Siamo ancora tutti palestinesi

dall’Unione degli Insegnanti e degli Impiegati,   

Università Birzeit di Ramallah, 7 aprile 2025.  

Mentre i palestinesi di Gaza e di tutta la Palestina continuano a subire un orribile genocidio, i palestinesi di tutto il mondo sono presi di mira da una campagna continua per cancellarci tutti. Questo aumento della violenza fascista è una manifestazione globale delle tattiche e della violenza sioniste.

Mentre il fascismo e il razzismo guidano l’autoritarismo in tutti gli angoli del mondo, tutti noi comprendiamo che ciò che sta accadendo a livello globale è direttamente collegato a ciò che è accaduto in Palestina negli ultimi 18 mesi e nell’ultimo secolo. Il colonialismo d’insediamento, il capitalismo e il fascismo sono forze interconnesse che mirano alla distruzione attraverso la catastrofe. In Palestina conosciamo bene questa catastrofe, la Nakba del 1948 e la Nakba in corso.

Nella striscia di terra creata di coloni e nota come Gaza, attacchi virulenti stanno prendendo di mira tutto ciò che è vivo e vitale. Il livello e l’intensità della violenza dei coloni va oltre le parole, persino oltre il vocabolario della violenza a cui i palestinesi sono sopravvissuti per quattro generazioni. Documentare la morte e la distruzione è di per sé al di là delle capacità umane: anche le cifre più prudenti sulle vittime di questo caos di violenza coloniale sono state stimate tra le 50.000 e le 100.000 unità. Il registro civile viene decimato mentre l’esercito sionista spazza via intere famiglie da Gaza a Jenin. La preziosa nozione di vita e di vivere viene insopportabilmente annientata, apertamente esposta in forme di violenza speculare quasi senza precedenti nel mondo moderno. L’esercito dei coloni, guidato da una vendetta il cui nemico è la vita, ha trasformato Gaza in un vero e proprio campo di sterminio di morte e fame. L’unica conclusione che si può trarre è che il sionismo sta lavorando per compiere la sua missione storica di cancellare la Palestina e il popolo palestinese; la violenza in Palestina fa parte di un ordine mondiale di brutale supremazia bianca.

Non è una novità – è il lungo arco del fascismo nella storia – e la violenza che prende di mira tutto e tutti, dalle coste di Gaza alle rive del fiume Giordano, è un esempio dei desideri dei mostri imperiali. Non è un caso che la sanguinosa violenza di cui sono vittime i palestinesi sia ormai un fenomeno globale. Dalla terra di Palestina alle città e ai paesi di tutto il mondo, la violenza imperiale è intenzionata a far scomparire noi e tutti coloro che parlano contro questo sanguinoso assassinio. La violenza strutturale del sionismo è da tempo una minaccia contro la libertà – i palestinesi gridano questa realtà fondamentale da più di quattro generazioni. L’assassinio mirato di giornalisti, che negli ultimi 18 mesi ne ha uccisi più di 208, è ora chiaramente parte di una campagna globale per mettere a tacere brutalmente ogni voce che parla contro il fascismo. Ciò che viene fatto a noi in Palestina viene ora fatto a tutti noi, universalmente.

Le università sono ora fronti di battaglia – in tutto il mondo – mentre assistiamo alle forze controrivoluzionarie della rabbia fascista che prendono di mira le menti e i corpi che rifiutano di aderire al sanguinoso ordine mondiale della supremazia bianca e all’ignoranza forzata dell’imperialismo. Abbiamo gridato che gli attacchi alle nostre università e agli spazi di apprendimento superiore e di produzione di conoscenza in Palestina sarebbero diventati globali e ora vediamo come lo spirito stesso di ciò che dovrebbe essere un’università viene smantellato e distrutto. Il caos forzato del fascismo ha creato un assedio. L’isolamento forzato dell’occupazione militare in Palestina, che ha lavorato a lungo per metterci a tacere e cancellarci, è ora una tattica che le forze imperiali impiegano nei campus universitari di tutto il mondo, mentre assistiamo all’arresto e alla scomparsa dei nostri parenti ben oltre i confini coloniali forzati della Palestina.

Per sfidare e affrontare questo caos forzato, non dobbiamo arrenderci o cedere. Siamo insieme in questa situazione. Possiamo imparare gli uni dagli altri, la Palestina non è più solo un paradigma, è l’epicentro stesso di questa lotta di liberazione. Nel corso di questa iterazione del genocidio abbiamo imparato che la violenza dei coloni non è un’eccezione, ma piuttosto una regola. In Palestina, nonostante questo tentativo di annientamento, continuiamo a gridare e a condividere le nostre conoscenze e le nostre tattiche di sopravvivenza e resistenza. Prendere di mira le nostre università, i nostri studenti e le nostre menti in Palestina è stato a lungo il modus operandi del colonialismo, ora queste sono tattiche usate apertamente contro ogni mente libera in tutto il mondo.

L’Unione dei Professori e degli Impiegati della BZU è fermamente convinta che le università possano e debbano essere un luogo di resistenza. Invitiamo tutte le persone consapevoli a lottare con noi, a confrontarsi con le forze che spingono a capitolare di fronte ai mostri e a confermare che la nostra lotta è una lotta collettiva per l’umanità e la giustizia. Insieme dobbiamo continuare a chiedere la fine immediata di questa violenza genocida. Dobbiamo continuare a rivendicare il diritto alla vita a Gaza e in Palestina e chiedere l’immediato ingresso di forniture mediche e alimentari per evitare la continuazione della carestia e la catastrofe medica in corso a Gaza. Dobbiamo chiedere collettivamente che gli autori del genocidio, i loro partner, tutti i complici e tutti i negazionisti del genocidio siano chiamati a risponderne. Chiediamo che la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale perseguano questi criminali di guerra. Se non ora, quando? Dobbiamo intensificare ulteriormente il sostegno al movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), è un imperativo umano non normalizzare questa violenza. Tutte le nostre vite dipendono dalla nostra capacità collettiva di mobilitarci contro queste forze globali di eliminazione genocida.

Non è mai stato così vero come ora: tutti i popoli del mondo in cerca di libertà, tutte le voci dell’umanità retta e tutti noi che desideriamo la conoscenza per perseguire la libertà siamo insieme. Ora siamo davvero tutti palestinesi. Nessuno è libero finché la Palestina non è libera.

Università di Birzeit Unione dei professori e dei dipendenti

P.O. Box 14, Birzeit -Palestine    Email: naqaba@birzeit.edu

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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