di Tareq S. Hajjaj,
Mondoweiss, 28 marzo 2025.
Le proteste anti-Hamas di questa settimana a Gaza riflettono la disperazione diffusa dei palestinesi in mezzo al genocidio israeliano. I personaggi dietro le proteste potrebbero anche indicare che attori esterni stanno ora cercando di sfruttare il dolore di Gaza per ottenere un vantaggio politico.

Questa settimana i palestinesi sono scesi in strada in varie parti della Striscia di Gaza per chiedere a Hamas di lasciare il potere e porre fine alla guerra. Alcuni dei manifestanti in luoghi come al-Shuja’iyya a Gaza City hanno chiesto a Hamas di dimettersi e lasciare i negoziati di cessate il fuoco all’Autorità Palestinese e ad altri stati arabi.
Le proteste sono state indette da capi famiglia e clan di Gaza e una dichiarazione rilasciata dai capi famiglia del quartiere di Shuja’iyya ha invitato la gente a “prendere parte a una marcia popolare di rabbia per respingere la guerra in corso e chiedere che Hamas tolga le mani da Gaza in modo che la vita possa tornare alla sua gente e la nostra continua sofferenza possa finire”.
Un video che circola online di una delle marce a Beit Lahia, nel nord di Gaza, mostra una figura di spicco e leader di un clan della zona, Hussein Hamouda, in prima fila tra la folla, mentre parla del suo orgoglio di essere un grande proprietario terriero e uomo d’affari a Beit Lahia.
“Hamas ha dato ai sionisti un’occasione d’oro per ucciderci, e non hanno lasciato in vita né un albero, né una pietra, né una persona”, dice Hamouda nel video. “I sionisti hanno distrutto i settori della sanità e dell’istruzione e hanno sfollato le nostre famiglie”.
Mentre una folla di persone si raccoglie intorno a lui, Hamouda indica un bambino in piedi al suo fianco. ”Guardate questo bambino. Non studia da due anni a causa della guerra. I nostri figli sono per strada a causa di questa guerra. Cosa pensano i leader di Hamas? Vogliono restare a governare dalle macerie? Perché sono così testardi?”
Durante la guerra, Hamouda ha perso tre case a Beit Lahia, strutture appartenenti ai suoi familiari e una grande fattoria di mandorle che è stata rasa al suolo dall’esercito israeliano.
“Ho perso tutto. Ho perso una fattoria di mandorle unica in Medio Oriente. Siamo orgogliosi della nostra terra e ne siamo proprietari. Ma vi dico che se Hamas rimane a Gaza, io me ne andrò”.
Hamouda ha chiesto ad Hamas di affidare all’Egitto i negoziati sul destino di Gaza, poiché quel paese “ha una vasta esperienza in politica internazionale”.
“Conoscono bene i sionisti e sono consapevoli dei loro inganni”, ha detto.
Frustrazione popolare tra ‘pressioni senza precedenti’
A Gaza hanno prevalso rabbia e malcontento per la dura realtà che la gente sta vivendo dall’inizio del genocidio.
Molti fattori dall’inizio della guerra hanno portato parte dell’opinione pubblica a incolpare Hamas per non aver fornito condizioni adeguate a proteggere i civili durante la guerra, nonché per aver causato la massiccia distruzione inflitta alla Striscia di Gaza.
Ahmad al-Hajj, un partecipante alla protesta di Beit Lahia, ha detto a Mondoweiss che è giunto il momento di dar la parola alla gente e che il genocidio finisca, “non importa il prezzo che Hamas deve pagare per accettare un cessate il fuoco”. Al-Hajj ritiene che il sangue di bambini e donne versato ogni giorno dall’esercito israeliano a Gaza sia più prezioso di qualsiasi contrattazione o prezzo politico.
“Quando rifiutiamo Hamas, non significa che rifiutiamo la resistenza”, sottolinea al-Hajj. ”Il popolo palestinese è nato come resistente. Ma ora siamo in una fase pericolosa di perdita della nostra patria e non vediamo alcuna preoccupazione da parte di Hamas per la vita delle vittime. I leader di Hamas fuori dalla Striscia di Gaza dichiarano che combatteranno fino all’ultimo bambino a Gaza. Noi diciamo loro che vogliamo che i nostri figli crescano in pace davanti a noi e non vogliamo che muoiano”.
