Testimoni riferiscono che persone in cerca di aiuti a Gaza sono state “colpite alla testa” al centro di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation

di Tareq S. Hajjaj,    

Mondoweiss, 12 luglio 2025.    

Le forze israeliane hanno compiuto un altro massacro in un centro di assistenza nel sud di Gaza gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation. Testimoni hanno descritto carri armati israeliani che sparavano con mitragliatrici sulla folla e soldati che colpivano alla testa i richiedenti aiuti.

Palestinesi che trasportano scatole di aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, 16 giugno 2025. (Foto: Omar Ashtawy/APA Images)

Samir Shaat, un giovane trentenne, seduto nel cortile del Nasser Medical Complex, racconta quello che descrive come il giorno più brutto della sua vita.

Sabato mattina, Shaat si è recato al centro di distribuzione degli aiuti di al-Shakoush nella città di Rafah, gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Dopo la chiusura di tutti gli altri centri della GHF a Gaza, questo era l’unico ancora operativo. Shaat e un suo amico erano lì per portare del cibo alle loro famiglie.

Non appena sono arrivati alle 9:40 del mattino, racconta Shaat, i carri armati dell’esercito israeliano sono apparsi su un’alta collina vicino al sito e hanno iniziato a sparare con mitragliatrici pesanti contro le migliaia di civili che aspettavano il segnale d’inizio della compagnia statunitense per entrare nel sito.

Invece di tornare a casa con il cibo, Shaat è tornato portando il suo amico, che era stato colpito direttamente alla testa. Lo ha trasportato per più di un chilometro a piedi, correndo nella speranza di salvarlo. Quando è arrivato all’ospedale, il suo amico era già morto tra le sue braccia.

Il Ministero della Salute di Gaza ha annunciato che all’ospedale Nasser sono stati registrati 18 morti e oltre 50 feriti in seguito al massacro di oggi al centro GHF. Il Ministero ha affermato che i morti portano il numero totale delle persone uccise in questi centri a 805, mentre il numero dei feriti nei siti GHF è di 5.252.

“Hanno iniziato a spararci uno ad uno”

In una testimonianza video ottenuta da Mondoweiss, Samir Shaat è seduto nel cortile dell’ospedale Nasser con i vestiti intrisi di sangue. Descrive ciò che ha visto oggi al centro GHF come un “mare di sangue”.

Le persone che portavano sacchetti vuoti, sperando di riempirli di cibo, sono tornate usandoli come un sudario, dice Shaat, sostenendo che, nonostante fosse consapevole del pericolo che correva andando al centro GHF, ha scelto comunque di andarci. “Cosa ci spinge ad andare lì se non il fatto di non avere nulla da mangiare?”, dice. “Immaginate se vostra madre vi chiedesse qualcosa da mangiare, o vostra sorella minore vi chiedesse qualcosa per placare la sua fame, e voi restaste lì a guardarle morire lentamente di fame giorno dopo giorno. Andrei incontro alla morte pur di procurare loro qualsiasi cosa”.

Shaat racconta che suo fratello è stato ucciso la settimana scorsa in un incidente simile in uno dei centri della GHF. Spiega che, essendo anche suo padre morto durante la guerra, lui è ora l’unico capofamiglia.

La folla era ad almeno 500 metri di distanza dalla posizione dell’esercito israeliano quando hanno aperto il fuoco, dice Shaat. “Hanno iniziato a spararci uno ad uno, colpendo i civili affamati con colpi diretti alla testa”, racconta.

“Ci stanno uccidendo deliberatamente davanti a tutti. Ne hanno uccisi centinaia di migliaia e il mondo non si muove, quindi continuano a uccidere senza curarsi di nulla”.

Shaat dischiude il telo di plastica, aprendo la cerniera davanti alle telecamere che lo circondano. “Questo è Ahmad, il mio amico. Guardate il suo sangue fresco, non si è ancora seccato”. Indica i fori dei proiettili, tutti concentrati nella parte superiore del corpo. “Abbiamo fatto colazione insieme e siamo partiti per cercare qualcosa da mangiare per le nostre famiglie. Ma come vedete, sono tornato portando il mio amico morto sulle spalle. Non tornerà dalla sua famiglia affamata”.

