EUobserver, 23 gennaio 2025.

Da quando è stato raggiunto il cessate il fuoco a Gaza, l’esercito israeliano ha bloccato tutte le città palestinesi nella Cisgiordania occupata, mentre i coloni terrorizzano i palestinesi godendo dell’impunità e della protezione del governo israeliano.
I ministri israeliani hanno annunciato l’inizio di una grande operazione e milioni di palestinesi temono che si ripetano le scene viste a Gaza.
L’uccisione di 10 palestinesi, il blocco dell’accesso all’ospedale di Jenin e l’isolamento della Cisgiordania non hanno suscitato alcuna reazione da parte dell’Occidente, compresa l’Unione Europea.
Dopo che Israele ha agito senza linee rosse a Gaza e in Libano, ora i paesi occidentali gli danno il via libera per continuare la sua campagna in Cisgiordania.
L’attuale situazione in Palestina non è tutta responsabilità dell’Unione Europea. Ma le implicazioni della sua mancanza di azione minacciano di creare precedenti e fatti irreversibili che influiranno sulla sua capacità di promuovere la pace e la sicurezza, sia in Medio Oriente che altrove.
La sua credibilità tra i palestinesi, gli arabi e parti significative del Sud globale non potrebbe essere più scarsa quando si tratta di responsabilizzazione e attuazione del diritto internazionale.
Dal punto di vista politico, l’UE e il suo sostegno a un “ordine internazionale multilaterale basato sulle regole” non si vedono da nessuna parte, mentre l’entrante amministrazione Trump ha nominato un ambasciatore all’ONU che afferma che Israele gode di “diritti biblici” in tutta la Cisgiordania occupata e ha nominato un ambasciatore in Israele che sostiene che il popolo palestinese non esiste.
L’UE permetterà che tali principi prevalgano nei prossimi mesi, comprese le prospettive di ulteriori annessioni di terre palestinesi?
Ecco perché ciò che sta accadendo in Cisgiordania rappresenta un test importante per dimostrare la volontà europea, o la sua mancanza, di promuovere l’attuazione del diritto umanitario internazionale e i principi di una soluzione politica.
In questa fase, la diplomazia europea non dovrebbe semplicemente concentrarsi sui riciclati discorsi di sostegno alla “soluzione a due stati”, ma sostenere politiche concrete per porre fine all’occupazione israeliana della Palestina.
Sebbene alcuni possano sostenere che l’UE ha bisogno di ‘consenso’ per attuare una politica, in realtà Bruxelles è rimasta assente, praticamente in silenzio quando si tratta degli ultimi crimini israeliani in Cisgiordania e ha evitato qualsiasi tipo di impegno politico o legale serio.
Von der Leyen, Kallas, Metsola
Al contrario, il Governo Netanyahu gode di relazioni privilegiate a Bruxelles, da Ursula von der Leyen a Kaja Kallas e Roberta Metsola, un trio che si è impegnato principalmente ad approfondire le relazioni con Israele, compreso un nuovo Consiglio di Associazione, anche alla luce del genocidio commesso a Gaza.
La realtà attuale in Cisgiordania è probabilmente la peggiore da decenni a questa parte e si riflette nel blocco imposto a tutte le città palestinesi e nel numero crescente di attacchi dei coloni israeliani.
La Missione europea a Tel Aviv rimane pubblicamente in silenzio su tutti gli attacchi contro i diritti umani dei palestinesi, anche di coloro che sono cittadini palestinesi di Israele, mentre in Palestina i diplomatici europei continuano a redigere rapporti che sono ben lungi dall’apportare qualsiasi cambiamento di politica a Bruxelles.
Molti progetti finanziati dall’UE sono stati colpiti da tali politiche, e qualsiasi prospettiva di rilancio dell’economia palestinese è rimasta intrappolata nelle quasi 900 restrizioni di movimento imposte in Cisgiordania.
Questo dato da solo dovrebbe evidenziare il fallimento di qualsiasi approccio in Palestina che abbandoni la politica e la necessità di porre fine all’occupazione israeliana.
Ciò che è più allarmante è la tolleranza dimostrata per le sistematiche e continue violazioni israeliane del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
In effetti, l’UE continua a fare affari come al solito con Israele, mentre distrugge le prospettive di qualsiasi soluzione politica.
Mentre ai funzionari palestinesi viene richiesto di appoggiare la soluzione dei due stati e di cambiare il curriculum educativo a causa delle lamentele israeliane, ai funzionari israeliani non viene chiesto di appoggiare pubblicamente la soluzione dei due stati e di attuare i loro obblighi per continuare a godere dei vantaggi di essere il principale partner commerciale dell’UE.
Anche il Consiglio di Associazione Israele-UE continua ad essere violato da Israele in merito all’Articolo 2, senza che vi sia alcuna risposta europea al riguardo. In altre parole, negare i diritti dei Palestinesi, perpetuare l’occupazione attraverso un’annessione, come stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia, uccidere migliaia di Palestinesi e opporsi alla soluzione dei due stati non sono una linea rossa per l’UE nelle sue relazioni con Israele.
Betlemme è stata bloccata con 89 barriere, Gerusalemme e Ramallah sono state isolate dal resto della Cisgiordania, a Hebron un paziente è morto perché la sua ambulanza non poteva raggiungere l’ospedale a causa di un posto di blocco israeliano, così come il collegamento tra la Palestina e il resto del mondo è stato colpito dall’assedio su Gerico.
Mentre il governo israeliano sta sfruttando perfettamente i primi giorni dell’Amministrazione Trump per soddisfare il suo pubblico interno dopo il cessate il fuoco a Gaza, le conseguenze di questa operazione continueranno a influenzare le prospettive di qualsiasi processo politico.
La questione non è se l’UE si impegnerà a stanziare denaro per la ricostruzione di Gaza o se offrirà una sorta di incontro ad alto livello all’Autorità Palestinese come compenso per il miglioramento delle sue relazioni con Israele.
La questione è piuttosto se l’UE è disposta a svolgere il ruolo politico urgente necessario per fermare i crimini in corso da decenni in Palestina, o se continuerà a contribuire all’attuale status quo, con tutte le sue implicazioni e i suoi precedenti.
Il silenzio e la mancanza di azione dell’UE sugli attacchi in Cisgiordania possono essere considerati come la risposta a questa domanda.
Xavier Abu Eid è un ex consulente senior del dipartimento per i negoziati dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
https://euobserver.com/eu-and-the-world/ar9557bcb5
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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