di Jonathan Kuttab,
Fosna, 24 gennaio 2025.
È stato davvero sorprendente vedere la gioia e i festeggiamenti per il rilascio di tre ostaggi israeliani, che sono stati liberati questa settimana come parte di uno scambio di prigionieri/accordo di cessate il fuoco. Sembravano ben nutriti e in buone condizioni, anche se sono certo che le cicatrici psicologiche della loro prigionia li accompagneranno per molto tempo.
Ma che dire dei prigionieri palestinesi?
90 di loro, tutte donne e bambini, sono stati rilasciati lo stesso giorno. Ma non li abbiamo visti nei media tradizionali, né abbiamo saputo dei loro calvari e dell’agonia che hanno vissuto, né abbiamo assistito ai festeggiamenti delle loro famiglie. Infatti, Israele ha proibito qualsiasi celebrazione pubblica (o espressione di gioia) all’interno dei suoi confini per il loro rilascio. La polizia ha persino visitato le famiglie di Gerusalemme Est dei prigionieri rilasciati proprio per ricordare loro questa legge. La narrativa israeliana è che i prigionieri palestinesi sono “terroristi e criminali incalliti di Hamas”, che probabilmente saranno solo braccati e arrestati di nuovo o assassinati una volta che Israele avrà recuperato tutti i suoi ostaggi, come hanno dichiarato alcuni funzionari israeliani nei media ebraici.
Dal punto di vista palestinese: ci sono circa 13.000 prigionieri e detenuti palestinesi nelle carceri israeliane che sono altrettanto degni della nostra preoccupazione e meritano la nostra simpatia, e le cui famiglie gioiranno per il loro tanto atteso rilascio. Sempre più palestinesi vengono arrestati, continuamente, compreso il personale medico degli ospedali di Gaza e i palestinesi comuni in Cisgiordania. In effetti, Israele ha appena arrestato altri 60 palestinesi, che erano tutti i fedeli maschi che si trovavano in una moschea di Qalqilia, proprio lo stesso giorno del rilascio dei tre ostaggi israeliani. Era come se Israele volesse compensare i 90 ostaggi palestinesi liberati quel giorno.
3.000 dei prigionieri palestinesi (ostaggi è un termine più appropriato) sono “detenuti amministrativi”, il che significa che non sono stati accusati di alcun crimine e non saranno processati per qualche motivo. Tra i palestinesi rilasciati domenica scorsa c’era Khalida Jarrar, deputata al Parlamento palestinese, che al momento del rilascio è apparsa come un fantasma, con i capelli completamente bianchi e la corporatura ridotta a uno scheletro. Ha riferito di essere stata in isolamento per 150 giorni prima del suo rilascio. In effetti, tutti i palestinesi rilasciati appaiono visibilmente deboli, avendo perso circa 30-40 chili in media, e riferiscono di gravi abusi come percosse, fame deliberata e maltrattamenti grossolani. Il Ministro della Polizia israeliano, Itamar Ben Gvir, ha riferito con orgoglio che dal 7 ottobre si è assicurato di aumentare le sofferenze dei prigionieri palestinesi e di peggiorare immediatamente le loro condizioni. Ha ridotto in modo significativo le razioni di cibo, l’acqua calda e la possibilità di fare esercizio fisico. Ha confiscato libri, documenti e altri effetti personali, oltre a forniture igieniche e altri “privilegi”. Ha impedito l’accesso alle loro famiglie e alla Croce Rossa, ha raddoppiato l’occupazione delle stanze, già molto affollate, e ha instaurato un regime di percosse, punizioni e umiliazioni quotidiane.
Oltre ai “detenuti amministrativi”, altri 10.000 circa stanno scontando varie sentenze dopo essere stati processati dai tribunali militari israeliani. La mia esperienza personale come avvocato, a cui fanno eco le organizzazioni per i diritti umani palestinesi, israeliane e internazionali, è che questi tribunali militari sono una vera e propria farsa. Con un tasso di condanna del 99%, i verdetti si basano quasi esclusivamente su confessioni firmate estorte all’imputato palestinese o ad altri ‘testimoni’ palestinesi in condizioni di coercizione e tortura.
Uno dei prigionieri destinati al rilascio è ben noto alla comunità FOSNA. Si possono leggere i dettagli del suo caso qui e qui. Sono felice di riferire che Mohammad Halabi dovrebbe essere rilasciato durante la Fase 1 dell’accordo. Quando sarà rilasciato, condivideremo questa meravigliosa notizia e aggiorneremo tutti coloro che hanno seguito il suo caso.
Mohammad Halabi, arrestato sei anni fa, era il Direttore di World Vision International (WVI) a Gaza. È stato accusato ingiustamente di aver incanalato gli aiuti allo sviluppo di World Vision verso Hamas, dirottando verso Hamas il denaro degli aiuti e i materiali da costruzione importati, attraverso il valico di Rafah, per costruire tunnel. Le accuse erano ridicole in apparenza, in quanto gli importi presunti superavano il budget di World Vision e perché WVI non aveva importato barre d’acciaio o altri materiali “a doppio uso” come dichiarato. Due audit internazionali hanno confermato che non c’erano soldi mancanti o non contabilizzati. Halabi ha insistito sulla sua innocenza, rifiutando di accettare qualsiasi accordo che gli permettesse di tornare a casa in cambio di una confessione. I suoi avvocati (ostacolati dai requisiti di segretezza e dalle minacce) hanno lottato per il suo rilascio nel corso di 160 udienze, prima che venisse emessa la sentenza, che lo ha condannato a 11 anni di carcere. L’appello è ancora in corso. Non ha potuto ricevere giustizia nei tribunali israeliani, ma ora dovrebbe essere rilasciato come parte dell’accordo di cessate il fuoco/scambio di ostaggi.
La verità è che ogni singola casa palestinese in Cisgiordania e a Gaza ha avuto un membro o un parente stretto imprigionato in un momento o nell’altro. Tutti sono soggetti a detenzione arbitraria in qualsiasi momento. L’obiettivo principale di Hamas nel prendere ostaggi il 7 ottobre era il rilascio di prigionieri. La presa di ostaggi civili (rispetto ai combattenti armati) è una violazione del diritto internazionale, oltre che della morale di base. Tuttavia, molti palestinesi sentono che non c’è speranza di liberare i loro cari, se non attraverso un accordo politico o ottenendo una certa forza contrattuale attraverso la cattura di israeliani e lo scambio con i loro ostaggi imprigionati.
Ci rallegriamo con coloro i cui parenti sono stati rilasciati, e anche per la restituzione ai loro cari dei resti di coloro che sono stati uccisi, affinché abbiano una sepoltura adeguata (Israele detiene i resti di centinaia di palestinesi martirizzati, che si rifiuta di consegnare alle loro famiglie). Si spera che vengano restituiti nella Fase III dell’attuale accordo.
Mentre ci rallegriamo di questa parziale vittoria per tutti, ricordiamo con empatia e umanità tutti coloro che sono imprigionati in questa tragedia in corso. Preghiamo per il rilascio di tutti i prigionieri e gli ostaggi e, nel frattempo, preghiamo per il loro trattamento umano fino al giorno della loro liberazione.
https://www.fosna.org/the-fosna-blog/the-other-hostages
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.