dai Firmatari qui di seguito,
World Beyond War, 1 dicembre 2024.
Dichiarazione congiunta della società civile: Armonizzare la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI) sul crimine di aggressione: un invito agli Stati parte a cogliere l’opportunità di una riforma.
Chiediamo rispettosamente a tutti gli Stati parte di compiere i passi necessari per modificare la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI) sul crimine di aggressione. La comunità internazionale ha bisogno di un quadro giuridico in grado di porre fine all’impunità e di dissuadere efficacemente le leadership statali dal condurre guerre aggressive e altri atti di aggressione. Per raggiungere questi obiettivi, la Corte Penale Internazionale deve poter perseguire il crimine di aggressione alle stesse condizioni che esistono per gli altri tre crimini internazionali fondamentali. Il ricorso all’aggressione negli ultimi anni dimostra dolorosamente che questa riforma è cruciale e attesa. Gli Stati parte devono quindi cogliere l’opportunità che si presenterà nel 2025 per colmare le lacune della giurisdizione della CPI in merito al crimine di aggressione.
L’attuale quadro giuridico per il perseguimento del crimine di aggressione è troppo limitato e porta a evidenti lacune in termini di responsabilità. Il crimine di aggressione è un crimine di leadership, commesso da coloro che “sono in grado di esercitare un controllo effettivo o di dirigere l’azione politica o militare di uno Stato”. La Corte Penale Internazionale, in quanto tribunale internazionale con aspirazioni universali e quindi particolarmente adatto e legittimato a concentrarsi sui responsabili di più alto rango, dovrebbe essere in grado di porre effettivamente fine all’impunità per “i crimini più gravi che interessano la comunità internazionale nel suo complesso”. Tuttavia, a causa del regime giurisdizionale restrittivo adottato per il crimine di aggressione nell’art. 15bis dello Statuto di Roma, la CPI è attualmente impossibilitata a farlo nella maggior parte dei casi.
Per gli altri tre crimini fondamentali, nei casi di indagini motu proprio o di rinvii da parte degli Stati parte, l’art. 12 dello Statuto di Roma prevede la giurisdizione della CPI quando il crimine è commesso sul territorio, o da un cittadino, di uno Stato parte o di uno Stato che presenta un’accettazione ad hoc della giurisdizione. Questo copre anche i crimini commessi da cittadini di uno Stato non parte se commessi sul territorio di uno Stato parte. Al contrario, per quanto riguarda il crimine di aggressione, la CPI non può esercitare la propria giurisdizione nel caso di cittadini di uno Stato non parte o di crimini commessi sul territorio di uno Stato non parte (art. 15bis (5)), a meno che il Consiglio di Sicurezza non deferisca la situazione alla Corte (art. 15ter). Questo vale indipendentemente dal fatto che sia uno Stato parte ad essere attaccato da una parte non statale. Inoltre, gli Stati parte hanno la possibilità di dichiarare di non accettare la giurisdizione (art. 15bis (4)). Sebbene il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rimanga competente per il deferimento dei casi (art. 15ter), la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina dimostra che c’è un alto rischio di stallo a causa dell’uso del potere di veto da parte dei suoi membri permanenti – sia per bloccare i deferimenti relativi al proprio Stato che quelli relativi ai loro alleati. L’attuale quadro giuridico lascia quindi agli Stati più potenti (ai sensi dell’art. 15ter) la possibilità di decidere se rispondere del crimine di aggressione da parte di leader non coperti dall’art. 15bis.
Gli Stati parte devono dare priorità alla correzione di questa situazione disastrosa. Ciò è fondamentale non solo per scoraggiare le leadership statali dal condurre guerre aggressive e da altri atti di aggressione contro altri Stati, ma anche per aggiungere un ulteriore livello di protezione per gli Stati che rischiano di essere vittime di aggressioni. Solo una modifica della giurisdizione dello Statuto di Roma sul crimine di aggressione può contribuire a garantire che gli Stati parte siano più protetti dal crimine che viene commesso contro di loro e che la CPI sia in grado di assicurare la responsabilità. L’emendamento è inoltre fondamentale per poter ritenere responsabili coloro che abbiano causato immense sofferenze a intere popolazioni – compresi i soldati di entrambe le parti, così come i civili sottoposti ad attacchi, che non possono essere tutti perseguiti come crimini di guerra, ma fanno parte dell’aggressione stessa. Infine, per una questione di coerenza e legittimità del sistema di giustizia internazionale, il suo quadro deve garantire la responsabilità non solo in alcuni casi, ma con l’aspirazione di sostenere il divieto del crimine di aggressione nel modo più universale possibile, senza selettività e doppi standard.
Con una risoluzione adottata nel 2010 (RC/Res. 6(4)), gli Stati parte hanno dato mandato di rivedere nel 2025 le disposizioni sul crimine di aggressione. L’opportunità di colmare le lacune nella capacità della Corte di esercitare la propria giurisdizione su questo crimine è quindi dietro l’angolo. Esortiamo gli Stati parte a coglierla, armonizzando le condizioni per l’esercizio della giurisdizione della CPI sul crimine di aggressione con quelle applicabili agli altri crimini principali. In preparazione della revisione, chiediamo una procedura trasparente e inclusiva adeguata al compito.
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Promosso da:
- Action des Chrétiens Activistes des Droits de l’Homme à Shabunda (ACADHOSHA)
- Aotearoa Lawyers for Peace
- Asociación Española para el Derecho Internacional de los Derechos Humanos
- Atrocities Watch Africa
- Baltimore Nonviolence Center
- Basel Peace Office
- Citizens for Global Solutions
- Civil Rights Defenders
- Crimean Human Rights Group
- CRIMEASOS
- Democracy Today
- European Center for Constitutional and Human Rights, e.V.
- Global Institute for the Prevention of Aggression
- Global Justice Group
- Global Justice Intelligence Eyes
- Global Rights Compliance
- Human Rights Center ZMINA
- Human Rights Platform
- International Community for Georgia Development and the Progress
- International Federation for Human Rights (FIDH)
- Iranian Center for International Criminal Law
- Justice Call
- Keen and Care Initiative (KCI), Nigeria
- Kenyan Section of the International Commission of Jurists (ICJ)
- Kharkiv Anticorruption Center
- Media Initiative for Human Rights
- National Forum for Human Rights, Yemen
- Nonviolence International
- Office of the Youth in Maritime (YIMO)
- Parliamentarians for Global Action
- Peace Action WI
- Permanent Peace Movement, Lebanon
- Platform for Peace and Humanity
- REDRESS
- Regional Advocacy for Women’s Sustainable Advancement (RAWSA) Alliance for African & Arab States
- RootsAction.org
- Synergy for Justice
- The Reckoning Project
- UNASCAD (Union des Amis Socio Culturels d’Action en Developpement), Haiti
- United Nations Association of Chad
- United Nations Association of Sweden
- U.S. Section, Women’s International League for Peace and Freedom
- Visionary Ethics Foundation (VEF)
- World BEYOND War
- World Federalist Movement – Institute for Global Policy
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.