Il coraggio di essere umani

di Maria Di Pietro,

Verde Ambiente, 26 marzo 2025.  

La chiamavano la più grande prigione a cielo aperto, quel pezzo di Striscia di 365 km quadrati, sotto assedio da 17 anni imposto dal governo israeliano, ora quella prigione è diventata il più grande cimitero della Terra dove è in atto un genocidio “in diretta” sotto gli occhi di tutto il mondo.

Parliamo della Striscia di Gaza che da un anno e mezzo sta subendo una catastrofe umanitaria da parte delle forze di occupazione israeliane che ad oggi hanno ucciso più di 50mila palestinesi, di cui 18mila bambini, e ferito 130mila persone. Non si conosce il numero delle vittime ancora sotto le macerie dove papà e mamme scavano a mani nude per trovare i loro bambini e i bambini sono alla ricerca dei loro genitori.

Secondo l’Unicef, agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, un milione di bambini in tutta la Striscia di Gaza lotta per sopravvivere per mancanza di cibo, di acqua pulita e di medicinali, tutti beni bloccati al valico di Rafah, al confine con l’Egitto, perché il governo israeliano ne vieta l’entrata.

Quello a cui stiamo assistendo è una campagna di sterminio accuratamente orchestrata dove le bombe cadono su case, scuole, ospedali, zone umanitarie dichiarate “sicure”, tendopoli di fortuna,  edifici di ong,  Croce Rossa e ONU, cadono su ambulanze e su persone mentre raccolgono viveri quando entrano gli aiuti umanitari, tutto questo accade nella totale violazione del diritto internazionale.

Oltre alla violenza e ai bombardamenti, la morte dei civili avviene per malnutrizione, freddo, malattie, carenze di aiuti. I bambini sono i più vulnerabili, nell’inverno rigido i loro corpi non sono stati in grado di resistere al freddo intenso e hanno lottato per far fronte a malattie respiratorie e patologie varie. Costretti a vivere in tendopoli in mezzo a fango e spazzatura, costruite con lamiere e stracci, gli sfollati cercano di proteggere i figli che sono rimasti vivi. Le condizioni igienico sanitarie sono inesistenti, si conta un “bagno” ogni 2500 persone.

I genitori stanno vivendo la paura e la frustrazione di non poter sfamare i loro bambini. Le donne incinte sono le più esposte e la maggior parte dei neonati nasce gravemente sotto peso e in cattive condizioni di salute a causa della malnutrizione delle madri prive di riposo, che spesso sfollate sono costrette a percorrere a piedi lunghe distanze. I bambini prematuri avrebbero bisogno di incubatrici o di ventilatori per garantire che ricevano ossigeno a sufficienza ma anche questi beni sono bloccati nei magazzini al confine. Ad oggi sono più di 800 i neonati morti a causa dei bombardamenti o malnutrizione e mal sanità. È un caso isolato quello di Ella Dagga una neonata di 25 giorni che è stata estratta viva da sotto le macerie ma i genitori e il fratellino sono stati trovati senza vita.

I bambini sopravvissuti soffrono di traumi, depressione e ansia. Perseguitati da bombe e proiettili, la maggior parte di loro vive con ferite da esplosione, amputazioni o disabilità. Migliaia di bambini hanno perso parte o tutta la famiglia e vivono in mezzo alle macerie. Vivono la perdita degli affetti, dei sogni e dei desideri di una vita “normale” accanto ai loro cari.

In tutta la Striscia di Gaza gli ospedali sono al collasso, assediati o distrutti, non riescono a far fronte ai troppi feriti gravi che vi arrivano. I chirurghi sono costretti ad operare e curare in continua emergenza senza elettricità, senza attrezzature adeguate e senza medicinali; le amputazioni di arti avvengono senza anestesia sia su adulti che sui tanti bambini le cui urla rimangono impresse nelle menti dei medici palestinesi e internazionali. Il personale sanitario di ONG testimonia dell’atrocità e disumanità a cui assistono e di come tante morti sarebbero potute essere evitabili. Nonostante la frustrazione, la stanchezza, l’emergenza e le condizioni inumane che stanno vivendo, i medici e infermieri scelgono di restare accanto ai pazienti anche quando l’esercito israeliano chiede l’evacuazione dell’ospedale. Talvolta i medici vengono arrestati e torturati e non si conoscono le loro sorti. Ad oggi sono più di 1100 i membri del personale medico ucciso a Gaza.

