di Sana Saeed,
Mondoweiss, 9 novembre 2024.
Le affermazioni dei media sui “pogrom antisemiti” contro i tifosi israeliani ad Amsterdam sono l’ultima di una serie di false narrazioni che alimentano la violenza anti-musulmana e giustificano il genocidio a Gaza.
Olé, olé, olé!
Che vinca l’IDF e che si fottano gli arabi!
Olé, olé!
Olé, olé, olé!
Perché la scuola è chiusa a Gaza? Non ci sono più bambini lì!”.
La notte del 7 novembre, ad Amsterdam si è verificato un pogrom antiebraico: giovani marocchini olandesi in scooter sono scesi in strada per aggredire i tifosi di calcio ebrei israeliani.
Almeno, questa è la storia che viene raccontata nelle redazioni occidentali e dai leader americani ed europei, mentre lo sterminio israeliano di Gaza – soprattutto del nord – continua senza ostacoli.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu lo ha definito un “orribile incidente antisemita”.
Il Presidente Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione su X affermando che “gli attacchi antisemiti contro i tifosi israeliani ad Amsterdam sono spregevoli e riecheggiano momenti bui della storia in cui gli ebrei sono stati perseguitati”. Ha concluso ribadendo: “Dobbiamo combattere senza sosta l’antisemitismo, ovunque esso emerga”.
Il Primo Ministro olandese Dick Schoof ha promesso che “i responsabili saranno rintracciati e perseguiti”.
Il commissario europeo Ursula Von Der Leyen ha ricordato che “l’antisemitismo non ha assolutamente posto in Europa”.
Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau ha dichiarato che “le notizie di Amsterdam di ieri sera sono orribili. È un momento buio per il nostro mondo, un momento che abbiamo già visto in passato”.
L’Anti-Defamation League lo ha definito un “pogrom moderno” e il suo amministratore delegato Jonathan Greenblatt ha fatto paragoni con la Notte dei cristalli, affermando che “gli ebrei nelle strade di Amsterdam sono stati cacciati, inseguiti, attaccati e costretti a nascondersi da una folla antisemita il cui obiettivo era quello di fare del male a quanti più ebrei possibile”.
I titoli dei giornali statunitensi, in particolare, hanno segnalato un allarme simile: “Violenti attacchi ad Amsterdam legati all’antisemitismo”, ‘Giovani in scooter, non tifosi di calcio, danno la caccia agli ebrei ad Amsterdam’, ‘Tifosi di calcio israeliani subiscono ‘attacchi antisemiti’ in un violento incidente ad Amsterdam, Amsterdam vieta le proteste dopo che ‘squadre antisemite’ hanno attaccato tifosi israeliani“, ‘Tifosi israeliani presi di mira in attacchi ‘antisemiti’ ad Amsterdam”.
Ma non è questo quel che è successo.
Il 5 novembre, centinaia di tifosi del Maccabi Tel Aviv – accompagnati da agenti del Mossad, secondo quanto riferito – erano giunti in città per la partita contro l’Ajax FC. Nei giorni precedenti era stato riferito che gruppi filo-palestinesi stavano pianificando una grande protesta fuori dallo stadio contro la presenza della squadra di calcio israeliana. Nei due giorni precedenti la partita, sono stati segnalati molti episodi di violenza e intimidazione da parte dei tifosi israeliani, tra cui cori anti-arabi, attacchi ai tassisti, strappo di bandiere palestinesi e attacchi alle case con immagini palestinesi.
Le prove video emergenti e le testimonianze dei residenti di Amsterdam (ad esempio qui, qui e qui ) indicano che la violenza iniziale è stata causata dai tifosi del Maccabi Tel Aviv, che hanno anche interrotto un momento di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia.
Ma nonostante questi filmati e le testimonianze degli abitanti di Amsterdam, la copertura dei media internazionali, soprattutto negli Stati Uniti, non ha contestualizzato i contrattacchi contro la folla israeliana anti-araba.
Laddove sono state menzionate le azioni dei tifosi del Maccabi, il contesto critico della violenza e dei cori anti-arabi è semplicemente un dettaglio aggiuntivo rispetto alla base della contro-violenza. Anche il contesto della violenza e del razzismo contro gli arabi viene minimizzato, con un linguaggio meno severo per descriverlo.
Si noti questo estratto da un rapporto della Reuters sull’incidente di Amsterdam:
“I video diffusi sui social media mostrano la polizia antisommossa in azione, mentre alcuni aggressori gridano insulti anti-israeliani. I filmati hanno anche mostrato i sostenitori del Maccabi Tel Aviv intonare slogan anti-arabi prima della partita di giovedì sera.”
Augurare la morte agli arabi per mano dell’IDF e deridere i bambini palestinesi morti, ci dicono, è uno slogan. Costringere gli israeliani a dire “Palestina libera!” è un insulto. Attraverso l’uso di queste due parole, il peso della violenza e della colpa viene immediatamente spostato sulle vittime.
Poi c’è questo servizio di Channel 4, che mostra una manipolazione narrativa magistrale. Inizia con immagini di persone avvolte in bandiere palestinesi che marciano per le strade di Amsterdam, con la voce fuori campo che parla della violenza “scioccante” e di come “uomini in scooter danno la caccia agli israeliani per picchiarli”. Immediatamente vediamo un filmato di israeliani a caso che vengono picchiati per strada e poi si passa al premier olandese che condanna queste azioni. Presentata in questo modo, è scioccante: la presentazione di questa storia è che i tifosi di calcio ebrei israeliani sono stati “braccati” e aggrediti per strada da hooligan filo-palestinesi.
