Ascoltate bene, miei cari cugini ebrei

Lug 23, 2020 | Riflessioni

State per re-imparare cos’è Israele e sarà doloroso

di:Sam Bahour

Medium, 18 luglio 2020

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Festival Israeliano dell’Israeli American Council a Miami, Florida (Israeli American Council / CC BY-SA)

Ho una notizia buona e una cattiva da darvi, quale volete sentire per prima? Avete detto ‘Quella cattiva’? Sono d’accordo, cominciamo intanto a sbarazzarci di questa.

Per essere chiari, mi sto rivolgendo ai miei cugini ebrei. Per favore guardatevi attorno, non voglio che nessun altro metta il naso in questa conversazione. Vi ricordate che noi siamo cugini, vero? Domanda sciocca, certo che ve lo ricordate. Quel patriarca che abbiamo in comune, il profeta Abramo ci ha rovinati tutti. Molti secoli dopo eccoci qua, noi discendenti dai suoi due figli –dal primogenito Ismaele e dal secondogenito Isacco– incapaci di avere un confronto civile. Conoscete bene anche voi le usanze del luogo e le consuetudini della nostra cultura; come discendente del più anziano dei due fratelli ho l’obbligo di dirvi come stanno le cose, naturalmente usando l’amorevole premura con cui ci si rivolge a dei cugini.

Ma prima di arrivare alla notizia, lasciatemi essere più preciso nell’indicare a chi mi sto rivolgendo. Parlo a tutti i discendenti di Isacco, a ogni Ebreo, così come ad ogni comunità di Ebrei nel mondo, o quasi. C’è qualche eccezione.

Le mie parole non sono rivolte al numero sempre crescente di Ebrei che già sanno cosa sto per dire e che, o sono già stati illuminati –come Ilan Pappe, Amira Hass, Jeff Halper e Gideon Levy– oppure a quelli che stanno ora compiendo questo faticoso processo di trasformazione, come Peter Beinart.

Quel che dirò non è nemmeno indirizzato ai coloni che occupano illegalmente Gerusalemme Est e  la Cisgiordania. Cercare di discutere, usando la logica, con chi infrange la legalità è un esercizio improduttivo. Tuttavia, suppongo che si possa fare un’eccezione per quei coloni che, incredibile a dirsi, sono ancora inconsapevoli di essere dei colonizzatori. Ebbene sì, ce ne sono molti di questi coloni ignari: essi sono un danno collaterale in questo tremendo guaio causato da Israele. Quando sono immigrati, Israele li ha incentivati ad insediarsi nei territori occupati e ha fornito gli insediamenti di ampie infrastrutture inducendo costoro a credere che il luogo in cui risiedono sia una mera estensione del territorio israeliano. I miei principi non mi permettono di rivolgermi direttamente a questi coloni, ma suppongo che vada bene se vogliono origliare.

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La Corte Suprema Israeliana permette gli interrogatori sotto tortura dei Palestinesi (B’Tselem)

Di certo escludo anche tutti quegli Ebrei in Israele e nel mondo che si adoperano per perpetrare la violenza e la pulizia etnica del mio popolo. Sono sicuro che sapete a chi mi riferisco. Membri di ogni governo israeliano dalla fondazione dello stato di Israele in poi, per non andare più a ritroso nella storia. Includo poi in questa esclusione tutte quegli individui, che io definisco ‘animali umani’, che sono o sono stati torturatori nelle carceri israeliane; magari non li riconoscerete, perché oggi molti camminano per le strade di Tel Aviv come se il passato se lo fossero gettati dietro le spalle. Dimenticano che le cicatrici che hanno inciso sui corpi e sulle anime dei Palestinesi sono ricordi indelebili, che sbiadiranno solo quando giustizia sarà fatta. Non finirò mai di stupirmi di come una società possa pensare che si può essere colonizzatori e torturatori un giorno e poi andarsene a casa il giorno dopo ed essere padri e madri perfetti.

Infine, sono costretto ad escludere tutti gli Ebrei che oggi indossano una uniforme militare israeliana, e consapevoli o no, rivestono il ruolo di pedine nel gioco letale dell’occupazione israeliana. Sono certo che alcuni di quei giovani e di quelle giovani sono persone per bene, ma quando accettano di diventare occupanti, devono rendersi conto che hanno varcato un limite e che rimpiangeranno la loro scelta per tutta la vita. Rendo onore a tutti coloro che, rifiutando la leva, si sono rifiutati di essere i miei oppressori.

Le notizie

Adesso che, a quanto pare, nella stanza siamo rimasti solo io e voi, la farò breve.

Dunque, la cattiva notizia.