Mentre le organizzazioni umanitarie internazionali, palestinesi ed israeliane, le associazioni per i diritti umani e i movimenti come l’americana Voce Ebraica per la Pace e l’europea Rete Ebraica per la Palestina, condannano i crimini commessi dal governo israeliano, assistiamo ad un silenzio complice da parte dei leader mondiali che ad oggi non riescono a trovare serie risoluzioni per bloccare una volta per tutte i bombardamenti ed aprire corridori umanitari. E anche l’Unione Europea anziché applicare sanzioni ad Israele, appoggia la carneficina evitando di costruire processi di pace e potenziando il commercio di armi con Israele. Nonostante la Corte Internazionale di Giustizia abbia ordinato ad Israele di fare il possibile per prevenire un genocidio e la Corte Penale Internazionale abbia emesso mandati di cattura verso Netanyahu e altri esponenti del governo israeliano, tutto ciò non si è mai applicato. L’Unione Europea non ha mai sospeso l’accordo di associazione tra UE ed Israele: le violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e in Palestina costituiscono una chiara trasgressione dell’articolo 2 dell’accordo che stabilisce che le relazioni devono basarsi “sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici” delle parti. Inoltre gli Stati europei sono anche parte del Trattato sul commercio delle armi, che vieta loro di autorizzare il trasferimento di armi che potrebbero essere utilizzate in “attacchi diretti contro oggetti civili”

Solo nel 2024 l’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele per un valore di 5,2 milioni di euro secondo le Statistiche del commercio estero dell’Istat.

L’attacco dopo il 7 ottobre 2023 sulla Striscia di Gaza da parte delle forze di occupazione israeliane non è stato il primo. Nel corso dei 17 anni la Striscia ha vissuto sei guerre, invasioni e attacchi da parte del governo israeliano. I Territori Occupati Palestinesi sono sotto occupazione militare israeliana dal 1967 e i palestinesi non hanno libertà di movimento nel loro territorio sia per checkpoint e posti di blocchi sia per la continua espansione di insediamenti (illegali secondo il diritto internazionale). Dopo il 7 ottobre l’escalation di violenza da parte dei coloni e dell’esercito militare israeliano è diventata più vasta che mai con assedio di interi villaggi della Cisgiordania occupata. Solo l’ultima operazione militare israeliana chiamata “Muro di ferro” ha invaso la città di Jenin,  ha fatto esplodere 23 case, ha distrutto  infrastrutture e ha ucciso un centinaio di palestinesi. Oggi ci sono 40mila sfollati che sono impossibilitati a tornare nelle loro case.

Gli arresti avvengono quotidianamente in tutta la Cisgiordania. Sono 14mila i detenuti nelle carceri israeliane di cui 350 minori e 3500 in detenzione amministrativa cioè senza accuse né processi.

Il governo israeliano vieta l’ingresso ad Alti Rappresentanti delle Nazioni Unite che dovrebbero monitorare la grave situazione della Cisgiordania occupata e della Striscia di Gaza, e concede sempre meno visti agli operatori umanitari e giornalisti internazionali.

Nella Striscia di Gaza i giornalisti continuano il loro lavoro senza sosta e con dedizione per testimoniare e denunciare la pulizia etnica in corso. Nonostante il giubbotto con su scritto “Press”, 287 giornalisti sono stati deliberatamente uccisi dal 7 ottobre 2023.

I gazawi sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all’altro e spesso lasciano come testamento parole che esprimono tutta la loro fatica e il loro dolore. L’ultimo giornalista ucciso, Hossam Shabat, di soli 23 anni, aveva scritto: “Se state leggendo questo, significa che sono stato ucciso molto probabilmente preso di mira dalle forze di occupazione israeliane. Ho documentato gli orrori.,. determinato a mostrare al mondo la verità che hanno cercato di seppellire. Ho dormito sui marciapiedi, nelle scuole, nelle tende, ovunque potessi. Ogni giorno era una battaglia di sopravvivenza. Ho sopportato fame per mesi.. Ora vi chiedo: non smettete di parlare di Gaza, non lasciate che il mondo distolga lo sguardo. Continuate a lottare, continuate a raccontare le nostre storie finche la Palestina non sarà libera”.

Prendiamoci cura di queste parole dense di umanità continuando a raccontare le storie dei giovani come Hossam, a raccontare delle urla dei bambini, del dolore delle madri e dei padri.

È nostra responsabilità mettere a disposizione il privilegio di essere nati in un paese senza bombardamenti.

Maria di Pietro è un’attivista e membro del Direttivo di AssopacePalestina.

https://verdiambientesocieta.eu/WP2023/wp-content/uploads/2025/05/NVA1-2-25.pdf

6 commenti su “Il coraggio di essere umani”

  1. Posso pregare e sottolineare che il ns governo nn sta facendo nulla e anzi si è compiaciuto e si compiace dell’amicizia di quell’insensato crudele uomo(uomo?) che è Trump

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  2. Posso pregare e sottolineare che il nostro governo si è compiaciuto e si compiace dell’amicizia di Trump, che ha manifestato nei confronti di Gaza pensieri crudeli

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  3. Sono combattuto tra un pesantissimo senso di impotenza e l’urgenza di divulgare questa verità, che deve scuoterci dalla nostra vita di occidentali ricchi

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