Emissioni record, acqua contaminata e terre inaridite: l’ecocidio di Gaza per la pulizia etnica

di Lorenzo Tecleme,

Il Manifesto, 1° giugno 2025.  

Le nuove ricerche di istituti scientifici, ONU e università rivelano un quadro tragico. In 20 mesi l’offensiva israeliana ha prodotto 31 milioni di tonnellate di CO2 tra bombardamenti, camion e voli cargo pieni di armi. Quanto 86 centrali a gas per un anno.

Acque reflue a cielo aperto a Khan Younis. Jehad Alshrafi/Ap

Il genocidio israeliano a Gaza, che ha già portato a più di 54mila morti dirette accertate, potrebbe emettere fino a 31 milioni di tonnellate di CO2 equivalente: più delle emissioni annuali di stati come Libano o Estonia. È questo uno dei risultati di uno studio del Social Science Research Network attualmente in fase di revisione paritaria per conto della rivista scientifica One Earth e pubblicato in anteprima dal quotidiano britannico Guardian.

I ricercatori hanno stimato non solo l’impatto in termini di emissioni delle attività militari israeliane, ma anche il costo ambientale della distribuzione di aiuti, delle operazioni propedeutiche ai bombardamenti – come i trasferimenti di materiale militare – e soprattutto della futura ricostruzione di Gaza, oggi ridotta in macerie. L’insieme corrisponde a tenere accese 86 centrali a gas di stazza media per un anno, dicono gli scienziati. È interessante vedere i dati nel dettaglio.

La parte del leone la fa la futura ricostruzione, che da sola varrebbe 29 delle 31 milioni di tonnellate di CO2 calcolate. Tra le emissioni dirette – quelle già in atmosfera, direttamente provocate dal conflitto e non dal ritorno di Gaza alla normalità che auspicabilmente avverrà – il pezzo forte sono i trasporti. Si tratta dei famosi camion di aiuti da cui la popolazione dipende e che le Nazioni Unite denunciano essere gravemente insufficienti.

Seguono i voli cargo che da Europa e Stati uniti hanno rifornito Israele di armi nell’ultimo anno e mezzo, quindi le emissioni dei bombardieri e quelle del sistema elettrico gazawi. I ricercatori spiegano anche come un quarto dell’elettricità di Gaza sia oggi solare e che gli attacchi di Tel Aviv hanno messo in ginocchio la rete palestinese. Le emissioni di bombe e artiglieria israeliana e quelle di blindati e carri armati chiudono la classifica, mentre la CO2 dei razzi di Hamas e di altri gruppi armati o quelle dei bunker sotterranei è quasi trascurabile.

Lo studio rientra in un campo d’indagine più ampio: l’ecocidio. La definizione rimanda alla distruzione deliberata di un ecosistema naturale come arma di guerra. Il concetto nasce negli anni ’70 con l’invasione del Vietnam: l’esercito statunitense iniziò a usare l’agente arancio, un potente defoliante, per distruggere le foreste che permettevano ai Vietcong di nascondersi.

Di ecocidio in Palestina si parla da prima degli attacchi del 7 ottobre: la pratica israeliana di distruggere le piantagioni di ulivo palestinesi – per costringere chi vi lavora ad andarsene – è da tempo considerato un esempio di ecocidio funzionale alla pulizia etnica. Ma è col genocidio di Gaza che il termine ha assunto una nuova centralità. Uno studio di Pengon – Friends of the Earth Palestine e dell’Università di Newcastle già a novembre denunciava il deterioramento delle riserve idriche e della fertilità dei terreni di Gaza dovuto all’invasione israeliana.

I fenomeni evidenziati nella ricerca sono due. Da un lato, l’aver concentrato enormi quantità di persone in aree ridotte ha costretto a prelevare d’improvviso molta acqua da pochi giacimenti, aumentandone la salinità in modo pericoloso. Dall’altro, i bombardamenti hanno cambiato la struttura dei suoli agricoli rendendoli meno fertili. Conclusioni che tornano in un report congiunto dell’organizzazione satellitare dell’ONU e della FAO della scorsa settimana: «Questo livello di distruzione non è solo mancanza di infrastrutture: è il collasso del sistema agroalimentare gazawi e delle linee di supporto vitale», è il commento, tragico, della FAO.

Già in ottobre l’Autorità Nazionale Palestinese avvertiva che l’85% del sistema idrico della Striscia fosse distrutto e solo pochi giorni fa la municipalità di Gaza ha parlato di «collasso imminente» di fogne e acquedotti.

Un problema ambientale che diventa sanitario: Pengon e Università di Newcastle annotano con preoccupazione come l’assenza d’acqua potabile, la presenza di pozze stagnanti a cui i palestinesi sono costretti ad attingere e il pullulare di discariche improvvisate stiano aumentando terribilmente il rischio di epidemie. I dati ci dicono che, per i gazawi che sopravviveranno alle bombe, il rischio è non avere acqua da bere o terra da coltivare. Una minaccia che, alle orecchie delle autorità israeliane, suona come un obiettivo raggiunto.

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2 commenti su “Emissioni record, acqua contaminata e terre inaridite: l’ecocidio di Gaza per la pulizia etnica”

  1. Certo che siete comunque antisemita.
    I palestinesi avevano in Israele 100.000 posti di lavoro inoltre i palestinesi quasi tutti preferivano farsi curare gratis agli ospedali israeliani dove i medici israeliani drusi, palestinesi, ebrei parlavano l’arabo e non andavano omesso le loro ospedali. Inoltre per 75 anni l’acqua desanalizataveniva venduta alla Giordania ma gratis ai palestinesi ed pure la corrente elettrica pagata dai cittadini israeliani. Erano trattati bene dagli israeliani, questo voi non lo dite in quanto siete razzisti ed antisemiti.
    Non raccontate nulla come hanno trasformato il deserto in zone fertile ed oggi nel Sud di Israele coltivano grano ed altro.
    Hanno piantato nel Terreno pubblico o anche privato circa 250 milioni di alberi pertanto se volete denigrare gli ebrei dovete trovare ke motivazioni che gli arabi del petrolio ed Hamas vogliono prendersi tutto Gerusalemme. Gli ebrei hanno lavorato duro eppure c’era lavoro anche in Israele ed portavano a Gaza denaro per sfamare le loro famiglie ed ancora oggi è la moneta israeliana che si usa a Gaza.
    Ma non capite che volevano prendersi una nazione creata da nulla. Se I paesi arabi a nome dei palestinesi hanno rifiutato la spartizione ONU nel 1948 con grossi vantaggi territoriale ed agli ebrei solo dei deserti. Certo le conseguenze delle guerre era per impedire uno stato ebraico. Mi fate pietà a raccontare il falso. Pensate che Arafat prima del 1967 rifiutò creare uno stato palestinese nella Cus Giordania proposta dal re di Giordania.
    Oggi tutti il terrorismo fu finanziato dai paesi arabi.
    Siete degli antisemiti, e non dite mai una buona parola ebrei che hanno dato al mondo, ricerca, medicina, ed scienza.
    Mi fate pena il D.o vi punira ovvio che non si vede.

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    • A parte “antisemiti” non ho capito praticamente niente di quello che hai detto. Ti spiacerebbe ripeterlo in un italiano comprensibile?
      P.S.: per favore, non tirare in ballo D.o, che non puoi conoscere la Sua volontà: nessuno può.

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