Haaretz, 29 ottobre 2024.

Da tre settimane e mezzo le forze israeliane assediano il nord della Striscia di Gaza. Israele ha bloccato quasi completamente l’ingresso degli aiuti umanitari, affamando così le centinaia di migliaia di persone che vivono lì. Le informazioni che emergono dalla zona assediata sono solo parziali, perché dall’inizio della guerra Israele ha impedito ai giornalisti di entrare a Gaza.
Ma anche sulla base del poco che è stato rivelato al pubblico, si possono dire due cose su questo assedio. In primo luogo, l’entità delle vittime civili dei bombardamenti quotidiani dell’esercito sulle città e sui campi profughi nel nord di Gaza – bambini, donne, anziani e uomini innocenti – è enorme.
Inoltre, le strutture mediche e di assistenza sono in gran parte crollate e anche altre istituzioni sono al collasso. Di conseguenza, centinaia di migliaia di persone rischiano di morire di fame o stanno già soffrendo terribilmente la fame.
Israele afferma di aver detto ai residenti che dovevano lasciare il nord di Gaza, e che ora possono spostarsi verso sud lungo le rotte che l’esercito ha designato a questo scopo. Così ai residenti, molti dei quali sono già stati sradicati due o tre volte o anche di più dai luoghi in cui sono fuggiti dai terrori della guerra, viene ora chiesto di spostarsi di nuovo. Tuttavia Israele si è guardato bene dal dare agli sfollati qualsiasi garanzia di poter tornare una volta terminata la guerra.
Alla luce di tutto questo, non c’è da stupirsi che siano sorti gravi sospetti sul fatto che Israele stia effettivamente attuando una pulizia etnica nel nord di Gaza e che questa operazione sia destinata a svuotare definitivamente quest’area dai palestinesi.
Questo sospetto è in accordo sia con i principi del “Piano dei Generali” promosso dal Magg. Gen. (ris.) Giora Eiland – un piano che il Ministro della Difesa Yoav Gallant ha negato di attuare – sia con le richieste dei partiti suprematisti ebraici della coalizione di governo che perseguono apertamente una politica di espulsioni di massa e il ritorno degli insediamenti ebraici nel nord di Gaza.
La pulizia etnica è sia un crimine morale che legale. Il diritto penale considera le espulsioni di massa sia un crimine di guerra che un crimine contro l’umanità. È agghiacciante che alcuni membri del governo di Benjamin Netanyahu vogliano commettere questi crimini.
Appena iniziata la guerra, hanno cominciato a chiedere di “cancellare Gaza” e di mettere in atto una “seconda Nakba“. Ma molti israeliani non hanno preso in considerazione queste dichiarazioni e il sistema giuridico, guidato dal procuratore generale Gali Baharav-Miara, si è astenuto dall’affrontare questo incitamento a commettere crimini.
Ora possiamo vedere i risultati: Israele sta scivolando verso la pulizia etnica; i suoi soldati stanno portando avanti le politiche criminali della destra messianica e kahanista; e persino l’opposizione di centro e centro-sinistra non si muove. Questo consenso alla pulizia etnica è vergognoso, e ogni leader pubblico che non chiede la fine dell’espulsione de facto sta sostenendo questo crimine ed è diventato parte in causa.
Se questo processo non si arresta immediatamente, centinaia di migliaia di persone diventeranno rifugiate, intere comunità saranno distrutte e la macchia morale e legale di questo crimine si attaccherà addosso a ogni israeliano e lo perseguiterà per sempre.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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