di Mahmoud Al-Omour,
+972 Magazine, 7 novembre 2024.
Tra gli attacchi dei coloni israeliani, le incursioni militari, i blocchi stradali e la crisi economica, il semplice fatto di andare a scuola può essere una sfida. Ma noi continuiamo a lottare per i nostri studenti.
A Masafer Yatta, un insieme di villaggi nelle Colline a Sud di Hebron della Cisgiordania occupata, essere un insegnante è una responsabilità pesante. Il futuro dei ragazzi che vivono in questa remota comunità – la cui stessa esistenza è stata minacciata per decenni dalla violenza dello stato israeliano e dei coloni – dipende da noi.
Fino al 2009, qui non c’erano scuole. Gli studenti erano costretti a scegliere se rinunciare completamente all’istruzione o frequentare la scuola nella vicina città di Yatta; quest’ultima opzione richiedeva di trascorrere lunghi periodi lontano dalla famiglia, soggiornando nella città presso amici o parenti lontani – cosa che io e i miei fratelli abbiamo fatto da bambini.
Ma 15 anni fa, sotto la supervisione del Ministero dell’Educazione palestinese, gli insegnanti e i residenti locali iniziarono a costruire la prima scuola di Masafer Yatta, nel villaggio di Al-Fakheit, inizialmente con tende, poi con materiali più permanenti. Questa divenne nota come Scuola Secondaria Mista Al-Masafer, e ora io sono uno dei suoi insegnanti.
Provengo da una famiglia di educatori: mio padre ha contribuito a fondare tre delle quattro scuole che esistono oggi a Masafer Yatta. Sono cresciuto vedendo l’importanza della figura dell’insegnante nella nostra regione e ho deciso fin da piccolo che avrei seguito le orme di mio padre. Così, dopo aver conseguito la laurea presso la Open University di Yatta due anni fa, ho iniziato a insegnare inglese presso la Scuola Al-Masafer.
Inutile dire che il mio lavoro non è mai stato facile. Ma dal 7 ottobre, le sfide sono aumentate in modo esponenziale. Per il primo mese di guerra, siamo stati costretti a chiudere le scuole e a ricorrere all’insegnamento online, a causa di nuove restrizioni ai nostri movimenti e di una forte intensificazione della violenza dei coloni, che ha preso di mira anche i bambini. La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla pessima situazione economica della Cisgiordania, risultato della decisione di Israele di trattenere le entrate fiscali dovute all’Autorità Palestinese, che paga i nostri stipendi.
Tuttavia, imparare online durante quel mese è stato quasi impossibile per molti studenti della nostra regione. La maggior parte dei bambini di Masafer Yatta non ha un computer; alcuni non hanno nemmeno un telefono. Inoltre, l’esercito israeliano confisca spesso i dispositivi elettronici degli studenti durante le incursioni notturne nei nostri villaggi, lasciandoli nell’impossibilità di accedere a Internet.
Poco dopo il 7 ottobre, coloni in uniforme militare hanno fatto irruzione nella casa di Rasmiya, una delle mie studentesse che frequentava l’ultimo anno di scuola superiore. Hanno danneggiato in modo significativo molti degli oggetti della sua famiglia e hanno rubato il tablet che lei e le sue due sorelle condividevano per i loro studi. Questo è stato devastante per Rasmiya.
Ma il ritorno alle lezioni in presenza, lo scorso novembre, ha comportato una serie di sfide: il viaggio per andare e tornare da scuola è stato messo a rischio dalla chiusura costante delle strade e dalla violenza e dalle molestie di routine da parte dei coloni e dei soldati. Per noi insegnanti, queste condizioni hanno compromesso anche la nostra possibilità di essere sempre presenti con i nostri studenti. Pochi giorni dopo il 7 ottobre, l’esercito ha scavato un buco gigantesco nel mezzo dell’unica strada che collega le città di Al-Karmil e Yatta – dove vivono molti insegnanti – ai villaggi di Masafer Yatta.
Alla luce di queste difficoltà, il direttore dell’istruzione della regione di Yatta ha deciso che, per il resto dell’anno accademico, le lezioni si sarebbero tenute in presenza solo tre giorni alla settimana mentre i restanti due giorni si sarebbero svolti online. Ciò significa che gli studenti si trovavano fisicamente in classe solo 12 giorni al mese, il che non è sufficiente per farli progredire negli studi; di conseguenza, ho notato un calo nei loro risultati scolastici.
