Haaretz, 12, novembre 2024.
Anche prima che il presidente eletto scegliesse Mike Huckabee come inviato in Israele, il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich e altri frequentatori delle feste post-elettorali in Israele parlavano apertamente del secondo mandato di Trump come di un’opportunità per “togliere definitivamente la terra” ai palestinesi.
Le celebrazioni estasiate dell’estrema destra israeliana per l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti sembra essere una festa senza fine; i leader sembrano essere già ubriachi di potere e liberi da quelli che considerano i vincoli dell’amministrazione Biden.
È in questo contesto che vanno lette le recenti parole del Ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich. Lunedì, davanti a una riunione del suo partito Sionismo Religioso, ha dichiarato che “il 2025 è l’anno della sovranità in Giudea e Samaria”.
Riferendosi ai palestinesi – nel loro insieme – Smotrich ha detto: “I nuovi nazisti devono pagare un prezzo attraverso la terra che verrà loro sottratta in modo permanente, sia a Gaza che in Giudea e Samaria”.
Un giorno intero prima che Trump annunciasse di aver scelto l’ex governatore Mike Huckabee – un sostenitore della Grande Israele con stretti legami con i coloni israeliani – come suo ambasciatore in Israele, Smotrich ha annunciato di ritenere che il ritorno di Trump alla Casa Bianca significhi che il governo di Netanyahu può portare a termine ciò che ha iniziato durante il primo mandato del presidente repubblicano: annettere la Cisgiordania.
Rivolgendosi al suo partito, Smotrich ha detto che durante la prima presidenza Trump “eravamo a un passo dall’applicare la sovranità sugli insediamenti in Giudea e Samaria, e ora è arrivato il momento di farlo”.
Smotrich ha detto di aver dato istruzioni alla divisione per l’amministrazione degli insediamenti del Ministero della Difesa – di cui è anche ministro – e all’Amministrazione Civile dell’IDF in Cisgiordania di preparare le infrastrutture necessarie per applicare la sovranità israeliana alla Cisgiordania.
Come al solito, lui e i suoi alleati non riescono a controllare l’impulso di dire ad alta voce ciò che dovrebbe rimanere riservato.
Meno di un mese fa, Smotrich – insieme ad altri personaggi governativi di alto livello come il ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir, il ministro dello Sviluppo del Negev e della Galilea Yitzhak Wasserlauf e una serie di membri della Knesset – ha partecipato alla conferenza “Prepararsi a reinsediare Gaza”. Hanno costretto il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ancora una volta, a negare che – nonostante tutte le prove del contrario – l’insediamento ebraico a Gaza sia in programma.
Netanyahu prenderà anche in questo caso le distanze dalla dichiarazione di Smotrich sull’annessione? Dipende molto da come reagirà Trump – e finora le sue nomine in Medio Oriente sembrano indicare che è d’accordo con Smotrich.
Inoltre, la Cisgiordania non è Gaza. L’accordo di coalizione del governo di Netanyahu inizia con una dichiarazione che il popolo ebraico ha un “diritto naturale” all’intera Terra d’Israele e include l’impegno a portare avanti politiche nel cui ambito la Cisgiordania sarà annessa. Netanyahu stesso ha dichiarato di desiderare l’annessione di gran parte – se non di tutta – la Cisgiordania.
Ma potrebbe comunque dover fare marcia indietro. Trump e Netanyahu hanno una storia di contrasti sulla questione dell’annessione della Cisgiordania. Fu Netanyahu, con l’aiuto dell’allora ambasciatore americano David Friedman, a cercare di trasformare l’”accordo del secolo” in un piano di annessione che scatenò il grande scontro tra i due leader nel 2020.
Alla fine, gi aspri limoni del loro conflitto sono stati trasformati in gradevole limonata quando gli Accordi di Abramo sono stati proposti con successo a Netanyahu come compenso per aver rinunciato al suo piano di annessione di parti della Cisgiordania, ma non senza brutti scontri. In uno di questi casi, Netanyahu si è sentito dire a bruciapelo dagli assistenti di Trump: “al Presidente non piaci molto in questi giorni”.
Anche Jared Kushner, genero di Trump e consigliere per il Medio Oriente, ha urlato “vattene” a Ron Dermer, allora ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e ora ministro degli Affari Strategici di Netanyahu, cacciandolo dal suo ufficio.
Alla luce di questi precedenti, l’esibizione di Smotrich a meno di una settimana dalle elezioni sembra destinata a ritorcersi contro di lui. Anche gli elementi più a destra e pro-Israele del mondo Trump – in particolare Trump stesso e Kushner – non vedranno di buon occhio le azioni di personaggi come Smotrich, se queste ostacoleranno un obiettivo di Trump più importante: il successo nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele dopo il fallimento di Biden. Per quanto Netanyahu voglia continuare ad assecondare i gruppi alla sua destra, ha molto più da perdere ad alienarsi Trump che Biden.
Non si può mai sapere cosa succederà con un Trump in continua evoluzione. Solo il tempo ci dirà se e quando Smotrich – e gli altri festaioli post-elettorali in Israele – dovranno smaltire la sbornia.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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