Molto di quanto sapete di Israele è solo un mito. Il vostro sistema educativo e le vostre istituzioni, probabilmente anche i vostri genitori, vi hanno indirizzato male. Vi hanno nascosto la verità su Israele nella speranza che, insegnandovi quello che essi speravano fosse Israele, questo vi rendesse leali verso la vostra comunità. In qualche modo hanno provato a definire la vostra identità creando una sorta di cordone ombelicale fra il giudaismo e uno stato membro della comunità internazionale chiamato Israele. Non me la sento di condannarli del tutto per questo. Una ideologia chiamata sionismo ha inculcato nelle loro teste questo falso costrutto fin dall’infanzia.

So che non tutti quelli che al giorno d’oggi si definiscono sionisti sono cattivi, questo non sarebbe possibile nemmeno con un grande sforzo di immaginazione. Temo che molti di essi neppure sappiano cosa sia il sionismo politico. Alcuni sono attratti dal termine nelle varietà in cui viene coniugato, quali: sionismo pratico, sionismo sintetico, sionismo socialista, sionismo revisionista, sionismo culturale, sionismo rivoluzionario, sionismo religioso, sionismo riformista, sionismo ambientalista, sionismo cristiano, neo-sionismo e post-sionismo, solo per nominarne alcune. Devo essere onesto: molti di questi termini non ho nemmeno un’idea di cosa significhino. Il solo sionismo che noi Palestinesi conosciamo è quello politico, che ha usurpato la nostra terra e ha fatto a pezzi le nostre vite e le nostre risorse.

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Sam Bahour (a destra 🙂)nella posa di aspirante agricoltore nella sua proprietà di Al-Bireh nel 2018 (foto scattata dal vero agricoltore, Abu Hani)

Comunque se volete considerarvi sionisti, accomodatevi. Dopotutto io considero me stesso un agricoltore. Nella mia città d’origine, Al Bireh, come in molte città e villaggi palestinesi, la gente ancora oggi si identifica nelle categorie di “cittadino” o “agricoltore”. Questo probabilmente aveva un senso qualche decina di anni fa, quando la vita era molto più semplice; ma come io, un tecnico informatico nato a Youngstown, Ohio da padre palestinese e madre libanese-americana, possa definirmi un appartenente alla classe sociale degli agricoltori va al di là della mia comprensione. Perciò per ora concorderemo sul fatto che voi siete sionisti e io sono un agricoltore, ma possiamo comunque continuare a parlarci.

E ora la buona notizia

C’è ancora tempo per cambiare rotta, anche se in extremis. È fondamentale che impariate da dove viene lo stato di Israele, cos’ha fatto e continua a fare in vostro nome e fino a che punto è arrivato oggi. Non sarà un percorso facile, ma non è più possibile rinviarlo. Per decenni noi Palestinesi abbiamo cercato di spiegarvelo con pazienza, perché siamo consapevoli della montagna eretta dalla vostra comunità fra voi e la situazione reale. Ma non è più possibile continuare in questo modo.

Israele e USA si stanno affrettando a preparare quello che nelle loro intenzioni dovrebbe essere il colpo finale alla nostra lotta per la libertà e l’indipendenza. Senz’altro falliranno nel loro intento, ma in quel momento avremo bisogno che voi siate ben consci di come stanno le cose. Vi verrà ficcata in testa la narrativa ideologica dei Palestinesi, senza un anestetico per attutire il dolore della rivelazione. Una generazione di giovani Palestinesi tecnologicamente esperti, istruiti, armati fino ai denti con competenze di storytelling e senza alcuna paura del loro oppressore, vi metteranno davanti a tutti i problemi che sono al centro di questo conflitto – cose di cui probabilmente non avete mai sentito parlare prima. Perché tutto ciò mi preoccupa? Perché quel che ne seguirà manderà in frantumi il senso della vostra identità come ve l’hanno insegnato fino ad oggi. L’ultima volta questo accadde in Europa ad opera di Europei, ma il pesante prezzo di quegli avvenimenti lo abbiamo pagato e continuiamo a pagarlo ogni giorno noi Palestinesi. Dobbiamo lavorare insieme e fare in modo che nessuno, né noi né alcun altro, continui a pagare questo prezzo, né ora né mai.

Per darvi una mano in questo difficile processo di apprendimento, permettetemi di condividere con voi a questo link alcune interessanti letture sull’argomento, molte delle quali di autori ebrei. Vi assicuro che non sarete lasciati soli quando abbraccerete la missione di Tikkun Olan (riparare il mondo) con una nuova consapevolezza.

Non temete cugini miei, lo so che sembra un compito insormontabile, ma ci riusciremo e lo faremo insieme.

Sam Bahour (@SamBahour) è un consulente aziendale americano-palestinese, frequente commentatore di attualità palestinesi da Ramallah/Al Bireh nella Palestina occupata. Ha un suo blog su ePalestine.ps.

https://medium.com/@sbahour/listen-up-my-jewish-cousins-ea522ffa3842

Traduzione di Nara Ronchetti – AssopacePalestina

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