di Jack Khoury,
Haaretz, 7 novembre 2024.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca potrebbe porre maggiori pressioni sui palestinesi, arrivando forse a consentire l’annessione di ampie zone della Cisgiordania. Tuttavia, alcuni, tra cui anche residenti di Gaza, non hanno fretta di saltare alle conclusioni riguardo al secondo mandato di Trump.
La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi pone una sfida complessa, forse addirittura senza precedenti, al popolo palestinese. L’esperienza passata non lascia ai palestinesi nessuna illusione che la realizzazione della loro indipendenza nazionale sia una priorità assoluta per il vecchio/nuovo Presidente.
A differenza del precedente mandato di Trump, la realtà palestinese nel prossimo futuro potrebbe essere notevolmente più dura: nessuna pressione per un ritiro israeliano da Gaza, nessun negoziato per una soluzione diplomatica e nessun discorso su un piano più ampio che fermi il progetto di insediamento.
Gli auguri e i tweet gioiosi del campo dell’estrema destra di Bibi per il ritorno di Trump nello Studio Ovale lo testimoniano. Anche le sanzioni che l’amministrazione Biden ha imposto alle organizzazioni e agli individui di destra potrebbero essere revocate all’istante.
Non si sa ancora chi otterrà il dossier Medio Oriente nella nuova amministrazione. I palestinesi si stanno ancora abituando alla realtà imposta loro dopo il 7 ottobre dello scorso anno e stanno affrontando la realtà che Gaza non è più abitabile. È per lo più controllata dall’esercito israeliano e c’è chi vuole accelerare il progetto di insediamento anche lì.
L’Autorità Palestinese (AP) in Cisgiordania è per lo più impotente e sta vivendo una crisi di fiducia con il pubblico palestinese. Israele, da parte sua, sta spingendo l’Autorità Palestinese verso il collasso sotto la guida del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che non nasconde le sue intenzioni di annettere ampie zone della Striscia di Gaza.
Secondo i palestinesi, Trump lavorerà per porre fine al conflitto – non attraverso la realizzazione delle aspirazioni nazionali palestinesi, ma attraverso la loro cancellazione. Proprio come è stato fatto nel continente americano secoli fa, i palestinesi saranno costretti a svolgere il ruolo dei nativi americani.
Gli istituti di ricerca palestinesi prevedono scenari ancora più difficili, in cui centinaia di migliaia di palestinesi dovranno evacuare in Giordania a causa dell’annessione di parti della Cisgiordania.
Il diffuso attacco alle organizzazioni internazionali, in particolare all’UNRWA, porterà all’estinzione della questione dei rifugiati, mentre si faranno progressi verso la normalizzazione con altri paesi arabi come l’Arabia Saudita, che isoleranno completamente i Palestinesi.
Un Libano sanguinante e una Siria debole non avranno alcuna influenza sul destino dei Palestinesi, né ce l’avrà un Iran sotto deterrenza. Questo corrisponde perfettamente alla definizione di Nuovo Medio Oriente data da Netanyahu e da Trump.
Nuovo Medio Oriente
Contro i catastrofisti si schierano coloro che non saltano alle conclusioni in vista dell’inaugurazione di Trump. Anche per alcuni residenti di Gaza – che hanno seguito con attenzione i risultati – la dolorosa sconfitta del Partito Democratico è ben meritata, a causa del comportamento di Kamala Harris e della leadership del partito riguardo alla guerra di Gaza e alla Cisgiordania.
Tuttavia, l’opinione pubblica è incoraggiata dal fatto che – dopo quello che i palestinesi hanno passato dal primo mandato di Trump fino all’anno scorso – la questione palestinese non ha fatto progressi. Ma la popolazione palestinese è qui per restare: nessuna ondata di emigrazione o incoraggiamento all’emigrazione cambierà questo fatto.
Nell’arena diplomatica, i palestinesi valuteranno come Trump si comporterà nei confronti di Netanyahu, chi farà parte della squadra che sarà nominata per trattare con i paesi della regione e fino a che punto queste persone saranno partner disponibili per i negoziati per quanto riguarda i palestinesi.
Mercoledì, Mahmoud Abbas si è subito congratulato con Trump per la sua vittoria, esprimendo la speranza che voglia favorire l’aspirazione palestinese all’autodeterminazione. Hamas, da parte sua, si aspetta che il Presidente eletto mantenga la sua promessa di porre fine immediatamente alla guerra. Nonostante il pessimismo sui risultati delle elezioni americane, sia Abbas che la leadership di Hamas hanno utilizzato una retorica non infiammatoria.
Tuttavia, i palestinesi si rendono conto che parte della responsabilità di plasmare la prossima fase spetta alla loro leadership e al suo comportamento nei confronti della nuova amministrazione e dei paesi della regione.
La continuazione della spaccatura tra le fazioni palestinesi (prova di una totale mancanza di visione), la vuota contesa per la supremazia e i conflitti di interesse nel mondo arabo renderanno i palestinesi facile preda dell’aggressività di Trump e del governo coloniale di Netanyahu.
È necessario presentare un piano e una visione per mobilitare le forze democratiche in Israele e all’estero, altrimenti continueremo a piangere l’elezione di Donald Trump per altri quattro anni.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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