Colpi d’arma da fuoco e un’ondata di panico: un filmato mostra gli ultimi momenti di un ragazzo di 12 anni ucciso in Cisgiordania

Julian BorgerSufian Taha e Harrison Taylor,  

The Guardian, 1 marzo 2025.    

Due bambini alla settimana vengono uccisi in Cisgiordania. Due telecamere hanno registrato le circostanze di una di queste morti.

Come è stato ucciso questo bambino di 12 anni in Cisgiordania. Immagine da video

L’ultima volta che Nassar al-Hammouni ha parlato con suo figlio, Ayman, è stato per telefono: il dodicenne era pieno di progetti per il prossimo fine settimana e per il resto della sua vita. Si era iscritto a una squadra di calcio locale e aveva in programma di iscriversi a un club di karate durante il fine settimana. Da grande, aveva detto a Nassar, sarebbe diventato un medico, o meglio ancora un ingegnere per aiutare suo padre nel lavoro di costruzione che lo portava via dalla loro casa di Hebron ogni settimana.

Niente di tutto questo – il calcio, il karate o la sua immaginaria carriera futura – accadrà ora. Venerdì scorso 28 febbraio, due giorni dopo la telefonata con il padre, Ayman è stato ucciso, colpito dal fuoco israeliano, come suggerisce un video visto dal Guardian.

L’uccisione di bambini in Cisgiordania non è più un fatto fuori dall’ordinario, soprattutto da quando le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno intensificato le operazioni nel territorio occupato dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e l’inizio della guerra di Gaza. L’intensità è aumentata dopo il cessate il fuoco di gennaio nella Striscia.

Finora quest’anno sono stati uccisi circa due bambini a settimana, leggermente al di sopra del tasso medio del 2024, un anno in cui sono stati uccisi 93 bambini. Gli operatori per i diritti umani temono che i numeri possano continuare ad aumentare, in quanto l’IDF porta le tecniche di Gaza in Cisgiordania, espellendo decine di migliaia di persone dalle loro case, spianando al suolo i quartieri e allentando ulteriormente le ‘regole di ingaggio’ che determinano quando un soldato è autorizzato ad aprire il fuoco.

La chiamano “Gazafication” e sta diventando la nuova normalità. Ma ciò che distingue il caso di Ayman al-Hammouni è la chiarezza delle prove, illustrate dai filmati di due telecamere di sicurezza, che raccontano gli ultimi momenti del bambino.

Ayman e suo fratello di 10 anni, Aysar, erano andati con la madre, Anwar, a trovare il nonno e gli zii che vivevano in un’altra zona di Hebron, Jabal Jawhar. Il viaggio attraverso la città è durato un’ora nel traffico intenso di Hebron e ha comportato l’attraversamento da Hebron controllata dai palestinesi a un’area gestita dall’IDF, parte del complesso mosaico di divisione territoriale imposto alla Cisgiordania.

Jabal Jawhar non è lontano dalla Tomba dei Patriarchi, dove si presume siano sepolti Abramo e la sua famiglia biblica, un sito sacro per musulmani, ebrei e cristiani. Venerdì sera, prima che i coloni ebrei venissero a pregare lì, l’IDF ha condotto pattugliamenti aggressivi nei quartieri palestinesi circostanti. L’esercito, sempre più composto e guidato da israeliani della destra religiosa nazionale, è ampiamente percepito in Cisgiordania come l’ala armata del movimento dei coloni.

Verso le 18.30, Ayman aveva appena fatto una commissione per conto di suo nonno ed era tornato a casa di suo zio Tariq, quando c’è stato un trambusto sulla strada principale, a 60 metri di distanza, lungo un vicolo lastricato in pendenza.

Si è sentito uno sparo e le persone hanno cominciato a correre, e un giovane del quartiere a cui lo zio viveva accanto, ha percorso il vicolo con un’auto bianca, il cui parabrezza era stato perforato da un proiettile. Ha parcheggiato davanti alla casa di Tariq ed è sceso, esaminando una ferita alla sua spalla che era stata colpita da un frammento di vetro.

La scena è stata ripresa da due telecamere di sicurezza, una all’angolo del cortile di Tariq che puntava verso il vicolo, e l’altra piazzata all’esterno dell’appartamento all’ultimo piano del nonno di Ayman, Mohammad Bader al-Ajlouni, rivolta verso le auto davanti alla casa di Tariq e dall’altra parte del vicolo, a 90 gradi rispetto all’altra telecamera.

Entrambe le riprese mostrano Ayman e due dei suoi cugini che escono dalla casa di Tariq insieme ad un altro dei suoi zii, Nadeem al-Ajlouni, che dà al giovane ferito un fazzoletto per il taglio alla spalla. Ayman guarda, una figura esile appoggiata al retro dell’auto bianca, con una borsa marrone sulla spalla.

Poi c’è un altro trambusto dal vicolo e un altro sparo, che fa correre al riparo il piccolo gruppo di persone, compresi Ayman e i suoi cugini. Ayman corre all’interno del cancello della casa di Tariq, fuori dalla vista delle telecamere, e poi un altro colpo risuona dal vicolo. Questo è il proiettile che si ritiene abbia colpito Ayman. Il filmato non dimostra senza ombra di dubbio chi ha sparato, ma chiarisce che proveniva dalla direzione dei soldati israeliani che stavano avanzando verso la casa e che sono arrivati sulla scena pochi secondi dopo.

