Haaretz, 11 marzo 2025.
Trump parla ad Hamas mentre celebra l’arresto di quelli che definisce “simpatizzanti del terrorismo” filo-palestinese. Il suo uso liberale della parola “shalom” per sottolineare questi “risultati” è un cupo esempio di ipocrisia.

Era il novembre 1995 quando il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton conquistò il cuore degli israeliani e degli ebrei americani con una semplice frase: “Shalom, chaver“, piangendo la perdita del Primo Ministro Yitzhak Rabin, suo “chaver” (amico) e partner nella ricerca di “shalom” (pace).
Quasi 30 anni dopo, un altro presidente degli Stati Uniti si è appropriato della stessa parola ebraica per un uso molto meno nobile e più inquietante.
Lunedì 10 marzo Donald Trump ha festeggiato sui social media l’arresto e la detenzione di Mahmoud Khalil, laureato alla Columbia University, perché “studente straniero radicale pro-Hamas”. Trump ha promesso che la sua detenzione sarà il “primo arresto di molti altri che verranno”, giurando di “scovare, arrestare e deportare questi simpatizzanti del terrorismo dal nostro paese – per non tornarvi mai più”.
Un post della Casa Bianca ha schernito Khalil con un “SHALOM, MAHMOUD” in lettere maiuscole, facendo eco a un ghigno simile della settimana precedente, quando Trump aveva scritto “Shalom, Columbia” annunciando il rifiuto di sovvenzioni federali per 400 milioni di dollari all’università. La settimana scorsa ha anche scritto che “Shalom Hamas” significa “Ciao e Addio” – potete scegliere”.
Khalil, residente permanente negli Stati Uniti con carta verde, è stato arrestato per il suo ruolo di primo piano nelle proteste dell’accampamento di solidarietà con Gaza della Columbia University lo scorso anno. È detenuto in una struttura dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) in Louisiana, lontano dalla moglie incinta a New York, mentre la sua sorte viene discussa in tribunale.
Difendendo lo stato di diritto e la democrazia, il giudice della corte distrettuale federale Jesse Furman – un giurista ebreo osservante sposato con un’educatrice ebrea – ha ostacolato gli sforzi dell’amministrazione Trump di deportare sommariamente Khalil, emettendo un’ordinanza che blocca temporaneamente la sua espulsione dal paese.
La tempistica della mossa ha messo in evidenza la palese ipocrisia della politica della Casa Bianca nei confronti di Hamas. La vicenda di Khalil si è svolta mentre l’inviato americano per gli ostaggi Adam Boehler si è espresso sulla radio israeliane in difesa dei suoi “molto produttivi” colloqui segreti diretti con Hamas per il rilascio degli ostaggi. Questa mossa va contro tutte le passate politiche statunitensi nei confronti del gruppo terroristico. Boehler ha notato che i funzionari di Hamas hanno mostrato “qualche elemento umano”. Ha detto che era ansioso di trovare un accordo con loro, ma non “perché pensavo che fossero un gruppo di bravi ragazzi”.
In sostanza, l’amministrazione Trump ha messo un timbro kosher sul riconoscimento senza precedenti dell’autorità di Hamas da parte degli Stati Uniti attraverso negoziati diretti con il gruppo – proprio mentre si muoveva per espellere un residente legale degli Stati Uniti per quelle che il Dipartimento di Sicurezza Nazionale ha descritto come non meglio specificate “attività allineate ad Hamas, un’organizzazione terroristica designata”.
L’ipocrisia, come abbiamo imparato, non ha mai preoccupato Trump e i suoi alleati in passato. Ma questa inquietante contraddizione e l’uso dell’antisemitismo come arma per giustificare la persecuzione delle minoranze e le agghiaccianti restrizioni alla libertà di parola – insieme a quello che sembra essere un atteggiamento transazionale flessibile e fluido nei confronti di Hamas – dovrebbero preoccupare profondamente sia gli israeliani che gli ebrei americani.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.