Haaretz, 17 febbraio 2025.

Mentre gli occhi del mondo sono fissi su ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza, la ‘Gazaficazione’ della Cisgiordania continua. L’Operazione Muro di Ferro in Cisgiordania è in corso da più di quattro settimane e ha incluso l’evacuazione della popolazione, l’aggiornamento delle regole di ingaggio (cioè tenere un dito leggero sul grilletto), la demolizione di case e la distruzione di infrastrutture.
Secondo i funzionari dell’Autorità Palestinese, a seguito delle operazioni dell’esercito, circa 30.000 Palestinesi hanno già evacuato i campi profughi nel nord della Cisgiordania. Sebbene l’esercito affermi che non esiste una politica deliberata di evacuazione della popolazione, le testimonianze da Jenin e Tul Karm indicano che le sue azioni hanno portato a evacuazioni diffuse da parte dei residenti per periodi di tempo eccezionalmente lunghi rispetto alle operazioni precedenti.
Anche in assenza di un’evacuazione ufficiale e organizzata, il coprifuoco, le sparatorie, la presenza di cecchini, le distruzioni, le interruzioni di corrente e la carenza di acqua stanno inducendo le persone ad andarsene “volontariamente”. A questo va aggiunto un allentamento delle regole di ingaggio in Cisgiordania, per cui è ora permesso sparare per uccidere chiunque “incasina il terreno”.
Secondo l’esercito, l’operazione ha lo scopo di combattere gruppi di uomini armati nei campi profughi. Ma molti palestinesi la vedono come un tentativo di distruggere i campi. Bisogna ricordare che l’operazione è iniziata a causa delle forti pressioni esercitate dai coloni nel corso dell’ultimo anno. I coloni hanno cercato di trasformare la Cisgiordania in un altro fronte di guerra. E dopo il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha fatto un ‘regalo’ al ministro di estrema destra Bezalel Smotrich, affinché il suo partito non abbandonasse la coalizione di governo: un mini trasferimento di popolazione in Cisgiordania.
E in effetti, come a Gaza, le infrastrutture civili vengono distrutte nei campi profughi della Cisgiordania – case e strade. Le strade che conducono a un ospedale governativo di Jenin sono state distrutte e un posto di blocco militare è stato istituito al suo ingresso. Anche se l’esercito nega costantemente di attuare una politica di distruzione delle infrastrutture e di sradicamento dei residenti, fonti della difesa che parlano in via ufficiosa affermano che il Comando Centrale ha promosso un piano di ristrutturazione dei campi e ha ottenuto l’approvazione del governo.
In pratica, sembra che Israele abbia visto la guerra a Gaza come un’opportunità per cambiare anche la situazione in Cisgiordania, con la guerra al terrorismo che serve come pretesto per distruggere le infrastrutture, sfrattare la popolazione e istituire una presenza militare permanente. Per i coloni, che vogliono distruggere qualsiasi possibilità di uno stato palestinese, queste operazioni sono state le benvenute.
Israele deve permettere ai 30.000 sfollati di tornare alle loro case e fermare la ‘Gazaficazione’ della Cisgiordania. Abusare della popolazione palestinese non solo non risolverà i problemi di sicurezza di Israele, ma condurrà certamente a un ciclo di violenza più ampio e alla completa distruzione di qualsiasi possibilità di una soluzione a due stati.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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