di Ben Lynfield,
The Jewish Independent, 18 novembre 2024.
Nell’ultimo anno, il governo israeliano ha intrapreso un’aggressiva campagna di confisca di ampie porzioni di terra palestinese.
Mentre l’attenzione in Israele e all’estero è stata presa dalla guerra di Gaza, nell’ultimo anno il governo di estrema destra israeliano ha compiuto un importante passo avanti verso l’annessione della Cisgiordania occupata, creando 43 nuovi avamposti e confiscando enormi porzioni di terra, secondo osservatori israeliani e palestinesi.
Si prevede un’accelerazione ancora maggiore verso la supremazia e la sovranità israeliana nel corso del prossimo anno, con l’avvento della seconda amministrazione Trump e il consolidamento dei cambiamenti amministrativi israeliani che facilitano il furto delle terre e le attività di insediamento.
“Israele si sta muovendo più velocemente che mai per aumentare la presenza ebraica”, ha dichiarato Ghassan Khatib, ex ministro del Lavoro dell’Autorità Palestinese che insegna all’Università di Bir Zeit.
Un rapporto dell’osservatorio sugli insediamenti Peace Now, pubblicato il mese scorso, ha sottolineato che il periodo successivo al brutale attacco di Hamas del 7 ottobre che ha dato inizio alla guerra, ha rappresentato un punto di svolta. “La guerra e l’agenda politica stabilita dai coloni per imporre la sovranità in Cisgiordania hanno creato condizioni che vengono sfruttate per attività di insediamento senza precedenti, portando a un processo di insediamento rapido e incontrollato”, si legge nel rapporto.
L’attenzione dell’opinione pubblica è ora rivolta al nord di Gaza, dove l’IDF sta sfollando in massa i civili e sta effettuando bombardamenti devastanti in quello che afferma essere uno sforzo per impedire ad Hamas di riorganizzarsi. Il gruppo di veterani anti-occupazione dell’IDF, Breaking the Silence, ha etichettato l’offensiva come “pulizia etnica”.
Un alto ufficiale dell’IDF ha dichiarato all’inizio del mese che ai palestinesi sfollati dall’esercito non sarà permesso di tornare alle loro case; ma il portavoce dell’IDF ha poi cercato di smentire questa impressione, dicendo ai giornalisti che le osservazioni erano state estrapolate dal contesto e non riflettevano i valori dell’IDF.
In Cisgiordania, l’insediamento di avamposti, la dichiarazione di proprietà palestinesi come terre demaniali da utilizzare per gli insediamenti e la violenza dei coloni, compresi gli attacchi che hanno allontanato varie comunità, sono aumentati a un ritmo senza precedenti nel periodo successivo al 7 ottobre, secondo il rapporto di Peace Now. Gli attacchi dei coloni hanno ucciso dieci palestinesi nel periodo tra il 7 ottobre 2023 e il 16 settembre 2024, secondo l’Ufficio del Coordinatore degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite.
Nel frattempo, il principale promotore degli insediamenti all’interno della coalizione, il leader del Sionismo Religioso Bezalel Smotrich, si dichiara soddisfatto della strada intrapresa, soprattutto dopo l’elezione di Donald Trump. Le politiche della precedente amministrazione Trump includevano la dichiarazione che gli Stati Uniti non considerano illegali gli insediamenti, nonostante violino la Quarta Convenzione di Ginevra secondo l’interpretazione di quasi tutti, tranne che di Israele. La settimana scorsa Smotrich ha dichiarato ai membri del partito che Israele è “a un passo” dall’annessione degli insediamenti in Cisgiordania.
Sul terreno, si è proceduto a tutta velocità con un’iniziativa che va a scapito dei palestinesi a livello collettivo e individuale. Secondo Peace Now, lo scorso anno sono stati creati 43 nuovi avamposti, rispetto alla precedente media di sette all’anno. Diciannove comunità sono state sfollate a causa della violenza dei coloni, più di qualsiasi altro anno precedente. Ben 2.419 ettari sono stati dichiarati terra di stato, che è di fatto un metodo di confisca ai proprietari palestinesi. Questa cifra ha segnato un balzo esponenziale, pari alla metà dell’area totale dichiarata terra di stato dal 1993.
Zanuta e Simri sono tra le comunità palestinesi svuotate nell’area di Masafer Yatta, a sud di Hebron. “Dopo il 7 ottobre, tutto è cambiato”, racconta Hafez Hureini, leader della comunità di Masafer Yatta. “I coloni in uniforme dell’esercito e con maschere sul volto hanno terrorizzato le famiglie per convincerle ad andarsene. Non c’è alcun accertamento di responsabilità e questi crimini non vengono fermati. Ci aspettiamo il peggio”.
Il portavoce dell’IDF ha risposto che in caso di violenza da parte di cittadini israeliani contro i palestinesi o le loro proprietà, i soldati sono “tenuti a fermare la violazione e, se necessario, a trattenere o arrestare i sospetti fino all’arrivo sulla scena della polizia. Nelle situazioni in cui i soldati non si attengono agli ordini dell’IDF, gli incidenti vengono esaminati a fondo e le azioni disciplinari vengono attuate di conseguenza”.
Israele sta letteralmente spianando la strada all’annessione. Smotrich ha dichiarato a giugno che il governo ha stanziato sette miliardi di shekel per nuove strade che accorceranno i tempi per raggiungere l’area metropolitana di Tel Aviv e contribuiranno a portare un milione di israeliani in più a vivere in “Giudea e Samaria”.