Dopo poco più di un minuto, si passa al contesto critico: 36 ore di violenza, insulti e cori razzisti da parte dei tifosi del Maccabi. Il servizio dedica circa 40 secondi a questo, per poi tornare a inquadrare l’incidente come antisemita. Si conclude con un breve riconoscimento del fatto che i tifosi del Maccabi hanno una storia di razzismo anti-arabo e anti-palestinese, ma la nota finale riguarda la memoria storica degli ebrei “cacciati e inseguiti” nelle strade.
Senza parlare dell’attuale esperienza degli arabi, dei musulmani che vengono sterminati nelle loro case, ospedali, scuole e tende da un esercito ebraico.
Vale anche la pena di ricordare che durante la stesura di questo articolo, Sky News ha pubblicato e cancellato un servizio video sull’istigazione e la violenza della folla razzista israeliana, per poi ripubblicarlo con il contenuto e il testo modificati per centrare l’inquadramento “antisemita”. In altre parole, una fabbricazione in tempo reale di una storia per adattarla a una narrazione specifica, nonostante tutte le prove disponibili. Poche cose hanno mostrato la complicità intenzionale dei media nel genocidio dei palestinesi in modo così trasparente ed eloquente come questo.
La copertura degli eventi di Amsterdam rivela uno schema preoccupante, ma trasparente e consunto: serve come strumento retorico per giustificare la violenza contro arabi e musulmani, sia a Gaza che nelle strade d’Europa. Ogni narrazione, che sia incentrata sul 7 ottobre o sul 7 novembre, pone invariabilmente al centro la sofferenza e il trauma storico degli ebrei, rafforzando così la nozione di un diritto ebraico alla violenza. Qualsiasi contestualizzazione che ritragga gli israeliani o gli ebrei sionisti come aggressori minaccia di spezzare questo monopolio sulla sofferenza, accuratamente confezionato.
Nel caso di Amsterdam, l’inquadratura mediatica e i titoli sensazionali rafforzano l’immagine della folla israeliana come vittima, assediata da una folla araba inferocita che “dà la caccia agli ebrei” nelle strade. La tempistica – episodio verificatosi a ridosso dell’anniversario della Notte dei Cristalli – aggiunge una risonanza inquietante che ha permesso di mettere la narrazione della persecuzione ebraica al centro della copertura e della condanna.
Questo inquadramento, direttamente e indirettamente, fa eco alla propaganda israeliana e sionista che si basa su un antisemitismo fabbricato e su tropi razzisti di lunga data su arabi e musulmani; perpetua una narrativa di eterno vittimismo che viene utilizzata per giustificare lo sterminio in corso di 2,2 milioni di palestinesi. E così i nostri media autorizzano la violenza – americana, europea e israeliana – nei confronti di arabi e musulmani. Autorizzano lo sradicamento dei palestinesi da parte di Israele, sostenuto dagli Stati Uniti, perché, ci viene ripetuto più volte, gli ebrei non sono al sicuro da nessuna parte.
Questo si è prestato a storie inventate – su bambini decapitati, bambini nei forni, stupri di massa di donne israeliane, centri di comando sotto gli ospedali, coinvolgimento dell’UNRWA nel 7 ottobre, giornalisti come “terroristi”, antisemitismo sfrenato nei campus universitari e pogrom contro gli ebrei ad Amsterdam – che definiscono la copertura americana, canadese ed europea del genocidio dei palestinesi. Le affermazioni e le esperienze degli israeliani e degli ebrei pro-Israele sono presentate come sacrosante; metterle in discussione è antisemita; significa negare e sostenere il tipo di disumanizzazione e violenza che ha portato all’Olocausto ebraico.
Le rivendicazioni e le esperienze dei palestinesi, degli arabi e dei musulmani possono essere tragiche, ma dobbiamo sempre considerare la sofferenza e il trauma degli ebrei in primo luogo, è questo che deve essere sempre protetto, sempre al centro della nostra indignazione.
La copertura dei contrattacchi antirazzisti ad Amsterdam lo ha esemplificato: nello stesso giorno in cui i leader occidentali si sono accalcati per condannare un inesistente pogrom contro gli ebrei, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che indica che il 70% delle persone uccise a Gaza sono donne e bambini: soprattutto bambini, di età compresa tra i 5 e i 9 anni. E la mancanza di condanna, di indignazione – persino di riconoscimento – da parte dei leader e delle redazioni occidentali, che sono colpevoli di quel 70%, è il motivo per cui si condanna un pogrom che non è mai avvenuto.
Sana Saeed è una critica dei media con sede a Washington D.C. In precedenza ha lavorato presso AJ+, ospitando Backspace e The Israeli Occupation Style Guide. È possibile seguirla su X (@SanaSaeed), Instagram (@sanaface) e Substack all’indirizzo sanasaeed.substack.com.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
E il re dell’Olanda si è profuso nel condannare la “violenza antisemita” dei suoi cittadini e nel chiedere scusa al capo di Stato d’Israele.