Nella confusione, sembra che ci vogliano alcuni secondi prima che Ayman venga notato. È stato Nadeem, il suo giovane zio, a vederlo per primo. “Era sdraiato sui gradini della casa, appena dentro il cancello. Sono andato a prenderlo, ma ho capito che se n’era già andato”, ha detto Nadeem.

Poi le telecamere mostrano un’altra ondata di panico e le sagome di tre soldati che avanzano lungo il vicolo, con le armi puntate, una delle quali ha una torcia luminosa che brilla lungo la canna. Il vicino ferito, il cugino di Ayman e il suo fratellino Aysar, che ormai era sceso dall’appartamento del nonno, scappano tutti tra le auto parcheggiate. Lo zio Nadeem corre fuori dal cancello di Tariq con Ayman in braccio, ma fa cadere la sua giacca e poi anche Ayman nella sua disperazione di scappare.

Il corpo del ragazzo viene lasciato a terra tra un’auto e il muro del giardino di Tariq, mentre i soldati raggiungono la casa. Si guardano intorno per qualche secondo e poi individuano il corpo; a quel punto si girano e si allontanano con calma, con alle loro spalle le urla della madre di Ayman che era inciampata sul corpo di suo figlio.

Nadeem raccoglie ancora una volta il corpo flaccido di Ayman e lui e Tariq si dirigono verso il vicolo, seguendo le orme dei soldati in ritirata, in direzione di un ospedale vicino.

Ma era già troppo tardi. La famiglia non ha ancora ricevuto il referto medico, ma un gruppo di difesa, Defense for Children International – Palestine (DCIP), basandosi sui suoi contatti nell’ospedale di Hebron dove Ayman è stato portato, ha detto che il proiettile è entrato nella schiena e si è conficcato nei polmoni.

Anche Nassar e Nadeem hanno detto che Ayman è stato colpito alla schiena, mentre Mohammad, il nonno, ha detto che la ferita era all’addome superiore.

Nassar ha ricevuto per telefono la notizia a Ramallah, dove lavora nell’edilizia e nella sicurezza per l’Autorità Palestinese. Dapprima un parente gli ha detto che Ayman era stato ferito, ma Nassar ha preteso la verità e quando si è messo in viaggio sapeva già che suo figlio era morto.

Un amico lo ha accompagnato durante la notte, superando i posti di blocco dell’esercito lungo la strada. In un punto a nord di Betlemme, noto come ‘checkpoint del container’, a Nassar è stato detto di scendere dall’auto con una pistola puntata contro di lui.

Il padre in lutto ha raccontato che, dopo aver saputo quanto era accaduto a Hebron, un soldato di lingua araba ha iniziato a schernirlo, sostenendo di essere stato lui a sparare ad Ayman, dicendo a Nassar: “Convincimi che gli ho sparato per niente”.

“Speriamo che tu segua tuo figlio”, ha aggiunto il soldato.

L’IDF non ha risposto alle domande sulla morte di Ayman. In alcuni casi precedenti, sotto la pressione dei media è stata annunciata un’indagine, anche se raramente ha portato a un’azione concreta. Nel 2019 un soldato è stato condannato a un mese di servizi sociali per aver sparato a un ragazzo di 14 anni a Gaza. Ma anche questa banale responsabilizzazione è sempre più rara.

Un gruppo israeliano per i diritti umani, Yesh Din, ha calcolato che la probabilità che un soldato israeliano venga perseguito per aver ucciso dei Palestinesi è solo dello 0,4% – un procedimento giudiziario ogni 219 incidenti mortali portati all’attenzione dell’esercito.

Mercoledì, il piccolo Aysar è tornato a scuola per la prima volta dopo la sparatoria, ma non riusciva a vedere la classe del fratello maggiore dall’altra parte del corridoio rispetto alla sua. Nassar ha chiesto all’insegnante se poteva essere spostato.

Ayman era un bambino prematuro ed è rimasto in un’incubatrice dell’ospedale per più di un mese, ha ricordato Nassar. Ma essere un bambino non è una grande protezione in Cisgiordania.

“Si tratta di rabbia e vendetta”, ha detto Nassar. “Non importa se si tratta di un bambino, di una donna o di una persona anziana. Nessuno è più al sicuro”.

https://www.theguardian.com/world/2025/mar/01/footage-shows-last-moments-boy-12-killed-in-west-bank

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

3 commenti su “Colpi d’arma da fuoco e un’ondata di panico: un filmato mostra gli ultimi momenti di un ragazzo di 12 anni ucciso in Cisgiordania”

  1. Ho provato dolore fisico quando ho visto la sofferenza di questo ragazzino non è accettabile non è possibile non si può più sopportare quello che Israele sta facendo al popolo palestinese e ora si sta estendendo anche ad altre terre una vergogna che si continua a accettare tutto questo non c’è più etica nessuna morale può essere più portata avanti dall’occidente

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