Come si deve scrivere sulla Palestina

di Sisonke Msimang

The Intercept, 25 maggio 2025.  

Una guida concisa al comportamento corretto dei media quando si discute della “complessa” situazione.

Un uomo trasporta un bambino deceduto all’ospedale Nasser di Khan Yunis, Gaza, il 24 maggio 2025. Abed Rahim Khatib/Anadolu/Getty Images

Iniziare sempre dal 7 ottobre 2023.

Prima di questa data non è accaduto nulla di rilevante.

La storia ha avuto inizio il 7 ottobre.

Non utilizzare mai il termine “occupazione” ed evitare termini come “apartheid”, “segregazione” e “insediamenti illegali”.

Evitare di rammentare il Muro. Se necessario, introdurne l’esistenza parlando di terrorismo e sicurezza.

Terrorismo e sicurezza sono parole molto importanti. Utilizzarle spesso in riferimento ai palestinesi.

Ricordate al vostro pubblico che la Palestina è una situazione “complessa”.

Evitate la parola “genocidio”, per motivi legali e tecnici, ovviamente.

Se proprio dovete usare questa parola, mettetela tra virgolette.

Non descrivete l’escalation dell’ostilità israeliana come un attacco al popolo di Gaza.

Usate invece parole come “guerra” e “conflitto”, perché rendono più facile evitare la parola con la G.

Quando si parla dei morti, usate sempre la forma passiva e non menzionate come sono stati uccisi o da chi.

Ricordate ai vostri lettori il 7 ottobre il più spesso possibile.

Quando scrivete dei palestinesi, non dimenticate di mettere al centro i sentimenti degli israeliani. Anche se l’esercito israeliano sta sganciando bombe e uccidendo palestinesi, la vera storia è quella del senso di persecuzione provato dagli israeliani dopo il 7 ottobre.

Evitate di complicare ulteriormente le cose sottolineando che l’antisemitismo è un’invenzione europea.

Scrivere della Palestina significa principalmente scrivere di Hamas.

Scrivere di Hamas è importante quasi quanto scrivere del 7 ottobre.

Hamas è una persona, una cosa, un mostro, un fantasma.

Hamas è in ogni casa.

Hamas è nei tunnel e negli ospedali.

Hamas è nelle tende e dorme accanto ai pazienti in sedia a rotelle.

Hamas è nelle ambulanze che vengono bombardate e sepolte con i paramedici.

Hamas si è infiltrato nella World Food Kitchen e in tutte le mense per i poveri e tutte le scuole; persino le anime dei bambini sono state infiltrate da Hamas.

Bambini palestinesi cercano di ottenere una razione di cibo caldo da una mensa di beneficenza allestita in un campo per sfollati a Gaza City il 21 maggio 2025. Majdi Fathi/NurPhoto/Getty Images

L’attacco di Hamas del 7 ottobre può essere descritto in uno dei seguenti modi:

  • orribile
  • brutale
  • raccapricciante
  • omicida
  • scioccante
  • atroce
  • straziante
  • crudo
  • terrificante

D’altra parte, quando si scrive di attacchi contro i palestinesi, non si dovrebbero usare aggettivi.

È meglio scrivere semplicemente qualcosa del tipo “Più di 90 morti negli attacchi a Gaza”.

Evitare che i lettori pensino che si sta prendendo posizione.

Quando si scrive della Palestina, non lasciare che i fatti ostacolino il racconto di una buona storia. A tal fine, ignorare le fonti palestinesi. Potrebbero essere di parte.

D’altro canto, l’esercito israeliano è una fonte di informazioni altamente credibile.

Se l’esercito israeliano afferma che non è successo nulla, allora non è successo nulla.

Quando l’esercito sostiene che le sue truppe non hanno violentato donne palestinesi, non hanno usato civili come scudi umani, non hanno sparato a bambini o giornalisti alla testa con fucili di precisione, continuate a pubblicare le loro smentite senza commenti.

