Come una compagnia israeliana controlla – e taglia – l’accesso dei palestinesi all’acqua in Cisgiordania

di Qassam Muaddi  
mondoweiss.net, 22 luglio, 2025   

I palestinesi in Cisgiordania stanno affrontando una crisi senza precedenti nell’accedere adeguatamente all’acqua. Ma il problema non è la carenza delle risorse idriche, quanto il fatto che Israele estrae e controlla tutta l’acqua da sotto i loro piedi.

Palestinesi riempiono bottiglie di plastica e taniche con acqua potabile da un serbatoio d’acqua nel villaggio di Um al-Khair in Cisgiordania, a sud di Hebron, 17 agosto 2016. (Wisam Hashlamoun/APA Images)

Per 100 giorni, i palestinesi della città di Idna, nella Cisgiordania occupata, sono sopravvissuti senza acqua corrente. La città di circa 40.000 abitanti ha fatto affidamento su serbatoi di acqua piovana e taniche d’acqua comprate da dei rivenditori. La crisi di siccità della città è stata provocata dalla decisione di aprile della compagnia idrica nazionale israeliana Mekorot di ridurre la fornitura giornaliera di acqua al governatorato di Hebron, nel sud della Cisgiordania. L’approvvigionamento idrico si è ridotto da 32.000 metri cubi a 26.000, il che ha visto la chiusura completa della linea idrica di Mekorot per Idna.

Questa crisi idrica non è nuova e non si limita a Idna. Ogni estate, diverse parti della Cisgiordania subiscono interruzioni idriche prolungate che possono estendersi fino a un mese, principalmente a causa della mancanza di approvvigionamento di acqua da parte di Mekorot, che controlla la maggior parte delle risorse idriche in Palestina.

A Idna, i residenti si sono incontrati lunedì nel municipio per discutere della crisi. Il sindaco della città ha condiviso l’argomentazione della società israeliana per aver tagliato loro l’acqua, ovvero che “alcuni residenti stavano rubando illegalmente l’acqua”.

“Il sindaco ha detto che non è responsabilità del comune cercare coloro che rubano l’acqua, ma fornire acqua ai residenti, cosa che è stata resa impossibile”, ha detto a Mondoweiss Rami Nofal, un giornalista locale residente a Idna. “Ogni estate, subiamo tagli all’acqua, e l’argomento che alcuni individui rubano l’acqua dalla linea principale non è una scusa per lasciare 40.000 persone senza acqua per tre mesi”, ha detto. 

Il sindaco ha poi assicurato alla folla che l’Autorità Palestinese sta cercando di risolvere la crisi con Mekorot, ma non ci sono notizie di una soluzione. “A Idna, come nel resto della Cisgiordania, riceviamo l’acqua in determinati giorni della settimana, e il turno del mio quartiere è stato ad aprile, solo pochi giorni prima che fosse programmato il taglio completo”, ha continuato Nofal. “Ho comprato un serbatoio d’acqua di 13 metri cubi per 180 shekel, e questa è l’acqua con cui io e la mia famiglia stiamo risparmiando per sopravvivere”.

Serbatoi di questo tipo punteggiano i tetti di tutti gli edifici della Cisgiordania, poiché la carenza d’acqua è cronica. “Dobbiamo stare attenti a ogni caso di consumo di acqua”, ha spiegato Nofal. “Ogni volta che i miei figli aprono il rubinetto, dico loro di richiuderlo il prima possibile. Risparmiamo mentre ci laviamo e anche quando tiriamo lo sciacquone”.

Resti demoliti di case palestinesi nel villaggio di Idna, a ovest di Hebron, 13 maggio 2025. (Mamoun Wazwaz/APA Images)


Come funziona il sistema idrico in Cisgiordania

Mekorot è stata fondata negli anni ’30 sotto il mandato britannico. Dopo la fondazione dello Stato di Israele, alla società è stato concesso il diritto esclusivo di esplorare e sfruttare l’acqua nel paese. Dopo il 1967, ciò includeva le terre della Cisgiordania e di Gaza, che Israele occupava. Mekorot espanse le sue operazioni e fu incaricata di costruire il tratto nazionale principale, una linea di condutture idriche che trasporta l’acqua dalla parte settentrionale del paese, intorno alla Cisgiordania attraverso la provincia israeliana del 1948, fino alle zone secche meridionali del deserto del Naqab. Gran parte di quest’acqua alimentava il fiume Giordano prima della costruzione del tratto negli anni ’60.

Ihab Sweiti, dell’Autorità Palestinese per l’acqua, ha detto a Mondoweiss che “le fonti d’acqua naturali in Palestina sono per lo più sotterranee e si classificano in quattro serbatoi naturali; le falde orientali e occidentali su entrambi i lati della regione collinare centrale, il bacino della Valle del Giordano, e l’acquifero costiero, che è la principale fonte d’acqua per Israele e la Striscia di Gaza. I bacini idrici orientali e della Valle del Giordano si trovano principalmente in Cisgiordania, e il bacino idrico occidentale si estende anche in Israele”.

“Dall’occupazione del 1967, Mekorot ha scavato altri pozzi in Cisgiordania, finendo per controllare circa 25 pozzi, che utilizza per fornire acqua agli insediamenti israeliani e per vendere acqua a molti comuni palestinesi, come Idna”, ha continuato Sweiti.

