Israele, sicuramente la più criminale. Non abbiamo mai fatto morire di fame due milioni di persone in questo modo.
Tuttavia, c’è solo una cosa peggiore dell’affamamento deliberato: l’indifferenza con cui viene accolta in Israele. E siamo solo a un’ora e mezza di macchina dal luogo in cui mercoledì è morto un altro bambino, Yussef al-Safadi. La sua famiglia non era riuscita a trovare alcun sostituto del latte per lui.
Mentre moriva, Channel 12 trasmetteva un programma di cucina e gli ascolti erano ottimi.
Traduzione a cura di AssopacePalestina
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