Collegare i paesi che finanziano le armi agli eserciti che le utilizzano favorisce la trasparenza. Quindi, quando scrivete di attacchi a Tel Aviv, è importante menzionare che i missili sono stati lanciati da Hezbollah, sostenuto dall’Iran.

Fate lo stesso quando scrivete degli Houthi.

Non seguire la stessa procedura quando si tratta di Israele. L’esercito israeliano sostenuto dagli Stati Uniti decide autonomamente quando sganciare bombe americane e britanniche.

Quando si parla di comunità musulmane, usare espressioni come “focolaio terroristico” e “simpatizzanti di Hamas”. Questo funziona anche quando quelle comunità si trovano nel Regno Unito o in America.

Demonizzate ripetutamente le persone che protestano pacificamente per la Palestina.

Mettete al centro le voci delle persone che vivono nei paesi occidentali e che si sentono insicure quando sentono la frase “dal fiume al mare”.

Non chiedete ai vostri lettori di immaginare quanto si sentano insicuri i bambini che vivono, sono feriti e muoiono a Gaza e in Cisgiordania.

Non chiedete loro di pensare se le madri si sentono al sicuro quando entrano in travaglio.

Non scrivete un solo paragrafo chiedendo se i padri che seppelliscono i propri figli hanno il diritto di sentirsi insicuri a Gaza.

Quando scrivete della Palestina, cercate di non concentrarvi su storie individuali o di scrivere dettagli intimi della vita delle persone. Concentrate la vostra attenzione sui militanti di Hamas.

Anzi, quando scrivete della Palestina, cercate di non intervistare affatto i palestinesi. Potrebbero essere membri di Hamas o simpatizzanti di Hamas.

Se dovete intervistare un palestinese, iniziate sempre chiedendogli di condannare il 7 ottobre.

Dopo di che, chiedetegli di confermare che Israele ha il diritto di esistere.

Ponete le stesse domande introduttive a chiunque sembri arabo, musulmano o simpatizzante dei palestinesi.

A volte faranno a voi le stesse domande e vi chiederanno se pensate che la Palestina abbia il diritto di esistere. Ignorate questo tipo di domande perché portano solo a guai.

In ogni caso, ricordate soprattutto:

Iniziare dal 7 ottobre 2023.

Nulla di importante è accaduto prima di questa data.

La storia è iniziata il 7 ottobre.

Questo articolo prende in prestito la sua forma satirica daHow to Write About Africa” del defunto scrittore keniota Binyavanga Wainaina. Molti dei dettagli e delle critiche agli esempi mediatici sono tratti dall’eccellente rapporto pubblicato dall’Australian Islamophobia Register nel dicembre 2023. Scritto dalla dottoressa Susan Carland, “A War of Words: Preliminary Media Analysis of the Gaza War” è un’ottima risorsa. Online sono disponibili numerosi articoli che possono aiutare a leggere in modo più critico. Cercando “media bias Palestine” si trovano decine di rapporti.

https://theintercept.com/2025/05/25/how-to-write-about-palestine/?utm_medium=email&utm_source=The%20Intercept%20Newsletter

Traduzione a cura di AssopacePalestina

Non sempre AssopacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

2 commenti su “Come si deve scrivere sulla Palestina”

  1. Non so se circolano veramente “suggerimenti” di questo tipo tra chi deve parlare o scrivere di Gaza ed Israele. Ma il sospetto che ci siano veramente scritti nero su bianco è molto forte. Non sono solo fantasie ma realtà!

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  2. Circolano anche notizie che gli abitanti di Gaza siano aumentati di 23000 unità..che le foto vengano manipolate o addirittura sono immagini che provengono dalla Siria o da altri luoghi ..che prima di bombardare vengano avvisati i civili della zona …che i tunnel sottostanti tutta Gaza siano inibiti alla popolazione civile che non li può utilizzare per proteggersi..e infine che gli aiuti alimentari siano monopolizzati a proprio arbitrio dagli “innominabili”…ecc..ecc..

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