di Seymour Hersh,
Seymour Hersh Substack, 19 giugno 2025.
La bozza del piano di battaglia per una nuova guerra.

Questo è un riassunto di ciò che è più probabile che accada in Iran, già questo fine settimana, secondo gli addetti ai lavori israeliani e i funzionari americani su cui ho fatto affidamento per decenni. Comporterà pesanti bombardamenti americani. Ho esaminato questo rapporto con un funzionario statunitense di lunga data a Washington, che mi ha detto che tutto sarà “sotto controllo” se il leader supremo iraniano Ali Khamenei “se ne andrà”. Non si sa come ciò possa accadere, a parte il suo assassinio. Si è parlato molto della potenza di fuoco e degli obiettivi americani all’interno dell’Iran, ma si è parlato poco di come rimuovere un leader religioso venerato con un enorme seguito.
Per decenni, ho riferito da lontano sulla politica nucleare ed estera di Israele. Il mio libro del 1991 The Samson Option raccontava la storia della fabbricazione della bomba nucleare israeliana e della volontà dell’America di mantenere segreto il progetto. L’incognita più importante sulla situazione attuale sarà la risposta del mondo, compresa quella di Vladimir Putin, il presidente russo che è stato un alleato dei leader iraniani.
Gli Stati Uniti rimangono l’alleato più importante di Israele, anche se molti qui e in tutto il mondo aborrono la continua guerra omicida di Israele a Gaza. L’amministrazione Trump è pienamente a favore dell’attuale piano di Israele per liberare l’Iran da ogni traccia di un programma di armi nucleari, sperando che il governo guidato dagli ayatollah a Teheran venga rovesciato.
Mi è stato detto che la Casa Bianca ha firmato una campagna di bombardamenti a tutto campo in Iran, ma gli obiettivi finali, le centrifughe sepolte ad almeno ottanta metri sotto la superficie a Fordow, non saranno -si dice al momento in cui scrivo- colpiti fino al fine settimana. Il ritardo è arrivato su insistenza di Trump perché il presidente vuole che lo shock del bombardamento sia diminuito il più possibile all’apertura delle contrattazioni di Wall Street lunedì. (Trump ha contestato sui social media questa mattina un articolo del Wall Street Journal secondo cui egli avrebbe deciso l’attacco all’Iran, scrivendo che invece doveva ancora decidere sul percorso da seguire.)
Fordow ospita quel che resta delle centrifughe più avanzate dell’Iran che hanno prodotto, secondo i recenti rapporti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, di cui l’Iran è firmatario, novecento libbre di uranio arricchito al 60 per cento, una quantità vicina ai livelli militari.
I più recenti bombardamenti israeliani contro l’Iran non hanno fatto alcun tentativo di distruggere le centrifughe di Fordow, che sono immagazzinate ad almeno ottanta metri sottoterra. Mercoledì è stato concordato che i bombardieri statunitensi che trasportano bombe bunker in grado di penetrare a quella profondità, inizieranno ad attaccare l’impianto di Fordow questo fine settimana.
Il ritardo darà alle risorse militari statunitensi in tutto il Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale – ci sono più di due dozzine di basi dell’aeronautica militare e porti della Marina degli Stati Uniti nella regione – la possibilità di prepararsi a possibili ritorsioni iraniane. L’ipotesi è che l’Iran abbia ancora una certa capacità missilistica e aerea che sarà sulla lista dei prossimi bombardamenti statunitensi. “Questa è un’opportunità per farla finita con questo regime una volta per tutte”, mi ha detto oggi un funzionario informato, “e quindi potremmo anche fare le cose in grande”. Ha detto, tuttavia, “che non sarà un bombardamento a tappeto”.
L’attentato programmato per il fine settimana avrà anche nuovi obiettivi: le basi delle Guardie Repubblicane, che hanno contrastato coloro che fanno campagna contro la leadership rivoluzionaria dopo il violento rovesciamento dello Scià dell’Iran all’inizio del 1979.
La leadership israeliana sotto il primo ministro Benjamin Netanyahu spera che i bombardamenti forniscano “i mezzi per creare una rivolta” contro l’attuale regime iraniano, che ha mostrato poca tolleranza per coloro che sfidano la leadership religiosa e i suoi editti. Le stazioni di polizia iraniane saranno colpite. Anche gli uffici governativi che ospitano i file sui sospetti dissidenti in Iran saranno attaccati.
A quanto pare anche gli israeliani sperano, a quanto pare, che Khamenei fugga dal paese e non resista fino alla fine. Mi è stato detto che il suo aereo personale ha lasciato l’aeroporto di Teheran diretto in Oman mercoledì mattina presto, accompagnato da due aerei da combattimento, ma non si sa se lui fosse a bordo.
Solo due terzi della popolazione iraniana di 90 milioni di persone sono persiani. I più grandi gruppi minoritari includono azeri, molti dei quali hanno legami segreti di lunga data con la Central Intelligence Agency (CIA), curdi, arabi e beluci. Anche gli ebrei costituiscono un piccolo gruppo minoritario. (L’Azerbaigian è il sito di una grande base segreta della CIA per le operazioni in Iran.)
Riportare indietro il figlio dello Scià, che ora vive in esilio vicino a Washington, non è mai stato preso in considerazione dai pianificatori americani e israeliani, mi è stato detto. Ma si è parlato nel gruppo di pianificazione della Casa Bianca, che include il vicepresidente J.D. Vance, di installare un leader religioso moderato per governare il paese se Khamenei fosse stato deposto. Gli israeliani si sono opposti aspramente all’idea. “A loro non gliene frega niente della questione religiosa, ma chiedono un burattino politico da poter controllare”, ha detto il funzionario statunitense di lunga data. “Siamo divisi con gli Izzies (gli Ebrei) su questo. Il risultato sarebbe un’ostilità permanente e un futuro conflitto interminabile, con Bibi che cerca disperatamente di attirare gli Stati Uniti come alleati contro tutto ciò che è musulmano, usando la difficile situazione dei cittadini come esca per la propaganda.
C’è la speranza nelle comunità dei servizi segreti americani e israeliani, mi è stato detto, che elementi della comunità azera si uniranno in una rivolta popolare contro il regime al potere, se dovesse svilupparsene una durante i continui bombardamenti israeliani. C’è anche l’idea che alcuni membri della Guardia Rivoluzionaria si uniranno a quella che mi è stato detto potrebbe essere “una rivolta democratica contro gli ayatollah” – un’aspirazione di lunga data del governo degli Stati Uniti. L’improvviso e riuscito rovesciamento di Bashar al-Assad in Siria è stato citato come un potenziale modello, anche se la scomparsa di Assad è arrivata dopo una lunga guerra civile.
È possibile che il risultato dei massicci bombardamenti israeliani e statunitensi possa lasciare l’Iran in uno stato di fallimento permanente, come è accaduto dopo l’intervento occidentale in Libia nel 2011. Quella rivolta portò al brutale assassinio di Muammar Gheddafi, che aveva tenuto sotto controllo le tribù più disparate. Il futuro della Siria, dell’Iraq e del Libano, tutti vittime di ripetuti attacchi esterni, è tutt’altro che deciso.
Donald Trump vuole chiaramente una vittoria internazionale da potersi intestare. Per raggiungere questo obiettivo, lui e Netanyahu stanno portando l’America in luoghi finora inesplorati.
Traduzione a cura di AssopacePalestina
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