di Tal Schneider,
The Times of Israel, 7 febbraio 2025.
Il professore di economia della George Washington University Joseph Pelzman ha scritto una proposta dettagliata per la squadra di Trump; dice che “bisogna distruggere tutto, ripartire da zero”.

La proposta del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire i palestinesi di Gaza e poi di riqualificare la Striscia di Gaza ha mandato onde d’urto in tutto il mondo. Respinta dal mondo arabo e da gran parte della comunità internazionale, è stata accolta dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu come un’idea che “potrebbe cambiare la storia”, “degna di essere ascoltata attentamente” e “la prima idea originale che sia stata avanzata da anni”.
Per una persona di Washington, tuttavia, la proposta che Trump ha presentato martedì 4 febbraio ospitando Netanyahu alla Casa Bianca non è stata uno shock: il professore Joseph Pelzman della George Washington University .
Esperto di economia e relazioni internazionali e responsabile del Centro di Eccellenza dell’università per lo Studio Economico del Medio Oriente e del Nord Africa (CEESMENA), Pelzman ha redatto il piano e lo ha presentato al team di Trump già nel luglio 2024.
I dettagli del piano di Pelzman sono stati resi noti per la prima volta dal dottor Kobby Barda, storico israeliano specializzato in politica e geostrategia americana, durante una discussione con Pelzman sul podcast “America, Baby!” nell’agosto 2024.
“Ho pensato: Perché non scrivo una prospettiva fuori dagli schemi su come sistemare Gaza dopo la fine della guerra?”, ha detto Pelzman a Barda. “Lo studio è andato ai collaboratori di Trump perché erano loro ad avere inizialmente un interesse per la cosa, non i collaboratori di Biden. Mi è stato chiesto [dal team di Trump] di pensare fuori dagli schemi su cosa fare dopo [la guerra], dato che nessuno ne parlava davvero”.
L’articolo di Pelzman, intitolato “An Economic Plan for Rebuilding Gaza: A BOT [Build-Operate-Transfer] Approach”, è stato pubblicato sul Global World Journal. (È stato scritto a luglio, ma è stato messo online in ottobre).
Presenta un punto di vista secondo cui l’economia di Gaza ha toccato il fondo. Pelzman cita i dati della Banca Mondiale, secondo cui tra il 2007 e il 2022, la crescita annuale del PIL di Gaza è stata in media dello 0,4%, mentre il PIL pro capite è diminuito del 2,5% all’anno a causa dell’elevata crescita demografica.
Inoltre, a causa della guerra scoppiata in seguito all’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre 2023, la distruzione di Gaza è diventata così estesa da non poter essere riparata o ricostruita, secondo il professore. Infatti, secondo Pelzman, allo stato attuale delle cose, nessuna entità di investimento privata o internazionale vorrebbe entrare a Gaza. “Bisogna ripartire da zero”, ha detto a Barda.
Pelzman ha presentato ulteriori dati, già noti al pubblico: nel 2022, il tasso di disoccupazione a Gaza era del 45% e il 53% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà, rispetto alla percentuale del 13% circa per i palestinesi che vivono in Cisgiordania. Secondo le stime della Banca Mondiale del marzo 2024, citate da Pelzman, circa 1,2 milioni di persone a Gaza erano senza casa e indigenti “a causa delle azioni di Hamas”. Inoltre, il 62% degli edifici ancora in piedi ha subito gravi danni che li hanno resi inabitabili e il 90% delle strade principali è stato distrutto.
“Bisogna distruggere tutto e ripartire da zero”, ha detto Pelzman nel podcast di Barda. “E poi hai un’economia che in realtà ha tre settori di sviluppo: hai un potenziale turistico, hai un potenziale agricolo e poi hai – perché molti di loro sono intelligenti – l’alta tecnologia”.
Ha detto che il suo piano “è partito da un modello di Gaza a tre settori, ma ciò richiede che il luogo sia completamente svuotato. Voglio dire, proprio letteralmente svuotato, scavato completamente – tenendo presente che il cemento può essere riciclato”.
“Si tratta di un modello a settori triangolari, ma la sua attuazione richiede che l’area venga completamente liberata in modo che il calcestruzzo degli edifici distrutti possa essere riciclato, assicurando che non rimanga nulla delle costruzioni verticali che si estendono in profondità nel sottosuolo”.
Il piano presentato da Pelzman, che in precedenza ha collaborato con l’USAID per lo sviluppo economico della Cina, utilizza il metodo BOT – Build-Operate-Transfer – un modello applicato nei paesi in via di sviluppo. Secondo questo metodo, le aziende e le organizzazioni del settore privato fanno partnership di investimento con enti governativi, ricevendo dal governo un contratto di locazione della proprietà per 50-100 anni.
Con questo sistema, un’entità privata costruisce e gestisce il progetto per diversi decenni, dopodiché la proprietà viene trasferita a un’autorità pubblica. Durante il periodo di esercizio, l’ente privato è autorizzato ad applicare tariffe per l’utilizzo dell’infrastruttura.