Alla domanda sulla sua affiliazione politica, al-Hajj ha risposto di non appartenere a nessuna fazione politica. Dice che le circostanze in cui vive con la sua famiglia lo hanno spinto a scendere in strada per chiedere un cambiamento.
Non tutti a Gaza sostengono le richieste dei manifestanti. I sostenitori di Hamas hanno rivolto dure accuse ai clan che chiedono marce in un momento delicato e pericoloso, quando la gente è disperata e cerca di aggrapparsi a qualsiasi barlume di speranza per porre fine alla guerra a tutti i costi.
“È questa la ricompensa per un movimento che ha sacrificato tutto ciò che aveva per la libertà del popolo?” dice a Mondoweiss Abdullah Abu Salama, un sostenitore di Hamas di 51 anni di Khan Younis. “Quando ho visto e sentito la gente dire ad Hamas di andarsene, mi sono sentito più triste di quanto non mi sia mai sentito da quando è iniziata la guerra“.
“Questo movimento ha dato tutto ciò che aveva, a cominciare dai suoi leader e dai suoi figli”, dice Abu Salama. “Ha detto che non è interessato a governare. Ma Israele vuole una bandiera bianca da Hamas, e non è riuscito a strappargliela né con la guerra né con i negoziati. Ora sta cercando di mettere la gente contro Hamas”.
Abu Salama ritiene che la gente avrebbe dovuto scendere in strada per rifiutare il proseguimento del genocidio e della guerra, non per rifiutare l’esistenza di Hamas. “Il nostro nemico è Israele e, che Hamas rimanga o scompaia, non fermerà l’uccisione e l’annientamento dei palestinesi”.
“Queste marce potrebbero essere l’inizio di una guerra civile supervisionata da Israele e da alcune parti esterne che non vogliono una vita normale per Gaza”, avverte Abu Salama.
Alcuni membri di Hamas hanno espresso un certo sostegno alle proteste, ritenendo che non ci sia nulla di sbagliato nel ritirarsi se una fazione non può continuare per la sua strada.
Adnan, 25 anni, membro delle forze di sicurezza di Hamas nella Striscia di Gaza, sostiene le voci che chiedono le dimissioni di Hamas, osservando che Hamas sembra essere in un vicolo cieco dal quale non può sfuggire.
“Se Hamas potesse ottenere qualcosa, lo avrebbe fatto nell’ultimo anno e mezzo. La gente sta soffocando e quasi si sta mangiando a vicenda”, dice Adnan. ‘Le condizioni in cui viviamo sono inimmaginabili. Ci sono morti e uccisioni quotidiane, e non c’è alcun deterrente per Israele. Non possiamo lasciare le cose così per sempre’.
Sottolinea che Hamas deve tenere conto dell’interesse pubblico del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, che viene pubblicamente sterminato senza che nessuno intervenga. Deve annunciare alla gente che sta lasciando il potere e l’amministrazione.
“Deve tenere conto del sangue delle persone che muoiono ogni giorno e il movimento non è più in grado di proteggerle, di rispondere a loro e nemmeno di minacciare Israele. Gli abitanti ora sanno che l’area da cui viene lanciato un razzo contro Israele viene completamente spazzata via, quindi vogliono fermare questa guerra”, dice Adnan.
Disperazione, opportunismo politico o entrambi?
Il fatto che le più recenti manifestazioni che chiedono le dimissioni di Hamas siano state indette dai capi delle famiglie e dei clan ha dato adito ad alcune accuse da parte dei sostenitori di Hamas, secondo cui le proteste sono il risultato di un’istigazione esterna da parte di Israele e Fatah, il rivale di Hamas.