Un giornalista gli chiede cosa lo spinge a continuare ad andare in questi centri, e Shaat risponde: «Diteci piuttosto: cos’altro abbiamo da mangiare?».

Un altro sopravvissuto al massacro degli aiuti, Ahmad Haddad, giace in un letto dello stesso ospedale mentre racconta gli eventi della giornata. «Andiamo lì perché vogliamo mangiare», dice in una testimonianza video per Mondoweiss, parlando con respiri affannosi e lasciando uscire lamenti di dolore tra una frase e l’altra. «Conosciamo il pericolo che corriamo lì. Ma la fame è dura. Non c’è altra scelta».

«L’unico cibo che possiamo ottenere è quello che ci danno», continua. «Ma quando siamo andati oggi, i soldati sono usciti con i fucili e le mitragliatrici dei carri armati. Abbiamo visto i soldati da vicino, che puntavano le armi alle nostre teste e ci sparavano come uccelli, come se fossimo inutili, come se si divertissero con il nostro sangue uccidendoci a dozzine».

Haddad racconta che i carri armati israeliani hanno sparato a caso sulla folla, mentre i soldati osservavano chiunque si alzasse e gli sparavano alla testa. «Ci siamo sdraiati a terra, temendo i proiettili e cercando di salvarci la vita», racconta. «Ma i soldati ci stavano aspettando, in agguato. Chiunque si alzasse cadeva a terra morto».

La GHF pronta a costruire un “campo di concentramento” a Rafah mentre i negoziati per il cessate il fuoco sono in stallo

Il programma di distribuzione degli aiuti della GHF continua ad essere ampiamente condannato dalle organizzazioni umanitarie internazionali per i massacri che si verificano quotidianamente all’interno o nelle vicinanze dei suoi centri. Ciò ha portato i palestinesi di Gaza a descrivere questi luoghi come “trappole mortali” che utilizzano gli aiuti come esca per attirare i civili in zone sotto il controllo militare israeliano.

La GHF è stata anche criticata per aver assecondato gli obiettivi militari israeliani di costringere la popolazione di Gaza in queste zone “ripulite” all’interno della Striscia, con l’obiettivo finale di espellere la popolazione civile da Gaza e facilitare la cosiddetta “migrazione volontaria”.

Questo obiettivo è stato espresso più recentemente all’inizio di questa settimana, quando il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato che Israele cercherà di “concentrare” la popolazione di Gaza in cosiddette “città umanitarie” costruite sulle rovine di Rafah, nel sud di Gaza. Katz ha affermato che tutti i 2 milioni di abitanti di Gaza sarebbero stati costretti a trasferirsi in questa zona prima del loro sfollamento. La dichiarazione di Katz è stata ampiamente condannata come un piano per costruire un “campo di concentramento”.

La GHF è vista dai palestinesi come una componente fondamentale di questo piano, in quanto fornisce una copertura umanitaria agli obiettivi politici e militari di Israele.

All’inizio di questa settimana, la Reuters ha riportato una proposta che aveva visto sotto il nome della Gaza Humanitarian Foundation che descriveva in dettaglio la costruzione di “campi di transito su larga scala chiamati ‘Aree di transito umanitario’ all’interno – e forse all’esterno – di Gaza”.

Il massacro di oggi nel sito di assistenza di Rafah arriva mentre si diffondono notizie di un’interruzione dei colloqui di cessate il fuoco tra Hamas e Israele in Qatar.

Muhammad Eslayeh ha raccolto le testimonianze per questo articolo.

https://mondoweiss.net/2025/07/gazan-aid-seekers-sniped-in-the-head-at-ghf-distribution-center-witnesses-say/

Traduzione a cura di AssopacePalestina

Non sempre AssopacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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