Nel frattempo, ha osservato Peace Now, l’esercito e i coloni hanno bloccato centinaia di strade che portano alle città, ai paesi e ai villaggi dei palestinesi, trasformando i loro spostamenti in un lungo calvario e danneggiando ulteriormente un’economia vulnerabile.
L’ufficio del portavoce dell’IDF ha dichiarato che i blocchi stradali e i posti di blocco sono stati resi necessari da un “significativo aumento” degli attacchi terroristici dall’inizio della guerra. Ha dichiarato che ci sono stati migliaia di tentativi di attacco e che, come parte delle operazioni antiterrorismo, sono stati istituiti “posti di blocco dinamici”.
Ma i numeri non raccontano tutta la storia. In un cambiamento amministrativo cruciale, Smotrich e la sua Autorità per gli Insediamenti hanno assunto i poteri precedentemente esercitati dall’esercito, un passo considerato da alcuni studiosi equivalente a un’annessione formale. In pratica, questo influenza tutto, dalla politica fondiaria alle demolizioni di case, alla legalizzazione degli avamposti.
Il cambiamento fa presagire che, una volta insediatisi nei loro nuovi incarichi, gli amministratori ideologizzati scelti da Smotrich spingeranno i passi verso l’annessione con maggior vigore rispetto ai loro predecessori dell’IDF. Si prevede quindi che le dichiarazioni di terra dello stato, viste come una forma di furto da Peace Now e dai palestinesi, aumenteranno ancora di più.
“L’intero sistema è cambiato e ne vedremo i frutti l’anno prossimo”, ha dichiarato Hagit Ofran, direttore di Settlements Watch di Peace Now. “Smotrich ha assunto persone che sono politicamente impegnate e non c’è più posto per chi vuole vedere che prima di fare un passo tutte le carte [siano in ordine]”.
Questo impegno è evidente tra le famiglie dell’insediamento di Evyatar, vicino a Nablus, che è nato come avamposto illegale nel 2021, ma è stato dichiarato insediamento a tutti gli effetti a luglio 2024, dopo che una dichiarazione di terra dello stato da parte degli amministratori di Smotrich ha di fatto espropriato i proprietari palestinesi della vicina città di Beita. I residenti della città hanno scatenato una rivolta contro le truppe dell’IDF che sorvegliavano il sito per i coloni, ma non sono riusciti, malgrado costi enormi, a fermare il consolidamento della violazione dei confini da parte dello stato e dell’esercito.
Evyatar ha una base militare, un asilo e una grande yeshiva. I suoi abitanti, il cui numero è aumentato nell’ultimo anno fino a raggiungere le 16 famiglie, sono coloni messianici che i non credenti vedono con disprezzo, ma che sono così motivati a “riscattare” il territorio biblico e così vicini a Smotrich che stanno giocando un ruolo centrale nell’accelerare l’annessione.
“Il cielo è il limite”, dice Tehiya Haim, una madre di dieci figli la cui famiglia è stata tra le prime a creare l’avamposto. “Stiamo andando avanti e ci stiamo sviluppando con l’aiuto di Dio”.
L’anno trascorso dall’inizio di quella che lei definisce la guerra della Simchat Torah (il brutale attacco di Hamas è avvenuto in quella festività) è stato difficile per Evyatar e per l’intero popolo di Israele, ha detto Haim. “Tutti i nostri mariti sono stati arruolati e hanno dimostrato di dare l’anima per la nazione di Israele, lo Stato di Israele e la terra di Israele”. Haim ha detto che la guerra sta rafforzando il legame della nazione di Israele con la Terra di Israele.
Nella sua versione dell’ebraismo, l’azione umana porta alla redenzione. “Stabilire nuovi insediamenti porta alla redenzione in ogni ambito ed è la chiave per la redenzione di tutto il popolo d’Israele”, ha spiegato, dicendo che sta aiutando gli sforzi in corso per insediarsi a Gaza e che in seguito vorrebbe insediarsi anche in Libano. Haim afferma che la Bibbia definisce entrambi i territori, insieme ad altri attualmente nel mondo arabo, come parte della Terra d’Israele.
Alla domanda sulle relazioni con gli arabi, Haim ha risposto: “Non ce ne occupiamo proprio per niente. Ci occupiamo della costruzione della Terra d’Israele”. Smotrich, tuttavia, è stato più esplicito e la scorsa settimana ha definito i palestinesi come “i nazisti di oggi” ai quali dovrebbe essere tolta la terra.
Smotrich ha anche usato una retorica genocida riguardo ai palestinesi, suggerendo che Israele potrebbe uccidere due milioni di palestinesi a Gaza se non fosse per la necessità di tenere conto della comunità internazionale.
Secondo la sua dottrina, i palestinesi devono essere incoraggiati a lasciare “Giudea e Samaria” a meno che non rinuncino a tutte le aspirazioni nazionali e accettino uno status inferiore.
Khatib, ex ministro dell’Autorità Palestinese, afferma che i palestinesi sono stati lasciati soli ad affrontare l’annessione da parte di Israele. Ma aggiunge che la gente ha intenzione di non muoversi. “Le persone sono molto preoccupate per la minaccia alla terra e sono anche preoccupate per il fatto che questo sta accadendo senza la minima attenzione da parte del mondo esterno”.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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