Le manifestazioni hanno coinciso con l’intensificarsi della guerra genocida di Israele contro Gaza, in seguito alle sistematiche violazioni israeliane dei termini del cessate il fuoco in vigore tra metà gennaio e metà marzo. Le proteste si sono svolte anche mentre Israele prendeva di mira sistematicamente i membri della leadership civile di Hamas a Gaza, compresi membri delle forze di polizia, dei servizi di sicurezza e del Ministero dell’Interno. I media israeliani hanno riferito che questa strategia faceva parte di quello che hanno definito un nuovo “modo di combattere a Gaza” che prende di mira la leadership civile della Striscia, con l’obiettivo di distruggere la capacità di governo di Hamas e portare al collasso sociale e al caos, nella speranza che bande o clan locali emergano come potenziali governanti alternativi.
Non sarebbe la prima volta che Israele tenta di imporre un governo di clan o di famiglie a Gaza durante la guerra. Nel marzo e nell’aprile del 2024, l’esercito israeliano ha assassinato diversi leader del governo civile di Gaza, tra cui il capo delle forze di polizia Faiq Mabhouh, che era stato incaricato di consegnare gli aiuti umanitari nella parte settentrionale di Gaza.
Hamas si oppose con successo e impedì questo piano israeliano, con alcuni rapporti che suggeriscono che Mabhouh potrebbe essere stato responsabile dell’uccisione di uno dei leader del clan Doghmosh incolpato di furto di aiuti umanitari e sospettato di collaborare con Israele.
In una dichiarazione alla CNN, l’Ufficio Stampa del Governo di Gaza ha affermato che gli slogan nelle proteste di questa settimana contro Hamas erano “spontanei”, sostenendo però che le “posizioni espresse da alcuni manifestanti contro l’approccio della resistenza non rappresentano la posizione nazionale generale”.
L’ufficio stampa di Hamas ha anche dichiarato alla CNN che i cittadini di Gaza hanno il “legittimo diritto” di protestare, cosa che secondo loro è “una parte essenziale dei valori nazionali in cui crediamo e che difendiamo”. L’ufficio stampa ha detto che le proteste sono il risultato della “pressione senza precedenti che la nostra gente sta vivendo e dei continui tentativi dell’occupazione di incitare a conflitti interni e di distogliere l’attenzione dai suoi continui crimini”.
Secondo Muhammad Shehada, analista politico di Gaza, le proteste riflettono le vere lamentele della popolazione. “La gente è stanca, vuole disperatamente che il genocidio finisca a tutti i costi”, ha scritto in un thread su X, aggiungendo che le proteste hanno rapidamente “attirato l’interesse e l’influenza di attori esterni, desiderosi di sfruttare la disperazione e il dolore dei gazawi, e questo potrebbe finire per minare il movimento invece di aiutarlo”.
“Un’apparente influenza di Fatah è rilevabile in alcune delle proteste odierne, con l’aggiunta del canto ‘Ya Shia’”, ha continuato Shehada. ‘Questo canto, che accusa Hamas di essere un burattino dell’Iran, era popolare nel 2007 tra i sostenitori di Fatah durante il conflitto tra Fatah e Hamas che ha visto quest’ultimo prendere il controllo di Gaza’.
Shehada ha dichiarato che i media israeliani hanno identificato uno dei manifestanti come affiliato a una fazione di Fatah guidata da Muhammad Dahlan, un ex leader di Fatah a Gaza che da allora si è separato dal movimento principale di Fatah di Mahmoud Abbas e ora risiede negli Emirati Arabi Uniti.
“Alcuni [manifestanti] hanno inviato messaggi rassicuranti come ‘Non siamo contro Hamas, ma contro il suo governo’”, Shehada ha aggiunto, sottolineando che Hamas aveva già accettato di cedere il potere a un governo tecnocratico dell’Autorità Palestinese o a un comitato amministrativo. “Israele dice no a entrambi”, ha scritto.
In precedenza, durante il cessate il fuoco, Hamas aveva dichiarato di non voler continuare a governare la Striscia di Gaza. Secondo il leader di Hamas Ismail Radwan, che ha parlato con Mondoweiss a febbraio, Hamas era disposto ad accettare qualsiasi “consenso nazionale” su chi avrebbe governato Gaza dopo la guerra.
Tuttavia, questo non ha impedito ai manifestanti di Gaza di chiedere le dimissioni di Hamas per porre fine alla guerra, ritenendo che Hamas dovrebbe accettare qualsiasi condizione imposta da Israele per porre fine alle uccisioni.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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