“Quando la compagnia Mekorot ci ha informato che stavano tagliando l’approvvigionamento idrico dall’area ovest di Hebron, compresa Idna, hanno detto che il motivo era che c’erano troppe estensioni illegali fatte dai palestinesi lungo la linea dell’acqua”.

Secondo Sweiti la società israeliana sostiene che il furto d’acqua per le città e i villaggi della zona ha ridotto la quota d’acqua per gli insediamenti israeliani. Sweiti ammette che i palestinesi fanno estensioni irregolari lungo la linea di Mekorot, ma i dati smentiscono l’affermazione che la quota di insediamenti israeliani sia stata ridotta.

Secondo il Palestinian Hydrology Group, i palestinesi consumano in media 70 litri di acqua a persona al giorno, mentre gli israeliani ne consumano 300. Per i coloni israeliani in Cisgiordania, tuttavia, la media sale a 800 litri a persona al giorno.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la media raccomandata per il consumo giornaliero di acqua è di 100-120 litri per individuo al giorno, che è molto al di sopra del tasso di consumo medio palestinese e molto al di sotto del consumo medio giornaliero dei coloni israeliani. Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese del marzo 2023, la quota individuale di acqua dei coloni israeliani in Cisgiordania rispetto a quella dei palestinesi è nel rapporto di sette a uno.

Secondo il diritto internazionale, sia gli insediamenti israeliani in Cisgiordania che lo sfruttamento israeliano dell’acqua della Cisgiordania sono illegali. La Quarta Convenzione di Ginevra, che regola i casi di occupazione, proibisce esplicitamente sia il trasferimento dei cittadini della potenza occupante nel territorio occupato sia lo sfruttamento delle risorse naturali del territorio occupato, a meno che non sia a beneficio della popolazione occupata.

Quando nel 1993 furono firmati gli accordi di Oslo tra l’OLP e Israele, i diritti all’acqua furono classificati come parte della fase strategica dei negoziati sullo “status finale“, insieme ai rifugiati palestinesi, ai confini, allo status di Gerusalemme e agli insediamenti israeliani. I negoziati sullo status finale avrebbero dovuto concludersi a Camp David nel 2000, ma gli accordi non ebbero seguito. Da allora, la distribuzione dell’acqua continua ad avvenire secondo il meccanismo provvisorio degli Accordi di Oslo: distribuzione ampiamente ineguale e totale controllo israeliano.

Questo meccanismo si basa sulla formazione di un comitato congiunto in cui le autorità idriche israeliane e palestinesi rivedono e aggiornano regolarmente il numero di pozzi che i palestinesi sono autorizzati a scavare o sfruttare e la quantità di acqua che possono estrarre e distribuire in base alla crescita della popolazione.

Questa riunione periodica del comitato multilaterale dovrebbe svolgersi ogni pochi anni. Secondo Ihab Sweiti, l’ultimo incontro è avvenuto nel 2023, prima dell’inizio della guerra a Gaza. “Noi, l’Autorità Palestinese per l’Acqua, avevamo all’ordine del giorno diversi nuovi pozzi da scavare e gestire per i quali volevamo ottenere l’approvazione israeliana, e c’erano altri due pozzi che l’avevano già ricevuta, anche nella parte occidentale di Hebron”.

Erano rimaste solo discussioni tecniche, dice Sweiti, ma la guerra a Gaza ha paralizzato tutto. “È tutto ancora in sospeso”.

Le macchine dell’esercito israeliano distruggono un serbatoio d’acqua utilizzato dai contadini palestinesi a Hebron, 14 giugno 2011. (Najeh Hahlamoun/APA Images)


“La gente avrà veramente sete”

A Idna, anche l’estrazione irregolare di acqua da parte dei palestinesi è stata interrotta dall’esercito israeliano. “Domenica, le forze di occupazione hanno fatto irruzione nell’area fuori Idna, dove passa la linea dell’acqua, hanno scavato il terreno e distrutto tutte le estensioni irregolari fatte da alcuni palestinesi”, ha osservato Rami Nofal. Di conseguenza, ora anche i serbatoi d’acqua non sono più disponibili. Se continua così, in due settimane la crisi andrà fuori controllo”.

“La gente di Idna avrà veramente sete”, ha sottolineato Nofal.

Sweiti sostiene che le estensioni irregolari della linea principale sono un problema per i palestinesi, non solo per gli insediamenti israeliani. “L’acqua estratta, che non viene contabilizzata, viene alla fine detratta dalla quota dei palestinesi”, dice Sweiti. “Ma l’area in cui passa la linea si trova nell’area C, dove Israele non permette all’Autorità Palestinese di avere alcuna presenza”.

Ciò significa che l’Autorità Palestinese non ha il potere di imporre l’ordine o mantenere le infrastrutture idriche per le comunità palestinesi, spiega Sweiti.

“Tagliare l’acqua da un’intera area o città non è una soluzione”, afferma. “La soluzione è permettere a noi palestinesi di gestire il nostro approvvigionamento idrico e avere le nostre fonti d’acqua”.


https://mondoweiss.net/2025/07/how-one-israeli-company-controls-and-cuts-off-palestinians-access-to-water-in-the-west-bank/


Traduzione a cura di AssopacePalestina

Non sempre AssopacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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