Unità abitative in stile cinese
Nel suo articolo di ricerca, Pelzman descrive il suo approccio come un trattamento di Gaza “da una prospettiva puramente economica”, che cerca “la soluzione di investimento per un esperimento fallito”, ovvero la Striscia di Gaza da quando Israele si è ritirato da essa nel 2005.
Tra le altre cose, il piano di Pelzman prevede una Striscia di Gaza alimentata interamente a energia solare, attraversata da un sistema di metropolitana leggera e servita da porti aerei e marittimi. La Striscia sarà indipendente da Israele per il suo fabbisogno energetico.
Nel frattempo, scrive, “non ci sono restrizioni ex-ante alla mobilità dei residenti locali per uscire da Gaza”.
Secondo il piano di Pelzman, “il costo di questa massiccia ricostruzione di Gaza varierà da 1 a 2 trilioni [da 1000 a 2000 miliardi] di dollari e richiederà dai 5 ai 10 anni per essere completata”. La sua stima si basa su un modello che analizza un’economia post-bellica di Gaza guidata dai settori dell’agricoltura, del turismo e della tecnologia.

Pelzman prevede ristoranti, hotel e altri servizi di lusso sul lato occidentale della Striscia, di fronte al mare, ed edifici residenziali – “unità abitative di 30 piani in stile Repubblica Popolare Cinese” – sul lato orientale. In mezzo, scrive, ci saranno aree agricole e serre. La ricostruzione richiederà “lo scavo completo dei tunnel del terrore”, anche se Pelzman afferma che l’IDF ha già fatto gran parte del lavoro.
Pelzman indica più volte nel suo articolo che la modalità preferita per la governance di Gaza è l’e-government, cioè un governo che fa uso di mezzi tecnologici. In particolare, “lo scambio di fondi tra residenti e imprese avverrà esclusivamente attraverso una rete di scambio online”, precludendo la necessità di cartamoneta, carte di credito o aiuti stranieri. La Striscia non avrà un’autorità monetaria e “tutti i flussi di capitale saranno controllati da soggetti esteri”.
Inoltre, Pelzman suggerisce che gli esperti nominati dagli azionisti stranieri supervisionino un sistema educativo basato sulla deradicalizzazione, “con una supervisione esterna per assicurare lo sviluppo di una popolazione qualificata”. Pelzman suggerisce di importare i programmi di studio – dall’asilo all’università – dai modelli educativi degli Emirati Arabi Uniti o dell’Arabia Saudita, sulla base delle loro recenti riforme e degli insegnamenti islamici sunniti-sufi.

La sicurezza deve essere assegnata a “partner che condividono l’interesse comune di rimuovere Hamas e i suoi cospiratori da qualsiasi ruolo” e che sono “interessati a smilitarizzare Gaza in modo permanente”.
Secondo Pelzman, Hamas non ha diritti di proprietà a Gaza, in base agli accordi di Oslo del 1993, che secondo lui sono rimasti intatti quando Israele si è ritirato da Gaza nel 2005.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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