Questa situazione è particolarmente difficile per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori. Lo scorso anno accademico, otto studenti della mia scuola si sono recati nel villaggio vicino di At-Tuwani, dove vivo, per sostenere gli esami di ammissione all’università (chiamati Tawjihi). Il primo giorno degli esami, alla fine di giugno, l’esercito israeliano è entrato nel villaggio e ha fatto irruzione nella scuola. Solo dopo che i soldati hanno sottoposto ogni studente a un controllo dei documenti d’identità – un altro mezzo arbitrario per “far sentire la loro presenza” nelle nostre vite – i ragazzi hanno potuto tornare e completare la valutazione.
È una testimonianza della resilienza di questi ragazzi e dei loro insegnanti il fatto che sette dei miei otto studenti abbiano superato gli esami Tawjihi in queste circostanze. Rasmiya, il cui tablet era stato rubato dai coloni, è stata una di loro: non solo ha superato l’esame, ma ha ricevuto i voti più alti di tutta Masafer Yatta e ora studia infermieristica in un college di Hebron.
‘Invasori’ nella nostra terra
Le sfide che la nostra comunità deve affrontare non sono iniziate l’anno scorso. All’inizio degli anni ’80, già dopo più di un decennio di occupazione militare, Israele ha dichiarato gran parte di Masafer Yatta zona di tiro militare – uno strumento che lo stato utilizza per espellere i Palestinesi dalla loro terra e facilitare l’espansione degli insediamenti.
Nel 2022, l’Alta Corte israeliana ha dato il via libera all’espulsione di oltre 1.000 residenti, che per la maggior parte rimangono saldi e agguerriti nelle loro case. E mentre Israele considera i Palestinesi che vivono da generazioni in questa regione come “invasori”, ha permesso ai coloni israeliani di stabilire negli ultimi anni sei nuovi avamposti di pastorizia nell’area.
Poiché l’esercito israeliano nega i permessi di costruzione ai residenti di Masafer Yatta e demolisce regolarmente tutto ciò che i palestinesi costruiscono, la maggior parte delle strade tra i villaggi non sono asfaltate e alcune sono in condizioni così precarie che possono essere percorse solo con una jeep. Le condizioni delle strade in inverno diventano così insidiose che molti alunni vengono prelevati dai loro villaggi dagli insegnanti, le cui auto sono ben poco adatte al viaggio; altri ricorrono a camminare o a cavalcare un asino per raggiungere la scuola.
Da quando i coloni e l’esercito hanno chiuso le strade tra Yatta e Masafer Yatta l’anno scorso, sono rimaste solo due opzioni per gli insegnanti che vivono in città per raggiungere la nostra scuola. La prima è guidare fino al blocco stradale, parcheggiare e percorrere il chilometro rimanente fino ad At-Tuwani dove, se sono fortunati, possono prendere un passaggio per i sette chilometri rimanenti fino ad Al-Fakheit. Ma questo può essere molto pericoloso: alla fine di gennaio, i coloni hanno visto gli insegnanti lasciare le loro auto in questo punto e hanno proceduto a vandalizzarle durante le lezioni. Gli insegnanti sono tornati e hanno trovato i finestrini distrutti e gli pneumatici forati.
La seconda opzione consiste nel percorrere una tangenziale che collega gli insediamenti israeliani di Ma’on, Karmel, Susya e Beit Yatir e taglia le strade agricole che un tempo collegavano i villaggi di Masafer Yatta. Oltre ad aggiungere un’altra ora al viaggio, questo percorso comporta spesso il passaggio attraverso i “checkpoint volanti” – postazioni militari casuali, temporanee e non annunciate – che ritardano ulteriormente l’arrivo degli insegnanti. Nei giorni difficili, questo può significare perdere un’intera giornata di scuola.
Ma nonostante queste difficoltà, noi insegnanti continuiamo a venire a scuola ogni giorno. Siamo impegnati non solo a garantire che i nostri studenti ricevano la loro istruzione, ma anche a proteggerli e a instillare in loro il senso del proprio potere. Grazie agli sforzi di persone come mio padre, oggi ci sono quattro scuole a Masafer Yatta, la più recente delle quali è stata aperta nel 2022 nel villaggio di A-Sfai.
Sono orgoglioso di essere un insegnante, soprattutto per fornire nella mia comunità opportunità educative che non ho avuto da bambino. Spero di vedere i risultati del mio duro lavoro quando i bambini di Masafer Yatta diventeranno avvocati, medici, insegnanti o manager. Ma soprattutto, voglio che i miei studenti sappiano lottare per i loro diritti umani con mezzi non violenti, che siano in grado di parlare della loro sofferenza al mondo, denunciando i crimini dei coloni e dello stato israeliano.
Mahmoud Al-Omour è insegnante di inglese presso la scuola secondaria mista Al-Masafer, nel villaggio di Al-Fakheit a Masafer Yatta, e proviene dal villaggio di At-Tuwani.
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Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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